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Nel 2009 il politologo francese [[Dominique Moïsi]] ha intitolato un suo libro ''Geopolitica delle emozioni'', testo nel quale si afferma che la post-verità si propaga nella rete e nei [[Rete sociale|social network]]: il flusso incontrollato di notizie ci predispone alle ''bolle mediatiche''. Il meccanismo dei ''followers'' e dei ''like'' non smonta le falsità, al contrario le rinforza. Infine, sempre secondo il politologo, la post-verità, intesa come bufala politica, diventa un monologo ripetuto all'infinito e che si sostituisce al dialogo tra parti avversarie<ref>{{cita testo|autore=Dominique Moïsi|titolo=La géopolitique de l'émotion: Comment les cultures de peur, d'humiliation et d'espoir façonnent le monde|editore=Flammarion|città=Paris|data=2008}}</ref>.
 
<br>L'uso contemporaneo del termine è invece da attribuire al blogger David Roberts, che lo usò nel 2010, per una rubrica presente nel sito di informazione online ''Grist''. I [[politologi]] hanno riscontrato un'ascesa dell'uso delle politiche post-fattuali, in particolare nei contesti politici americano, inglese, indiano e turco, ma anche in altre aree di discussione. Ciò è stato reso possibile a causa della crescente velocità di diffusione delle notizie, all'uso di fallaci logiche sempre più in auge nei giornali, e alla continua crescita della presenza dei social media nella nostra quotidianità.<ref name="economist-10-9-16">[http://www.economist.com/news/briefing/21706498-dishonesty-politics-nothing-new-manner-which-some-politicians-now-lie-and "The post-truth world: Yes, I’d lie to you," ''The Economist'' Sept 10, 2016]</ref><ref name="NSci-revolut"><cite class="citation news">[https://www.newscientist.com/article/mg23030763-000-free-speech-has-become-sound-bites-with-revolutionary-results/ "Free speech has met social media, with revolutionary results"]. </cite></ref>
 
Anche l'[[Accademia della Crusca]] ha studiato il neologismo ''post-verità'': il 25 novembre 2016, in un intervento dal titolo ''Viviamo nell'epoca della post-verità?''<ref name=Crusca>Componente della Consulenza Linguistica dell'[[Accademia della Crusca]].</ref> , [[Marco Biffi]] ha scritto: «La rete ha senza dubbio delineato i connotati fondamentali di questa dimensione ''oltre la verità''. 'Oltre' è il significato che qui sembra assumere il prefisso 'post' (invece del consueto 'dopo'): si tratta cioè di un 'dopo la verità' che non ha niente a che fare con la cronologia, ma che sottolinea il superamento della verità fino al punto di determinarne la perdita di importanza. E, analizzando le modalità in cui il superamento si concretizza di volta in volta, colpisce la vocazione profetica che la parola nasconde tra le sue lettere: la post-verità, infatti, spesso finisce per scivolare nella ''verità dei post'' (come è successo spesso sulla rete proprio in relazione alle campagne politiche legate alla [[Brexit]] o alle elezioni americane).»
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Ha scritto [[Daniele Bresciani]] su [[Il Libraio]]: «È la tanto citata ''post-verità'', tirata in ballo per le cantonate dei sondaggi pre-Brexit e pre-Trump (di cui parla anche [[Annamaria Testa]] su ''Internazionale''). In poche parole c’è chi per mestiere diffonde bufale in rete e se oggi quasi la metà della popolazione sceglie di informarsi (attenzione: il punto è tutto qui: non divertirsi, non scambiarsi le foto delle vacanze, ma ''informarsi'') attraverso i social network il problema esiste.» <ref> {{cita web|url= http://www.illibraio.it/post-verita-giornalismo-414703/|titolo= Daniele Bresciani, 2 dicembre 2016, su ''Il Libraio''| accesso= consultato il 21 novembre 2017}}</ref>
 
