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{{militare
Sandbox
|Nome = Raul Forti
==Il sacrificio degli zebù==
|Immagine = Raul Forti.jpg
L’erezione dei sepolcri Mahafali avviene dopo un periodo più o meno lungo nel corso del quale si celebrano i funerali e in questo periodo avvengono i sacrifici di zebù tanti quanti la ricchezza del defunto. In una precisa area del villaggio in cui sorge il palo del sacrificio è di volta in volta condotto lo zebù destinato al sacrificio. Qui, alla presenza di tutto il villaggio, gli vengono legate le zampe per impedirgli la fuga e con un colpo preciso gli è poi recisa la carotide. Le carni sono poi distribuite tra tutti i famigliari e gli abitanti del villaggio. Le corna vengono asportate per decorare il sepolcro che verrà poi eretto. I sacrifici di zebù proseguono ancora a lungo, in base alle disponibilità della famiglia del defunto. Maggiore è il numero degli zebù sacrificati, maggiore verrà considerata la ricchezza del morto, e quindi il favore della divinità. In un gesto di dimostrazione di ingente ricchezza le parti dello zebù che non si riescono a consumare nel giro di un paio di giorni vengono gettate via. Il giorno successivo si procede quindi al sacrificio di un nuovo zebù.
|Didascalia =
|Data_di_nascita =9 febbraio 1897
|Nato_a = [[Argenta]]
|Data_di_morte =9 luglio 1945
|Morto_a = [[Palermo]]
|Nazione_servita = {{ITA 1861-1946}}<br />
|Forza_armata = [[Regio Esercito]]<br />
|Arma =[[Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale]]<br />
|Specialità = [[Fanteria d'assalto]]
|Grado = [[Colonnello|Console]] della [[MVSN]]
|Guerre = [[Prima guerra mondiale]]-[[Guerra d'Etiopia]]
|Campagne =
|Battaglie =[[Battaglia del solstizio]]
|Comandante_di =[[76ª Legione CC.NN. "Estense"|76ª Legione CC.NN. "Ferrara"]]<br />[[80ª Legione CC.NN. d'Assalto "Alessandro Farnese"|80ª Legione CC.NN. "Alessandro Farnese"]]<br />[[]]
|Decorazioni = 2 [[Medaglia d'argento al valor militare|Medaglie d'argento al valor militare]]
|Studi_militari =
|Pubblicazioni = ''L'Avvento del Fascismo cronache ferraresi 1920-1922''
}}
 
{{Bio
==La sepoltura==
|Nome = Raul
Il defunto viene posto a terra e attorno e sopra di esso è poi eretto il sepolcro. I sepolcri sono costituiti da recinti di pietre alti quasi due metri e abbastanza ampi, dai 10 ai 15 metri di larghezza <ref>Rafolo Andrianaivoarivony, Madagascar Fenetre, conferenza del 12 dicembre 2001 pag. 113 “Dans l’extreme Sud, en pays mahafali…., le tombeaux sont individuels et de grande faille, entre 10 m et 15 m de cotè, et de 1 m à 1,50 m de hauteur” </ref>., talvolta anche di 20 metri per lato nel caso di personaggi particolarmente facoltosi, completamente riempiti di pietre grezze. In cima a questa struttura sono poi poste diverse sculture, le corna degli zebù precedentemente sacrificati <ref>Rafolo Andrianaivoarivony, Madagascar Fenetre, conferenza del 12 dicembre 2001 pag. 113 “Sur le dessous, sont disposèes les cornes des zèbus abattus et consommès pendant l’èdification du monument” </ref>e soprattutto gli aloalo, rigorosamente orientati verso est. Le sculture, soprattutto presso i Mahafali rappresentano solitamente scene di vita in cui ricorrono le rappresentazioni dei mestieri svolti in vita dal defunto <ref>Rafolo Andrianaivoarivony, Madagascar Fenetre, conferenza del 12 dicembre 2001 pag. 113 “Les motifs sculptès qui ornent le plateau de l’aloalo illustrent la vie du dèfunt” </ref>. Anticamente ricorrevano solamente motivi geometrici che secondo alcuni avrebbero rappresentato le fasi della giornata con le rappresentazioni stilizzate del sole e della luna, rappresentano il legame simbolico che unisce il mondo dei defunti con il mondo dei vivi, infatti queste tombe sorgono spesso ai lati delle strade più trafficate <ref>Rafolo Andrianaivoarivony, Madagascar Fenetre, conferenza del 12 dicembre 2001 pag. 113 “Les aloalo symbolisent la liaison entre le dèfunte t le monde des vivants. C’est la raion pour la quelle le tombeau mahafali est souvent èdifiè dans des endroits frèquentès, pour exemple le long d’un chemin ou d’une route” </ref>. Gli Aloalo dei mahafali sono sempre sormontati dalla rappresentazione dello zebù o almeno delle sue corna. Presso i Sakalava sono invece ricorrenti le scene di sesso esplicito.
|Cognome = Forti
|Sesso = M
|Immagine =
|LuogoNascita = Argenta
|GiornoMeseNascita = 21 giugno
|AnnoNascita = 1893
|LuogoMorte = Palermo
|GiornoMeseMorte = 9 luglio
|AnnoMorte = 1945
|Epoca = 1900
|Attività = militare
|Attività2 =
|Attività3 =
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità =
}}
 
