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Il termine '''post-verità''', è la traduzione dell'inglese '''''post-truth''''': esso indica quella condizione secondo cui, in una discussione relativa a un fatto o una notizia, la [[verità]] viene considerata una questione di secondaria importanza.
 
Nella post-verità la notizia viene percepita e accettata come vera dal pubblico sulla base di emozioni e sensazioni, senza alcuna analisi concreta della effettiva veridicità dei fatti reali.raccontati: Inin una discussione caratterizzata da "post-verità", i fatti oggettivi, - chiaramente accertati, - sono meno influenti nel formare l'[[opinione pubblica]] rispetto ad appelli aad emozioni e convinzioni personali.
 
Il termine, già comparso in precedenza, ha conosciuto un forte incremento del suo utilizzo nelle discussioni relative aalla [[politologia]] e alla [[comunicazione politica]] a seguito di alcuni importanti eventi politici avvenuti nel 2016 (tra cui il [[referendum sulla permanenza del Regno Unito nell'Unione europea]] e le [[elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 2016]]<ref>Sull'"accento speciale" che hanno meritato questi due eventi, nella ricostruzione pubblica del fenomeno, v. Stefano Rolando, ''Post-verità e dibattito pubblico'', [[Mondoperaio]], n. 5/2017, p. 87.</ref>, al punto che l'[[Oxford English Dictionary]] ha deciso di eleggere ''post-truth'' come ''parola dell'anno del 2016''<ref>{{cita web|url=https://en.oxforddictionaries.com/word-of-the-year/word-of-the-year-2016|titolo=Word of the Year 2016|sito=oxforddictionaries.com|lingua=en|accesso=22 gennaio 2017}}</ref>).
 
== Definizione ==
Oggi si parla di ''post-verità'' in riferimento a una notizia completamente falsa ma che, spacciata per autentica, sarebbe in grado di influenzare una parte dell'opinione pubblica, divenendo di fatto un argomento reale, dotato di un apparente senso logico. Chi seguesi laaffida alla ''post-verità'' tende a rivangare i propri sentimenti e le proprie paure; chi invece cerca la verità in campo politico ed economico tende invece a rapportarsi con il mondo reale e con la storia.
 
[[File:No-obama.jpg|thumb|Un cartello di protesta contro il presidente statunitense [[Barack Obama]] che fa riferimento alla leggenda metropolitana circasecondo la mancanzaquale dimancherebbe un certificato che proverebbeaccerti la sua nascita dello stesso negli Stati Uniti.]]
 
Differenti possono essere le interpretazioni scientifiche della storia e della realtà, ma, chi cerca la verità, si basa sempre su documenti e fatti accertati.
DifferentiSi possonopotrebbe essereaffermare leche interpretazioni scientifiche della storia e della realtà, ma, in chi ricerca la verità, esse partono sempre da documenti e da fatti accertati. Ilil termine post-verità descrive, invece,descriva una [[leggenda metropolitana]] che proverrebbeoriginatasi da una posizione - scettica e diffidente verso dati reali o scientifici, -e dadalla cuiquale si originano fatti o dati totalmente inventati<ref>Ad esempio, fu messa in dubbio, nel 2008, la nascita di Obama sul suolo statunitenseː una ''bufala'' cui molti hanno creduto.</ref>: se l'intento è quello di delegittimare il comune sentire dell'opinione pubblica ''mainstream'', può degradare in una [[teoria del complotto]]<ref>Di bugie di questo tipo è piena la storia: i ''[[Protocolli dei Savi Anziani di Sion]]'' predisposero la gente ai ''pogrom'' degli ebrei e alla ''[[Shoah]]''.</ref>; se organizzata a tavolino da chi gestisce i ''[[mass media]]'' in modo professionale, può dar luogo ad una [[manipolazione dell'informazione]]. Attraverso i ''[[social media]]'', la possibilità di diffusione di questo tipo di ''bufala'' è aumentata in modo esponenziale. E la notorietà del termine ci informa che è in crescita l'attitudine a ritenere come vere alcune notizie, palesemente false o alterate, ma che hanno tale forza emotiva, che coincidono talmente con nostre immaginarie rappresentazioni della realtà, che alla fine diventano ciò che ci piace dire e udire. Il confronto tra le opinioni, il dialogo tra le parti avverse, tendono a inaridirsi: ne soffre il gioco democratico. La ''post-verità'', ossessivamente ripetuta, tende a diventare un monologo.
== Origine del neologismo ==
Attraverso i ''[[social media]]'', la possibilità di diffusione di questo tipo di [[bufala]] è aumentata in modo esponenziale. La notorietà del termine ci informa inoltre che è in crescita l'attitudine a ritenere come vere alcune notizie palesemente false o alterate, ma dotate di una tale forza emotiva, talmente coincidenti con immaginarie rappresentazioni della realtà di ciascuno, che alla fine queste diventano ciò che ci piace dire e udire.
Secondo l'Oxford Dictionary, il termine ''post-truth'' fu usato per la prima volta nel 1992<ref>{{cita web|url=https://www.theguardian.com/books/2016/nov/15/post-truth-named-word-of-the-year-by-oxford-dictionaries|titolo='Post-truth' named word of the year by Oxford Dictionaries.|autore=Alison Flood|sito=theguardian|data=15 Novembre 2016|accesso=20 Novembre 2017}}</ref> sulla rivista statunitense ''[[The Nation]]'', in un articolo scritto dal drammaturgo serbo-americano [[Steve Tesich]]: vi si affermava che, rispetto alla copertura mediatica successiva alla scoperta della verità dello [[scandalo Watergate]], quella più attenuata offerta sullo [[scandalo Iran-Contra]] e sulla [[Guerra del Golfo|prima guerra del Golfo]] dimostravano il fatto che «noi, come popolo libero, abbiamo liberamente scelto di voler vivere in una specie di mondo post-verità».<ref><cite class="citation web">Flood, Alison (15 November 2016)</cite></ref>.
 
=== Nuovo usoUso del termine ===
Nel 2004 il docente americano Ralph Keyes usò il termine "post-truth era" come titolo di un suo libro. Nello stesso anno il giornalista americano Eric Alterman parlò di «politiche ambientali post-verità» e coniò l'espressione «presidenza post-verità» dopo aver analizzato le dichiarazioni fuorvianti fatte dall'[[George W. Bush|amministrazione Bush]], a seguito degli [[Attentati dell'11 settembre 2001|attacchi terroristici dell'11 settembre]] <ref>{{cita web| url=http://www.benecomune.net/rivista/numeri/gennaio-2017-vero-o-falso/post-verita-e-postmodernita/|titolo=Post-verità e postmodernità|autore=Tiberio Graziani | anno=26 Gennaio 2017|accesso=20 Novembre 2017}}</ref>.
=== Origine e uso del neologismo ===
Secondo l'Oxford Dictionary, il termine ''post-truth'' fu usato per la prima volta nel 1992<ref>{{cita web|url=https://www.theguardian.com/books/2016/nov/15/post-truth-named-word-of-the-year-by-oxford-dictionaries|titolo='Post-truth' named word of the year by Oxford Dictionaries.|autore=Alison Flood|sito=theguardian|data=15 Novembre 2016|accesso=20 Novembre 2017}}</ref> sulla rivista statunitense ''[[The Nation]]'', in un articolo scritto dal drammaturgo serbo-americano [[Steve Tesich]]: vi siegli affermava che, rispetto allala copertura mediatica successiva alla scoperta della verità dello [[scandalo Watergate]], quella più attenuata offerta sullo [[scandalo Iran-Contra]] e sullaquella della [[Guerra del Golfo|prima guerra del Golfo]] dimostravanoebbero ilminore impatto rispetto a quella dello [[scandalo Watergate]]. Ciò -a detta di Tesich- fattodimostrerebbe che «noi, come popolo libero, abbiamo liberamente scelto di voler vivere in una specie di mondo post-verità».<ref><cite class="citation web">Flood, Alison (15 November 2016)</cite></ref>.
 
