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I '''Commoni''' o '''Cenomani''' o '''Secoani''' o '''Cenobrigi''' o '''Segobrigi''' sono un popolo antico di stirpe [[liguri|ligure]] abitante la [[Provenza]].
 
Tolomeo descrive la regione dei Commoni da [[Marsiglia]]<ref>[http://books.google.fr/books?id=3LtpOrzLliUC&pg=PA110&dq=inauthor:ptolomeo+commonij&hl=fr&ei=q_n8Ta3SGIis-gbIkpzaAw&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CDwQ6AEwAA#v=onepage&q=inauthor%3Aptolomeo%20commonij&f=false Tolomeo, ''Geografia'' Tomo II.]</ref> a [[FrejusFréjus (Francia)|Fréjus]]. Da un passaggio di [[Marco Porcio Catone Uticense|Catone Uticense]]<ref>[http://books.google.it/books?id=KgZbAAAAQAAJ&pg=RA1-PR72&dq=cenomannos+juxta+massiliam&hl=it&ei=Rf78TfnhKofo-gaW_pnRAw&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CC4Q6AEwAA#v=onepage&q=cenomannos%20juxta%20massiliam&f=false Plinio ''Naturalis Historia'' III, 19.]</ref> sembrerebbe che i Commoni di Tolomeo siano i [[Cenomani]] di [[Belloveso]] di cui una parte, discendendo in [[Gallia Cisalpina|Italiacisalpina]], si siano fermati e stabiliti nei dintorni di Marsiglia, ma questo pare essere un errore di trascrizione delle fonti antiche, essendo i Cenomani di Provenza di stirpe ligure.
 
[[Claudio Tolomeo|Tolomeo]] li cita come Κομμονοὶ ''Commoni'', [[Gaio Plinio Secondo|Plinio]] come ''Cenomani'', [[Stefano di Bisanzio]] come Σηχοανοι ''Secoani''<ref>[http://books.google.fr/books?id=R5QyAQAAIAAJ&pg=PA607&dq=%CE%A3%CE%B7%CF%87%CE%BF%CE%B1%CE%BD%CE%BF%CE%B9&hl=fr&ei=NAP9TZDQCcXz-gat1YDkAw&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CCsQ6AEwAA#v=onepage&q=%CE%A3%CE%B7%CF%87%CE%BF%CE%B1%CE%BD%CE%BF%CE%B9&f=false Holstenii L, Berkelii A, ''Stephanus Byzantinus'', Tomo II, [[Lipsia]] 1825.]</ref>, [[Marco Giuniano Giustino]] come ''Segobrigii''<ref>[http://books.google.fr/books?id=GVyWDDeUYTEC&pg=PA499&dq=segobrigiorum+inauthor:justin&hl=fr&ei=Wwf9Ta-GGJGr-Qalvr3XAw&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=4&ved=0CEEQ6AEwAw#v=onepage&q=segobrigiorum%20inauthor%3Ajustin&f=false Graevii JG, ''Justini Historiae Philippicae'', [[Leida]] 1683]</ref>. Se ''man'' e ''brigus'' significano "uomo", "tribù", "popolo", ''cœnus'', "fango" sta a indicare le paludi che in effetti si trovavano tra [[Rodano]] e la città di Marsiglia.
Stefano di Bisanzio menziona i Secoani come abitanti vicino al fiume ''Secoanos'', ed è noto anche un fiume ''Coenus'' a Ovest di Marsiglia, oggetto dei lavori militari di [[Gaio Mario|Mario]]. Si suppone che Giustino sia incappato in un errore di trascrizione, deformando ''Cenobrigi'' in ''Segobrigi''<ref>Villeneuve, ''Statistique du Département des Bouches-du-Rhone'', Marsiglia 1824, pag 197.</ref> da ''Secoani'', considerando il celtico *''sego'', "forte" e tralasciando che si tratta di un popolo ligure.
 
Quando i [[focea|focesiFocei]] arrivano per fondare la città, il territorio era tutto nelle mani dei Cenomani, il cui re, NanusNanno, mandò suo figlio ComanusComano a combattere contro i greci. In seguito alla vittoria dei focesi, i Commoni vennero divisi in due parti: fino al Rodano le tribù occidentali, di cui parla Plinio, e fino a Frejus le tribù orientali, ai quali [[Polibio]] si riferisce come Αναμαροὶ ''Anamari'' o ''Anamani''<ref> Polibio, ''Storia'', Tomo II, cap. XXXII.</ref>. Anche in questo caso vi è probabilmente un errore di trascrizione delle fonti antiche, poiché la vicenda degli Anamari raccontata da Polibio è ambientata nella Gallia Cisalpina, con un vago accenno a Marsiglia (forse Piacenza?<ref>[{{cita web|url=http://books.google.com/books?id=QpIPAAAAQAAJ&pg=PA358&dq=anamari+Polibio&hl=fr&ei=Ehj9TeqEDtHMtAbMm6HxDQ&sa=X&oi=book_result&ct=book-thumbnail&resnum=4&ved=0CDYQ6wEwAw#v=onepage&q=anamari%20Polibio&f=false |titolo=Il paese degli Anamani poco lungi da Marsiglia]}}</ref>).
 