==Biografia ==
===Evoluzione delle tombe===
Raul Forti, [[Ufficiale (forze armate)|ufficiale]] degli [[alpini]]<ref>{{cita|Ferretti|p. 42}}</ref>, prese parte alla [[prima guerra mondiale]] nel [[22º Reggimento fanteria "Cremona"]] venendo decorato con due [[medaglia d'argento al valor militare|medaglie d'argento al valor militare]]<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 195}}</ref>. Entrambe le medaglie furono conquistate sul [[monte Grappa]] durante la [[battaglia del solstizio]].
Le tombe più antiche sono costruite in pietre grezze, sommariamente accatastate una sopra l’altra (la maggior parte di esse è ormai crollata). Le tombe più moderne sono eleganti costruzioni con pietra a vista mentre le tombe contemporanee sono in solida muratura intonacata. Sfruttando l’intonaco prese corpo l’usanza di decorare i muri di questi ultimi con disegni che in parte illustrano la vita del defunto o che ne realizzano le aspirazioni.
 
==Gli=A AloaloFerrara===
Il 20 settembre 1920 Forti aderì alla chiamata del professore [[Francesco Brombin]] che aveva selezionato una quarantina di giovani con i quali costituire un [[fascio di combattimento]] a [[Ferrara]]<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 195}}</ref><ref>{{cita|Vivarelli|p. 94 una dozzina secondo altre fonti}}</ref>. Forti ne divenne segretario amministrativo e poco tempo dopo anche comandante della squadra d'azione ferrarese<ref>{{cita|Ferretti|p. 43}}</ref>. Inizialmente la squadra di Forti iniziò sottraendo dagli edifici pubblici le [[Bandiera rossa|bandiere rosse]] esposte sostituendole con il [[tricolore italiano]]<ref>{{cita|Ferretti|p. 43}}</ref>. Il primo scontro di piazza a Ferrara avvenne il 15 novembre 1920 quando in corso Vittorio Emanuele II la squadra fascista incappò in una comunista che marciava intonando [[Bandiera rossa (canzone)|bandiera rossa]]<ref>{{cita|Ferretti|p. 45}}</ref>. Nello scontro che seguì Forti, che comandava i fascisti, in una colluttazione fu ferito a un dito da un colpo di pistola<ref>{{cita|Ferretti|p. 45}}</ref>.
Storicamente, si ritiene che i primi a creare questo genere di scultura fossero alcune tribù Mahafali (alcuni in particolare indicano un gruppo mahafali della regione di Ampanihy) nel XVIII° secolo.
In seguito i loro re si sarebbero appropriati di questa tecnica per decorare le proprie tombe costituendola come una propria prerogativa ma concedendone in seguito il privilegio anche ad altre tribù. Poco alla volta anche altre popolazioni né ripresero i temi, come gli Antandroy che sono stanziati nel medesimo territorio (oggi non si può più distinguere tra tombe Mahafali e Antandroy), altri come i Sakalava ne mutarono alcuni particolari. La cultura degli aloalo si diffuse così in tutto il sud del Madagascar, ma è solo lungo la strada che da Tulear porta a Port Daulphin, nelle terre ancestrali dei Mahafali, che si possono trovare le originali tombe Mahafali con gli aloalo.
 