Nel 2004 il docente americano Ralph Keyes usò il termine "post-truth era" come titolo di un suo libro.<ref>{{cita libro| nome=Ralph | cognome=Keyes | titolo=The Post-Truth Era: Dishonesty and Deception in Contemporary Life | anno=2004 | editore=St. Martin's Press | città=New York | ISBN=9781429976220}}</ref> Nello stesso anno il giornalista americano Eric Alterman parlò di «politiche ambientali post-verità» e coniò l'espressione «presidenza post-verità» dopo aver analizzato le dichiarazioni fuorvianti fatte dall'[[George W. Bush|amministrazione Bush]], a seguito degli [[Attentati dell'11 settembre 2001|attacchi terroristici dell'11 settembre]] <ref>{{cita web| url=http://www.benecomune.net/rivista/numeri/gennaio-2017-vero-o-falso/post-verita-e-postmodernita/|titolo=Post-verità e postmodernità|autore=Tiberio Graziani | anno=26 Gennaio 2017|accesso=20 Novembre 2017}}</ref>.
Il saggista americano Colin Crouch, nel suo libro ''Post-democrazia'', usò tale termine per delineare un modello di politica, dove «le elezioni di fatto esistono e possono cambiare i governi», ma dove «il dibattito elettorale pubblico è uno spettacolo strettamente controllato, gestito da squadre rivali di professionisti esperti nelle [[Disinformazione|tecniche di persuasione]], che scelgono solo una piccola gamma di temi, da affrontare durante i dibattiti». Crouch attribuiva al «modello di industria pubblicitaria» applicato alle comunicazioni politiche la causa della crisi di fiducia e le accuse di disonestà che pochi anni dopo altre persone associarono con le politiche post-verità.
 
Il saggista americanobritannico [[Colin Crouch,]] usò tale termine nel suoproprio libro, intitolato ''Post-democrazia'', usò tale termine per delineare un modello di politica, dovein cui «le elezioni di fatto esistono e possono cambiare i governi», ma dove «il dibattito elettorale pubblico è uno spettacolo strettamente controllato, gestito da squadre rivali di professionisti esperti nelle [[Disinformazione|tecniche di persuasione]], che scelgono solo una piccola gamma di temi, da affrontare durante i dibattiti». Crouch attribuiva al «modello di industria pubblicitaria» applicato alle comunicazioni politiche la causa della crisi di fiducia e le accuse di disonestà che pochi anni dopo altre persone associarono con le politiche post-verità.<ref>{{cita libro| nome=Colin | cognome=Crouch | titolo=Postdemocrazia | anno=2009 | editore=Gius.Laterza & Figli Spa | città=Bari | ISBN=9788858105689}}</ref>
 
Successivamente, il termine post-verità ha iniziato aad prendere deiassumere connotati differenti, inserendosi all'interno di nuove teorie che abbracciano principalmente due materie: la politologia e la [[comunicazione politica]].
=== Nuovo uso del termine ===
Successivamente, il termine post-verità ha iniziato a prendere dei connotati differenti, inserendosi all'interno di nuove teorie che abbracciano due materie: la politologia e la [[comunicazione politica]].
 
Secondo la moderna accezione della post-verità, con ''politica della post-verità'' o ''politica post-fattuale'' (derivante dall'[[lingua inglese|inglese]] ''post-truth politics''), si s'intende una cultura politica caratterizzata da dibattiti in gran parte contraddistinti da [[Retroazione|feedback]] emotivi, scollegati dai tratti principali della politica in discussione,: ovverosi unaricorre formaanzi dialla politica in cui i fatti oggettivi sono meno influenti del ricorso alle emozioni e alle credenze personali, e dalla ripetutareiterata affermazione degli stessi argomenti di discussione che ignorano le obiezioni. La post-verità differisce dalla contestazione tradizionale e dalla falsificazione della [[verità]], perché la verità stessa è posta in secondo piano rispetto al dibattito.
 
Nel 2009 il politologo francese [[Dominique Moïsi]] ha intitolato un suo libro ''Geopolitica delle emozioni'', dovetesto vienenel quale si affermatoafferma che la post-verità si diffondepropaga allanella rete e ainei [[Rete sociale|social network]],: perché rappresenta un meccanismo per cui dei fatti obiettivi influiscono sempre meno sull’opinione pubblica, che è elemento essenziale nel gioco della democrazia. Ilil flusso incontrollato di notizie ci predispone alle ''bolle mediatiche''. Il meccanismo dei ''followers'' e dei ''like'' non smonta le falsità, al contrario le rinforza. Infine, sempre secondo il politologo, la post-verità, intesa come bufala politica, diventa un monologo ripetuto all'infinito e che si sostituisce al dialogo tra parti avversarie<ref>{{cita testo|autore=Dominique Moïsi|titolo=La géopolitique de l'émotion: Comment les cultures de peur, d'humiliation et d'espoir façonnent le monde|editore=Flammarion|città=Paris|data=2008}}</ref>.
 
L'uso contemporaneo del termine è invece da attribuire al blogger David Roberts, che lo usò nel 2010, per una rubrica presente nel sito di informazione online ''Grist''.<ref name="economist-10-9-16">[http://www.economist.com/news/briefing/21706498-dishonesty-politics-nothing-new-manner-which-some-politicians-now-lie-and "The post-truth world: Yes, I’d lie to you," ''The Economist'' Sept 10, 2016]</ref> I [[politologi]] hanno identificatoriscontrato un'ascesa nelldell'uso delle politiche post-fattuali, nellain particolare nei vitacontesti politicapolitici americanaamericano, inglese, indianaindiano e turcaturco, edma anche in altre aree di discussione. Ciò è stato reso possibile a causa della semprecrescente piùvelocità velocidi diffusionidiffusione delle notizie, all'uso di fallaci logiche sempre più diffusein auge nei giornali, e alla continua crescita della presenza dei social media nella nostra quotidianità.<ref name="economist-10-9-16">[http://www.economist.com/news/briefing/21706498-dishonesty-politics-nothing-new-manner-which-some-politicians-now-lie-and "The post-truth world: Yes, I’d lie to you," ''The Economist'' Sept 10, 2016]</ref><ref name="NSci-revolut"><cite class="citation news">[https://www.newscientist.com/article/mg23030763-000-free-speech-has-become-sound-bites-with-revolutionary-results/ "Free speech has met social media, with revolutionary results"]. </cite></ref>
 
IlAnche l'[[Accademia della Crusca]] ha studiato il neologismo ''post-verità'': il 25 novembre 2016, in un intervento dal titolo ''Viviamo nell'epoca della post-verità?'', [[Marco Biffi]]<ref name=Crusca>Componente della Consulenza Linguistica dell'[[Accademia della Crusca]].</ref> , [[Marco Biffi]] ha scritto: «La rete ha senza dubbio delineato i connotati fondamentali di questa dimensione ''oltre la verità''. 'Oltre' è il significato che qui sembra assumere il prefisso 'post' (invece del consueto 'dopo'): si tratta cioè di un 'dopo la verità' che non ha niente a che fare con la cronologia, ma che sottolinea il superamento della verità fino al punto di determinarne la perdita di importanza. E, analizzando le modalità in cui il superamento si concretizza di volta in volta, colpisce la vocazione profetica che la parola nasconde tra le sue lettere: la post-verità, infatti, spesso finisce per scivolare nella ''verità dei post'' (come è successo spesso sulla rete proprio in relazione alle campagne politiche legate alla [[Brexit]] o alle elezioni americane).»<ref name=Crusca>{{cita web|url=http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/viviamo-nellepoca-post-verit|titolo=Viviamo nell'epoca della post-verità?|autore=Accademia della Crusca|anno= 25 Novembre 2016}}</ref>
Il termine si diffuse nel 2016 durante le campagne per le [[Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 2016|elezioni presidenziali americane del 2016]] e per il [[Referendum sulla permanenza del Regno Unito nell'Unione europea|referendum del 2016 sulla permanenza del Regno Unito nell'Unione Europea]]. L'[[Oxford Dictionary]], nello stesso anno elesse ''Post-Truth'' come ''parola dell’anno'', definendola come «relativa a circostanze in cui i fatti oggettivi sono meno influenti, nel formare l’opinione pubblica, del ricorso alle emozioni e alle credenze personali».
 
