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== Storia ==
Nel 1950, l'ufficiale Oscar Martay dell'Alta commissione statunitense in [[Germania]] propose all'amministrazione americana di finanziare una rassegna di film a Berlino, un progetto che sarebbe servito da "vetrina del mondo libero" per una città che dopo la fine della [[seconda guerra mondiale]] stava cercando di rivitalizzare il suo ruolo di metropoli d'arte europea.<ref name="berlinale.1951">{{Cita web|url=httphttps://www.berlinale.de/en/archivarchive/jahresarchiveyearbooks/1951/01_jahresblatt_1951/01_Jahresblatt_1951.html|titolo=1st Berlin International Film Festival - June 6 - 17, 1951|editore=www.berlinale.de|accesso=4 maggio 2017}}</ref> In autunno venne istituito un comitato organizzatore nel quale furono coinvolti membri del [[Senato di Berlino]] e dell'industria cinematografica tedesca e come direttore fu nominato lo storico del cinema [[Alfred Bauer]].<ref name="berlinale.1951"/>
 
=== Gli anni cinquanta ===
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La prima ''Berlinale'' fu inaugurata il 6 giugno 1951 e si rivelò un grande successo anche a livello internazionale.<ref name="berlinale.1951"/> La calorosa partecipazione e il desiderio di ''glamour'' dei berlinesi furono una costante negli anni 50,<ref name=Jacobsen.53>{{Cita|Jacobsen (2000)|p. 53}}</ref> grazie anche alle molte celebrità che non fecero mancare la loro presenza, da [[Romy Schneider]] a [[Gary Cooper]], [[Billy Wilder]], [[Walt Disney]], [[Errol Flynn]], [[Rita Hayworth]] e [[Sophia Loren]].
 
Nel 1956 la [[FIAPF]] assegnò al festival lo "status A", che consentì l'assegnazione di premi da parte di una giuria internazionale al pari di [[Festival di Cannes|Cannes]] e [[Mostra internazionale d'arte cinematografica|Venezia]].<ref name="berlinale.1956">{{Cita web|url=https://www.berlinale.de/en/archivarchive/jahresarchiveyearbooks/1956/01_jahresblatt_1956/01_Jahresblatt_1956.html|titolo=6th Berlin International Film Festival - June 22 - July 3, 1956|editore=www.berlinale.de|accesso=18 agosto 2017}}</ref> L'anno dopo la rassegna trovò anche la sua "casa del cinema", il rinnovato [[Zoo Palast]] nel quartiere di [[Charlottenburg]] che prese il posto del Titania Palast e rimase la ___location principale per i successivi quarant'anni.<ref name=Jacobsen.73>{{Cita|Jacobsen (2000)|p. 73}}</ref>
 
I film non sempre si rivelarono all'altezza delle aspettative, soprattutto quelli tedeschi che spesso furono giudicati inferiori alla concorrenza tecnicamente e intellettualmente.<ref name="berlinale.1953">{{Cita web|url=https://www.berlinale.de/en/archivarchive/jahresarchiveyearbooks/1953/01_jahresblatt_1953/01_Jahresblatt_1953.html|titolo=3rd Berlin International Film Festival - June 18 - 28, 1953|editore=www.berlinale.de|accesso=31 maggio 2017}}</ref> Tra le produzioni internazionali, particolarmente apprezzate da pubblico e critica furono ''[[Le vacanze di Monsieur Hulot]]'' di [[Jacques Tati]] (1953),<ref name="berlinale.1953"/> ''[[Mio zio Giacinto]]'' di [[Ladislao Vajda]] (1956)<ref name=Jacobsen.69>{{Cita|Jacobsen (2000)|p. 69}}</ref> e ''[[Storia di un amore puro]]'' di [[Tadashi Imai]] (1958).<ref name=Jacobsen.82>{{Cita|Jacobsen (2000)|p. 82}}</ref>
 
Nel 1959, la giuria presieduta da [[Robert Aldrich]] assegnò l'Orso d'oro al film ''[[I cugini]]'' di [[Claude Chabrol]], che dopo il [[Prix de la mise en scène|premio per la miglior regia]] vinto pochi mesi prima a Cannes da [[François Truffaut]] per ''[[I quattrocento colpi]]'' rappresentò la consacrazione della [[Nouvelle Vague]] francese, i cui esponenti sarebbero stati ospiti regolari di Berlino con i loro film negli anni successivi.<ref name="berlinale.1959">{{Cita web|url=https://www.berlinale.de/en/archivarchive/jahresarchiveyearbooks/1959/01_jahresblatt_1959/01_Jahresblatt_1959.html|titolo=9th Berlin International Film Festival - June 26 - July 7, 1959|editore=www.berlinale.de|accesso=30 settembre 2017}}</ref>
 
Con l'accresciuto interesse internazionale, la credibilità della ''Berlinale'' si trovò sotto una crescente pressione. La politica di rigettare categoricamente film provenienti dagli stati del [[blocco sovietico]] venne giudicata in contraddizione con l'internazionalità che il festival stava cercando e molti commentatori chiesero di assumere una visione più cosmopolita.<ref name="Jacobsen.73"/>
 
=== Gli anni sessanta ===
La prima metà degli anni sessanta rappresentò secondo molti il periodo più basso della ''Berlinale'' dal suo inizio.<ref name="berlinale.1960">{{Cita web|url=https://www.berlinale.de/en/archivarchive/jahresarchiveyearbooks/1960/01_jahresblatt_1960/01_Jahresblatt_1960.html|titolo=10th Berlin International Film Festival - June 24 - July 5, 1960|editore=www.berlinale.de|accesso=26 ottobre 2017}}</ref><ref name="berlinale.1962">{{Cita web|url=https://www.berlinale.de/en/archivarchive/jahresarchiveyearbooks/1962/01_jahresblatt_1962/01_Jahresblatt_1962.html|titolo=12th Berlin International Film Festival - June 22 - July 3, 1962|editore=www.berlinale.de|accesso=16 dicembre 2017}}</ref> La selezione dei film e le decisioni delle giurie, che in questi anni premiarono film quali ''[[Lazarillo de Tormes]]'' di [[César Ardavin]] ([[Festival di Berlino 1960|1960]]) e ''[[L'estate arida]]'' di [[Metin Erksan]] ([[Festival di Berlino 1964|1964]]), provocarono malcontento nel pubblico e tra i giornalisti.<ref name=Jacobsen.96>{{Cita|Jacobsen (2000)|p. 96}}</ref><ref name="berlinale.1964">{{Cita web|url=https://www.berlinale.de/en/archivarchive/jahresarchiveyearbooks/1964/01_jahresblatt_1964/01_Jahresblatt_1964.html|titolo=14th Berlin International Film Festival - June 26 - July 7, 1964|editore=www.berlinale.de|accesso=13 gennaio 2018}}</ref>
 