[[Stefano Cecchi]] riferisce l'opinione di [[Vivian Schiller]], già responsabile delle news di [[Twitter]]: «La bufala più grossa ha riguardato [[Donald Trump]]. Si sosteneva che costui in campagna elettorale avesse avuto l'[[endorsement]] di Papa Francesco. Una notizia così falsa al punto che il giornale che l'avrebbe diffusa per primo, il ''Denver Guardian'', neppure esiste. Eppure per giorni è stata la notizia più letta su Facebook».» e continuaContinua affermando: «Anche il fatto che Hillary aveva venduto armi all’Isis era una patacca. Eppure è stata la terza notizia più letta sui social Usa in quei giorni» .<ref> {{cita web|url= http://www.quotidiano.net/magazine/cittadananza-informazione-spezia-1.2722186|titolo= Il fascino del falso nell'era 'post verità'|autore= Stefano Cecchi |lingua= italiano |accesso= 21 novembre 2017}}</ref>.
 
[[Annamaria Testa]], esperta di comunicazione, ha scritto in un articolo intitolato ''Vivere ai tempi della post-verità''<ref>22 novembre 2016, su ''Internazionale''.</ref> ː «Dovete sapere che i ''[[Fact checking|fact checker]]'' del ''[[Washington Post]]'' valutano il grado di verità delle affermazioni assegnando ''Pinocchi''. ''Un Pinocchio'' corrisponde a una quasi-verità, ''due Pinocchi'' sono una verità con omissioni o esagerazioni, ''tre Pinocchi'' sono una quasi falsità, o una verità espressa in maniera molto fuorviante, ''quattro Pinocchi'' sono una bufala totale. Infine, un Pinocchio ''capovolto'' corrisponde al ritrattare un’affermazione precedente facendo finta di niente, e un segno di spunta (o ''Geppetto'') corrisponde alla pura verità. Bene: nel corso della sua campagna elettorale Trump batte ogni record collezionando ben 59 affermazioni da ''quattro Pinocchi''.»
 
Daniele Scalea ritiene che la campagna contro le [[fake news]] nasconda la paura dell'establishment contro i cambiamenti e che si debba lasciar affermare la [[bufala]] che la Terra sia piatta "«affinché l'onesto possa indicarci che il “Re è nudo” -, senza per questo rischiare di essere accusato perciò di propinare una bufala eo di essere censurato da [[Facebook]] e [[Google]]", ».<br>Mario Pireddu giudica checome la stessapost-verità l'affermazione chesecondo la quale l'influenza di notizie false provenienti da Internet possa portare ad una situazione in cui sia impossibile distinguere il vero dal falso. siaGli suainternauti volta una post-verità, in quanto gli internautiutilizzerebbero utilizzanodifatti "«fonti più differenziate rispetto a coloro che si informano con mezzi tradizionali (Tv, radio e giornali), e oggi il fact-checking è più facile, rapido e diffuso di un tempo".»<ref>[http://www.ilfoglio.it/cultura/2016/12/14/news/post-verita-censura-establishment-media-informazione-bufale-111043/ Daniele Scalea ''Il peso delle bufale sul web e le difficoltà delle èlite occidentali''].</ref>.
 
Vladimiro Giacché ritiene che l'istituzione di un organismo governativo di controllo contro le post verità sia equiparabile al ministero della Verità, descritto da [[Orwell]] nel romanzo [[1984]], e controbatte citando esempi di quelle che ritiene siano verità tenute nascoste o ignorate da gran parte dei media.<ref>[http://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/siamo-al-ministero-della-verita-come-in-1984-di-orwell/ Silvia Truzzi ''Bufale web, Giacché: “Informazione da controllare? Siamo al ministero della Verità, come in ‘1984’ di Orwell”''].</ref>
 
Secondo [[Gaetano Azarriti]] il dibattito deve essere articolato su tre piani: "la«La [[disinformazione]], -ovvero la propaganda-, l’informazione falsa e il pensiero critico. Gli ultimi due sono già regolamentati: se si dà un’informazione falsa esistono sanzioni giuridiche. Il limite del rimedio giudiziario è che arriva tardi, ma c’è. Il pensiero critico deve essere salvaguardato e non può avere limitazioni perché fa parte della sfera delle libertà."»<ref> [http://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/e-impensabile-e-pericoloso-ipotizzare-sanzioni/ SiT, ''Bufale web, Azzariti: “È impensabile e pericoloso ipotizzare sanzioni”''].</ref>.
 