Per Marco Biffi prevale l'uso del sostantivo al femminile, masebbene civi sonosiano anche casi di ''post-verità'' al maschile.
=== L'Accademia della Crusca ===
L'[[Accademia della Crusca]] ha studiato il neologismo ''post-verità'', che descrive una società in cui conta apparenza e non sostanza, una moda distorta dei nostri tempi, amplificata dalla velocità dei ''media''; ad esempio, un'immagine simbolo della I [[Guerra del Golfo]] era quella di un cormorano sporco di petrolio. Ma lì non c'erano cormorani: la foto era stata scattata in Russia ma, diffusa ad arte, diventò la verità storico-politica di un altro luogo.
 
=== Opinioni sulla voce ===
Il 25 novembre 2016, in un intervento dal titolo ''Viviamo nell'epoca della post-verità?'', [[Marco Biffi]]<ref>Componente della Consulenza Linguistica dell'[[Accademia della Crusca]].</ref> ha scritto: «La rete ha senza dubbio delineato i connotati fondamentali di questa dimensione ''oltre la verità''. 'Oltre' è il significato che qui sembra assumere il prefisso 'post' (invece del consueto 'dopo'): si tratta cioè di un 'dopo la verità' che non ha niente a che fare con la cronologia, ma che sottolinea il superamento della verità fino al punto di determinarne la perdita di importanza. E, analizzando le modalità in cui il superamento si concretizza di volta in volta, colpisce la vocazione profetica che la parola nasconde tra le sue lettere: la post-verità, infatti, spesso finisce per scivolare nella ''verità dei post'' (come è successo spesso sulla rete proprio in relazione alle campagne politiche legate alla [[Brexit]] o alle elezioni americane).»<ref name=Crusca>{{cita web|url=http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/viviamo-nellepoca-post-verit|titolo=Viviamo nell'epoca della post-verità?|autore=Accademia della Crusca|anno= 25 Novembre 2016}}</ref>
Ha scritto [[Daniele Bresciani]] su ''[[Il Libraio'']]: «È la tanto citata ''post-verità'', tirata in ballo per le cantonate dei sondaggi pre-Brexit e pre-Trump (di cui parla anche [[Annamaria Testa]] su ''Internazionale''). In poche parole c’è chi per mestiere diffonde bufale in rete e se oggi quasi la metà della popolazione sceglie di informarsi (attenzione: il punto è tutto qui: non divertirsi, non scambiarsi le foto delle vacanze, ma ''informarsi'') attraverso i social network il problema esiste.» <ref> {{cita web|url= http://www.illibraio.it/post-verita-giornalismo-414703/|titolo= Daniele Bresciani, 2 dicembre 2016, su ''Il Libraio''| accesso= consultato il 21 novembre 2017}}</ref>
 
[[Stefano Cecchi]]<ref>2 dicembre 2016, col titolo ''Il fascino del falso nell'era "post verità"'', edito su ''Quotidiano net''.</ref> riferisce l'opinione di [[Vivian Schiller]], già responsabile delle news di [[Twitter]]: «La bufala più grossa ha riguardato [[Donald Trump]]. Si sosteneva che costui in campagna elettorale avesse avuto l'[[endorsement]] di Papa Francesco. Una notizia così falsa al punto che il giornale che l'avrebbe diffusa per primo, il ''Denver Guardian'', neppure esiste. Eppure per giorni è stata la notizia più letta su Facebook». DonaldContinua Trump, ma non solo.affermando: «Anche il fatto che Hillary aveva venduto armi all’Isis era una patacca. Eppure è stata la terza notizia più letta sui social Usa in quei giorni».<ref>{{cita web|url= http://www.quotidiano.net/magazine/cittadananza-informazione-spezia-1.2722186|titolo= Il fascino del falso nell'era 'post verità'|autore= Stefano Cecchi |lingua= italiano |accesso= 21 novembre 2017}}</ref>
Per Marco Biffi prevale l'uso del sostantivo al femminile, ma ci sono casi di ''post-verità'' al maschile.
 
[[Annamaria Testa]], esperta di comunicazione, ha scritto, in un articolo intitolato ''Vivere ai tempi della post-verità''<ref>22 novembre 2016, su ''Internazionale''.</ref> ː «Dovete sapere che i ''[[Fact checking|fact checker]]'' del ''[[Washington Post]]'' valutano il grado di verità delle affermazioni assegnando ''Pinocchi''. ''Un Pinocchio'' corrisponde a una quasi-verità, ''due Pinocchi'' sono una verità con omissioni o esagerazioni, ''tre Pinocchi'' sono una quasi falsità, o una verità espressa in maniera molto fuorviante, ''quattro Pinocchi'' sono una bufala totale. Infine, un Pinocchio ''capovolto'' corrisponde al ritrattare un’affermazione precedente facendo finta di niente, e un segno di spunta (o ''Geppetto'') corrisponde alla pura verità. Bene: nel corso della sua campagna elettorale Trump batte ogni record collezionando ben 59 affermazioni da ''quattro Pinocchi''.»
 
Daniele Scalea ritiene che la campagna contro le [[fake news]] nasconda la paura dell'establishment contro i cambiamenti e che si debba lasciar affermare la [[bufala]] che la Terra sia piatta «affinché l'onesto possa indicarci che il “Re è nudo”, senza per questo rischiare di essere accusato di propinare una bufala o di essere censurato da [[Facebook]] e [[Google]]».<br>Mario Pireddu giudica come post-verità l'affermazione secondo la quale l'influenza di notizie false provenienti da Internet possa portare ad una situazione in cui sia impossibile distinguere il vero dal falso. Gli internauti utilizzerebbero difatti «fonti più differenziate rispetto a coloro che si informano con mezzi tradizionali (Tv, radio e giornali), e oggi il fact-checking è più facile, rapido e diffuso di un tempo»<ref>[http://www.ilfoglio.it/cultura/2016/12/14/news/post-verita-censura-establishment-media-informazione-bufale-111043/ Daniele Scalea ''Il peso delle bufale sul web e le difficoltà delle èlite occidentali'']</ref>.
=== Interventi a sostegno dell'utilità del termine ===
Ha scritto [[Daniele Bresciani]] su ''Il Libraio'': «È la tanto citata ''post-verità'', tirata in ballo per le cantonate dei sondaggi pre-Brexit e pre-Trump (di cui parla anche [[Annamaria Testa]] su ''Internazionale''). In poche parole c’è chi per mestiere diffonde bufale in rete e se oggi quasi la metà della popolazione sceglie di informarsi (attenzione: il punto è tutto qui: non divertirsi, non scambiarsi le foto delle vacanze, ma ''informarsi'') attraverso i social network il problema esiste.»
 
