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{{E|personaggio storico locale, partigiano combattente, decorato con la sola medaglia d'argento, enciclopedicità da valutare per somma di enciclopedicità minori|biografie|arg2=guerra|aprile 2016}}
{{Bio
|Nome = Giacomo
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|AnnoMorte = 1944
|Epoca = XX
|Attività =
|Attività2 = partigiano
|Attività3 = antifascista
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|PostNazionalità = , medaglia d'argento al [[valor militare]]
}}
Tra
{{militare
[[File:Giacomo Perlasca.jpg|300px|thumb|Giacomo Perlasca ]]▼
|Nome = Giacomo Perlasca
|Immagine = Giacomo Perlasca.jpg
|Didascalia = Giacomo Perlasca
|Soprannome = Capitano Zenith
|Data_di_nascita = 19 dicembre 1919
|Nato_a = Brescia
|Data_di_morte = 24 febbraio 1944
|Morto_a = Brescia
|Cause_della_morte = fucilazione
|Luogo_di_sepoltura =
|Etnia = <!-- solo se enciclopedica -->
|Religione = <!-- solo se enciclopedica -->
|Nazione_servita = ITA
|Forza_armata = Regio Esercito
|Arma = Esercito italiano
|Corpo = Alpini
|Specialità = Artiglieria alpina
|Unità = 4º Reggimento Artiglieria Alpina
|Reparto =
|Anni_di_servizio = 1941 - 1943 (nel regio esercito) 1943 - 44 nella resistenza
|Grado = Sottotenente
|Ferite =
|Comandanti =
|Guerre = Resistenza
|Campagne =
|Battaglie =
|Comandante_di = Battaglione Valsabbia (1943-1944)
|Decorazioni = Medaglia d'argento al valor militare
|Studi_militari =
|Pubblicazioni =
|Frase_celebre =
|Altro_lavoro =
|Altro_campo =
|Altro =
|Note =
|Ref =
}}
==Biografia==
Giacomo Perlasca nasce a Brescia il 19 dicembre 1919 da Francesco e Gina Vimercati, originari di Como. Il padre, Francesco, (1868-1936) promuovendo opere benefiche, nel 1923 fonda un banco poi assorbito
Il 22 settembre decide di entrare nella [[Resistenza italiana|Resistenza]]. Si rivolge ai padri della Pace che lo mettono in contatto con
Va alla ricerca di armi nelle cascine e nei boschi di quelle lanciate l'8 dicembre dagli Alleati e finite per errore in Val Degagna anziché in Val di Vesta. Ma con il suo vice comandante Bettinzoli cade ben presto nella rete della polizia<ref> {{Cita | AAVV Le vie della Libertà | p. 127 }}</ref>.
A causa di una delazione, viene arrestato dai tedeschi il 18 gennaio 1944 a Brescia per opera di fascisti in via Moretto e quale organizzatore di bande armate ma anche per contatti col nemico. [[Teresio Olivelli]], su [[Il Ribelle (giornale)|Il Ribelle]], periodico delle [[Brigate Fiamme Verdi|Fiamme Verdi]], lo ricorda con queste parole: {{Citazione|Pensando a Te sentiamo che l'Italia rinasce... non nei reparti arruolati con la minaccia del piombo o con l'incentivo del denaro, ma sulle fosse insanguinate di quanti, come Te, hanno dato opera e vita per la Patria libera da stranieri e da tiranni, pura nella sua povertà, grande nello spirito dei suoi figli.| Il Ribelle 1944
==Perlasca e la resistenza nella Valsabbia (ottobre 1943 - gennaio 1944)==
===La situazione delle bande in Valsabbia subito dopo
Subito dopo
In una evoluzione sempre maggiore, il primo tentativo di coordinare le bande è di Giorgio Oliva, originario Vestone. Poco dopo si aggiunge André Petitpierre<ref>
Dopo la sua partenza, nei mesi di ottobre e novembre, viene a mancare
===La coordinazione di Perlasca e Bettinzoli dopo la costituzione del Comando Fiamme Verdi===