Su richiesta del bolognese [[Leandro Arpinati]] al federale di Ferrara [[Olao Gaggioli]] fu costituito un plotone di ferraresi da inviare in supporto a Bologna<ref>http://parridigit.istitutoparri.eu/public/multimediale/1/Monografie/multimedia_source/La_/st/La_strage_di_palazzo_d_Accursio.pdf p.268</ref> dove le elezioni amministrative erano state vinte dai socialisti<ref>{{cita|Ferretti|p. 46}}</ref>, il 19 novembre il comando fu affidato a Forti e al [[tenente]] Magni. La rappresentanza ferrarese il 21 novembre 1920 ebbe l'onore di aprire il corteo, ma quando giunsero quasi in piazza del Nettuno dove erano state esposte numerose bandiere rosse sfondarono il cordone di sicurezza predisposto dalla forza pubblica dirigendosi quindi verso il Comune che si trovava in [[palazzo d'Accursio]]<ref>{{cita|Ferretti|p. 46}}</ref>. Nella piazza la folla accorsa per presenziare l'insediamento del nuovo sindaco, il socialista [[Ennio Gnudi]], presa dal panico, cercò rifugio sotto gli archi di palazzo d'Accursio dove fu bersagliata da [[bombe a mano]] dalle [[Guardie Rosse (Italia)|Guardie Rosse]] che l'aveva scambiata per gli assalitori. [[Strage di Palazzo d'Accursio|Nella giornata si contarono diversi morti]].
===Etimologia della parola Aloalo===
La derivazione della parola Aloalo è contradditoria, secondo alcuni deriverebbe dalla parola malgascia “Aloka” che significa “ombra”, secondo altri si tratterebbe della ripetizione della parola “Alo”, di origine indonesiana che significa “intermediario” <ref>Acquier J.L. Architectures de Madagascar, Berger-Levrault, Arthaud, 1997 pag. 166 “Pour certains, ce mot viendrait de “aloka” (ombra) et pour d’autres il s’agirait du duplicatif de la racine “alo”, de l’indonèsien “adu” qui signifie “intermèdiaire”, “intercessore”” </ref>. Nonostante l’indubbia bellezza delle sculture “aloalo”, tanto da essere utilizzate anche come elementi decorativi, non bisogna scordare l’importanza religiosa e i molti significati che nascondono <ref>S. Pannoux. Le tombeau mahafali, lieux d’expression des enjeux sociaux: tradition et nouveautè, Sociètè Malgache d’Edition, Antananarivo, 1991, pag. 117-143 “Au-delà de la profusione t de l’esthètique des formes, loin de se limiter à de simplex èlèments dècoratifs d’intèrèt folklorique, les aloalo sont extremement riches de sens” </ref>.
 