Vladimiro Giacché ritiene che l'istituzione di un organismo governativo di controllo contro le post verità sia equiparabile al ministero della Verità, descritto da [[Orwell]] nel romanzo [[1984]], e controbatte citando esempi di quelle che ritiene siano verità tenute nascoste o ignorate da gran parte dei media.<ref>[http://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/siamo-al-ministero-della-verita-come-in-1984-di-orwell/ Silvia Truzzi ''Bufale web, Giacché: “Informazione da controllare? Siamo al ministero della Verità, come in ‘1984’ di Orwell”''].</ref>
[[Stefano Cecchi]]<ref>2 dicembre 2016, col titolo ''Il fascino del falso nell'era "post verità"'', edito su ''Quotidiano net''.</ref> riferisce l'opinione di [[Vivian Schiller]], già responsabile delle news di [[Twitter]]: «La bufala più grossa ha riguardato [[Donald Trump]]. Si sosteneva che costui in campagna elettorale avesse avuto l'[[endorsement]] di Papa Francesco. Una notizia così falsa al punto che il giornale che l'avrebbe diffusa per primo, il ''Denver Guardian'', neppure esiste. Eppure per giorni è stata la notizia più letta su Facebook». Donald Trump, ma non solo. «Anche il fatto che Hillary aveva venduto armi all’Isis era una patacca. Eppure è stata la terza notizia più letta sui social Usa in quei giorni».
 
Secondo [[Gaetano Azarriti]] il dibattito deve essere articolato su tre piani: «La [[disinformazione]] -ovvero la propaganda-, l’informazione falsa e il pensiero critico. Gli ultimi due sono già regolamentati: se si dà un’informazione falsa esistono sanzioni giuridiche. Il limite del rimedio giudiziario è che arriva tardi, ma c’è. Il pensiero critico deve essere salvaguardato e non può avere limitazioni perché fa parte della sfera delle libertà»<ref> [http://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/e-impensabile-e-pericoloso-ipotizzare-sanzioni/ SiT, ''Bufale web, Azzariti: “È impensabile e pericoloso ipotizzare sanzioni”'']</ref>.
[[Annamaria Testa]], esperta di comunicazione, ha scritto, in un articolo intitolato ''Vivere ai tempi della post-verità''<ref>22 novembre 2016, su ''Internazionale''.</ref> ː «Dovete sapere che i ''[[Fact checking|fact checker]]'' del ''[[Washington Post]]'' valutano il grado di verità delle affermazioni assegnando ''Pinocchi''. ''Un Pinocchio'' corrisponde a una quasi-verità, ''due Pinocchi'' sono una verità con omissioni o esagerazioni, ''tre Pinocchi'' sono una quasi falsità, o una verità espressa in maniera molto fuorviante, ''quattro Pinocchi'' sono una bufala totale. Infine, un Pinocchio ''capovolto'' corrisponde al ritrattare un’affermazione precedente facendo finta di niente, e un segno di spunta (o ''Geppetto'') corrisponde alla pura verità. Bene: nel corso della sua campagna elettorale Trump batte ogni record collezionando ben 59 affermazioni da ''quattro Pinocchi''.»
 
Secondo [[Gustavo Zagrebelsky|Zagrebelsky]] le post-verità non sono così influenti, in quanto «Le bufale del Web sono così dozzinali che chi ha un minimo di conoscenza può facilmente respingerle [...]. Occorrerebbe bloccare gli interventi anonimi sul Web, così sarebbe più facile distinguere chi è credibile e chi no [...]. Le fake news diffuse per turbare l'ordine pubblico sono già ora materia penale. Per il resto, questa storia della post-verità mi pare un discorso falso: come se prima non fosse esistita e avessimo vissuto nel paradiso della verità»<ref>[http://www.agoravox.it/Zagrebelsky-e-il-voto-agli.html Zagrebelsky e il voto agli ignoranti] Aldo Funicelli, Agorà Vox, sabato 14 gennaio 2017 </ref>.
Nel Febbraio 2017, Claire Wardle scrive un articolo su ''First Draft News'', <ref>{{cita web|url=https://firstdraftnews.com/fake-news-complicated/|titolo=Fake news. It’s complicated.|autore=Claire Wardle|sito=First Draft News|data=16 Febbraio 2017|accesso=16 Novembre 2017}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.valigiablu.it/fakenews-disinformazione/|titolo=Facile dire fake news. Guida alla disinformazione|autore=Angelo Romano|sito=Valigia Blu|data=22 Febbraio 2017|accesso=16 Novembre 2017}}</ref> dove propone di andare oltre il classico significato di ''notizia falsa'' distinguendo "l'ecosistema della disinformazione" in [[misinformazione]] e [[disinformazione]].
 
La ''misinformazione'' è l'attività di diffusione involontaria di informazioni false; la ''disinformazione'', al contrario della prima, è la voluta creazione e diffusione di informazioni false per fini commerciali o politici.
Nel Febbraio 2017, Claire Wardle scrive un articolo su ''First Draft News'', nel quale la studiosa propone di andare oltre il classico significato di ''notizia falsa o [[fake news]]'' distinguendo ne "l'ecosistema della disinformazione" la ''misinformazione'' e la ''[[disinformazione]]''<ref>{{cita web|url=https://firstdraftnews.com/fake-news-complicated/|titolo=Fake news. It’s complicated.|autore=Claire Wardle|sito=First Draft News|data=16 Febbraio 2017|accesso=16 Novembre 2017}}</ref>, tematica affrotata anche in un articolo del sito di osservazione giornalistica ''Valigia Blu''<ref>{{cita web|url=http://www.valigiablu.it/fakenews-disinformazione/|titolo=Facile dire fake news. Guida alla disinformazione|autore=Angelo Romano|sito=Valigia Blu|data=22 Febbraio 2017|accesso=16 Novembre 2017}}</ref>. dove<br>La propone''misinformazione'' è l'attività di andarediffusione oltreinvolontaria ildi classicoinformazioni significatofalse; dila ''notizia falsadisinformazione'', distinguendoal "l'ecosistemacontrario della disinformazione"prima, inè [[misinformazione]]la voluta creazione e [[disinformazione]]diffusione di informazioni false per fini commerciali o politici.
Per poter capirecomprendere il complesso funzionamento di questo ''ecosistema'', Clairela Wardle sottolinea tre punti fondamentali:
* Conoscere i diversi contenuti creati e condivisi.
* LeConoscere le motivazioni per le quali una ''[[fake news]]'' viene creata.
* InComprendere cheil modo in cui il contenuto viene diffuso.
Vengono inoltre definiti sette modi in cui un contenuto falso può essere condiviso nell'ecosistema informativo, in altre parole, sette tipi di disinformazione:
 
# Collegamento ingannevole: quando il contenuto si discosta dal titolo, immagine e/o didascalia.
# Contesto ingannevole: quando è presente delparte di un contenuto reale ma accompagnato da informazioni contestuali false.
# Contenuto manipolato: quando l'immagine, o l'informazione reale stessa, viene manipolata per trarre in inganno il lettore.
# Contenuto fuorviante: quando l'informazione è veicolata suverso un problema o una persona.
# Contenuto ingannatore: quando l'informazione viene spacciata come proveniente da fonte realmente esistita.
# Contenuto falso al 100%: quando l'intero contenuto è del tutto falso e vuole trarre in inganno.
# Manipolazione della satira: quando l'intento non è di procurare danni, ma il contenuto è comunque satirico ed ingannevole.
 