==La fondazione secondo Giustino==
{{Citazione| I comandanti della flotta erano Simos e Protis. Così incontrarono per chiederne l'amicizia il re dei Segobrigi, di nome Nanno, nel territorio del quale desideravano fondare la città. Per caso quel giorno il re era occupato nei preparativi delle nozze della figlia Gyptis, il quale, secondo le usanze locali, si preparava a dare in matrimonio al genero scelto durante il banchetto. Così, essendo stati invitati alle nozze tutti i pretendenti, anche i Greci furono richiesti come ospiti al convivio. Introdotta quindi la vergine, avendo ricevuto l'ordine dal padre di offrire dell'acqua a quello che aveva scelto come marito, allora trascurati tutti si volse ai Greci e offrì l'acqua a Protis che, da ospite divenuto genero, ricevette dal suocero un luogo su cui fondare la città.
|[[Marco Giuniano Giustino|Giustino]], ''Historiarum Philippicarum T. Pompeii Trogi Libri XLIV'', 43, 3, 8-11
|Duces classis Simos et Protis fuere. Itaque regem Segobrigiorum, Nannum nomine, in cuius finibus urbem condere gestiebant, amicitiam petentes conveniunt. Forte eo die rex occupatus in apparatu nuptiarum Gyptis filiae erat, quam more gentis electo inter epulas genero nuptum tradere illic parabat. Itaque cum ad nuptias invitati omnes proci essent, rogantur etiam Graeci hospites ad convivium. Introducta deinde virgo cum iuberetur a patre aquam porrigere ei, quem virum eligeret, tunc omissis omnibus ad Graecos conversa aquam Proti porrigit, qui factus ex hospite gener locum condendae urbis a socero accepit.|lingua=la
}}
 
Le relazioni rimasero amichevoli fino alla morte di Nanno.
{{Citazione|Morto il re Nanno dei Segobrigi, dal quale fu ricevuto il luogo su cui fondare la città, essendo succeduto nel regno suo figlio Comano, il principotto afferma che un giorno Massilia sarà la rovina dei popoli confinanti, e che bisognava sopprimerla alla sua nascita, affinché divenuta più potente non abbattesse poi lui stesso. Aggiunse anche questa favola: una cagna un giorno, gravida per il parto, chiese supplicando ad un pastore un luogo dove sistemarsi. Ottenutolo, lo supplicò nuovamente affinché potesse allevare i cagnolini in quel luogo. Infine, diventati adulti, seduta sul presidio domestico reclamò per sé la proprietà del luogo. Non diversamente i Massiliesi, che ora sembravano inquilini, un giorno sarebbero divenuti padroni. Incitato da questo, il re preparò un'insidia ai Massiliesi. E così nel giorno solenne della festa di Flora, inviò nella città molti uomini forti e valorosi sotto vincolo di ospitalità. Ordinò che parecchi, nascosti sotto giunchi e fronde, fossero introdotti con i carri. Egli si nascose con l'esercito sui monti vicini affinché, dopo che i predetti avessero aperto le porte di notte, tempestivamente scattasse l'insidia e la città, immersa nel sonno e nel vino, fosse invasa dagli armati. Ma una donna parente del re svelò questa insidia che, solita ad unirsi con un giovane greco, nell'abbraccio del giovane avendo pietà della sua bellezza, gli rivelò l'insidia e lo invitò ad evitare il pericolo. Egli riferì immediatamente la cosa ai magistrati. E così, svelata l'insidia, tutti insieme i Liguri furono catturati e quelli nascosti sotto i tirati fuori. Uccisili tutti, al re insidiante fu tesa una trappola. Morirono insieme allo stesso re 7.000 nemici.
|[[Marco Giuniano Giustino|Giustino]], ''Historiarum Philippicarum T. Pompeii Trogi Libri XLIV'', 43, 4, 3-10
|Mortuo rege Nanno Segobrigiorum, a quo locus acceptus condendae urbis fuerat, cum regno filius eius Comanus successisset, adfirmante quodam regulo, quandoque Massiliam exitio finitimis populis futuram, opprimendamque in ipso ortu, ne mox validior ipsum obrueret. Subnectit et illam fabulam: canem aliquando partu gravidam locum a pastore precario petisse, in quo pareret, quo obtento iterato petisse, ut sibi educare eodem in loco catulos liceret; ad postremum adultis catulis fultam domestico praesidio proprietatem loci sibi vindicasse. Non aliter Massilienses, qui nunc inquilini videantur, dominos quandoque regionum futuros. His incitatus rex insidias Massiliensibus struit. Itaque sollemni Floraliorum die multos fortes ac strenuos viros hospitii iure in urbem misit, plures sirpeis latentes frondibusque supertectos induci vehiculis iubet, ipse cum exercitu in proximis montibus delitescit, ut, cum nocte a praedictis apertae portae forent, tempestive ad insidias adesset urbemque somno ac vino sepultam armatis invaderet. Sed has insidias mulier quaedam regis cognata prodidit, quae adulterare cum Graeco adulescente adsolita in amplexu iuvenis miserata formae eius insidias aperuit periculumque declinare iubet. Ille rem statim ad magistratus defert; atque ita patefactis insidiis cuncti Ligures comprehenduntur latentesque de sirpeis protrahuntur. Quibus omnibus interfectis insidianti regi insidiae tenduntur. Caesa cum ipso rege hostium septem milia.|lingua=la
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==Note==
{{<references}} />
 
{{portale|storia}}