Mahmud ibn Muhammad: differenze tra le versioni
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{{Bio
|Nome = Mahmud
|Cognome = ibn Muhammad
|Sesso = M
|LuogoNascita = Il Bardo
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|GiornoMeseMorte = 28 marzo
|AnnoMorte = 1824
|Attività = ▼
|Epoca = 1800
▲|Attività = sovrano
|Nazionalità = tunisino▼
|Categorie = no
▲|Nazionalità =
▲|FineIncipit = è stato Bey di Tunisi dal [[1814]] alla sua morte
}}
Erede primogenito di [[Muhammad I al-Rashid|Rashid Bey]], venne inizialmente affiancato alla figura dello zio [[Ali II Bey]] per la successione al trono. Egli riuscì ad ogni modo a far assassinare il proprio cugino [[Uthman ibn Ali|Osman Bey]] ed a succedergli al trono il 22 dicembre [[1814]]. Altro evento di rilievo fu l'assassinio da lui ordinato del Gran Visir [[Yusuf Sahib al-Tabi']], il cui corpo venne martoriato dalla folla per le strade di Tunisi e che venne infine sepolto per pietà dei locali nel cimitero cristiano della città. Ad ogni modo, i genitori di Yusuf Sahib al-Tabi' ottennero che il suo corpo venisse sepolto in una tomba musulmana costruita nella moschea di Halfaouine.
Salito al trono in circostanze tragiche, Mahmud Bey, insicuro anche del proprio futuro conobbe un regno abbastanza animato durante il quale il paese conobbe diverse vicissitudini senza essere in grado di risolvere i problemi di un'economia precaria. Tunisi, anche dopo il periodo napoleonico era rimasta essenzialmente chiusa in se stessa e lo stato basava i propri redditi ancora poco sull'industria, mentre tendeva a favorire l'attività della pirateria. Per questo egli stesso non esitò a concedere ai corsari di [[La Goletta]] la possibilità di ingaggiare battaglia ogni qual volta vi fosse l'opportunità. Otto di loro, al comando di [[Mustafa Rais]], nell'ottobre del [[1815]], compirono una serie di razzie e tornarono a [[Tunisi]] con 150 prigionieri e importanti bottini. A questo punto, il [[Congresso di Vienna]] intimò (attraverso il proprio portavoce, Lord Exmouth, comandante in capo dello squadrone britannico che aveva in gestione l'area del Mediterraneo), di riportare al Bey la richiesta della cessazione delle attività di [[guerra di corsa]] come ultimatum, nonché il rilascio di tutti i prigionieri catturati che erano in gran parte sardi e napoletani. Sotto questo trattato, il Bey promise di mettere fine alla pirateria e rilasciò gli ex-schiavi che vennero imbarcati sulle navi di Lord Exton.
==La
Sorpresi dall'immediata proibizione di depredare lungo le coste tunisine e privati di parte delle loro usuali risorse, nonché umiliati all'opinione pubblica, i corsari tunisini rinfacciarono al Bey di aver accettato con debolezza un trattato stipulato con dei cristiani. I corsari turchi, inoltre, si scontrarono soprattutto col fatto che il Bey non aveva tenuto a difendere la dignità e l'influenza della propria nazione nel Mediterraneo. Due settimane dopo la partenza di Lord Exmouth, i giannizzeri tentarono un [[colpo di Stato]]. Riuniti a [[suq]] di al-Turuq (Ettrouk) il 30 aprile [[1816]], gli scontenti [[giannizzeri]] elessero due loro capi: [[Delibashi]] e [[Sha'ban Khoja]], e nei giorni successivi riuscirono ad arrestare i principali personaggi di governo presenti nella capitale, vale a dire il Gran [[
==Vicissitudini e calamità==
Ad ogni modo, le difficoltà finanziarie risultate dalla soppressione della pirateria, costrinsero il Bey a cercare nuove risorse nelle tasse. Egli le riteneva necessarie infatti per estendere i monopoli di Stato che [[Hammuda ibn Ali|Hammuda Bey]] e i suoi predecessori avevano largamente sostenuto. Tutti i prodotti esportati erano
Allo stesso tempo, gli ordini del Bey vennero disattesi ed alcuni gruppi di corsari continuarono la loro attività contro le navi europee. Il 21 settembre [[1819]], una nuova commissione franco-britannica giunse a Tunisi, comandata dall'Ammiraglio Jurels il quale ribadì col Bey la necessità di bloccare la pirateria. Il Bey questa volta fu costretto a fare solenni promesse ed a mantenersi a regole ferree imposte ancora una volta dall'Europa.
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