{{Approfondimento
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Allo stesso tempo cominciarono ad emergere segnali che un cambiamento stava avvenendo nei contenuti. Dopo la Nouvelle Vague stavano emergendo il [[Free Cinema]] britannico e il [[Cinema Novo]] brasiliano e divenne sempre più chiaro che il festival doveva affrancarsi dalle considerazioni tattiche dell'industria cinematografica.<ref name="berlinale.1960"/>
 
L'edizione del 1964 rappresentò un primo passo verso il rinnovamento con la "Settimana della critica", contro-manifestazione che alcuni anni dopo avrebbe dato origine al Forum internazionale del giovane cinema, e nel 1965 la struttura organizzativa venne profondamente riformata.<ref name="berlinale.1964"/> Il programma fu completato da una sezione dedicata a film considerati controversi (Informationsschau) e una con quelli selezionati da delegati e produttori dei Paesi partecipanti (Repräsentationsschau).<ref name="berlinale.1965">{{Cita web|url=https://www.berlinale.de/en/archivarchive/jahresarchiveyearbooks/1965/01_jahresblatt_1965/01_Jahresblatt_1965.html|titolo=15th Berlin International Film Festival - June 25 - July 6, 1965|editore=www.berlinale.de|accesso=31 gennaio 2018}}</ref> I critici ebbero una maggiore presenza nella giuria e nella commissione di selezione, finora composta soprattutto da rappresentanti delle autorità o portavoce di gruppi di interesse.<ref name=Jacobsen.134>{{Cita|Jacobsen (2000)|p. 134}}</ref>
 
Nel 1967 la ''Berlinale'' fu trasferita all'ente privato Berliner Festspiele GmbH, il che significò una sorta di "denazionalizzazione" e l'auspicio di superare i problemi diplomatici che in passato avevano ostacolato la partecipazione dei [[Paesi socialisti]].<ref name="berlinale.1967">{{Cita web|url=https://www.berlinale.de/en/archivarchive/jahresarchiveyearbooks/1967/01_jahresblatt_1967/01_Jahresblatt_1967.html|titolo=17th Berlin International Film Festival - June 23 - July 4, 1967|editore=www.berlinale.de|accesso=17 marzo 2018}}</ref> In realtà, la scelta di continuare ad escludere la [[Repubblica Democratica Tedesca]] portò i commentatori a vedere la ristrutturazione come una mossa puramente tattica.<ref name="berlinale.1967"/> [[Unione Sovietica]], [[Ungheria]], [[Bulgaria]], [[Romania]] e [[Polonia]] rifiutarono di partecipare, al contrario della [[Cecoslovacchia]] e della "non allineata" [[Jugoslavia]], che aveva comunque già presenziato in passato.<ref name=Jacobsen.148>{{Cita|Jacobsen (2000)|p. 148}}</ref>
 
Il festival dette prova dopo anni di stare al passo con i tempi e di essere parte dello sviluppo sociale. I film della nuova generazione di registi, tra cui [[Jean-Luc Godard]], [[Carlos Saura]] e [[Roman Polański]], generarono un nuovo amore per il dibattito, le tematiche diventarono più serie e il pubblico iniziò ad affollare i cinema interrogando registi e sceneggiatori.<ref name=Jacobsen.142>{{Cita|Jacobsen (2000)|p. 142}}</ref>
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|larghezza = 400px
|titolo = <div style="text-align:center;">1971 - La nascita del Forum</div>
|contenuto = Il Forum internazionale del giovane cinema (''Internationale Forum des jungen Films'') fu inaugurato ufficialmente il 27 giugno 1971, in parte come reazione alle turbolenze che avevano portato alla chiusura anticipata dell'edizione precedente del festival.<ref name="forum">{{Cita web|url=https://www.berlinale.de/en/das_festival/sektionen_sonderveranstaltungen/forum/index.html|titolo=Forum & Forum Expanded - Historical Background|editore=www.berlinale.de|accesso=26 ottobre 2017}}</ref> Fondato due anni prima dal critico [[Ulrich Gregor]] e dalla moglie Erika e organizzato con la società Freunden der Deutschen Kinemathek, il Forum divenne parte integrante della ''Berlinale'' con lo scopo, secondo le parole di Gregor, di mostrare «la molteplicità e complessità dei nuovi stili cinematografici tra cinema d'avanguardia, film narrativo e documentario». Con gli anni ha assunto un ruolo sempre più importante ed è stato un trampolino di lancio per registi come [[Aki Kaurismäki]], [[Ken Loach]], [[Chantal Akerman]], [[Derek Jarman]], [[Raúl Ruiz]], [[Ousmane Sembène]], [[Wong Kar-wai]], e [[Margarethe von Trotta]] e [[Peter Greenaway]].<ref name="forum"/>
}}
 
Il festival cercò subito di rinnovarsi inaugurando il Forum internazionale del giovane cinema, con un programma che in questi anni si concentrò su film e documentari socialmente e politicamente impegnati, opere sperimentali o provenienti dai Paesi in via di sviluppo, oltre che sui registi del [[Nuovo cinema tedesco]].<ref name=Jacobsen.187>{{Cita|Jacobsen (2000)|p. 187}}</ref><ref name=Jacobsen.196>{{Cita|Jacobsen (2000)|p. 196}}</ref> Molti osservatori elogiarono il modo in cui il concorso e il Forum si avvicinarono durante il decennio, influenzando reciprocamente i rispettivi programmi e avviando una sempre più stretta collaborazione.<ref name="berlinale.1974">{{Cita web|url=https://www.berlinale.de/en/archivarchive/jahresarchiveyearbooks/1974/01_jahresblatt_1974/01_Jahresblatt_1974.html|titolo=24th Berlin International Film Festival - June 21 - July 2, 1974|editore=www.berlinale.de|accesso=26 ottobre 2017}}</ref><ref name="berlinale.1977">{{Cita web|url=https://www.berlinale.de/en/archivarchive/jahresarchiveyearbooks/1977/01_jahresblatt_1977/01_Jahresblatt_1977.html|titolo=27th Berlin International Film Festival - June 24 - July 5, 1977|editore=www.berlinale.de|accesso=26 ottobre 2017}}</ref>
 