MaTuttavia, non è sufficiente conoscere solamente le diverse tipologie di contenuti per scomporre il meccanismo di disinformazione,. perPer questo Clairela Wardlestudiosa congiunge alle precedenti sette voci,coniuga otto possibili motivazioni spiegantiche spiegherebbero la creazione dei suddetti ''fake content'', insieme alle precedenti sette voci: profitto, influenza politica, [[propaganda]], [[faziosità]], provocazione, [[parodia]], cattivo giornalismo, interesse particolare.
 
In un'intervista, pubblicata il 3 gennaio 2017 e rilasciata alla giornalista Virginia Della Sala de ''[[Il Fatto Quotidiano]]'', il giornalista televisivo [[Enrico Mentana]] ha risposto così alla domanda se secondoa suo luiparere le fake-news, dunque le post-verità, abbianoavessero potuto influenzare gli esiti dell'elezione di Donald Trump e dei referendum britannico e italiano: «L'informazione negativa influenza sempre in qualche modo una campagna elettorale. Si pensi a quella su Berlusconi, fatta per anni. Altro discorso è invece il macigno sulla "post verità": sulle elezioni americane, dall'Italia, era chiaro che le informazioni contro [[Donald Trump|Trump]] fossero molto più numerose di quelle contro la [[Hillary Clinton|Clinton]]. È ridicolo oggi raccontare il contrario. Otto anni fa si leggevano articoli su quanto fosse fico Obama perché usava i social network per la sua campagna. E oggi? Capovolgiamo il concetto solo perché ha vinto Trump? Il termine post-truth è da un lato troppo ingenuo, dall'altro troppo ingegnoso. E comunque è troppo generico. Non è altro che la balla dell'altro, mentre la tua, di balla, passa come una considerazione. Il voto, in realtà, è viscerale: il ritratto arriva dopo. Accattivante o repellente che sia<ref>{{Cita news|url=http://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/controlli-dannosi-e-inutili-basterebbe-vietare-lanonimato/|titolo=Bufale web, Mentana: "Controlli dannosi e inutili. Basterebbe vietare l’anonimato" - Il Fatto Quotidiano|pubblicazione=Il Fatto Quotidiano|accesso=2017-01-04}}</ref>».
=== Pareri scettici ===
In un'intervista, pubblicata il 3 gennaio 2017 e rilasciata alla giornalista Virginia Della Sala de Il Fatto Quotidiano, il giornalista televisivo [[Enrico Mentana]] ha risposto così alla domanda se secondo lui le fake-news, dunque le post-verità, abbiano potuto influenzare gli esiti dell'elezione di Donald Trump e dei referendum britannico e italiano: «L'informazione negativa influenza sempre in qualche modo una campagna elettorale. Si pensi a quella su Berlusconi, fatta per anni. Altro discorso è invece il macigno sulla "post verità": sulle elezioni americane, dall'Italia, era chiaro che le informazioni contro Trump fossero molto più numerose di quelle contro la Clinton. È ridicolo oggi raccontare il contrario. Otto anni fa si leggevano articoli su quanto fosse fico Obama perché usava i social network per la sua campagna. E oggi? Capovolgiamo il concetto solo perché ha vinto Trump? Il termine post-truth è da un lato troppo ingenuo, dall'altro troppo ingegnoso. E comunque è troppo generico. Non è altro che la balla dell'altro, mentre la tua, di balla, passa come una considerazione. Il voto, in realtà, è viscerale: il ritratto arriva dopo. Accattivante o repellente che sia<ref>{{Cita news|url=http://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/controlli-dannosi-e-inutili-basterebbe-vietare-lanonimato/|titolo=Bufale web, Mentana: "Controlli dannosi e inutili. Basterebbe vietare l’anonimato" - Il Fatto Quotidiano|pubblicazione=Il Fatto Quotidiano|accesso=2017-01-04}}</ref>».
 
DaVi diversesono partialtresì siopinioni giudicache ritengono antidemocratico l'avereaver coniato il termine ''post-verità'', il cui uso tenderebbe a prepararelimitare un giro di vite sullala libertà di espressione<ref>[http://www.beppegrillo.it/2016/12/le_post-cazzate_dei_nuovi_inquisitori.html Posizione critica del leader Beppe Grillo]</ref><ref>Il Foglio: Post-Verità: censura dell'establishment sui media e sull'informazione [http://www.ilfoglio.it/cultura/2016/12/14/news/post-verita-censura-establishment-media-informazione-bufale-111043/]</ref><ref>Il FattoQuotidiano: Informazione da controllare? Siamo al ministero della Verità, come in '1984' di Orwell [http://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/siamo-al-ministero-della-verita-come-in-1984-di-orwell/]</ref><ref>Il Fatto Quotidiano: L'opinione di Azarriti costituzionalista de La Sapienza di Roma [http://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/e-impensabile-e-pericoloso-ipotizzare-sanzioni/]</ref><ref>Zagrebelsky: "questa storia della post-verità mi pare un discorso falso" [http://www.agoravox.it/Zagrebelsky-e-il-voto-agli.html]</ref>.
 
==Esempi nel mondo dell'arte ==
== Rapporto con l'etica della comunicazione ==
Il mondo dell’arte ha spesso giocato sul concetto di verità, sulla contrapposizione tra il vero e il falso e su come quest’ultimo possa essere spacciato per verità. Un esempio calzante è fornito da un film del 1997, [[Sesso & potere]], che vede [[Robert De Niro]] e [[Dustin Hoffman]] - rispettivamente nei panni di Conrad Brean, uno [[spin doctor]], e di Stanley Motss, un produttore cinematografico - giocare con la verità: essi architettano un conflitto immaginario contro l’Albania per distrarre l’opinione pubblica da uno scandalo sessuale che vedeva coinvolto il presidente americano. Grazie alle abilità cinematografiche di Motss, la guerra prende forma, attraverso immagini fittizie veicolate dai media rappresentanti bombardamenti, villaggi in fiamme, profughi in fuga. In questo modo la finzione (la guerra) diventa realtà, solo perché si ha la possibilità di presumere che sia vera<ref>{{cita web| url= https://en.wikiquote.org/wiki/Wag_the_Dog| titolo= Wag The Dog| sito= [[Wikiquote]]| citazione= The war ain't over til I say it's over. This is my picture.| accesso= 20 novembre 2017}}</ref>.
In una società ''mediatizzata'', caratterizzata da flussi ininterrotti di informazioni, che si accavallano e che spesso si contraddicono, la possibilità di crearsi una chiara visione dei fatti, servendosi solo di argomenti razionali, è in diminuzione. Cresce, invece, l'interesse per chi inventa e [[Narrativa#Impatto_dei_media|racconta storie]]: la ''post-verità'' sembra essere diventata la chiave per la conquista e per l'esercizio del potere, sia politico sia economico, con una grave ricaduta in termini di abbassamento di livello dell'[[etica dei media]].
 
