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[[File:Pesco.jpg|thumbnail|Il pesco]]
'''Drupacee''' è un termine tecnico adottato in [[agronomia]] per fare riferimento a un insieme di [[albero|alberi]] da [[frutto]] che appartengono alla famiglia delle [[Rosacee]], sottofamiglia [[Prunoideae]], e che producono come frutto una [[drupa]]. Ne fanno parte il [[pesco]], il [[susino]], l’l'[[albicocco]], il [[mandorlo]] e il [[ciliegio]].
 
Sotto l'aspetto [[botanica|botanico]] le drupacee non si identificano a rigore con le [[Prunoideae]], nelle quali sono comprese anche specie spontanee che tecnicamente non hanno interesse in [[frutticoltura]]. Sotto l'aspetto agronomico le drupacee manifestano una certa omogeneità che presume in molti casi l'adozione di tecniche colturali simili o solo leggermente differenti. La letteratura contraddistingue in genere questo raggruppamento contrapponendolo a quello delle [[Pomacee]] che, analogamente, fa riferimento ad alberi da frutto della stessa famiglia, ma compresi nella sottofamiglia delle [[Maloideae]].
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Pur con differenze di specie in specie, le drupacee producono sostanzialmente due tipi di rami, i brindilli e i dardi.
 
I brindilli sono rami lunghi e relativamente esili, si distinguono in vegetativi e misti a seconda che producano fiori o solo germogli. Lungo i brindilli misti sono prodotte sia [[Gemma (botanica)|gemme]] a legno sia gemme a fiore, all'ascella delle foglie, mentre all'apice è prodotta una gemma a legno. In alcune specie (es. il pesco) è marcata la formazione di "gemme pronte", che germogliano nello stesso anno dando luogo alla formazione di "rami anticipati". Questa tendenza è sfruttata nel vivaismo, per ridurre i cicli di produzione degli [[astoneAstone (botanica)|astoni]], e in frutticoltura, per ridurre la durata della fase improduttiva in alcuni sistemi di allevamento.
 
I dardi sono rami molto brevi, anch'essi distinti in vegetativi e misti (questi ultimi detti "dardi fioriferi" o "mazzetti di maggio"). I dardi vegetativi sono presenti soprattutto nell'habitus giovanile di alcune specie (ad esempio il susino) o nelle specie "selvatiche" (es. il [[Prunus spinosa|prugnolo]]); sono esili e rigidi e terminano con un apice più o meno acuto, simulante spesso una spina; producono una sola gemma a legno all'apice. I dardi fioriferi sono rametti brevissimi e privi di gemme laterali; terminano con una corona apicale di gemme a fiore e con una gemma centrale a legno. Ogni anno il dardo fiorifero produce un'ombrella di fiori, mentre la gemma apicale germoglia facendo crescere, in misura quasi impercettibile, il dardo in lunghezza.
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In generale le drupacee fruttificano sui brindilli dell'anno precedente oppure sui mazzetti di maggio, con marcate differenze, secondo la specie o la cultivar, che condizionano l'intera tecnica di [[potatura]].
 
Le specie che producono sui prevalentemente o esclusivamente sui brindilli, come il pesco e alcuni susini, richiedono potature anche drastiche che consistono nel diradamento dei brindilli e nel loro accorciamento con tagli di ritorno, in funzione della vigoria del ramo. Le specie che producono principalmente sui mazzetti di maggio, come il ciliegio, diversi susini cino-giapponesi, in generale l'albicocco, richiedono potature più oculate e moderate, finalizzate a ridurre lo sviluppo in altezza (con tagli di ritorno) oppure a garantire il giusto equilibrio fra vegetazione e riproduzione. Tagli drastici, oltre a ridurre il numero di dardi fioriferi nella pianta, stimolano l'emissione di rami a legno riducendo nel complesso la produzione.
 
==Coltivazione==
Nella [[potatura]], che andrà eseguita durante il riposo vegetativo (potatura secca) fino all’inizioall'inizio del [[germoglio]], i rami dovranno essere sempre spuntati tenendo conto che nelle ultime gemme a legno sorgeranno nuovi rami.
 
Durante il periodo estivo si può eseguire la potatura verde (generalmente [[luglio]]) al fine di aumentare l’arieggiamentol'arieggiamento della chioma, favorire la penetrazione della [[luce]] e migliorare l’efficacial'efficacia dei trattamenti fitosanitari.
 
Per le drupacee esiste il serio pericolo della [[Sharka]] (nome bulgaro che significa [[vaiolo]]) detta anche vaiolatura, ritenuta la più grave malattia virale sia per i danni alla [[produzione]] che per la rapidità di diffusione.
Osservata per la prima volta in [[Bulgaria]] nel [[1917]], si diffuse in tutta Europa, comparendo in Italia, precisamente in [[Provincia autonoma di Bolzano|Alto Adige]], nel [[1973]].
È un virus da [[quarantena]] per il quale in Italia è prevista la lotta obbligatoria (DM del 29 novembre [[1996]]) che obbliga le regioni attraverso i propri [[Servizio Fitosanitario Regionale|Servizi fitosanitari regionali]] (SFR) a compiere sopralluoghi ed ispezioni sistematiche in campi e in vivai (art. 2). È obbligo poi per i vivaisti, che coltivano drupacee suscettibili, di prelevare il materiale di propagazione in aree dichiarate dal SFR ''esenti da Sharka'' nel raggio di 1 km.
 
Fra i [[fitofago|fitofagi]] di maggior rilievo sono da citare la [[Cydia_molesta|tignola orientale del pesco]], la [[Ceratitis capitata|mosca mediterranea della frutta]], l'[[Anarsia lineatella|anarsia]], gli [[Aphidoidea|afidi]], le [[Coccoidea|cocciniglie]].