Utente:Genny1999/Sandbox: differenze tra le versioni

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==Descrizione==
{{citazione|Or ecco fuori dalladella vallevallea livida/ appaion alberi! Là da ogni ramo chiama forte un’anima/ che pena ed ama; ed il silenzio è vinto e la umanissima/ voce che dice: Vieni! A me vieni, o madre! Vieni e porgimi/ il seno, la vita. Vien, madre!... Ho perdonato!... Là fantasima/ al dolce grido vola disiosa e porge al ramo tremulo/ il seno, l’anima. Oh, portento!/ Guardate! Il ramo palpita!/ Il ramo ha vita! Ecco! E il viso d’un bimbo, e il seno succhia/ avido e bacia! Poi bimbo e madre il grigio albero lascia/ cadere avvinti…Làavvinti... Là su Nirvana irradia! Là su il figlio/ con seco tragge la perdonata Madre…IMadre... I monti varcano/ le due fantasime!... Varcan l’angoscia de le nubi e volano/ dove è Nirvana. Oh, umana questa fede che dimentica/ e che perdona.|Luigi Illica<ref name=lib4>{{cita libro|autore=A cura di Gabriella Belli|titolo=Segantini|editore=Electa|p=254}}</ref>}}
 
Come si cita nel poema di [[Luigi Illica|Illica]], al di fuori della “vallea livida”, gli alberi contorti, che ricordano cordoni ombelicali e dai cui rami spuntano le teste dei bambini, chiamano le proprie madri e, attaccandosi al loro seno, le perdonano e permettono alle coppie di raggiungere il [[Nirvana]]. Nella tela [[Giovanni Segantini|Segantini]], abbracciando i diversi stadi della condanna e lasciando intravedere la redenzione, riunisce queste tre fasi: a sinistra, in cui si svolge il momento più duro del castigo, le madri, impigliate negli alberi, odono le voci dei propri bambini, le cui teste, rompendo il ghiaccio, spuntano dal terreno attaccate alla radice dell’albero; in primo piano in cui, invece, è collocata la scena dotata di maggior rilievo e di grande potere visivo, si osserva la testa di un bambino che, uscendo dal ramo, si attacca al seno della madre tormentata; mentre, sullo sfondo, è rappresentata la coppia redenta che inizia il proprio percorso verso il [[Nirvana]]<ref name=lib2/> e che rende meno drammatica la solitudine della figura collocata in primo piano<ref name=lib4/>. Il tormento delle madri prende forma nel paesaggio naturale<ref name=lib1/>, raffigurato dall’artista con estremo [[naturalismo]]<ref name=lib2/>, in cui gli alberi contorti e i ghiacci sembrano evocare fantasmi ed i corpi femminili fluttuano a mezz’aria, calati in un’atmosfera che ricorda il [[Purgatorio]] dantesco<ref name=lib1/>, come [[Giovanni Segantini|Segantini]] stesso riporta: {{citazione|Quando voli castigare le cattive madri, le vane sterili lussuriose, dipinsi i castichi in forma di purgatorio|dall’autografo della lettera-saggio, pubblicata su “Ver Sacrum”, 5, 1899<ref name=lib3/>}}.
Ogni elemento del paesaggio è intriso di un forte [[simbolismo]]: gli alberi spogli e piegati e le folate di vento gelido che avvolgono l’intera valle sembrano, infatti, personificare gli strumenti di tortura adoperati per castigare le madri<ref name=lib1/>, i vuoti presenti sul dipinto sono bilanciati dalla potenza emotiva e visiva esercitata dalla madre impigliata all’albero, sapientemente decentrata, ed, inoltre, la betulla intricata, avvicinabile per i tratti alla [[arte giapponese|pittura giapponese]], si trasforma da albero della vita ad albero della redenzione<ref name=lib2/>.
 
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* {{Cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-segantini/|titolo=Enciclopedia Treccani}}
{{Portale|pittura}}
 
{{Categorie bozza|
[[Categoria:Dipinti di Giovanni Segantini]]
[[Categoria:Dipinti a soggetto simbolico]]
[[Categoria:Dipinti nel Kunsthistorisches Museum‎]]
}}