Una situazione analoga si presenta nel primo episodio della serie televisiva britannica [[The Thick of It]], in cui lo spin doctor Malcolm Tucker cerca di convincere il neoeletto ministro Hugh Abbot del fatto che un annuncio mai pronunciato avrebbe potuto improvvisamente diventare reale. <ref> {{cita news| autore= Matthew d’Ancona|url= https://www.theguardian.com/books/2017/may/12/post-truth-worst-of-best-donald-trump-sean-spicer-kellyanne-conway |titolo= Ten alternative facts for the post-truth world |pubblicazione= [[The Guardian]] |data= 12 maggio 2017| lingua= inglese |citazione= Yes, well, the announcement that you didn’t make today - you did | accesso= 20 novembre 2017 }} </ref>. È lo stesso principio che viene applicato dal cosiddetto [[Ministero della verità]] (in [[neolingua]] '''Miniver''') nel celebre romanzo distopico di [[George Orwell]], [[''1984'']] . Il romanzo può essere considerato uno degli esempi più validi di post-verità: al suo interno, la realtà non è mai definita, ma viene continuamente distorta per soddisfare le esigenze del [[Socing]]. In questo modo, attraverso gli strumenti nelle mani del partito - Ministero della Verità, [[psicopolizia]], [[neolingua]] - una guerra dichiarata all’Eurasia può essere improvvisamente sostituita da una guerra contro l’Estasia, senza che rimanga traccia del presunto conflitto con l’Eurasia. Una tale manipolazione della realtà avviene attraverso la modifica o la distruzione di tracce del passato e di documenti storici, ciò che viene definito [[revisionismo]]. Data l’assenza di fonti attendibili e di prove, risulta quasi impossibile distinguere la verità dalla menzogna: «Tutto svaniva nella nebbia. Il passato veniva cancellato, la cancellazione dimenticata, e la menzogna diventava realtà»<ref> {{cita libro | titolo= [[1984]] | autore= [[George Orwell]] | traduttore= Stefano Manferlotti | editore= Oscar Mondadori | città= Cles | anno= 2015 | capitolo= cap. VII p.79}} </ref>.
Nato in senso strettamente politico, il termine si diffonde anche in altri ambiti e si prepara a contagiare la conoscenza di fenomeni sociali che vanno "oltre" la politica, ad esempio il problema dell'emigrazione, ovvero la comunicazione scientifica: "è per ragioni identitarie (...) il rifiuto di ogni sapere, filosofico, tecnico, scientifico, perché su quello si baserebbe il [[Establishment|potere delle élite]]. E quindi la negazione di ogni “verità”, e non certo nel senso [[Karl Popper|popperiano]] della sua falsificabilità: per cui tutto può andar bene, le scie chimiche, il finto allunaggio della Nasa, i vaccini e l’autismo"<ref>[[Franco Debenedetti]], [http://mobile.ilsole24ore.com/solemobile/main/art/commenti-e-idee/2017-03-29/come-si-puo-arginare-populismo-grillo-193917.shtml?uuid=AEdKnfv ''Come si può arginare il populismo di Grillo'', Il Sole 24 ore, 30 marzo 2017].</ref>. L'effetto sulla pubblica credibilità del [[metodo sperimentale]] è dirompente: "sembra che (...) i [[verifica dei fatti|fatti accertati]] non esistano mai o che non esista [[Metodologia|metodo]] per accertarli. Ho l’impressione che si sia interrotta la cinghia di trasmissione tra fatti e cittadini, tra fatti e istituzioni, e questo è veramente pericoloso. Come può cambiare un paese che sembra sempre in bilico tra competenze e finzioni?"<ref>[[Elena Cattaneo]], ''L'Italia della scienza'', in [[Mondoperaio]], n. 2/2015, p. 30.</ref>.
 
== RapportoLa conPost-verità lnell'eticaera della comunicazione di massa ==
[[File:EU_referendum_leave_poster,_Belfast,_June_2016_-_geograph.org.uk_-_4990237.jpg|destra|miniatura|250x250px|Un manifesto sulla Brexit, che riporta informazioni false sulle spese del Regno Unito all'interno dell'UE, citato come esempio di politica post-fattuale.<ref name="Wollaston"><cite class="citation news">Ned Simons (8 June 2016).</cite></ref>.]]
In una società ''mediatizzata'', -caratterizzata cioè da flussi ininterrotti di informazioni, che si accavallano e che spesso si contraddicono,- la possibilità, per ciascuno, di crearsicreare una chiara visione dei fatti, servendosi solo di argomenti razionali, è in diminuzione. Cresce, invece, l'interesse per chi inventa e [[Narrativa#Impatto_dei_media|racconta storie]]: la ''post-verità'' sembra essere diventata la chiave per la conquista e per l'esercizio del potere, sia politico sia economico, con una grave ricaduta in termini di abbassamento di livello dell'[[etica dei media]].
 
Nato in senso strettamente politico, il termine si diffonde anche in altri ambiti e si prepara a contagiare la conoscenza di fenomeni sociali che vanno "oltre" la politica, adla esempioquestione ildell’emigrazione, problemaper dell'emigrazioneesempio, ovveroo laquella della comunicazione scientifica: «È per ragioni identitarie (...) il rifiuto di ogni sapere, filosofico, tecnico, scientifico, perché su quello si baserebbe il [[Establishment|potere delle élite]]. E quindi la negazione di ogni “verità”, e non certo nel senso [[Karl Popper|popperiano]] della sua falsificabilità: per cui tutto può andar bene, le scie chimiche, il finto allunaggio della Nasa, i vaccini e l’autismo"»<ref>[[Franco Debenedetti]], [http://mobile.ilsole24ore.com/solemobile/main/art/commenti-e-idee/2017-03-29/come-si-puo-arginare-populismo-grillo-193917.shtml?uuid=AEdKnfv ''Come si può arginare il populismo di Grillo'', Il Sole 24 ore, 30 marzo 2017].</ref>. L'effetto sulla pubblica credibilità del [[metodo sperimentale]] è dirompente: "sembra«Sembra che ([...)] i [[verifica dei fatti|fatti accertati]] non esistano mai o che non esista [[Metodologia|metodo]] per accertarli. Ho l’impressione che si sia interrotta la cinghia di trasmissione tra fatti e cittadini, tra fatti e istituzioni, e questo è veramente pericoloso. Come può cambiare un paese che sembra sempre in bilico tra competenze e finzioni?"»<ref>[[Elena Cattaneo]], ''L'Italia della scienza'', in [[Mondoperaio]], n. 2/2015, p. 30.</ref>.
Ne soffre il [[pensiero critico]], processo mentale che, dall'analisi di dati, arriva alla valutazione di un fenomeno o di un fatto<ref>[http://www.bbc.com/news/education-38557838 Sean Coughlan, ''What does post-truth mean for a philosopher?'', BBC news, 12 gennaio 2017].</ref>. Il giornale "Avvenire" usa, per questo fenomeno, l'espressione "immanentizzazione della verità"<ref>"Avvenire", [https://www.avvenire.it/agora/pagine/dietrologia- Se la verità si riduce a dietrologia], 14/5/2016</ref>.
 