Altre importanti novità segnarono il resto degli anni settanta, come la prima proiezione di un film sovietico, ''[[S toboy i bez tebya]]'' del regista [[Rodion Nahapetov]], che nel 1974 fece da apripista alla successiva partecipazione di quasi tutti gli stati socialisti.<ref name="berlinale.1974"/> L'edizione del 1976 fu l'ultima sotto la direzione di [[Alfred Bauer]] che dopo 26 anni passò il testimone a [[Wolf Donner]].<ref name="berlinale.1976">{{Cita web|url=https://www.berlinale.de/en/archivarchive/jahresarchiveyearbooks/1976/01_jahresblatt_1976/01_Jahresblatt_1976.html|titolo=26th Berlin International Film Festival - June 25 - July 6, 1976|editore=www.berlinale.de|accesso=13 ottobre 2018}}</ref><ref name=Jacobsen.232-233>{{Cita|Jacobsen (2000)|p. 232-233}}</ref> Nel 1978 ci fu lo spostamento del festival dal consueto periodo estivo a quello invernale e venne creato il Kinderfilmfest, che aprì le porte al cinema per ragazzi e che ottenne da subito un grande successo.<ref name="berlinale.1978">{{Cita web|url=https://www.berlinale.de/en/archivarchive/jahresarchiveyearbooks/1978/01_jahresblatt_1978/01_Jahresblatt_1978.html|titolo=28th Berlin International Film Festival - February 22 - March 5, 1978|editore=www.berlinale.de|accesso=24 febbraio 2019}}</ref>
 
Nel 1979 un altro scandalo rischiò di ripetere la crisi di inizio decennio. I delegati sovietici considerarono ''[[Il cacciatore]]'' di [[Michael Cimino]] un "insulto" al popolo vietnamita e i Paesi socialisti ritirarono i propri film.<ref name="berlinale.1979">{{Cita web|url=https://www.berlinale.de/en/archivarchive/jahresarchiveyearbooks/1979/01_jahresblatt_1979/01_Jahresblatt_1979.html|titolo=29th Berlin International Film Festival - February 20 - March 3, 1979|editore=www.berlinale.de|accesso=28 febbraio 2019}}</ref> Il comitato di selezione respinse qualsiasi interferenza nella pianificazione del programma e stavolta le polemiche non impedirono al festival di svolgersi fino alla fine, nonostante l'abbandono di due giurati.<ref name=Jacobsen.268>{{Cita|Jacobsen (2000)|p. 268}}</ref>
 
Il bilancio degli ultimi anni fu generalmente ritenuto molto positivo: lo spostamento da giugno a febbraio si era rivelato un successo, il programma era diventato più vario e la struttura organizzativa più efficiente. La decisione di Donner di lasciare la direzione dopo appena tre anni fu perciò accolta con incredulità e delusione da osservatori e addetti ai lavori.<ref name="berlinale.1979"/>
 
=== Gli anni ottanta ===
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* 1980
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Al suo primo anno da direttore della ''Berlinale'', [[Moritz de Hadeln]] si trovò ad affrontare l'eredità lasciata dall'edizione precedente, ovvero il boicottaggio dei [[Paesi socialisti]] come protesta per la presenza del film ''[[Il cacciatore]]'' di [[Michael Cimino]], considerato un "insulto" al popolo vietnamita. Era quindi necessario versare acqua sul fuoco e cercare la via migliore per far tornare i Paesi del [[blocco orientale]] al festival, un compito reso ancora più difficile dalla situazione geopolitica visto che gli stati occidentali stavano prendendo in considerazione il boicottaggio delle [[Olimpiadi di Mosca]] in risposta all'[[invasione sovietica dell'Afghanistan]].
| larghezza totale= 300
| immagine1 = Annex - Stewart, James (Call Northside 777) 01.jpg|larghezza1 = 150|altezza1 = 150
| immagine2 = Sir Alec Guinness Allan Warren (2).jpg|larghezza2 = 151|altezza2 = 151
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| sotto = I primi vincitori dell'Orso d'oro alla carriera: [[James Stewart]] (1982), [[Alec Guinness]] (1988) e [[Dustin Hoffman]] (1989).
 
Il nuovo decennio si aprì sotto la nuova direzione di [[Moritz de Hadeln]], che sin dall'inizio implementò diverse funzionalità nella struttura del festival. All'attore e attivista [[LGBT]] [[Manfred Salzgeber]] fu affidato lo sviluppo dell'Info-Schau, che nel 1986 dette origine alla sezione Panorama e che alcuni ritennero quasi indistinguibile dal Forum, con criteri di selezione dei film sempre più simili che fecero nascere una sorta di rivalità tra le due sezioni.<ref name="berlinale.1988">{{Cita web|url=https://www.berlinale.de/en/archive/yearbooks/1988.html|titolo=38th Berlin International Film Festival - February 12-23, 1988|editore=www.berlinale.de|accesso=28 febbraio 2019}}</ref><ref name=Jacobsen.348>{{Cita|Jacobsen (2000)|p. 348}}</ref> Per il Kinderfilmfest fu invece creata una apposita giuria composta da membri tra gli 11 e i 14 anni che conferì il premio al miglior film. In questi anni furono anche introdotti due premi onorari, l'[[Orso d'oro alla carriera]] e la [[Berlinale Kamera]], oltre ad altri riconoscimenti come il [[Premio Caligari]] destinato al Forum, il [[Premio Alfred Bauer]], riservato a film ritenuti particolarmente innovativi, e i [[Teddy Award|Teddy Awards]], conferiti da una giuria composta da organizzatori di festival di cinema gay-lesbico.
L'unico film italiano in concorso, ''[[Chiedo asilo]]'' di [[Marco Ferreri]], fu molto apprezzato da pubblico e critica, oltre che dallo stesso direttore del festival, e si aggiudicò il Gran Premio della Giuria con questa motivazione: «Nel suo stile inventivo, Marco Ferreri ci pone a confronto con il mondo dei fanciulli e le nostre difficoltà di comunicare con loro, insieme alle nostre speranze e al nostro avvenire».
 
