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{{conflitto
== Guerra Savoia-Genova 1625 ==▼
|Tipo=Guerra
|Nome del conflitto=Guerra Savoia-Genova del 1672
|Data= giugno 1672-18 gennaio 1673
|Esito=vittoria genovese
|Mutamenti_territoriali=status quo ante bellum
|Schieramento1={{simbolo|Drapeau de la Savoie.svg|25}} [[Ducato di Savoia]]
|Schieramento2={{simbolo|Flag of Genoa.svg}} [[Repubblica di Genova]]
|Comandante1={{simbolo|Drapeau de la Savoie.svg|25}} [[Carlo Emanuele II]]<br />{{simbolo|Drapeau de la Savoie.svg|25}} Catalano Alfieri<br />{{simbolo|Drapeau de la Savoie.svg|25}} Don Gabriele di Savoia
|Comandante2={{simbolo|Flag of Genoa.svg}}Doge [[Alessandro Grimaldi]]<br />{{simbolo|Flag of Genoa.svg}}Ambrogio Imperiali
}}
== Guerra savoia genova 1672 ==
== Antefatti ==
Da decenni vi erano tensioni tra la repubblica di Genova e il ducato di Savoia, tensioni che erano già culminate in una guerra nel 1625. Il ducato voleva infatti controllare alcune posizioni strategiche e le vie di comunicazione verso le proprie enclavi portuali nel mezzo del territorio della Serenissima <ref>{{cita| Enrico Lusso| p. 202| Lusso2015}}, 2015; {{cita| Paolo Palumbo| p. 340|Palumbo2006 }}, 2006.</ref>.
▲Le tensioni tra il ducato di Savoia e la repubblica di Genova risalivano a molto prima del 1625.
La nuova occasione per la guerra venne da Raffaele della Torre. Quest'uomo, un patrizio genovese, aveva condotto a lungo una vita dispendiosa, e messo alle strette si era dato alla rapina finché non uccise un uomo, proteggendosi, però, dai tribunali col suo buon nome. Ma, dopo avere saccheggiato una feluca colma d'oro che doveva andare a Livorno nel 1671, fuggì in Francia, mentre a Genova fu condannato a morte in contumacia <ref name="treccani.it">{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/raffaele-della-torre_res-3659abe0-87ec-11dc-8e9d-0016357eee51_(Dizionario-Biografico)/| titolo=Raffaele della Torre}}</ref>. Della Torre si spinse allora alla corte sabauda e propose un colpo di mano per cambiare regime a Genova, con l'utilizzo di truppe mercenarie; perdipiù contava sulla sollevazione popolare che riteneva certa alla luce delle tensioni sociali tra mercanti e nobili. In cambio del supporto Della Torre avrebbe dato Savona al ducato <ref name="treccani.it"/>. Sfortunatamente per Della Torre, la congiura venne rivelata il 23 giugno del 1672, il giorno prima del colpo di mano, da Angelo Maria Vico, incaricato di reclutare le truppe; Della Torre riuscì a fuggire. Nel frattempo però i Savoiardi avevano iniziato l'invasione <ref name="treccani.it"/>.
▲Le truppe erano composte prevalentemente da archibugieri e picchieri.
===Ducato di Savoia===▼
== Svolgimento ==
Contando sull'opera di Raffaele della Torre, i Savoiardi avanzarono da Ceva verso Savona <ref>{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/carlo-emanuele-ii-duca-di-savoia_%28Dizionario-Biografico%29/| titolo=Carlo Emanuele II}}</ref>. Informato del fallimento della congiura, il comandante piemontese Catalano Alfieri ricevette l'ordine da [[Carlo Emanuele II]] di muovere l'esercito nell'entroterra ligure, e occupare i territori contesi a lungo con la Repubblica di Genova (tra cui Zuccarello). Il conte si diresse a Garessio e poi da lì prese Pieve di Teco. La Serenissima inviò allora le proprie truppe a Oneglia, dove don Gabriele di Savoia (zio del duca), nominato nuovo comandante della spedizione, fu mandato ad organizzare le difese <ref name="ReferenceA">{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/catalano-alfieri_(Dizionario-Biografico)/| titolo=Catalano Alfieri}}</ref>, mentre altre truppe sotto il commissario generale genovese Gian Luca Durazzo si trincerarono ad Albenga <ref>{{cita| Pier Giorgio Fassino| p. 98| Fassino2009}}, 2009.</ref>. I sabaudi di don Gabriele dopo alcuni scontri minori furono però sconfitti e lo zio del duca fu costretto a ritirarsi, mentre il conte Catalano Alfieri si ritirò con le sue truppe nel borgo di Castelvecchio, da cui lanciò il 6 agosto una sortita contro le truppe genovesi. Fu però sconfitto subendo molte perdite e salvandosi a stento <ref name="ReferenceA"/>.