In questo contesto di scarsa organizzazione dei gruppi, la costituzione del Comando delle Fiamme Verdi è di grande impulso per la resistenza, in particolare nella Valsabbia. Perlasca e Bettinzoli, prima
Dopo la creazione delle Fiamme Verdi si risolvono i maggiori problemi organizzativi dei gruppi già esistenti in valle e vengono avviati contatti sia pur precari e difficili con la città. Da questo momento
Da questo momento si tengono molti incontri dove si discute
===
Alla fine di ottobre Petitpierre viene incaricato dal CLN di Brescia di gestire i contatti con gli alleati e molto probabilmente, grazie a questo lavoro di collegamento, già dalla fine di novembre i gruppi erano in attesa
In realtà il lancio doveva avvenire in un altro posto ma all’ultimo istante gli aviatori decidono di cambiare campo di atterraggio. Il materiale paracadutato è suddiviso in casse di armi e materiale utile e una volta atterrato, i montanari della zona intercettano il carico e sottraggono il materiale utile (non le armi) e lo nascondono nelle loro case e fienili. La notte del 10 novembre alcuni elementi delle bande Valsabbine<ref> Manlio Poli, Giulio De Martin, Enrico Federici, e Mario Boldini {{Cita | Anni 1985 | p. 22 }} </ref> si recano nella zona del lancio e constatano la mancanza di gran parte del materiale lanciato. Per questo motivo avvertono il Comando di Vestone e decidono di ritornare il 12 dicembre con un contingente di uomini maggiore<ref> i gruppi partono da Mura, Casto, Nozza, Odolo e Anfo e si dirigono verso le frazioni di Eno e Cecino in località Degagna e si incontrano con il gruppo di Manlio Poli che proviene da Vobarno {{Cita | Anni 1985 | p. 23 }} </ref> per fare pressione sulle popolazioni della zona usando le maniere forti con lo scopo di ottenere tutto il materiale nascosto<ref> {{Cita | Anni 1980 | p. 40 }} </ref>. Dopo avere effettuato approfondite perquisizioni nelle case e dopo avere minacciato di morte i responsabili del furto, i partigiani riescono a recuperano il materiale utile tra cui doveva esserci anche una radio che però, malgrado le approfondite ricerche, non viene trovata. Tutto il materiale recuperato viene portato provvisoriamente nell’abitazione di Pietro Franzoni <ref> nome di battaglia Barba </ref> e da qui, prima le armi e poi il resto, De Martin e Boldini, aiutati da Bernardo e Cesare Butturini, trasportano tutto a Monte Spino. I quattro requisiscono un cavallo e un mulo per il trasporto che avviene poco prima di Natale e le armi vengono suddivise e nascoste in tre grotte molto ben nascoste sul Forcello, un monte vicino allo Spino. Nei primi giorni di gennaio 1944 un gruppo di Sabbio Chiese col comando di Perlasca e Bettinzoli, ritira le armi da queste grotte e le trasporta in Valtrompia senza alcun problema. Un altro gruppo di armi viene nascosto in una caverna vicino a Vobarno poi spostato nel fienile di Pietro Bertoletti<ref>nome di battaglia Pietro Rinaldi</ref> sul monte Gardoncello. Un’altra parte delle armi viene nascosta nel fienile di Enrico Zuaboni <ref> nome di battaglia Rico di Trat</ref> sul monte Trat. Per sorvegliare le armi e i materiali nascosti, Boldini, De Martin, Federici e i fratelli Butturini per qualche giorno si fermano in una cascina disabitata<ref> {{Cita | Anni 1985 | p. 23 }} </ref>.▼