[[File:EU_referendum_leave_poster,_Belfast,_June_2016_-_geograph.org.uk_-_4990237.jpg|destra|miniatura|250x250px|Un manifesto sulla Brexit, che riporta informazioni false sulle spese del Regno Unito all'interno dell'UE, citato come esempio di politica post-fattuale.<ref name="Wollaston"><cite class="citation news">Ned Simons (8 June 2016).</cite></ref>.]]
=== Utilizzo del termine nella vita politica ===
 
IlIn terminepolitica, “post-verità” descriverebbe descriveopportunamente il tratto principale delle [[propaganda |propagande]], i cui i sostenitori continuanocontinuerebbero a ripetere il proprio punto di vista, anche senonostante quest'ultimo risultarisulti essere falso, anche dopo le analisi condotte dai [[mass media]] o da esperti indipendenti. La tecnica riscuote interesse ed acquista efficacia soprattutto a ridosso di scadenze elettorali o referendarie, ina cuiridosso piùcioè delicatodi èmomenti ilassai momentodelicati, in termini di potenziale influenza sui comportamenti di voto, e massimonei èquali dovrebbe essere massimo l'interesse a preservare anzi la libertà di determinazione dell'elettore.
{{Approfondimento
|allineamento = destra
|larghezza = 300px
|titolo = I costi dell'appartenenza britannica all'UE
|contenuto = Il leader dell'UKIP [[Nigel Farage]] iniziò ad usare il dato "350 milioni", per cifrare il contributo britannico all'[[Unione europea]], affermando che tali fondi sarebbero stati più proficuamente impiegati nel mantenimento del sistema sanitario nazionale ([[National Health Service]]). Questo dato, che ignorava tutti gli altri punti a favore o contrari alla rimanenza, fu dichiarato come «potenzialmente fuorviante» dalla dall'Istituto Nazionale di Statistica, e come «irragionevole» dall'Istituto per gli Studi Fiscali, oltre ad essere respinto dalle [[Verifica dei fatti|verifiche dei fatti]], effettuate da importanti emittenti giornalistiche, come [[BBC News (rete televisiva)|BBC News]], News Channel 4 e Full Fact.
Tuttavia, i sostenitori del ''Leave'' continuarono ad usare il dato come elemento centrale della loro campagna, fino al giorno del referendum, dopoa ilseguito del quale hanno minimizzato la promessa come un «esempio», sottolineando prima''in primis'' che era stata sempre e solo suggerita come un possibile uso alternativo dei fondi netti inviati verso l'UE, e affermando in un secondo momento poi che la promessa di investire i fondi nell'NHS non era mai stata fatta.<ref>{{Cita pubblicazione|cognome=Good Morning Britain|data=2016-06-24|titolo=Nigel Farage Admits NHS Claims Were A Mistake {{!}} Good Morning Britain|accesso=2016-12-03|url=https://www.youtube.com/watch?v=cA3XTYfzd1I}}</ref> A seguito di ciò, la parlamentare Tory e sostenitrice del ''Leave'' [[Sarah Wollaston]], che lasciò il gruppo in segno di protesta durante la campagna, criticò il tutto come una «politica post-verità».
}}
Durante la campagna referendaria della primavera [[2016]] sulla permanenza del Regno Unito nell'Unione Europea, ad esempio, i sostenitori del ''Leave'' affermavano insistentemente che l'appartenenza all'Unione costasse al paese 350 milioni di sterline a settimana, iniziando, verso le fasi finali della campagna, ad usare il dato come un reale ammontare netto di denaro inviato direttamente all'UE. All'esito della vicenda, Micheal Deacon, giornalista del ''[[The Daily Telegraph]]'', ha riassunto il messaggio centrale delle politiche post-fattuali con la fraseː «I fatti sono negativi. I fatti sono pessimisti. I fatti sono antipatriottici»<ref>[http://www.telegraph.co.uk/news/2016/07/09/in-a-world-of-post-truth-politics-andrea-leadsom-will-make-the-p/ Michael Deacon, ''In a world of post-truth politics, Andrea Leadsom will make the perfect PM'', The Telegraph, 9 luglio 2016].</ref>. Inoltre, Deacon ha aggiunto che le politiche post-verità non hanno bisogno di usare la faziosità o strumenti di [[negative campaigning]], dato che chi usa le politiche post-verità può invece spingere per presentare una «campagna positiva», grazie alla quale le confutazioni fattuali possono essere liquidate come diffamazioni e come allarmismo, e l'opposizione può essere definita faziosa.
 
Dopo le [[Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 2016|elezioni presidenziali statunitensi]] e dopo la vittoria della [[Brexit]], la frequenza d'uso della parola nel 2016 è salita del 2000% rispetto al 2015<ref name=Crusca />. Nel 2017 il termine ''post-verità'' è stato invocato in seguito alla polemica sull'utilizzo del sintagma "fatti alternativi" utilizzato dalla portavoce presidenziale USA Kellyanne Conway<ref>[http://www.corriere.it/tecnologia/economia-digitale/17_gennaio_25/vittoria-trump-premia-orwell-1984-scala-classifica-amazon-5a411ade-e2f5-11e6-81be-1476478c940f.shtml Alessio Lana, ''La vittoria] ''di Trump premia [[Orwell]]''], [[Corriere della sera]], 25 gennaio 2017.</ref>.
 
[[Matteo Renzi]] - dopo la [[Referendum costituzionale del 2016 in Italia|sconfitta delle riforme costituzionali in Italia]]<ref>{{Cita web|url=http://www.lastampa.it/2016/12/05/italia/speciali/referendum-2016/il-testo-integrale-del-discorso-di-matteo-renzi-dopo-la-sconfitta-al-referendum-costituzionale-OVHGkFwXHabc2u1HRMIeBJ/pagina.html|titolo=Il testo integrale del discorso di Matteo Renzi dopo la sconfitta al referendum costituzionale|sito=LaStampa.it|accesso=2017-01-04}}</ref> - nel discorso del 5 dicembre 2016 in cui ha annunciato le sue dimissioni da primo ministro, il 5 dicembre 2016, ringraziando i giornalisti, ha loro ricordato che si versa nell'«era della post-verità».
 
Il Post-Truth è stato applicato come motto politico ad una serie di culture in tutto il mondo, ma tra quelle che spiccano maggiormente ricordiamo Austria, Germania, Nord Corea, Polonia, Russia, Turchia, Regno Unito e Stati Uniti.
=== Proposte di gestione del fenomeno ===
Il 15 dicembre 2016 [[Mark Zuckerberg]], fondatore e amministratore delegato di [[Facebook]] - che ha una piattaforma di circa 1,8 miliardi di utenti - espone un progetto per arginare la diffusione di notizie false: link condivisi su Facebook potranno essere indicati dagli utenti come ''forse falsi'', attraverso l'opzione ''segnala post che non dovrebbe essere su Facebook, perché notizia falsa''. Segnalazioni ripetute saranno analizzate con il supporto di parti terze. Se la notizia sarà giudicata falsa, perderà visibilità e non potrà essere sponsorizzata. In questo modo si aggirerà la censura, ma gli utenti saranno almeno avvisati. La presidente della Camera [[Laura Boldrini]] lancia un appello a chi desidera agire contro le notizie false, le ''bufale'', la disinformazione.
 
* '''Germania''' <br>
In un'intervista al ''[[Financial Times]]'', pubblicata il 30 dicembre 2016, il presidente dell'[[antitrust]] [[Giovanni Pitruzzella]] ha invitato i Paesi dell'Unione Europea a dotarsi di una rete di agenzie pubbliche per combattere la diffusione delle ''bufale'' sparse ad arte sul web. Pitruzzella ha piegato che questo impegno dovrebbe riguardare gli Stati e non essere delegato a social media, come Facebook. Ha suggerito, cioè, la creazione di un nuovo network, composto da agenzie indipendenti, coordinate da Bruxelles e ricalcate sulle agenzie antitrust. Questo network avrebbe lo scopo di individuare le ''bufale'', di imporne la cancellazione e perfino di sanzionare chi le ha create e ne ha organizzato la diffusione via Internet. Si tratterebbe quindi di un'entità terza, rispetto ad ogni governo, in grado di provvedere quando l'interesse pubblico è minacciato. «La post-verità - ha detto Pitruzzella - è uno dei motori del [[populismo]], è una minaccia che grava sulle nostre democrazie. Siamo a un bivio: dobbiamo scegliere se vogliamo lasciare Internet così com'è, un Far West, oppure se imporre regole, in cui si tiene conto che la comunicazione è cambiata. Io ritengo che dobbiamo fissare queste regole e che spetti farlo al settore pubblico.».
Nonostante già nel 1990 il significato del termine sia stato utilizzato in termini sociologici, nel dicembre 2016 "postfaktisch" viene eletta parola dell'anno dalla società di lingua tedesca, in collegamento all’ascesa del populismo di destra del 2015 nel territorio germanico.<ref name=wikien>{{ cita web|https://en.wikipedia.org/wiki/Post-truth_politics|WikipediaEN}}</ref>
 