Secondo [[Gustavo Zagrebelsky|Zagrebelsky]] le post -verità non sono così influenti, in quanto «Le bufale del Web sono così dozzinali che chi ha un minimo di conoscenza può facilmente respingerle [...]. Occorrerebbe bloccare gli interventi anonimi sul Web, così sarebbe più facile distinguere chi è credibile e chi no [...]. leLe fake news diffuse per turbare l'ordine pubblico sono già ora materia penale. Per il resto, questa storia della post-verità mi pare un discorso falso: come se, prima, non esistessefosse esistita e vivessimoavessimo vissuto nel paradiso della verità».<ref>[http://www.agoravox.it/Zagrebelsky-e-il-voto-agli.html Zagrebelsky e il voto agli ignoranti] Aldo Funicelli, Agorà Vox, sabato 14 gennaio 2017 </ref>.
 
Nel Febbraio 2017, Claire Wardle scrive un articolo su ''First Draft News'', nel quale la studiosa propone di andare oltre il classico significato di ''notizia falsa o [[fake news]]'' distinguendo ne "l'ecosistema della disinformazione" la ''misinformazione'' e la ''[[disinformazione]]''<ref>{{cita web|url=https://firstdraftnews.com/fake-news-complicated/|titolo=Fake news. It’s complicated.|autore=Claire Wardle|sito=First Draft News|data=16 Febbraio 2017|accesso=16 Novembre 2017}}</ref>, tematica affrotata anche in un articolo del sito di osservazione giornalistica ''Valigia Blu''<ref>{{cita web|url=http://www.valigiablu.it/fakenews-disinformazione/|titolo=Facile dire fake news. Guida alla disinformazione|autore=Angelo Romano|sito=Valigia Blu|data=22 Febbraio 2017|accesso=16 Novembre 2017}}</ref>. nel<br>La quale''misinformazione'' laè studiosa proponel'attività di andarediffusione oltreinvolontaria ildi classicoinformazioni significatofalse; dila ''notizia falsa o [[fake news]]disinformazione'', distinguendoal ne "l'ecosistemacontrario della disinformazione"prima, è la misinformazionevoluta creazione e ladiffusione [[disinformazione]]di informazioni false per fini commerciali o politici.
 
Nel Febbraio 2017, Claire Wardle scrive un articolo su ''First Draft News'', <ref>{{cita web|url=https://firstdraftnews.com/fake-news-complicated/|titolo=Fake news. It’s complicated.|autore=Claire Wardle|sito=First Draft News|data=16 Febbraio 2017|accesso=16 Novembre 2017}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.valigiablu.it/fakenews-disinformazione/|titolo=Facile dire fake news. Guida alla disinformazione|autore=Angelo Romano|sito=Valigia Blu|data=22 Febbraio 2017|accesso=16 Novembre 2017}}</ref> nel quale la studiosa propone di andare oltre il classico significato di ''notizia falsa o [[fake news]]'' distinguendo ne "l'ecosistema della disinformazione" la misinformazione e la [[disinformazione]].
La ''misinformazione'' è l'attività di diffusione involontaria di informazioni false; la ''disinformazione'', al contrario della prima, è la voluta creazione e diffusione di informazioni false per fini commerciali o politici.
Per poter comprendere il complesso funzionamento di questo ''ecosistema'', la Wardle sottolinea tre punti fondamentali:
* Conoscere i diversi contenuti creati e condivisi.
* Conoscere le motivazioni per le quali una ''[[fake news]]'' viene creata.
* Comprendere il modo in cui il contenuto viene diffuso.
Vengono inoltre definiti sette modi in cui un contenuto falso può essere condiviso nell'ecosistema informativo, in altre parole, sette tipi di disinformazione:
 