L'8 dicembre Liberini riceve una telefonata da Perlasca che gli chiede di preparare un gruppo per il recupero del materiale lanciato dagli Alleati. Il gruppo di quattro uomini si prepara a partire dal lago d'Idro ma nel frattempo “verso le 19 un aereo sorvola e gira per due volte da Vobarno a Degagna e al secondo giro il Poli, data la bassa quota dell'apparecchio, può individuare bene la sua direzione fra Gardoncello e Degagna. Il lancio doveva riuscire alla perfezione se non fosse stato sganciato qualche attimo prima, ingannati [gli aviatori] dal fuoco di carbonai situati fra Prato della Noce<ref>Prato della Noce si trova in questa zona: {{Coord|45|41|35.33|N|10|32|35.7|E|type:event_scale:1000_region:IT_dim:20}}</ref> e Campiglio<ref>La località Campiglio si trova in questa zona: {{Coord|45|41|33.28|N|10|34|33.58|E|type:event_scale:1000_region:IT_dim:20}}</ref>. Vari paracadute con venti quintali di materiale scendono nella notte lungo la valletta che da Degagna conduce a Campiglio”<ref name=ANNI85P22> {{Cita | Anni 1985 | p. 22 }} </ref>. In realtà il lancio doveva avvenire in un altro posto (Vesta di Cima) ma all'ultimo istante gli aviatori decidono di cambiare campo di atterraggio.
Il materiale paracadutato è suddiviso in casse di armi e materiale utile e una volta atterrato, i montanari della zona intercettano il carico e sottraggono il materiale utile (non le armi) e lo nascondono nelle loro case e fienili. La notte del 10 novembre alcuni elementi delle bande Valsabbine<ref>Manlio Poli, Giulio De Martin, Enrico Federici, e Mario Boldini {{Cita | Anni 1985 | p. 22 }} </ref> si recano nella zona del lancio e constatano la mancanza di gran parte del materiale lanciato. Per questo motivo avvertono il Comando di Vestone e decidono di ritornare il 12 dicembre con un contingente di uomini maggiore<ref>I gruppi partono da Mura, Casto, Nozza, Odolo e Anfo e si dirigono verso le frazioni di Eno e Cecino in località Degagna e si incontrano con il gruppo di Manlio Poli che proviene da Vobarno {{Cita | Anni 1985 | p. 23 }}.</ref> per fare pressione sulle popolazioni della zona, usando anche le maniere forti con lo scopo di ottenere tutto il materiale nascosto<ref> {{Cita | Anni 1980 | p. 40 }} </ref>.
L’aviolancio, ma sopratutto il trattamento ricevuto dai montanari per ottenere il materiale nascosto ma anche la presenza stessa delle armi arrivate col lancio l’8 dicembre 1943, provoca parecchie resistenze nei montanari della Degagna che denunciano ai carabinieri i fatti avvenuti. La denuncia allarma i fascisti e di conseguenza i tedeschi e questo provoca un grave senso di insicurezza nei resistenti<ref> {{Cita | Anni 1985 | p. 22 }} </ref>.▼
Negli ultimi giorni di Dicembre del 1943 Perlasca si ammala e decide di recarsi a Brescia dove rimane tutto il periodo di malattia, durante il quale probabilmente incontra Francesco Brunelli a cui parla della sua intenzione di non ritornare più in Valle Sabbia e ipotizza di passargli il comando<ref> {{Cita | Anni 1985 | p. 23 }} </ref>. Mentre Perlasca è a Brescia ammalato, durante le operazioni di ricerca delle armi, Bettinzoli prende il comando<ref> {{Cita | Anni 1980 | p. 42 }} </ref>. Dopo aver incontrato Brunelli, Perlasca decide di andare a Brescia e di prendere diretti contatti col comando. Lo scopo di questo spostamento è di evitare l’arresto in quanto Perlasca inizia a rendersi conto che dopo la denuncia dei montanari per i fatti della Degagna, i ribelli rischiano la cattura in qualsiasi momento.▼