* '''India'''<br>
Amulya Gopalakrishnan, articolista per iI The Times of India, utilizzò il termine in merito alle somiglianze tra il presidente degli Stati Uniti [[Donald Trump|Trump]] e la [[Uscita del Regno Unito dall'Unione europea|Brexit]] da un lato, e tra il caso dell'Ishrat Jaha ed quello in corso contro Teesta Setalvad dall’altro, dove il revisionismo storico ha dato luogo ad un "vicolo cieco ideologico".<ref name=wikien />
 
* '''Polonia''' <br>
Un massiccio consolidamento del potere ha avuto luogo all'interno del parlamento polacco come risultato di un intenso e vasto cambio nelle modalità amministrative politiche. Con la recente promulgazione della legge conservatrice, la Polonia sta entrando in un nuovo clima populista che, secondo alcuni oppositori, porterà il paese a divenire un luogo surreale ed insulare. Queste recenti riforme politiche potrebbero indirizzare le istituzioni polacche in un clima di rabbia e diffida verso i media. In una recente lotta, le corti polacche hanno portato ad un aumento esponenziale delle teorie di cospirazione ed altri meccanismi di post-verità puntando all’incremento del livello di consapevolezza della disinformazione circolante all'interno del paese. Molte fonti collegano il sempre più largo utilizzo della politica di post-verità in Polonia ad un aumento niente affatto rapido della legge-giustizia nelle ali integrali della sfera politica polacca.<ref name=wikien />
 
* '''Regno Unito''' <br>
Il primo uso della frase in politica britannica risale a marzo 2012 da parte di Scottish Labour, il quale, con questo termine intendeva mettere in primo piano la differenza tra il presunto numero di richieste per l’istituzione di una festa nazionale per la Scozia e le statistiche ufficiali di quest’ultima. La politica di post-verità tuttavia è stata identificata come retroattiva nella Guerra in Iraq, in particolare dopo che Tony Blair destò preoccupazione nell’esercito confermando il suo sostegno a favore dell’uso di armi chimiche in Iraq.<ref name=wikien />
 
* '''Stati Uniti''' <br>
Nella sua formulazione originale, il termine “post-truth” fu usato da Paul Krugman in The New York Times per descrivere la campagna presidenziale del 2012 di Mitt Romney, nella quale venivano esaltate le statistiche su come Barack Obama avesse tagliato le spese degli USA.<ref name=wikien />
 
=== Proposte di gestione del fenomeno ===
Il 15 dicembre 2016 [[Mark Zuckerberg]], fondatore e amministratore delegato di [[Facebook]] - che ha una piattaforma di circa 1,8 miliardi di utenti - espone un progetto per arginare la diffusione di notizie false: link condivisi su Facebook potranno essere indicati dagli utenti come ''forse falsi'', attraverso l'opzione ''segnala post che non dovrebbe essere su Facebook, perché notizia falsa''. Segnalazioni ripetute saranno analizzate con il supporto di parti terze. Se la notizia sarà giudicata falsa, perderà visibilità e non potrà essere sponsorizzata. In questo modo si aggirerà la censura, ma gli utenti saranno almeno avvisati. La presidente della Camera [[Laura Boldrini]] lanciaha anche lanciato un appello a chi desideradesideri agire contro le notizie false, le ''bufale'', la disinformazione.
 
In un'intervista al ''[[Financial Times]]'', pubblicata il 30 dicembre 2016, il presidente dell'[[antitrust]] [[Giovanni Pitruzzella]] ha invitato i Paesi dell'Unione Europea a dotarsi di una rete di agenzie pubbliche per combattere la diffusione delle ''bufale'' sparse ad arte sul web. Pitruzzella ha piegatospiegato che questo impegno dovrebbe riguardare gli Stati e non essere delegato a social media, come Facebook. Ha suggerito, cioè, la creazione di un nuovo network, composto da agenzie indipendenti, coordinate da Bruxelles e ricalcate sulle agenzie antitrust. Questo network avrebbe lo scopo di individuare le ''bufale'', di imporne la cancellazione e perfino di sanzionare chi le ha create e ne ha organizzato la diffusione via Internet. Si tratterebbe, quindi, di un'entità terza, rispetto ad ogni governo, in grado di provvedere quando l'interesse pubblico è minacciato. «La post-verità - ha dettodichiara Pitruzzella - è uno dei motori del [[populismo]], è una minaccia che grava sulle nostre democrazie. Siamo a un bivio: dobbiamo scegliere se vogliamo lasciare Internet così com'è, un Far West, oppure se imporre regole, in cui si tiene conto che la comunicazione è cambiata. Io ritengo che dobbiamo fissare queste regole e che spetti farlo al settore pubblico»<ref>{{cita web|url= http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2016-12-30/pitruzzella-antitrust-propone-network-europeo-anti-bufale-grillo-attacca-nuova-inquisizione--174117.shtml?uuid=ADBcUFNC&refresh_ce=1 |titolo= Pitruzzella (Antitrust) propone network europeo «anti-bufale». Grillo attacca: «Nuova Inquisizione», 30 dicembre 2016, ''Il Sole 24 Ore'' |accesso= 21 novembre 2017 }}</ref>.
 
== Note ==
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== Bibliografia ==
* {{cita libro| nome=Ralph | cognome=Keyes | titolo=The Post-Truth Era: Dishonesty and Deception in Contemporary Life | anno=2004 | editore=St. Martin's Press | città=New York | ISBN=9781429976220}}
* {{cita libro| nome=Colin | cognome=Crouch | titolo=Postdemocrazia | anno=2009 | editore=Gius.Laterza & Figli Spa | città=Bari | ISBN=9788858105689}}
* {{cita testo |lingua =inglese|autore=Thomas M. Nichols |titolo=The death of expertise: the campaign against established knowledge and why it matters |data=2017 |editore= 1 ed., Oxford University Press |città= }}
*M. THOMPSON, ''La fine del dibattito pubblico. Come la [[retorica]] sta distruggendo la lingua della democrazia'', Feltrinelli, 2017.
* [https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/etica-e-umilt-gli-antidoti-a-postverit-e-fake-news Chiara Giaccardi, ''Etica e umiltà gli antidoti a post-verità e «fake news». Perché le bufale proliferano nell'era dell'arroganza'', in ''[[Avvenire]]'', 5 gennaio 2017]
* Giacomo Costa, ''Orientarsi nell’era della post verità'', in ''[[Aggiornamenti sociali]]'', febbraio 2017 [http://www.aggiornamentisociali.it/articoli/orientarsi-nell-era-della-post-verit/]
*[http://www.mondoperaio.net/wp-content/uploads/2017/04/BENADUSI-Mondoperaio4-2017.pdf Marco Benadusi, ''Il falso nell'epoca della sua riproducibilità tecnica''], [[Mondoperaio]], n. 4/2017, pp. 5-9.
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* [[Fake news]]
* [[Bias di conferma]]
* [[Disinformazione]]
* [[Faziosità]]
{{Portale|politica|psicologia|sociologia}}
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[[Categoria:Terminologia della politica]]
[[Categoria:Elezioni]]
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