In questi anni la ''Berlinale'' vide crescere costantemente il numero di visitatori e addetti ai lavori e le principali case cinematografiche statunitensi mostrarono un rinnovato interesse per il festival dopo l'assenza degli anni precedenti.<ref name=Jacobsen.287>{{Cita|Jacobsen (2000)|p. 287}}</ref><ref name="berlinale.1982">{{Cita web|url=https://www.berlinale.de/en/archive/yearbooks/1982.html|titolo=32nd Berlin International Film Festival - February 12-23, 1982|editore=www.berlinale.de|accesso=28 febbraio 2019}}</ref><ref name="berlinale.1983">{{Cita web|url=https://www.berlinale.de/en/archive/yearbooks/1983.html|titolo=33rd Berlin International Film Festival - February 18 - March 3, 1983|editore=www.berlinale.de|accesso=28 febbraio 2019}}</ref> Ma se il concorso stava diventando sempre più una piattaforma per le grandi produzioni americane, il Forum confermò il suo interesse per la scena indipendente e per i temi politici,<ref name="berlinale.1986">{{Cita web|url=https://www.berlinale.de/en/archive/yearbooks/1986.html|titolo=36th Berlin International Film Festival - February 14-25, 1986|editore=www.berlinale.de|accesso=28 febbraio 2019}}</ref> oltre ad ospitare regolarmente le opere di cineasti come [[Krzysztof Kieślowski]] (premio INTERFILM per ''[[Il cineamatore]]'' nel 1980), [[Otar Ioseliani]] (premio [[Fédération internationale de la presse cinématographique|FIPRESCI]] per ''[[Pastorale (film 1975)|Pastorale]]'' nel 1982), [[Manoel de Oliveira]], [[Peter Greenaway]] e [[Raúl Ruiz]].
Alla fine de Hadeln ci riuscì anche grazie all'aiuto di [[Horst Pehnert]], giornalista e viceministro della cultura della [[Germania Est]] che negli anni successivi avrebbe continuato a fare da mediatore tra interessi artistici e diplomatici. Alcuni eventi confermarono però la tensione del momento, a partire dalla richiesta da parte dell'[[Unione Sovietica]] di escludere dalla retrospettiva dedicata a [[Billy Wilder]] i film ''[[Uno, due, tre!]]'' e ''[[Ninotchka]]'', co-sceneggiato da Wilder e ritenuto una pericolosa commedia ideologica.
 
Negli ultimi anni del decennio la ''Berlinale'' fu fortemente influenzata dai cambiamenti che stavano avvenendo in [[Unione Sovietica]] e sulla scia della [[glasnost']] di [[Michail Gorbačëv]] assunse un ruolo importante come piattaforma per i nuovi film sovietici.<ref name="berlinale.1987">{{Cita web|url=https://www.berlinale.de/en/archive/yearbooks/1987.html|titolo=37th Berlin International Film Festival - February 20 - March 3, 1987|editore=www.berlinale.de|accesso=28 febbraio 2019}}</ref><ref name=Jacobsen.345>{{Cita|Jacobsen (2000)|p. 345}}</ref> Nel 1987 la giuria internazionale assegnò l'Orso d'oro al film ''[[Tema (film)|Tema]]'' di [[Gleb Anatol'evič Panfilov|Gleb Panfilov]] e anche se il gran numero di produzioni hollywoodiane commerciali fecero apparire ad alcuni la spesso evocata "funzione mediatrice" della ''Berlinale'' come un eufemismo per gli interessi di esportazione di [[Hollywood]], la crescente presenza di film censurati o boicottati provenienti dall'[[Europa dell'Est]] fu accolta con favore dagli addetti ai lavori.<ref name="berlinale.1988"/> Alla soglia degli [[anni novanta]] la ''Berlinale'' era ormai diventata la più importante manifestazione internazionale per i film provenienti dall'Europa dell'Est.<ref name="berlinale.1989">{{Cita web|url=https://www.berlinale.de/en/archive/yearbooks/1989.html|titolo=39th Berlin International Film Festival - February 10-21, 1989|editore=www.berlinale.de|accesso=28 febbraio 2019}}</ref>
Gli altri riguardarono i film ''[[Die wunderbaren Jahre]]'' del dissidente della [[DDR]] [[Reiner Kunze]] e ''[[Marigolds in August]]'', scritto e interpretato dal drammaturgo sudafricano [[Athol Fugard]]. Il primo fu escluso per motivi di qualità, scatenando le proteste di parte della stampa e dei Junge Liberale, organizzazione politicamente vicina all'[[Partito Liberale Democratico (Germania)|FDP]] che parlò di "auto-censura" e distribuì opuscoli in cui affermava "Ci vergogniamo di questa vigliaccheria". Il secondo portò di nuovo alla minaccia di boicottaggio da parte dell'URSS, che fece riferimento a una risoluzione delle [[Nazioni Unite]] che si opponeva alla cooperazione con il [[Sudafrica]]. Il management del festival sottolineò che il film era contro la [[segregazione razziale]] e che il dramma di Fugard era stato mostrato senza alcuna obiezione nei Paesi socialisti. Fu organizzata una proiezione speciale per la delegazione sovietica che fortunatamente tornò sui suoi passi, alla condizione che fosse inserito nel programma e nella documentazione del festival senza l'indicazione del Paese di origine. Alla fine ''Marigolds in August'' si aggiudicò il premio INTERFILM e Athol Fugard quello per il 30º anniversario della ''Berlinale''.
 
La nuova direzione implementò diverse funzionalità nella struttura del festival, tra cui un maggior numero di registi, critici e produttori nel comitato consultivo e il miglioramento dei requisiti di selezione dei film destinati al ''Kinderfilmfest'' (in cui fu particolarmente apprezzato ''[[Jag Är Maria]]'' dello svedese [[Karsten Wedel]]). All'attore e attivista [[LGBT]] [[Manfred Salzgeber]] fu affidato lo sviluppo dell'Info-Schau (che cinque anni dopo avrebbe dato origine alla sezione Panorama) nel quale fu proiettato tra gli altri ''[[Ratataplan]]'' dell'esordiente [[Maurizio Nichetti]]. Proseguì inoltre la cooperazione tra la competizione e il Forum internazionale del giovane cinema, che il consiglio di amministrazione riconobbe come partner alla pari, e la "tensione produttiva" tra le due sezioni diventò un marchio di qualità del festival. Nella sua relazione di chiusura, il direttore del Forum [[Ulrich Gregor]] scrisse che era stato positivo per registi e produttori che la ''Berlinale'' avesse messo a disposizione «due modalità completamente diverse di presentazione in termini di condizioni di proiezione e aspettative del pubblico».
 