▲
A seguito di questa denuncia, nei primi giorni di gennaio 1944 a Brescia i fascisti fanno i primi arresti che terminano il 6 gennaio. Dopo questi arresti, tra l’11 e il 16 gennaio iniziano i primi rastrellamenti in Valsabbia e Valtrompia che però non producono alcun risultato. Durante questi rastrellamenti, il 13 gennaio, mentre altri gruppi erano intenti a nascondere le armi, una pattuglia composta da sei militi forestali sorprende e cattura nel fienile del Monte Spino Mario Boldini e altri 4 compagni di Perlasca che qui si erano installati per sorvegliare le armi nascoste nelle grotte. Dopo l’arresto vengono tutti portati a Gargnano e consegnati al Comando delle SS. Nel comando vengono sottoposti a torture e interrogatori ma non cedettero e dopo l’esecuzione di Boldini vengono portati alle carceri giudiziarie di Brescia<ref> {{Cita | Anni 1980 | pp. 41-42 }} </ref>.▼
▲
▲Negli ultimi giorni di
▲A seguito di questa denuncia, nei primi giorni di gennaio 1944 a Brescia i fascisti fanno i primi arresti che terminano il 6 gennaio. Dopo questi arresti, tra
===Gli arresti del gennaio 1944 e la cattura di Perlasca e Bettinzoli===
Il 14 gennaio metà
La notte tra il 17 e il 18 gennaio viene effettuata
Nei tre giorni successivi alla morte di Mario Boldini, avvenuta il 14 gennaio 1944<ref> {{Cita | Anni 2008 vol. 2 | p. 56 }} </ref>, vengono identificati e catturati i gruppi maggiormente attivi ed esposti della Valsabbia. Questi arresti segnano una grave crisi delle Fiamme Verdi valsabbine che culmina il 18 gennaio con la fuga alle 5 del mattino di Perlasca, Bettinzoli, Giulio Ebenestelli e
Più tardi, sempre il 18 gennaio alle 13:30, anche Bettinzoli viene arrestato nella sua casa in via Bottonaga. Bettinzoli e Perlasca, come gli altri resistenti arrestati nei giorni precedenti, vengono radunati dalla banda di Ferruccio Sorlini e dalla Feldgendarmerie nella caserma
===Il processo e la fucilazione di Perlasca e
Il 17 gennaio Liberini incontra De Martin e riesce a scambiare con lui brevi parole. La stessa sera Manlio Poli viene rinchiuso nella cella di Liberini e lo stesso Liberini informa degli arresti di Vestone e il 21 gennaio 1944. Successivamente Liberini e Valsuani vengono interrogati
Il 23 gennaio Perlasca scrive la prima lettera dal carcere destinata alla madre
{{Citazione| Carissima mamma,
sono da qualche giorno qui dove mi trovo bene, ma ora mi trasferiscono alla Feldgendarmerie. Immagino le tue lacrime alla notizia del mio fermo e comprendo bene il tuo dolore; scusami se egoisticamente ho agito senza pensare a te: sii forte anche in questa prova che il Signore ti manda ed abbi fiducia nella Provvidenza; mi si aiuta molto e tutto finirà presto: abbi fiducia come
Si susseguono diversi interrogatori e Perlasca si dimostra sempre ottimista con tutti, assumendosi tutte le responsabilità e non coinvolgendo
Gli imputati
Dopo la condanna dei due, le famiglie cercano invano di contattarli e solo la madre di Perlasca ottiene un colloquio col figlio, per questo si reca a Brescia assieme alla sorella e alla fidanzata Mimy.
▲Si susseguono diversi interrogatori e Perlasca si dimostra sempre ottimista con tutti, assumendosi tutte le responsabilità e non coinvolgendo nessuno nelle accuse che gli venivano rivolte.
▲Gli imputati vennero processati il 14 febbraio sotto l’accusa di organizzazione di bande armate e intelligenza col nemico.