# Collegamento ingannevole: quando il contenuto si discosta dal titolo, immagine e/o didascalia.
# Contesto ingannevole: quando è presente parte di un contenuto reale ma accompagnato da informazioni contestuali false.
# Contenuto manipolato: quando l'immagine, o l'informazione reale stessa, viene manipolata per trarre in inganno il lettore.
# Contenuto fuorviante: quando l'informazione è veicolata verso un problema o una persona.
# Contenuto ingannatore: quando l'informazione viene spacciata come proveniente da fonte realmente esistita.
# Contenuto falso al 100%: quando l'intero contenuto è del tutto falso e vuole trarre in inganno.
# Manipolazione della satira: quando l'intento non è di procurare danni, ma il contenuto è comunque satirico ed ingannevole.
 
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==Esempi nel mondo dell'arte ==
Il mondo dell’arte ha spesso giocato sul concetto di verità, sulla contrapposizione tra il vero e il falso e su come quest’ultimo possa essere spacciato per verità. Un esempio calzante è fornito da un film del 1997, [[Sesso & potere]], che vede [[Robert De Niro]] e [[Dustin Hoffman]] - rispettivamente nei panni di Conrad Brean, uno [[spin doctor]], e di Stanley Motss, un produttore cinematografico - giocare con la verità: essi architettano un conflitto immaginario contro l’Albania per distrarre l’opinione pubblica da uno scandalo sessuale, che havedeva coinvolto il presidente americano. Grazie alle abilità cinematografiche di Motss, la guerra prende forma, attraverso immagini fittizie diveicolate dai media rappresentanti bombardamenti, villaggi in fiamme, profughi in fuga, veicolate dai media. In questo modo la finzione (la guerra) diventa realtà, solo perché si ha la possibilità di presumere che sia vera. <ref>{{cita web| url= https://en.wikiquote.org/wiki/Wag_the_Dog| titolo= Wag The Dog| sito= [[Wikiquote]]| citazione= The war ain't over til I say it's over. This is my picture.| accesso= 20 novembre 2017}}</ref> .
 
Una situazione analoga si presenta nel primo episodio della serie televisiva britannica [[The Thick of It]], in cui lo spin doctor Malcolm Tucker cerca di convincere l’appena,il elettoneoeletto ministro Hugh Abbot, del fatto che un annuncio mai pronunciato possaavrebbe potuto improvvisamente diventare reale. <ref> {{cita news| autore= Matthew d’Ancona|url= https://www.theguardian.com/books/2017/may/12/post-truth-worst-of-best-donald-trump-sean-spicer-kellyanne-conway |titolo= Ten alternative facts for the post-truth world |pubblicazione= [[The Guardian]] |data= 12 maggio 2017| lingua= inglese |citazione= Yes, well, the announcement that you didn’t make today - you did | accesso= 20 novembre 2017 }} </ref>. E’È lo stesso principio che viene applicato dal cosiddetto [[Ministero della verità]] (in [[neolingua]] '''Miniver''') nel celebre romanzo distopico di [[George Orwell]], [[''1984'']] . Il romanzo può essere considerato uno degli esempi più validi di post-verità: al suo interno, la realtà non è mai definita, ma viene continuamente distorta per soddisfare le esigenze del [[Socing]]. In questo modo, attraverso gli strumenti nelle mani del partito - Ministero della Verità, [[psicopolizia]], [[neolingua]] - una guerra dichiarata all’Eurasia può essere improvvisamente sostituita da una guerra contro l’Estasia, senza che rimanga traccia del presunto conflitto con l’Eurasia. Una tale manipolazione della realtà avviene attraverso la modifica o la distruzione di tracce del passato e di documenti storici, ciò che viene definito [[revisionismo]]. Data l’assenza di fonti attendibili e di prove, risulta quasi impossibile distinguere la verità dalla menzogna: “Tutto«Tutto svaniva nella nebbia. Il passato veniva cancellato, la cancellazione dimenticata, e la menzogna diventava realtà.” »<ref> {{cita libro | titolo= [[1984]] | autore= [[George Orwell]] | traduttore= Stefano Manferlotti | editore= Oscar Mondadori | città= Cles | anno= 2015 | capitolo= cap. VII p.79}} </ref>.
 