Il 12 ottobre 1921 si sposò con Elsa Castaldini.
==Struttura della scultura Mahafali==
La scultura mahafali deve essere scolpita utilizzando un singolo tronco di Mendoravy (albero simile sia alla mimosa, sia al palissandro che dona alla scultura un tono vicino al rosso e risulta inattaccabile dalle termiti) il cui diametro difficilmente supera i 20 centimetri e l’altezza è di circa 3 metri. L’aloalo mahafali è solitamente costituito da otto elementi, di cui sette rappresentano i giorni della settimana e l’ottavo il sole. I giorni della settimana sono costituiti da quattro esagoni schiacciati, più o meno elaborati e decorati (anakamboaforetse) alternati da tre serie di doppie mezze lune appoggiate sul dorso (volampeake o valovalo). L’ottavo elemento rappresentante il sole si trova in cima ed è normalmente di forma circolare. Sulla sommità dell’aloalo è infine posta una scultura che rappresenta normalmente uno zebù, ma anche scene di vita quotidiana che richiamano quelle del defunto. <ref>Acquier J.L. Architectures de Madagascar, Berger-Levrault, Arthaud, 1997 pag. 166 “Le schèma le plus gènèralement observè etant: - quatre sèries d’hexagones aplatis ou de losanges accolès, dit anakamboaforetse; -trois sèries de deux demi-lunes adossèes, volampeake ou valovalo; un disque terminal, volamiratse ou pleine lune; - le tout surmontè d’un plateau portant une sculture en ronde bosse, zèbu ou scène naive se rattachant plus ou moins à la vie du dèfunt.” </ref>. Talvolta le rappresentazioni intagliate nel legno illustrano desideri che il defunto in vita non è riuscito a ottenere. Allora spesso compaiono immagini stilizzate del defunto in moto o rappresentazioni di aeroplani. L’immagine scolpita del defunto non richiama quasi mai i tratti effettivi dello scomparso ma si limita solitamente a darne una immagine stilizzata che facilmente potrebbe anche adattarsi a una qualunque altra persona. L’immagine che più spesso compare sulla sommità dell’Aloalo rimane comunque quella dello zebù. Infatti il numero di zebù presenti sulla tomba, uno per Aloalo , servono per ricordare la ricchezza della famiglia del defunto <ref>Acquier J.L. Architectures de Madagascar, Berger-Levrault, Arthaud, 1997 pag. 168 “Le nombre et la qualità des aloalo marquent alors clairement la richesse des gendres, donc celles de filles et dans tous les cas, celle de la famille du dèfunt.” </ref>.
 
Già membro della [[Massoneria in Italia|massoneria]], Forti continuò a farne parte anche dopo che il 23 febbraio 1923 ne era stata decisa l'incompatibilità con l'iscrizione al [[Partito Nazionale Fascista]]<ref>{{cita|Giordano Bruno Guerri|p. 205}}</ref>. Nel marzo 1923 entrò a far parte della [[Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale]] in cui si occupò di sviluppare la [[76ª Legione CC.NN. "Estense"|76ª Legione CC.NN. "Ferrara"]] e a marzo con il grado di seniore ne assunse il comando<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 195}}</ref>. Passò la maggior parte del tempo a Ferrara allontanandosi dalla città in poche occasioni, in una di queste, o l'8 o il 10 di agosto si incontrò ad [[Argenta]] con don [[Giovanni Minzoni]] cui offrì di diventare [[cappellano militare]] della [[MVSN]]<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 196}}</ref>, la questione fu lasciata sospesa da don Minzoni che aveva opposto delle questioni personali<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 72}}</ref>. Il rapporto tra i due fu sempre cordiale e amichevole tanto che don Minzoni a chi lo avvertiva dei pericoli nella sua attività rispondeva di non aver "''nulla da temere dai fascisti perchè era protetto da Forti''"<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 72}}</ref>.
==Curiosità==
Il 16 agosto 1923 Forti andò a [[Arquà Polesine]] dove risiedeva il padre affetto da [[Paralisi sopranucleare progressiva|paralisi progressiva]] per arredargli la nuova casa e restò laggiù fino al 23 agosto per poi andare a [[Saint-Vincent (Italia)|Saint Vincent]] a trovare il console Giuseppe Marciante ricoverato in [[ospedale]]<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 196}}</ref>.
Sulle banconote malgasce da 200 ariary, nell’immagine grafica, sono riprodotti gli aloalo posti sopra le sepolture Mahafali.
In autunno, Forti superati gli esami a Firenze, fu promosso console<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 197}}</ref>.
 
Il 23 agosto 1923 don Giovanni Minzoni fu ucciso con una bastonata nel corso di una spedizione punitiva e nel dicembre 1924, a seguito della pubblicazione del memoriale Beltrani, Forti fu indagato con l'accusa di aver organizzato l'aggressione<ref>{{cita|Giordano Bruno Guerri|p. 229}}</ref>. Processo dal quale uscì assolto il 31 luglio 1925 insieme a tutti gli imputati<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 73}}</ref>
==Bibliografia==
 