▲Del processo non è stato possibile rintracciare né i verbali né il dispositivo della sentenza. Giacomo Perlasca, Mario Bettinzoli e Giulio De Martin vengono condannati a morte, nel frattempo il padre di Bettinzoli e la madre di Perlasca fanno tutto il possibile per ottenere una commutazione della pena, ma tutto risulta inutile.
▲Dopo la condanna dei due, le famiglie cercano invano di contattarli e solo la madre di Perlasca ottiene un colloquio col figlio, per questo si reca a Brescia assieme alla sorella e alla fidanzata Mimy. L’ultimo incontro con i familiari avviene la sera del 23 febbraio 1944<ref> {{Cita | Anni 1985 | p. 25 }} </ref>.
Alle otto del mattino del 24 febbraio 1944 Perlasca e Bettinzoli vengono portati in automobile, assieme a Bettinzoli, al maneggio della ex caserma del 77° Reggimento Fanteria, attuale caserma Randaccio, dove poco dopo vengono fucilati<ref>{{Cita | Anni 1980 | p. 53 }} - {{Cita | Anni 1985 | p. 25 }}- {{Cita | Anni 2008 vol. 1 | p. 51 }}</ref>.▼
Sul terreno preparato dall’attività dei primi gruppi, e particolarmente dallo sforzo organizzativo di Perlasca e Bettinzoli, dopo molte avversità come la durezza dell’inverno e la repressione, si innestano le formazioni che nell’estate del 1944 costituiscono la brigata «Giacomo Perlasca»<ref> {{Cita | Anni 1985 | p. 25 }} </ref>.▼
Il 23 febbraio Perlasca scrive la lettera dal carcere destinata alla madre in cui nomina anche sua sorella e la fidanzata Mimy.
{{Citazione| Carissima mamma,
ormai credo che non mi resti più molto tempo: checché si dica e si faccia sono conscio della mia sorte. Fatti animo, coraggio e supera la crisi. Per quanto riguarda me non ti affliggere: ho fede, sono rassegnato e la misericordia di Dio è tale che certo mi salverà. In cielo ho già un forte sostenitore della mia causa: Papà non mi ha mai abbandonato ed ora più che mai mi è vicino. Il mio spirito è pronto.
Anche alle sorelle mi rivolgo colle stesse espressioni di affetto; ad esse affido la mia Santa Mamma perché la curino, la seguano e la conservino: è una consegna che vi do. A Gigi una raccomandazione particolare, perché è attualmente
Amate tutti la mamma e tenetevela molto cara, riparate le sofferenze che io involontariamente le ho date.
Pensate che non finisco di vivere: ma inizierò
Quando Giuseppe ritornerà, portategli il mio saluto più caro e più affettuoso. Mi raccomando a tutte le vostre preghiere perché possa raggiungere presto la meta.
Lascio la mia adorata Mimy con un dolore certo per lei incancellabile: abbiatene sempre cura perché mi ha amato con tutto il cuore e tutto
È già di famiglia perché già era mia e il mio cuore pulsava con il suo.
Domando perdono a tutti coloro che posso aver offeso volontariamente o involontariamente. Non ho nessuno da perdonare perché sono sempre stato in armonia con tutti.
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Saluti a Maria e a Don Piero.
P.S. Mamma fai scegliere alla mia Mimy qualcosa di mio che mi ricordi per sempre e tienila per figlia al posto mio
▲Alle otto del mattino del 24 febbraio 1944 Perlasca e Bettinzoli vengono portati in automobile
▲Durante il marzo e l'aprile del 1944 la situazione all'interno del corpo delle Fiamme Verdi precipita a causa della scomparsa di Perlasca e degli arresti di tutti i componenti rimasti. Sul terreno preparato
==La Brigata Perlasca==
La Brigata si costituisce ufficialmente il 1 agosto 1944, ma le sue origini risalgono
Dopo la morte di Giacomo Perlasca, il suo nome viene attribuito a una delle formazione delle Brigate Fiamme Verdi chiamata appunto [[Brigata Perlasca]]. Con un organico di 280 uomini e operante tra la Valle Sabbia e la [[Valle Trompia]], alla fine del conflitto conterà una trentina di caduti
==Onorificenze==
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==Riconoscimenti==
Per delibera dei Consiglio comunale di Brescia, la via che congiunge via U. Ziliani con via E. Margheriti (quartiere Lamarmora) è stata denominata via Giacomo Perlasca<ref> {{Cita | AAVV Le vie della libertà | p. 127 }} </ref>. Gli è stato dedicato anche un sentiero in zona Forno d'Ono .