Tra i film in concorso che riscossero maggior successo ci furono quelli provenienti dall'[[Europa dell'Est]], come ''[[Direttore d'orchestra (film 1980)|Direttore d'orchestra]]'' di [[Andrzej Wajda]] (per il quale [[Andrzej Seweryn (attore)|Andrzej Seweryn]] ricevette l'[[Orso d'argento per il miglior attore]]), ''[[Mosca non crede alle lacrime]]'' di [[Vladimir Men'šov]] e ''[[Solo Sunny]]'' di [[Konrad Wolf]] e [[Wolfgang Kohlhaase]] che ottenne tre riconoscimenti. La scelta della giuria ritenuta più coraggiosa e anticonvenzionale fu comunque l'assegnazione dell'[[Orso d'oro]] a ''[[Palermo o Wolfsburg]]'' di [[Werner Schroeter]], elogiato da pubblico e addetti ai lavori che mostrarono invece qualche perplessità riguardo l'altro vincitore, ''[[Heartland (film)|Heartland]]'' del regita statunitense [[Richard Pearce]].
 
Altro oggetto di dibattito fu la presenza di due film mostrati fuori concorso: ''[[Cruising]]'' di [[William Friedkin]] dette origine ad una polemica sullo sfruttamento superficiale e sensazionalista della comunità gay, mentre la co-produzione italo-americana ''[[Caligola (film)|Caligola]]'' di [[Tinto Brass]] fu liquidata come uno spettacolo di pura pornografia.
 
* 1981
Al suo secondo anno, [[Moritz de Hadeln]] fu accolto da una forte opposizione da parte dei cineasti tedeschi che lo accusarono di non essere riuscito a conferire al festival una nuova immagine. Avendo diretto il [[Festival di Locarno]] fino al 1977, de Hadeln conosceva poco la scena nazionale e quando incluse solo un film della [[Germania Ovest]] nella competizione, ''[[Der Neger Erwin]]'' di [[Herbert Achternbusch]], il conflitto latente esplose. Il direttore giustificò la sua scelta con la scarsa qualità dei film presentati e parlò di una "crisi del cinema tedesco", ma la maggior parte dei registi dichiarò di non avere fiducia nella sua gestione e [[Alexander Kluge]] parlò di "incapacità di stabilire contatti", aggiungendo che de Hadeln si era preoccupato soprattutto dei desideri delle ''[[Maggiori studi di produzione cinematografica|major]]'' americane. Le associazioni dei produttori e dei registi lo accusarono di dilettantismo e incapacità comunicativa, chiesero le sue dimissioni e annunciarono il boicottaggio futuro «se non fossero stati presi provvedimenti decisivi per garantire lo svolgimento di un festival rappresentativo».
 
Nel 1981 la questione relativa alla qualità dei film sembrò essere un problema tutto tedesco e non solo i film della [[Germania Ovest|Repubblica Federale]] furono considerati non all'altezza dei criteri di selezione. Nella competizione non venne inclusa nessuna produzione della [[Germania Est]] che per protesta ritirò i suoi film dalle altre sezioni e rifiutò l'offerta di mostrare quattro film [[Deutsche Film AG|DEFA]] nell'Info-Schau, la sezione informativa in cui furono proiettati anche ''[[Il pap'occhio]]'' di [[Renzo Arbore]] e una retrospettiva del regista turco [[Yilmaz Güney]].
 
Le polemiche attirarono l'attenzione di osservatori e critici, molti dei quali ritennero le accuse a de Hadeln premature dopo solo un anno alla guida del festival. Inoltre, i registi non erano riusciti a rendere più specifiche le loro rivendicazioni (ad esempio cosa intendessero per "festival rappresentativo") e il fronte anti-de Hadeln si rivelò meno unito di quanto la retorica aveva fatto sembrare. Alcuni registi e produttori fecero dichiarazioni a favore della nuova gestione, che da parte sua espresse la speranza di una maggiore apertura al dialogo da entrambe le parti. «A volte desideriamo per il nostro Paese il tipo di solidarietà che è un dato di fatto in altri Paesi», scrissero in una dichiarazione congiunta de Hadeln e [[Ulrich Gregor]], direttore del Forum internazionale del giovane cinema, «una solidarietà tra istituzioni che lavorano per gli stessi obiettivi». Ciò nonostante il risultato fu una direzione indebolita e un certo grado di impotenza nel trovare una soluzione alla crisi.
 
Solo gradualmente il pragmatismo arrivò ad avere il sopravvento. de Hadeln rafforzò l'autorità di Heinz Badewitz, già fondatore del Festival internazionale di [[Hof (Baviera)|Hof]] e responsabile per la serie del [[Nuovo cinema tedesco]] della ''Berlinale'', trasformandolo nell'uomo di contatto tra il festival e i registi della Germania Ovest di cui godeva la fiducia. Con la nomina di Gaby Sikorski a direttrice del Kinderfilmfest fu data anche una risposta alle richieste di rendere indipendente la sezione dedicata ai più giovani, nella quale furono aggiunte proiezioni separate per la stampa. In un programma particolarmente internazionale, uno dei film preferiti del pubblico risultò ''[[Der rote Strumpf]]'' di [[Wolfgang Tumler]]. «I bambini e gli anziani hanno molto in comune», disse la protagonista [[Inge Meysel]] dopo la prima proiezione, «parlano una lingua simile e credono ancora nei miracoli, o ci credono di nuovo».
 
Sul ''[[Frankfurter Rundschau]]'' il critico [[Wolfram Schütte]] intitolò il suo rapporto conclusivo "La ricerca della storia sepolta", sottolineando l'orientamento tematico di molti dei film presenti. Alcuni esempi furono ''[[La febbre (film)|La febbre]]'' di [[Agnieszka Holland]], ''[[La barca è piena]]'' di [[Markus Imhoof]] (uno dei numerosi film svizzeri di quest'anno) e il documentario iraniano ''[[Jostoju]]'' di [[Amir Naderi]], a proposito del quale scrisse: «Il suo film, con il suo trattamento altamente artistico di immagine e suono, documentazione e immaginazione, è un requiem e un incantesimo, un epitaffio e un invito allo stesso tempo». Insieme a ''[[Stalker (film 1979)|Stalker]]'' di [[Andrej Tarkovskij]] e ''[[Si salvi chi può (la vita)]]'' di [[Jean-Luc Godard]] fu il film meglio accolto del Forum che quest'anno si svolse nel Delphi Filmpalast di [[Charlottenburg]], una vecchia sala in pessime condizioni che garantì un maggior numero di spettatori ma molti problemi durante le proiezioni.
 
Nonostante le polemiche, la 31ª ''Berlinale'' riuscì a registrare un nuovo record con circa il 15% di visitatori in più rispetto all'edizione precedente e alla fine l'organizzazione fu elogiata da tutti i partecipanti. Inoltre le principali case cinematografiche statunitensi tornarono dopo essere state assenti negli anni precedenti e la continua internazionalizzazione del festival fu evidenziata da una maggiore partecipazione dei Paesi del [[Sud-est asiatico]].
 