-Acquier J.L. Architectures de Madagascar, Berger-Levrault, Arthaud, 1997
====Il caso don Minzoni====
-Decary R. Contribution à l’etude de l’habitation à Madagascar, Pau, Marrimpourey Jeune, 1958
In conseguenza della pubblicazione del ''"memoriale Beltrani"''<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 64}}</ref> il 15 dicembre 1924 Forti fu indagato nella seconda fase istruttoria come mandante dell'aggressione in cui aveva trovato la morte don [[Giovanni Minzoni]] insieme ad Augusto Maran, Giorgio Molinari, Vittore Casoni, Tomaso Beltrani, Agostino Guaraldi, Carlo Ciaccia e Antonio Lanzoni<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 67}}</ref>. Per quanto riguardava Forti, nel memoriale [[Tomaso Beltrani]] sosteneva di aver raccolto una confidenza dello stesso [[Italo Balbo]] il quale gli avrebbe detto: "''Si tratta di Maran, c'è implicato Forti, non si può abbandonarli; uno è console, l'altro è il più bel fascista e il più bel fedele della provincia''"<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 64}}</ref><ref>{{cita|Giordano Bruno Guerri|p. 230}}</ref>. Subito dopo la pubblicazione del memoriale Beltrani fuggì in [[Francia]] rendendosi cosi irreperibile e rendendo impossibile ogni contraddittorio<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 65}}</ref>.
-Autori vari, Madagascar Fenetre, Apercus sur la culture malgache, Cite Informer et dèvelopper, 2002
 
[[Tomaso Beltrani]]<ref>http://www.anpiravenna.it/combattenti-antifranchisti-di-ravenna/beltrani-tommaso/</ref> nel 1921 era giunto a Ferrara qualificandosi come [[Impresa di Fiume|ex legionario fiumano]] e aveva in breve tempo scalato le gerarchie del partito fascista diventando nel marzo 1923 federale cittadino<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 52}}</ref>. Fin dal suo arrivo Forti non si era fidato e aveva preso molto seriamente le maldicenze che circolavano sul suo conto<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 53}}</ref>. Lo stesso Forti raccontò di aver incontrato nel 1922 a [[Gardone Riviera]] il genero di Gabriele D'Annunzio e di avere a lui rivolto delle domande relative a Beltrani e di essere venuto a conoscenza che pur essendo stato a [[Fiume]] ne era stato cacciato per comportamento indegno per aver fatto abuso di [[cocaina]] e di essersi indebitato con il [[gioco d'azzardo]]<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 53}}</ref>. Già nel 1923 Forti sulle base delle informazioni avute a Gardone aveva accusato Beltrani di essere un "disonesto". Analogo giudizio fu confermato dal questore di Ferrara Alfredo Granito che in una lettera confermava come Beltrani si fosse attribuito [[medaglia d'argento al valore militare|due medaglie d'argento al valore militare]] mai assegnate e cone fosse un ''"trasfuga da altri partiti"''<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 54}}</ref>. Da successivi atti processuali fu acclarato come già nel giugno 1924 Beltrani avesse sottratto dei documenti riservati del PNF tentando di rivenderli inizialmente al deputato dissidente [[Barbato Gattelli]] e poi ad esponenti del [[Partito Popolare Italiano (1919)|Partito Popolare Italiano]]<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 56}}</ref>. Barbato Gattelli nello stesso dicembre testimoniò di essersi rifiutato di acquisire i documenti e ipotizzò che il memoriale "Beltrani" fosse una vendetta contro Raul Forti e [[Italo Balbo]] per l'espulsione dal partito<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 56}}</ref>. Nell'agosto 1924 Beltrani fu espulso dal partito.
 
Al termine del processo l'accusa chiese la condanna di Forti insieme ad Augusto Maran e Antonio Lanzoni mentre erano nel frattempo completamente cadute le accuse contro Ciaccia e Guaraldi. Secondo il teorema accusatorio Forti sarebbe stato il collegamento tra i presunti mandanti Carlo Ciaccia e Agostino Guaraldi e i presunti esecutori Giorgio Molinari e Vittore Casoni. Il [[proscioglimento]] di Ciaccia e Guaraldi, creò per quanto riguardava Forti un vuoto probatorio, che si aggiungeva al fatto che era stato ducumentato che Forti nei giorni tra il 16 agosto e il 26 non si trovava nemmeno a Ferrara<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 72}}</ref>.
I dieci giurati giunsero alla conclusione che tutti gli indagati non avessero in alcun modo preso parte all'omicidio e il 31 luglio 1925 il tribunale assolse tutti gli imputati<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 73}}</ref>.
 