Ha scritto [[Daniele Bresciani]] su [[Il Libraio]]: «È la tanto citata ''post-verità'', tirata in ballo per le cantonate dei sondaggi pre-Brexit e pre-Trump (di cui parla anche [[Annamaria Testa]] su ''Internazionale''). In poche parole c’è chi per mestiere diffonde bufale in rete e se oggi quasi la metà della popolazione sceglie di informarsi (attenzione: il punto è tutto qui: non divertirsi, non scambiarsi le foto delle vacanze, ma ''informarsi'') attraverso i social network il problema esiste.» <ref> {{cita web|url= http://www.illibraio.it/post-verita-giornalismo-414703/|titolo= Daniele Bresciani, 2 dicembre 2016, su ''Il Libraio''| accesso= consultato il 21 novembre 2017}}</ref>
 
== La Post-verità nell'era della comunicazione di massa ==
In una società ''mediatizzata'' -caratterizzata cioè da flussi ininterrotti di informazioni, che si accavallano e spesso si contraddicono- la possibilità, per ciascuno, di creare una chiara visione dei fatti servendosi solo di argomenti razionali, è in diminuzione. Cresce, invece, l'interesse per chi inventa e [[Narrativa#Impatto_dei_media|racconta storie]]: la ''post-verità'' sembra essere diventata la chiave per la conquista e per l'esercizio del potere, sia politico sia economico, con una grave ricaduta in termini di abbassamento di livello dell'[[etica dei media]].
 
Nato in senso strettamente politico, il termine si diffonde anche in altri ambiti e si prepara a contagiare la conoscenza di fenomeni sociali che vanno "oltre" la politica, la questione dell’emigrazione, per esempio, o quella della comunicazione scientifica: « èÈ per ragioni identitarie (...) il rifiuto di ogni sapere, filosofico, tecnico, scientifico, perché su quello si baserebbe il [[Establishment|potere delle élite]]. E quindi la negazione di ogni “verità”, e non certo nel senso [[Karl Popper|popperiano]] della sua falsificabilità: per cui tutto può andar bene, le scie chimiche, il finto allunaggio della Nasa, i vaccini e l’autismo.» <ref>[[Franco Debenedetti]], [http://mobile.ilsole24ore.com/solemobile/main/art/commenti-e-idee/2017-03-29/come-si-puo-arginare-populismo-grillo-193917.shtml?uuid=AEdKnfv ''Come si può arginare il populismo di Grillo'', Il Sole 24 ore, 30 marzo 2017].</ref>. L'effetto sulla pubblica credibilità del [[metodo sperimentale]] è dirompente: «sembraSembra che ([...)] i [[verifica dei fatti|fatti accertati]] non esistano mai o che non esista [[Metodologia|metodo]] per accertarli. Ho l’impressione che si sia interrotta la cinghia di trasmissione tra fatti e cittadini, tra fatti e istituzioni, e questo è veramente pericoloso. Come può cambiare un paese che sembra sempre in bilico tra competenze e finzioni?» <ref>[[Elena Cattaneo]], ''L'Italia della scienza'', in [[Mondoperaio]], n. 2/2015, p. 30.</ref>.
 
[[File:EU_referendum_leave_poster,_Belfast,_June_2016_-_geograph.org.uk_-_4990237.jpg|destra|miniatura|250x250px|Un manifesto sulla Brexit, che riporta informazioni false sulle spese del Regno Unito all'interno dell'UE, esempio di politica post-fattuale.<ref name="Wollaston"><cite class="citation news">Ned Simons (8 June 2016).</cite></ref>.]]
 