Il 15 agosto i Genovesi attaccarono Oneglia, che si arrese senza combattere. Il duca decise allora di provare un ultimo attacco, per potere fare uno scambio con Genova e riavere Oneglia; inviò quindi 6000 uomini sotto il comando di don Gabriele, assieme a 1000 cavalieri del marchese di Livorno ad attaccare [[Ovada]] <ref>{{cita| Pier Giorgio Fassino| p. 99| Fassino2009}}, 2009.</ref>.
Il 17 settembre i Piemontesi giunsero a Ovada, e cominciarono a prendere avamposti nei dintorni, come il convento dei Cappuccini. Nello stesso tempo don Gabriele mandò truppe ad Acqui, per bloccare eventuali contrattacchi genovesi da Savona, e prese Sassello demolendone il castello e incendiando il paese. Il 9 ottobre finalmente fu lanciato l'attacco contro Ovada. I Piemontesi spararono con l'artiglieria contro i punti deboli delle mura, poi attaccarono dopo avere aperto una breccia. Ma i Genovesi, che avevano predisposto gallerie minate nel punto dove pensavano sarebbero penetrati i Savoiardi, fecero brillare le cariche massacrando circa 400 soldati nemici <ref>{{cita| Pier Giorgio Fassino| p. 100| Fassino2009}}, 2009.</ref>. Nonostante le perdite, i Savoiardi continuarono l'assalto. Vistosi perduto, il governatore di Ovada Imperiali ordinò ai suoi uomini la ritirata, e lui stesso rimase con pochi uomini per ostacolare i soldati del duca, ma infine si ritirò verso il castello di Tagliolo, feudo della famiglia genovese dei Gentile ma appartenente al ducato di Milano, allora spagnolo. Quando finalmente la fortezza venne presa, alcuni barili di polvere da sparo presero fuoco (pare accidentalmente), provocando nuova strage tra gli attaccanti e alcuni prigionieri genovesi. Alla fine del combattimento i Savoiardi avevano perso 700 uomini, i Genovesi ebbero 100 morti e altrettanti prigionieri.
Don Gabriele ordinò allora di muovere le truppe a Rossiglione (che prese), mentre altri 4000 soldati piemontesi conquistarono facilmente Oneglia il 21 ottobre, mentre i Genovesi del presidio si trincerarono a Porto Maurizio <ref>{{cita| Pier Giorgio Fassino| p. 101| Fassino2009}}, 2009.</ref>.
Le operazioni militari si erano a questo punto concluse. [[Luigi XIV]] mediò allora la pace tra i due contendenti, che infine con il lodo di Saint-German-en-Laye del 18 gennaio 1673 giunsero alla pace, tornando ai confini prima della guerra <ref>{{cita| Paolo Palumbo| p. 341|Palumbo2006 }}, 2006.</ref>.
== Note ==
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== Bibliografia ==
*Paolo Palumbo, Diplomazia e controversie di confine tra la repubblica di Genova e il regno di Sardegna 1720-1790. Fonti e materiale cartografico dell'Archivio di Stato di Genova, in Claudio Donati (a cura di), Alle Frontiere della Lombardia: politica, guerra e religione nell'età moderna, Milano, Franco Angeli, 2006, pp. 336-372, ISBN 8846477162.
*
*Pier Giorgio Fassino, L'armata sabauda nell'assedio di Ovada del 1672, in URBS, giugno 2009, anno 22, numero 2, pp. 95-102
== Collegamenti esterni ==
* {{it}} Salvatore Adorno, «[http://www.treccani.it/enciclopedia/raffaele-della-torre_res-3659abe0-87ec-11dc-8e9d-0016357eee51_(Dizionario_Biografico)/ DELLA TORRE, Raffaele (nipote)]», in ''Dizionario Biografico degli Italiani'', Volume 37, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1989, pp. 649-654.
. [http://www.treccani.it/enciclopedia/guerre-del-monferrato_%28Dizionario-di-Storia%29/ Guerre del Monferrato]▼
*{{it}} Alberto
▲*{{it}} Valerio
== Voci correlate ==
[[Utente:Javinalb/Sandbox2]]
[[Utente:Javinalb/Sandbox3]]
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