Il processo relativo all'omicidio di don Minzoni fu nuovamente celebrato nel 1947, nei confronti di Forti che nel frattempo era deceduto il reato fu giudicato estinto<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 123}}</ref>.
 
===A Parma===
Alla fine del 1925 Forti divenne segretario [[federale]] di [[Parma]] dopo una elezione plebiscitaria<ref>http://www.parmaelasuastoria.it/ita/Gli%20anni%20del%20Littorio.aspx?idMostra=49&idNode=370</ref> e comandante della [[80ª Legione CC.NN. d'Assalto "Alessandro Farnese"|80ª Legione CC.NN. "Alessandro Farnese"]]<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 197}}</ref>. L'anno seguente la federazione fascista di Parma raggiunse il primato di federazione con il maggior numero di iscritti di tutta l'[[Emilia Romagna]]<ref>http://www.parmaelasuastoria.it/ita/Gli%20anni%20del%20Littorio.aspx?idMostra=49&idNode=370</ref>
 
[[Renato Ricci]] decise l'espulsione di [[Luigi Lusignani (politico)|Luigi Lusignani]], cui impose anche le dimissioni dalla presidenza dalla [[Cassa di Risparmio]]<ref>{{cita|Sicuri|p. 45}}</ref> e nell'aprile la segreteria fu assunta dal console della [[MVSN]] Raul Forti indicato da Ricci stesso<ref>{{cita|Sicuri|p. 47}}</ref>.
[[80ª Legione CC.NN. d'Assalto "Alessandro Farnese"|80ª Legione CC.NN. "Alessandro Farnese"]]
 
Nel dicembre 1925 la federazione parmense fu commissariata dal vicesegretario nazionale Renato Ricci che decise l'espulsione di Lusignani e nell'aprile la segreteria fu assunta dal console della [[MVSN]] Raul Forti mantenendola fino al settembre 1927<ref>{{cita|Sicuri|p. 47}}</ref>.
Il nuovo segretario nazionale [[Augusto Turati]], succeduto a [[Roberto Farinacci]], nominò Raul Forti nuovo federale e decise la riammissione di [[Remo Ranieri]]<ref>{{cita|Sicuri|p. 50}}</ref>. Ranieri e Forti insieme allontanarono dal partito tutti gli esponenti farinacciani<ref>{{cita|Lupo|p. 263}}</ref>
 
Il 21 agosto 1926 Raul Forti fu nominato commissario del [[Parma Football Club]]<ref>http://www.parmaelasuastoria.it/ita/La%20fascistizzazione%20dello%20sport.aspx?idMostra=49&idNode=381</ref>. Sempre nello stesso anno divenne direttore del quotidiano "''[[Gazzetta di Parma|Il corriere emiliano]]''"<ref>http://www.parmaelasuastoria.it/ita/Gli%20anni%20del%20Littorio.aspx?idMostra=49&idNode=370</ref>.
 
In seguito Forti fu trasferito a [[Genova]] dove fu al centro di un caso relativo alla [[massoneria]]. Nel giugno 1928 arrestò il professor Nalbone, un importante esponente della [[Gran Loggia d'Italia degli Alam]], più nota come loggia di [[Piazza del Gesù (Roma)|loggia di piazza del Gesù]]. Forti si impossessò della borsa del professore che conteneva gli elenchi degli iscritti alla massoneria fino al trentesimo grado che aveva vistato lui stesso. E' possibile che Forti avesse cercato di impossessarsi della borsa per eliminare le prove della sua militanza ad alti gradi della massoneria. Ma ciononostante la polizia, nel corso di una ispezione a casa di Nalboni rinvenne l'intero archivio massonico. Poche settimane dopo Forti fu escluso dai ranghi della [[MVSN]].
 