▲ [[File:Mappa PNG sentiero Giacomo Perlasca.
==Note==
==Bibliografia==
* {{cita libro | curatore = Piero Malvezzi | curatore2 = Giovanni Pirelli | altri= nota introduttiva di Gustavo Zagrebelsky, prefazione di Enzo Enriques Agnoletti |titolo=Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana (8 settembre 1943 - 25 aprile 1945) | anno=2009 | edizione = 16 | editore=Einaudi | città=Torino | ISBN=9788806200763 | cid= Malvezzi, Pirelli 2009 }}
* {{cita libro | curatore = Piero Malvezzi | curatore2 = Giovanni Pirelli | altri= prefazione di Enzo Enriques Agnoletti |titolo=Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana (8 settembre 1943 - 25 aprile 1945) | anno=1952 | edizione = 1 | editore=Einaudi | città=Torino | ISBN= no | cid= Malvezzi, Pirelli 1952 }}
* {{cita libro | autore= AAVV | curatore = Dario Morelli | titolo= "Brescia libera" e "Il Ribelle" (1943-1945). Ristampa anastatica | anno= 1974 | editore=Editrice Sintesi - Istituto storico della Resistenza bresciana | città= Brescia | cid= Brescia libera 1943-1945 (ristampa anastatica del 1974) }}
* {{cita libro | curatore = Giannetto Valzelli
* {{Cita video|autore = Angio Zane |titolo = Ribelli Brigata Perlasca |data = giugno 2003 | editore = Museo Archivio Audiovisivo Gardesano Onda
* {{Cita pubblicazione | titolo = Fiamme Verdi in Valsabbia (8 settembre 1943 - 24 febbraio 1944) | autore = Rolando Anni | rivista = Supplemento del Giornale di Brescia | volume = | numero = 78 | editore = Editoriale Bresciana S.p.A. | città = Brescia | data = 16 aprile 1985 | pp =21-25
* {{cita libro | nome= Rolando | cognome= Anni | titolo=Storia della Brigata «Giacomo Perlasca» |
* {{cita libro | nome= Rolando | cognome= Anni | titolo=Dizionario della Resistenza bresciana (A-M) | volume =1 | anno= 2008 | editore=Morcelliana Edizioni | città= Brescia | ISBN=9788837222802 | cid= Anni 2008 vol. 1 }}
* {{cita libro | nome= Rolando | cognome= Anni | titolo=Dizionario della Resistenza bresciana (N-Z) | volume =2 | anno= 2008 | editore=Morcelliana Edizioni | città= Brescia | ISBN=9788837222802 | cid= Anni 2008 vol. 2 }}
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* {{cita libro | nome=Emilio | cognome=Arduino | titolo=Brigata Perlasca. Ristampa anastatica dell'edizione del 1946 | anno=2011 | editore=Massetti Rodella | città=Brescia | ISBN=9788884864895 | cid= Arduino 2011 }}
* {{cita web|url= http://www.liceofermisalo.eu/attachments/article/104/Arduino%20-%20Brigata%20Perlasca.pdf | titolo= Brigata Perlasca. Cronistoria con un disegno storico di Emilio Arduino
* {{cita libro | nome = Emilio | cognome = Arduino | altri = Presentazione di Don Angelo Chiappa, note biografiche di Giordana Miami Arduino, introduzione di Nicola Galvani e Rolando Anni | titolo= Brigata Perlasca | anno= 2011 | editore=Massetti Rodella | città=
