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|Nome = Raul Forti
|Immagine = Raul Forti.jpg
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|Comandante_di =[[76ª Legione CC.NN. "Estense"|76ª Legione CC.NN. "Ferrara"]]<br />[[80ª Legione CC.NN. d'Assalto "Alessandro Farnese"|80ª Legione CC.NN. "Alessandro Farnese"]]<br />[[]]
|Decorazioni = 2 [[Medaglia d'argento al valor militare|Medaglie d'argento al valor militare]]
|Studi_militari =
|Pubblicazioni = ''L'Avvento del Fascismo cronache ferraresi 1920-1922''
}}
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Il 20 settembre 1920 Forti aderì alla chiamata del professore [[Francesco Brombin]] che aveva selezionato una quarantina di giovani con i quali costituire un [[fascio di combattimento]] a [[Ferrara]]<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 195}}</ref><ref>{{cita|Vivarelli|p. 94 una dozzina secondo altre fonti}}</ref>. Forti ne divenne segretario amministrativo e poco tempo dopo anche comandante della squadra d'azione ferrarese<ref>{{cita|Ferretti|p. 43}}</ref>. Inizialmente la squadra di Forti iniziò sottraendo dagli edifici pubblici le [[Bandiera rossa|bandiere rosse]] esposte sostituendole con il [[tricolore italiano]]<ref>{{cita|Ferretti|p. 43}}</ref>. Il primo scontro di piazza a Ferrara avvenne il 15 novembre 1920 quando in corso Vittorio Emanuele II la squadra fascista incappò in una comunista che marciava intonando [[Bandiera rossa (canzone)|bandiera rossa]]<ref>{{cita|Ferretti|p. 45}}</ref>. Nello scontro che seguì Forti, che comandava i fascisti, in una colluttazione fu ferito a un dito da un colpo di pistola<ref>{{cita|Ferretti|p. 45}}</ref>.
Su richiesta del bolognese [[Leandro Arpinati]] al federale di Ferrara [[Olao Gaggioli]] fu costituito un plotone di ferraresi da inviare in supporto a Bologna<ref>http://parridigit.istitutoparri.eu/public/multimediale/1/Monografie/multimedia_source/La_/st/La_strage_di_palazzo_d_Accursio.pdf p.268</ref> dove le elezioni amministrative erano state vinte dai socialisti<ref>{{cita|Ferretti|p. 46}}</ref>, il 19 novembre il comando fu affidato a Forti e al [[tenente]] Magni. La rappresentanza ferrarese il 21 novembre 1920 ebbe l'onore di aprire il corteo, ma quando giunsero quasi in piazza del Nettuno dove erano state esposte numerose bandiere rosse sfondarono il cordone di sicurezza predisposto dalla forza pubblica dirigendosi quindi verso il Comune che si trovava in [[palazzo d'Accursio]]<ref>{{cita|Ferretti|p. 46}}</ref>. Nella piazza la folla accorsa per presenziare l'insediamento del nuovo sindaco, il socialista [[Ennio Gnudi]], presa dal panico, cercò rifugio sotto gli archi di palazzo d'Accursio dove fu bersagliata da [[bombe a mano]] dalle [[Guardie Rosse (Italia)|Guardie Rosse]] che l'aveva scambiata per gli assalitori. [[Strage di Palazzo d'Accursio|Nella giornata si contarono diversi morti]].
Il 12 ottobre 1921 si sposò con Elsa Castaldini.
Già membro della [[Massoneria in Italia|massoneria]], Forti continuò a farne parte anche dopo che il 23 febbraio 1923 ne era stata decisa l'incompatibilità con l'iscrizione al [[Partito Nazionale Fascista]]<ref>{{cita|Giordano Bruno Guerri|p. 205}}</ref>. Nel marzo 1923 entrò a far parte della [[Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale]] in cui si occupò di sviluppare la [[76ª Legione CC.NN. "Estense"|76ª Legione CC.NN. "Ferrara"]] e a marzo con il grado di seniore ne assunse il comando<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 195}}</ref>. Passò la maggior parte del tempo a Ferrara allontanandosi dalla città in poche occasioni, in una di queste, o l'8 o il 10 di agosto si incontrò ad [[Argenta]] con don [[Giovanni Minzoni]] cui offrì di diventare [[cappellano militare]] della [[MVSN]]<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 196}}</ref>, la questione fu lasciata sospesa da don Minzoni che aveva opposto delle questioni personali<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 72}}</ref>. Il rapporto tra i due fu sempre cordiale e amichevole tanto che don Minzoni a chi lo avvertiva dei pericoli nella sua attività rispondeva di non aver "''nulla da temere dai fascisti perchè era protetto da Forti''"<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 72}}</ref>.
Il 16 agosto 1923 Forti andò a [[Arquà Polesine]] dove risiedeva il padre affetto da [[Paralisi sopranucleare progressiva|paralisi progressiva]] per arredargli la nuova casa e restò laggiù fino al 23 agosto per poi andare a [[Saint-Vincent (Italia)|Saint Vincent]] a trovare il console Giuseppe Marciante ricoverato in [[ospedale]]<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 196}}</ref>.
In autunno, Forti superati gli esami a Firenze, fu promosso console<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 197}}</ref>.