== Opere ==
* ''L'avvento del fascismo. Cronache ferraresi 1920-1922'', Editore: S.T.E.T. - Societa' Tipografica Editrice "Taddei", Ferrara, 1923<ref>https://books.google.it/books/about/L_avvento_del_fascismo_Cronache_ferrares.html?id=q95ztwAACAAJ&redir_esc=y</ref><ref>http://www.mymilitaria.it/liste/AvventoFascismoFerrara.htm</ref>
 
== Onorificenze ==
{{Onorificenze
|immagine=Valor militare silver medal BAR.svg
|nome_onorificenza=Medaglia d'argento al valor militare
|collegamento_onorificenza=Medaglia d'argento al valor militare
|motivazione= Tenente 22º Reggimento fanteria. Con grande ardimento riusciva, sotto nutrito fuoco di fucileria, a penetrare in un ricovero nemico, incendiando e distruggendo un deposito di munizioni e catturando armi. Ammirevole ed ardito contegno sempre tenuto in operazioni del genere.
|luogo= Cà Tasson - quota 1443 (Monte Grappa), 28 aprile 1918<ref>http://decoratialvalormilitare.istitutonastroazzurro.org/view_doc.php?img=e-1925%20vol_1/e-1925%20vol_1_00000120.JPG</ref>
}}
{{Onorificenze
|immagine=Valor militare silver medal BAR.svg
|nome_onorificenza=Medaglia d'argento al valor militare
|collegamento_onorificenza=Medaglia d'argento al valor militare
|motivazione= Tenente 22º Reggimento fanteria. Per ben quattro volte, durante il combattimento, si spingeva fuori dalle linee di difesa con militari arditi, ed a colpi di bombe a mano fugava nuclei nemici, che tentavano avvicinarsi; e faceva anche alcuni prigionieri. Pochi giorni dopo, in altra azione, sotto intenso bombardamento avversario che produceva gravi perdite nel suo plotone, uscito fuori dalla trincea sconvolta, la percorreva ripetutamente con insuperabile sprezzo del pericolo, rincuorando ed incitando con la parola, e con l'esempio i propri dipendenti alla difesa. Con mirabile coraggio fermava poi e metteva in fuga il nemico, che minacciava di aggirare la nostra posizione.
|luogo= Croce di Termine, 15 giugno 1918, Monte Asolone (Monte Grappa), 24 giugno 1918<ref>http://decoratialvalormilitare.istitutonastroazzurro.org/view_doc.php?img=e-1920%20vol_3/e-1920%20vol_3_00000051.JPG</ref>
}}
 
== Bibliografia ==
* Vincenzo Caputo, Il caso don Minzoni, [[Edizioni Settimo Sigillo]], Roma, 2000
* Alberto Ferretti, L'Avvento del Fascismo cronache ferraresi 1920-1922, Tricase (LE), 2012, Ristampa anastatica del 1923
* [[Roberto Vivarelli]], Storia delle origini del fascismo, volume III, Il Mulino, 2012
* [[Giordano Bruno Guerri]], Italo Balbo, Bompiani, Milano, 2013
 
==Note==
<references/>
 
==Angelo Maestrini==
{{Bio
|Nome = Angelo
|Cognome = Maestrini
|Sesso = M
|Immagine =
|LuogoNascita = Gavorrano
|GiornoMeseNascita = 26 gennaio
|AnnoNascita = 1902
|LuogoMorte =
|GiornoMeseMorte = 15 maggio
|AnnoMorte = 1945
|Epoca = 1900
|Attività = ingegnere
|Attività2 = politico
|Attività3 = militare
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = fu [[Sindaci di Grosseto|podestà di Grosseto]] dal 1938 al 1943
}}
 
==Note==
<references/>
 
==Dubbi enciclopedicità==
[[Maria Bartolotti‎]] [[Bartolomeo Cesare Bazzana‎]] [[Umberto Lorenzoni]] [[Carlo Besana]]
[[Cristoforo Bendazzi]]
[[Donato Bendicenti]]
[[Arrigo Diodati]]
<ref>{{cita|Roberto Vivarelli vol III|p. 156}}</ref>
 
[[Trieste Del Grosso]] [[Pietro Benedetti (partigiano)]] [[Armando Grava]] [[Antonio Bietolini]] [[Emilio Vecchia]]