* 1982
Il desiderio di tornare al ''glamour'' che secondo alcuni degli addetti ai lavori mancava ormai da troppo tempo fu in parte compensato dal gran numero di ospiti famosi che sfilarono alla 32ª ''Berlinale'', tra cui [[Lino Ventura]], [[Jeanne Moreau]], [[Claudia Cardinale]], [[Franco Nero]], [[Sally Field]], [[Lilli Palmer]], [[Michel Piccoli]] e [[Ingrid Thulin]]. La presenza di [[James Stewart]], accolto con una standing ovation dagli spettatori dello Zoo Palast, e della presidente di giuria [[Joan Fontaine]] che nel 1951 aveva aperto la prima edizione con ''[[Rebecca - La prima moglie (film)|Rebecca - La prima moglie]]'' di [[Alfred Hitchcock]], contribuirono a ricordare a tutti lo splendore dei primi anni.
 
Il peso dell'industria sul Festival di Berlino e i tentativi di influenzare il programma da parte di multinazionali, produttori e distributori si rivelò quest'anno soprattutto in due casi. La [[Gaumont]] impedì la proiezione come film di chiusura di ''[[La montagna incantata (film)|La montagna incantata]]'' di [[Hans W. Geißendörfer]] contro la volontà dei co-produttori tedeschi, mentre la [[première]] di ''[[Dolci ore]]'' di [[Carlos Saura]] venne annullata a causa della pressione del co-produttore francese [[Jacques Roitfeld]], che preferì mostrarlo durante un omaggio al regista spagnolo al [[Festival di Cannes]].
 
Il cinema statunitense sembrò mostrare un rinnovato interesse per la ''Berlinale'', che soprattutto nel Forum incluse film indipendenti e [[Cinema underground|underground]] tra cui alcune opere di [[Amos Poe]], mentre l'Info-Schau assunse un carattere più innovativo sotto la direzione di [[Manfred Salzgeber]] e [[Wieland Speck]] e fu dominato dal cinema asiatico e da una nuova generazione di registi provenienti da [[Corea]], [[Hong Kong]], [[Cina]] e [[Indonesia]]. Nella stessa sezione venne mostrata una retrospettiva del regista e sceneggiatore austriaco [[Alf Brustellin]], deceduto nel novembre 1981 in un incidente d'auto, introdotta dagli amici e colleghi [[Bernhard Sinkel]] e [[Ula Stöckl]].
 
Ma l'edizione del 1982 fu segnata soprattutto dalla [[Germania Ovest]], presente con circa novanta produzioni tra cui due lungometraggi in concorso e tre fuori concorso. Dopo il boicottaggio minacciato l'anno precedente, i registi tedeschi instaurarono un dialogo con la direzione grazie anche a Heinz Badewitz, responsabile per la serie del [[Nuovo cinema tedesco]] al quale [[Moritz de Hadeln]] dette maggiore autorità e il compito di mediare tra le parti. L'[[Orso d'oro]] a ''[[Veronika Voss]]'' di [[Rainer Werner Fassbinder]], che già due volte in passato era uscito a mani vuote nonostante il favore dei pronostici con ''[[Effi Briest (film)|Effi Briest]]'' (1974) e ''[[Il matrimonio di Maria Braun]]'' (1979), fu considerato una sorta di risarcimento da molti osservatori.
 
Così come già avvenuto nel recente passato, la fase di preparazione della ''Berlinale'' fu caratterizzata da aspre polemiche che quest'anno originarono dal rifiuto di de Hadeln di proiettare come film d'apertura ''[[Fuga nella notte]]'' diretto da [[Delbert Mann]], la vera storia di due famiglie fuggite dalla [[Germania Est]] nel 1979 con una mongolfiera. Preoccupato per il contenuto della pellicola, che era certo avrebbe creato malumori nella [[DDR]], il direttore fece riferimento alle linee guida della [[FIAPF]] che non permettevano la proiezione di film "diretti contro altri Paesi partecipanti al festival" e nel gennaio 1982 comunicò la decisione al produttore Hellmuth P. Gattinger, presidente della Centfox-Film GmbH.
 
Quest'ultimo fece ricorso ad una campagna diffamatoria attraverso le pubblicazioni del gruppo editoriale conservatore [[Axel Springer (azienda)|Axel Springer SE]], che accusarono de Hadeln di "ossequiosità" verso la Germania Est e "vigliaccheria di fronte al nemico". Su ''[[Welt am Sonntag]]'' il giornalista e cineasta Will Tremper scrisse che il Festival di Berlino si era «deteriorato in un noioso luogo d'incontro per le ideologie all'ombra della distensione» e lo stesso Gattinger inserì un annuncio sulla rivista ''Filmecho/Filmwoche'' che affermava: «Il signor de Hadeln non storce il naso per niente tranne che per le grida di aiuto dei perseguitati, perché è di questo che parla il film».
 
Inoltre, da quando il panorama politico si era spostato a favore della [[Unione Cristiano-Democratica di Germania|CDU]] la campagna era stata appoggiata dal [[Senato di Berlino]] e l'idoneità di de Hadeln, che era stato nominato sotto un'amministrazione socialdemocratica, fu nuovamente messa in discussione. A suo favore si schierarono il segretario di stato [[Partito Liberale Democratico (Germania)|liberale]] Andreas von Schoeler, che definì le critiche «un violento attacco alla libertà dell'arte e della cultura garantite dall'articolo 5 della [[Legge fondamentale della Repubblica Federale di Germania|Costituzione]]», e il sindaco [[Richard von Weizsäcker]] che dichiarò: «Quando si tratta di film da tutte le aree del mondo, in senso geografico, politico e culturale, la direzione deve costantemente affrontare nuovi e grandi problemi. La direzione dominerà questi problemi se sarà in grado di essere indipendente e se la sua indipendenza sarà rispettata».
 
Alla fine de Hadeln riuscì ancora una volta a conquistare la fiducia dei suoi colleghi e il rispetto di alcuni dei suoi detrattori. La proiezione di ''Fuga nella notte'', sponsorizzata dalla Springer, si svolse contemporaneamente alla cerimonia di apertura ma fu ignorata da molti dei presenti al festival.
 
* 1983
L'edizione 1983 della ''Berlinale'' registrò oltre 4.500 accrediti di giornalisti e professionisti del cinema e confermò la tendenza degli ultimi anni, durante i quali il numero di visitatori e addetti ai lavori era cresciuto costantemente. Con 394 film provenienti da 43 Paesi ci furono lunghe code ai botteghini e molte proiezioni registrarono il tutto esaurito. Più di 110.000 spettatori videro i film nelle diverse sezioni, l'Info-Schau registrò il maggiore aumento del numero di visitatori e anche per il Forum internazionale del giovane cinema fu un anno record con oltre 63.000 visitatori.
 