Il 23 agosto 1923 don Giovanni Minzoni fu ucciso con una bastonata nel corso di una spedizione punitiva e nel dicembre 1924,
====Il caso don Minzoni====
In conseguenza della pubblicazione del ''"memoriale Beltrani"''<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 64}}</ref> il 15 dicembre 1924 Forti fu indagato nella seconda fase istruttoria come mandante dell'
[[Tomaso Beltrani]]<ref>http://www.anpiravenna.it/combattenti-antifranchisti-di-ravenna/beltrani-tommaso/</ref> nel 1921 era giunto a Ferrara qualificandosi come [[Impresa di Fiume|ex legionario fiumano]] e aveva in breve tempo scalato le gerarchie del partito fascista diventando nel marzo 1923 federale cittadino<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 52}}</ref>. Fin dal suo arrivo Forti non si era fidato e aveva preso molto seriamente le maldicenze che circolavano sul suo conto<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 53}}</ref>. Lo stesso Forti raccontò di aver incontrato nel 1922 a [[Gardone Riviera]] il genero di Gabriele D'Annunzio e di avere a lui rivolto delle domande relative a Beltrani e di essere venuto a conoscenza che pur essendo stato a [[Fiume]] ne era stato cacciato per comportamento indegno per aver fatto abuso di [[cocaina]] e di essersi indebitato con il [[gioco d'azzardo]]<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 53}}</ref>. Già nel 1923 Forti sulle base delle informazioni avute a Gardone aveva accusato Beltrani di essere un "disonesto". Analogo giudizio fu confermato dal questore di Ferrara Alfredo Granito che in una lettera confermava come Beltrani si fosse attribuito [[medaglia d'argento al valore militare|due medaglie d'argento al valore militare]] mai assegnate e cone fosse un ''"trasfuga da altri partiti"''<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 54}}</ref>. Da successivi atti processuali fu acclarato come già nel giugno 1924 Beltrani avesse sottratto dei documenti riservati del PNF tentando di rivenderli inizialmente al deputato dissidente [[Barbato Gattelli]] e poi ad esponenti del [[Partito Popolare Italiano (1919)|Partito Popolare Italiano]]<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 56}}</ref>. Barbato Gattelli nello stesso dicembre testimoniò di essersi rifiutato di acquisire i documenti e ipotizzò che il memoriale "Beltrani" fosse una vendetta contro Raul Forti e [[Italo Balbo]] per l'espulsione dal partito<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 56}}</ref>. Nell'agosto 1924 Beltrani fu espulso dal partito.
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===A Parma===
Alla fine del 1925 Forti divenne segretario [[federale]] di [[Parma]] dopo una elezione plebiscitaria<ref>http://www.parmaelasuastoria.it/ita/Gli%20anni%20del%20Littorio.aspx?idMostra=49&idNode=370</ref> e comandante della [[80ª Legione CC.NN. d'Assalto "Alessandro Farnese"|80ª Legione CC.NN. "Alessandro Farnese"]]<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 197}}</ref>. L'anno seguente la federazione fascista di Parma raggiunse il primato di federazione con il maggior numero di iscritti di tutta l'[[Emilia Romagna]]<ref>http://www.parmaelasuastoria.it/ita/Gli%20anni%20del%20Littorio.aspx?idMostra=49&idNode=370</ref>
[[Renato Ricci]] decise l'espulsione di [[Luigi Lusignani (politico)|Luigi Lusignani]], cui impose anche le dimissioni dalla presidenza dalla [[Cassa di Risparmio]]<ref>{{cita|Sicuri|p. 45}}</ref> e nell'aprile la segreteria fu assunta dal console della [[MVSN]] Raul Forti indicato da Ricci stesso<ref>{{cita|Sicuri|p. 47}}</ref>.
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Il nuovo segretario nazionale [[Augusto Turati]], succeduto a [[Roberto Farinacci]], nominò Raul Forti nuovo federale e decise la riammissione di [[Remo Ranieri]]<ref>{{cita|Sicuri|p. 50}}</ref>. Ranieri e Forti insieme allontanarono dal partito tutti gli esponenti farinacciani<ref>{{cita|Lupo|p. 263}}</ref>
Il 21 agosto 1926 Raul Forti fu nominato commissario del [[Parma Football Club]]<ref>http://www.parmaelasuastoria.it/ita/La%20fascistizzazione%20dello%20sport.aspx?idMostra=49&idNode=381</ref>. Sempre nello stesso anno divenne direttore del quotidiano "''[[Gazzetta di Parma|Il corriere emiliano]]''"<ref>http://www.parmaelasuastoria.it/ita/Gli%20anni%20del%20Littorio.aspx?idMostra=49&idNode=370</ref>.
In seguito Forti fu trasferito a [[Genova]] dove fu al centro di un caso relativo alla [[massoneria]]. Nel giugno 1928 arrestò il professor Nalbone, un importante esponente della [[Gran Loggia d'Italia degli Alam]], più nota come loggia di [[Piazza del Gesù (Roma)|loggia di piazza del Gesù]]. Forti si impossessò della borsa del professore che conteneva gli elenchi degli iscritti alla massoneria fino al trentesimo grado che aveva vistato lui stesso. E' possibile che Forti avesse cercato di impossessarsi della borsa per eliminare le prove della sua militanza ad alti gradi della massoneria. Ma ciononostante la polizia, nel corso di una ispezione a casa di Nalboni rinvenne l'intero archivio massonico. Poche settimane dopo Forti fu escluso dai ranghi della [[MVSN]].
== Opere ==
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* Alberto Ferretti, L'Avvento del Fascismo cronache ferraresi 1920-1922, Tricase (LE), 2012, Ristampa anastatica del 1923
* [[Roberto Vivarelli]], Storia delle origini del fascismo, volume III, Il Mulino, 2012
* [[Giordano Bruno Guerri]], Italo Balbo, Bompiani, Milano, 2013
==Note==
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