In politica, “post-verità” descriverebbe opportunamente il tratto principale delle [[propaganda |propagande]], i cui sostenitori continuerebbero a ripetere il proprio punto di vista, nonostante quest'ultimo risultarisulti essere falso, anche dopo le analisi condotte dai [[mass media]] o da esperti indipendenti. La tecnica riscuote interesse ed acquista efficacia soprattutto a ridosso di scadenze elettorali o referendarie, a ridosso cioè di momenti assai delicati, in termini di potenziale influenza sui comportamenti di voto, e nei quali dovrebbe essere massimo l'interesse a preservare anzi la libertà di determinazione dell'elettore.
{{Approfondimento
|allineamento = destra
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Durante la campagna referendaria della primavera [[2016]] sulla permanenza del Regno Unito nell'Unione Europea, ad esempio, i sostenitori del ''Leave'' affermavano insistentemente che l'appartenenza all'Unione costasse al paese 350 milioni di sterline a settimana, iniziando, verso le fasi finali della campagna, ad usare il dato come un reale ammontare netto di denaro inviato direttamente all'UE. All'esito della vicenda, Micheal Deacon, giornalista del ''[[The Daily Telegraph]]'', ha riassunto il messaggio centrale delle politiche post-fattuali con la fraseː «I fatti sono negativi. I fatti sono pessimisti. I fatti sono antipatriottici»<ref>[http://www.telegraph.co.uk/news/2016/07/09/in-a-world-of-post-truth-politics-andrea-leadsom-will-make-the-p/ Michael Deacon, ''In a world of post-truth politics, Andrea Leadsom will make the perfect PM'', The Telegraph, 9 luglio 2016].</ref>. Inoltre, Deacon ha aggiunto che le politiche post-verità non hanno bisogno di usare la faziosità o strumenti di [[negative campaigning]], dato che chi usa le politiche post-verità può invece spingere per presentare una «campagna positiva», grazie alla quale le confutazioni fattuali possono essere liquidate come diffamazioni e come allarmismo, e l'opposizione può essere definita faziosa.
 
Dopo le [[Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 2016|elezioni presidenziali statunitensi]] e dopo la vittoria della [[Brexit]], la frequenza d'uso della parola nel 2016 è salita del 2000% rispetto al 2015<ref name=Crusca />. Nel 2017 il termine ''post-verità'' è stato invocato in seguito alla polemica sull'utilizzo del sintagma "fatti alternativi" utilizzato dalla portavoce presidenziale USA Kellyanne Conway<ref>[http://www.corriere.it/tecnologia/economia-digitale/17_gennaio_25/vittoria-trump-premia-orwell-1984-scala-classifica-amazon-5a411ade-e2f5-11e6-81be-1476478c940f.shtml Alessio Lana, ''La vittoria] ''di Trump premia [[Orwell]]''], [[Corriere della sera]], 25 gennaio 2017.</ref>.
 
[[Matteo Renzi]] - dopo la [[Referendum costituzionale del 2016 in Italia|sconfitta delle riforme costituzionali in Italia]]<ref>{{Cita web|url=http://www.lastampa.it/2016/12/05/italia/speciali/referendum-2016/il-testo-integrale-del-discorso-di-matteo-renzi-dopo-la-sconfitta-al-referendum-costituzionale-OVHGkFwXHabc2u1HRMIeBJ/pagina.html|titolo=Il testo integrale del discorso di Matteo Renzi dopo la sconfitta al referendum costituzionale|sito=LaStampa.it|accesso=2017-01-04}}</ref> - nel discorso del 5 dicembre 2016 in cui ha annunciato le sue dimissioni da primo ministro, ringraziando i giornalisti, ha loro ricordato che si versa nell'«era della post-verità».
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== Proposte di gestione del fenomeno ==
Il 15 dicembre 2016 [[Mark Zuckerberg]], fondatore e amministratore delegato di [[Facebook]], espone un progetto per arginare la diffusione di notizie false: link condivisi su Facebook potranno essere indicati dagli utenti come ''forse falsi'', attraverso l'opzione ''segnala post che non dovrebbe essere su Facebook, perché notizia falsa''. Segnalazioni ripetute saranno analizzate con il supporto di parti terze. Se la notizia sarà giudicata falsa, perderà visibilità e non potrà essere sponsorizzata. In questo modo si aggirerà la censura, ma gli utenti saranno almeno avvisati. La presidente della Camera [[Laura Boldrini]] ha anche lanciato un appello a chi desideri agire contro le notizie false, le ''bufale'', la disinformazione.
 