Durante la serata inaugurale il festival rese omaggio a [[Rainer Werner Fassbinder]], scomparso pochi mesi prima e vincitore dell'[[Orso d'oro]] nell'edizione del 1982 con ''[[Veronika Voss]]''. Un'orchestra eseguì una [[Suite (musica)|suite]] delle musiche composte da [[Peer Raben]] per i film del regista tedesco tra cui ''Each Man Kills the Things He Loves'', tratta da ''[[Querelle de Brest (film)|Querelle de Brest]]'' e cantata, come nel film, dall'attrice e presidente di giuria [[Jeanne Moreau]].
 
L'Info-Schau mostrò alcuni dei film più interessanti dell'intero festival, tra cui ''[[I senza valore]]'' di [[Mika Kaurismäki]], ''[[Toute une nuit]]'' di [[Chantal Akerman]], ''[[Abuse (film)|Abuse]]'' di [[Arthur J. Bressan Jr.]], ''[[Diva (film)|Diva]]'' di [[Jean-Jacques Beineix]] e ''[[Oyeomdoen jashikdeul]]'' di [[Im Kwon-taek]]. Con programmi come la "Settimana francese" e una nuova serie sul cinema brasiliano fu visto una volta di più in competizione con il Forum, che quest'anno dovette subire tagli al bilancio con conseguente minor pubblicità dei film sulla stampa. Il preferito del pubblico in questa sezione risultò ''[[I misteri del giardino di Compton House]]'' di [[Peter Greenaway]], a proposito del quale il critico Erwin Schaar scrisse sulla ''[[Neue Zürcher Zeitung]]'': «La struttura della musica del film, il dialogo artistico, l'eccessiva enfasi sugli oggetti alla moda a quel tempo rendono il film, nonostante la "realtà" del soggetto, un'incantevole partitura visiva sul problema della percezione». Il film "[[No wave#Cinema|No wave]]" ''[[Vortex (film)|Vortex]]'' di [[Scott B. e Beth B.|Scott e Beth B.]], ''[[So Is This]]'' di [[Michael Snow]] e ''[[Ashes and Embers]]'' di [[Haile Gerima]] (vincitore del [[Fédération internationale de la presse cinématographique|Premio FIPRESCI]]) rappresentarono inoltre il continuo interesse del Forum per tutte le sfaccettature e i fenomeni marginali del cinema americano.
 
Anche il Kinderfilmfest di quest'anno mostrò una gamma più ampia di film e, come già nel 1982, un'apposita giuria assegnò un premio al miglior film per ragazzi. La decisione dell'[[UNICEF]] di continuare a patrocinare la sezione fu legata alla richiesta di maggiore qualità nelle preselezioni e il vincitore di quest'anno, il dramma familiare ''[[Lukás]]'' del ceco [[Otakar Kosek]], attraverso una storia di alcolismo e violenza domestica testimoniò il futuro del Kinderfilmfest.
 
Il concorso risultò più completo di quanto fosse stato negli anni precedenti e la scelta di [[Moritz de Hadeln]] di mantenere alto lo standard unendo arte, industria e audacia artistica fu chiaramente visibile nella selezione dei film, inclusi quelli fuori competizione. Accanto al cinema popolare di ''[[Tootsie]]'' furono mostrate opere politicamente impegnate come ''[[In the King of Prussia]]'' di [[Emile de Antonio]] e il film collettivo ''[[Krieg und Frieden]]'', il [[Cinema d'essai|film d'essai]] ''[[Sans Soleil]]'' di [[Chris Marker]] e il documentario sperimentale ''[[Koyaanisqatsi]]'' di [[Godfrey Reggio]]. L'[[Orso d'oro]] venne assegnato ex aequo allo spagnolo ''[[L'alveare]]'', dramma di [[Mario Camus]] sulla vita a [[Madrid]] dopo la [[guerra civile spagnola]], e a ''[[Ascendancy (film)|Ascendancy]]'' dell'inglese [[Edward Bennett]], che secondo quanto scrisse Manfred Delling sul ''Deutsches Allgemeines Sonntagsblatt'', «anche se in modo un po' forzato ritrae l'impoverimento psicologico di una giovane donna e quello morale di suo padre, in un'[[Irlanda]] all'inizio della [[Guerra d'indipendenza irlandese|guerra d'indipendenza]]». Il riconoscimento del [[Orso d'argento, gran premio della giuria|gran premio della giuria]] per ''[[Hakkari'de Bir Mevsim]]'' del turco [[Erden Kiral]] fu accolto con acclamazione.
 
Le immancabili polemiche riguardarono quest'anno il ritiro dei film ''[[La scelta di Sophie]]'' di [[Alan J. Pakula]], ''[[Kharij]]'' di [[Mrinal Sen]], che i produttori preferirono mostrare a [[Festival di Cannes|Cannes]], e ''[[Der Aufenthalt]]'' di [[Frank Beyer]], inviato dalla [[Germania Est]] e ritirato senza spiegazioni. Venne poi rivelato che la [[Polonia]] era intervenuta accusando il film di suscitare sentimenti anti-polacchi e la scelta di ritirare il film fu ampiamente disapprovata dagli addetti ai lavori, molti dei quali lo avrebbero considerato degno della vittoria finale.
 
Terminato il festival restò da affrontare la questione dell'imminente scadenza dei contratti di Moritz de Hadeln e Ulrich Gregor. Se la conferma di quest'ultimo alla guida del Forum non venne messa in discussione, quella di de Hadeln non fu altrettanto scontata. L'indipendenza che aveva mantenuto nel prendere decisioni specifiche non aveva rafforzato la sua posizione nei confronti delle autorità e la sua reputazione era stata danneggiata dai ripetuti conflitti degli anni precedenti. Inoltre la [[Unione Cristiano-Democratica di Germania (Repubblica Democratica Tedesca)|CDU]] era salita al potere da poco a [[Bonn]] e de Hadeln si era già fatto dei nemici mostrando fuori concorso ''Krieg und Frieden'' e ''[[Das Gespenst]]'' di [[Herbert Achternbusch]]. Il [[Ministri dell'interno della Germania|ministro degli interni]] Friedrich Zimmermann si era personalmente opposto al film, dando un assaggio del clima politico inaugurato sotto la sua egida. Le speculazioni sul suo successore iniziarono a circolare sulla stampa e il nome più menzionato fu quello del produttore e distributore Theo Hinz, che smentì la notizia e dichiarò alla rivista ''tip'' che avrebbe continuato la sua attività nell'industria cinematografica e che non sarebbe stato disponibile. Le decise dichiarazioni di solidarietà a de Hadeln da parte dell'Associazione dei produttori cinematografici tedeschi e della Association of European Film Directors, il cui consiglio di amministrazione affermò che il festival era "sulla strada giusta", misero fine al dibattito. Il 13 giugno 1983 entrambi i contratti furono rinnovati per altri tre anni.
 