* {{cita libro | autore= Roberto Cucchini | autore2 = Pier Luigi Fanetti | autore3 = Bruna Franceschini | autore4 = Matteo Guerini | autore5 = Maria Piras | altri = coordinatore Marino Ruzzenenti | curatore = Gruppo di ricerca della Commissione scuola dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia (Anpi) | titolo= Le vie della Libertà. Un percorso della memoria (Brescia 1938-1945) | formato = PDF | url = http://www.anpibrescia.it/public/wp/wp-content/uploads/Le-vie-della-Liberta.pdf | anno= 2005 | editore= Provincia di Brescia | città= Brescia | accesso = 20/04/2016|cid=AAVV Le vie della Libertà }}
==Collegamenti esterni==
* [[Associazione_Nazionale_Partigiani_d%27Italia | Associazione Nazionale Partigiani d'Italia]]
* {{cita web|url= https://www.anpi.it/donne-e-uomini/794/giacomo-perlasca|data =25 Luglio 2010 | sito =anpi.it |titolo= Donne e uomini della Resistenza. Giacomo Perlasca|accesso=06/04/2016 |cid =ANPI 2010}}
* {{cita web|url= http://www.ecodellevalli.tv/cms/155447/pertica-alta-69esimo-dalla-liberazione-omaggio-alla-brigata-perlasca/ | data=
* {{cita web|url= http://www.fiammeverdibrescia.it/personaggi/perlasca-giacomo/ |titolo= Perlasca, Giacomo | sito= fiammeverdibrescia.it | accesso=06/04/2016}}
* {{cita web| autore=Fiamma Satta |url= http://diversamenteaff-abile.gazzetta.it/2014/04/23/25-aprile-grazie-giacomo-perlasca/?refresh_ce-cp | data= 23 aprile 2014 | sito=gazzetta.it | titolo=25 Aprile: grazie, Giacomo Perlasca!|accesso=06/04/2016 | cid= Satta 2014}}
* {{cita web|url=http://www.fiammeverdibrescia.it/la-stampa-clandestina/|titolo=La stampa clandestina| sito= fiammeverdibrescia.it |accesso=04/04/2016|cid =Fiamme Verdi Brescia}}
* {{cita web|url= http://www.brescialeonessa.it/brescia-ribelle-1943-1945.pdf |titolo= Brescia ribelle : 1943-1945 | sito= brescialeonessa.it | formato = PDF | accesso=06/04/2016}}
* {{cita web|url=http://www.anpibrescia.it/public/wp/storia/la-resistenza-a-brescia/|titolo=La Resistenza nella Provincia di Brescia | sito= anpibrescia.it |accesso=28/04/2016|cid = Resistenza Bresciana }}
* {{YouTube|autore = |id = vQbwRumZ204 |titolo = I Ribelli della Brigata Perlasca di Angio Zane (1986) | produttore = Angio Zane |data = 24 febbraio 2012 | cid =
* {{cita web|url= http://www.fiammeverdivallecamonica.it/index.php?option=com_content&view=article&id=53&Itemid=10 |titolo= Brescia libera | sito = fiammeverdivallecamonica.it |accesso= 16/04/2016}} (a questo link possiamo trovare in download i numeri del foglio ''Brescia Libera''. Le date dei 5 numeri esistenti sono del: 19 novembre 1943, 26 novembre 1943, 15 dicembre 1943, 21 dicembre 1943, 15 gennaio 1944)
* {{cita web|autore=Massimo Tedeschi | url= http://www.lovatti.eu/st/Passarella.htm |titolo= Una tragedia partigiana |sito= lovatti.eu |accesso= 16/04/2016 }} (in questa pagina si trova qualche informazione sul foglio ''Brescia libera'' e la vicenda di Franco Passarella, articolo ripreso dall'omonimo articolo sul Corriere della Sera, nella sezione locale bresciana del 12 settembre 2013)
{{Portale|biografie|guerra}}
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