In un'intervista al ''[[Financial Times]]'', pubblicata il 30 dicembre 2016, il presidente dell'[[antitrust]] [[Giovanni Pitruzzella]] ha invitato i Paesi dell'Unione Europea a dotarsi di una rete di agenzie pubbliche per combattere la diffusione delle ''bufale'' sparse ad arte sul web. Pitruzzella ha spiegato che questo impegno dovrebbe riguardare gli Stati e non essere delegato a social media, come Facebook. Ha suggerito, cioè, la creazione di un nuovo network, composto da agenzie indipendenti, coordinate da Bruxelles e ricalcate sulle agenzie antitrust. Questo network avrebbe lo scopo di individuare le ''bufale'', di imporne la cancellazione e perfino di sanzionare chi le ha create e ne ha organizzato la diffusione via Internet. Si tratterebbe, quindi, di un'entità terza rispetto ad ogni governo in grado di provvedere quando l'interesse pubblico è minacciato. «La post-verità - dichiara Pitruzzella - è uno dei motori del [[populismo]], è una minaccia che grava sulle nostre democrazie. Siamo a un bivio: dobbiamo scegliere se vogliamo lasciare Internet così com'è, un Far West, oppure se imporre regole, in cui si tiene conto che la comunicazione è cambiata. Io ritengo che dobbiamo fissare queste regole e che spetti farlo al settore pubblico.» <ref>{{cita web|url= http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2016-12-30/pitruzzella-antitrust-propone-network-europeo-anti-bufale-grillo-attacca-nuova-inquisizione--174117.shtml?uuid=ADBcUFNC&refresh_ce=1 |titolo= Pitruzzella (Antitrust) propone network europeo «anti-bufale». Grillo attacca: «Nuova Inquisizione», 30 dicembre 2016, ''Il Sole 24 Ore'' |accesso= 21 novembre 2017 }}</ref>.
 
== Note ==
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* {{cita testo |lingua =inglese|autore=Thomas M. Nichols |titolo=The death of expertise: the campaign against established knowledge and why it matters |data=2017 |editore= 1 ed., Oxford University Press |città= }}
*M. THOMPSON, ''La fine del dibattito pubblico. Come la [[retorica]] sta distruggendo la lingua della democrazia'', Feltrinelli, 2017.
* [https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/etica-e-umilt-gli-antidoti-a-postverit-e-fake-news Chiara Giaccardi, ''Etica e umiltà gli antidoti a post-verità e «fake news». Perché le bufale proliferano nell'era dell'arroganza'', in ''[[Avvenire]]'', 5 gennaio 2017]
* Giacomo Costa, ''Orientarsi nell’era della post verità'', in ''[[Aggiornamenti sociali]]'', febbraio 2017 [http://www.aggiornamentisociali.it/articoli/orientarsi-nell-era-della-post-verit/]
*[http://www.mondoperaio.net/wp-content/uploads/2017/04/BENADUSI-Mondoperaio4-2017.pdf Marco Benadusi, ''Il falso nell'epoca della sua riproducibilità tecnica''], [[Mondoperaio]], n. 4/2017, pp. 5-9.
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* [[Bias di conferma]]
* [[Disinformazione]]
* [[Faziosità]]
{{Portale|politica|psicologia|sociologia}}
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[[Categoria:Terminologia della politica]]
[[Categoria:Elezioni]]
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[[Categoria:Sociologia politica]]
[[Categoria:Terminologia giornalistica]]
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