* 1984
Il conflitto iniziato nel 1983 tra la direzione del festival e il [[Ministri dell'interno della Germania|ministro degli interni]] Friedrich Zimmermann, che si era opposto alle sovvenzioni per ''[[Das Gespenst]]'' di [[Herbert Achternbusch]] e per il film collettivo ''[[Krieg und Frieden]]'', proseguì in questa edizione con un dibattito sulla nuova legge sul finanziamento dei film che sarebbe entrata in vigore il 1º marzo. I cineasti temevano una sistematica discriminazione nei confronti dei film artistici e politici e, in effetti, alcuni dei film tedeschi considerati più interessanti alla ''Berlinale'' del 1984 furono realizzati senza finanziamenti statali. Lo scontro politico-culturale interessò soprattutto il film fuori concorso ''[[Wanderkrebs]]'' di [[Herbert Achternbusch]] (che includeva un personaggio visto da alcuni come una caricatura del [[ministro presidente]] [[Bavaria|bavarese]] [[Franz Josef Strauß]]) e ''[[Meridian oder das Theater vom Frieden]]'' di [[Rüdiger Neumann]], incluso nel programma del Forum. Zimmermann non si mostrò disposto a finanziare opere che a suo parere non giovavano all'immagine della Germania e negò al secondo l'ultima parte della sovvenzione, accusando Neumann di aver trasformato in un'opera politica quello che aveva presentato alla commissione per i finanziamenti come «un documento geografico, antropologico ed emotivo». In realtà l'unica differenza riguardava un riferimento alle politiche sull'armamento nucleare di [[Ronald Reagan]] nei titoli di apertura e a molti parve chiaro che il rifiuto aveva motivazioni politiche. Sul ''[[Frankfurter Rundschau]]'', Wolfram Schütte descrisse il cinema d'autore tedesco come "in estremo pericolo".
 
L'attrice [[Melina Merkourī]], [[Ministero della cultura e dello sport (Grecia)|Ministro della cultura]] in [[Grecia]], partecipò come ospite al festival dove il marito, il regista [[Jules Dassin]], era membro della giuria. Oltre a recarsi a [[Berlino Est]] per una breve visita ufficiale, il 20 febbraio incontrò il suo connazionale Minas Kontos, sociologo detenuto nel carcere di [[Moabit]] per aver partecipato ai disordini scoppiati durante la visita di [[Ronald Reagan]] dell'estate 1982. La Merkourī, appoggiata da molti registi, attori e giornalisti presenti al festival, mise in atto una protesta nei confronti del [[sindaco di Berlino]] per il fatto che Kontos fosse in custodia da 20 mesi alla luce di accuse non dimostrate. In una conferenza stampa congiunta con il senatore per gli affari legali Hermann Oxfort, criticò severamente la magistratura di Berlino, ma questi respinse l'accusa che si trattasse di un arresto "politico".
 
La sera dell'inaugurazione, il nuovo sindaco berlinese [[Eberhard Diepgen]] assicurò che l'indipendenza del festival non avrebbe subito interferenze perché era «l'aria di cui una competizione artistica ha bisogno per vivere». La presenza dei due film fu confermata, tuttavia il tentativo del ministero di esercitare la sua influenza fu visto da molti come un grave pericolo per il futuro del cinema tedesco e alcuni degli addetti ai lavori accusarono il governo di limitare la libertà artistica e di usare la sua visione del mondo come metro di censura politica.
 
Con oltre 600 film proiettati in 12 giorni, la ''Berlinale'' del 1984 segnò il punto alto dal suo inizio quanto a dimensioni del programma, anche se la scelta di strutturare una tale offerta dividendola in sotto-sezioni, serie e programmi speciali non sempre trovò il favore dei commentatori.
 
Il film d'apertura fu ''[[Ballando ballando]]'' di [[Ettore Scola]], anche se il festival avrebbe dovuto essere inaugurato da ''[[L'addio]]'' di [[Ėlem Germanovič Klimov|Ėlem Klimov]]. La pellicola sovietica non fu però autorizzata per l'esportazione e solo tre anni dopo, quando la politica di [[Michail Gorbačëv]] determinò un cambiamento nel clima politico, fu mostrata a Berlino. Nel complesso, il programma del concorso ricevette l'apprezzamento della critica e oltre a quello di Scola si distinse per film come ''[[Piccola sporca guerra]]'' di [[Héctor Olivera]], ''[[Das Autogramm]]'' di [[Peter Lilienthal]], ''[[Les Voleurs de la nuit]]'' di [[Samuel Fuller]] (che fu duramente contestato dal pubblico) e ''[[Rapporti di classe]]'' di [[Straub e Huillet|Jean-Marie Straub e Danièle Huillet]].
 
Gli [[Stati Uniti]] furono rappresentati in maniera eterogenea: mentre ''[[Voglia di tenerezza]]'' di [[James L. Brooks]], proiettato fuori concorso, fu accolto come un elegante film hollywoodiano, [[John Cassavetes]] con ''[[Love Streams - Scia d'amore]]'' mostrò il lato intransigente e incorruttibile del cinema americano. L'assegnazione dell'[[Orso d'oro]] a quest'ultimo ricevette un'accoglienza mista da parte del pubblico e di alcuni degli addetti ai lavori, anche se su ''[[Die Zeit]]'' il giornalista Ulrich Greiner celebrò il film (l'ultimo interamente girato da Cassavetes) come «un lavoro radicale, disperato, eccentrico ma a volte davvero confortante». Gli altri premi furono accolti dagli applausi generali, in particolare il [[Orso d'argento, gran premio della giuria|Gran premio della giuria]] a ''Piccola sporca guerra'', mentre molti disapprovarono il fatto che a ''Das Autogramm'' non fosse stato assegnato nessun riconoscimento e che il film di Straub e Huillet avesse ricevuto solo una menzione d'onore.
 
Fuori concorso fu proiettata una copia di ''[[Nosferatu il vampiro]]'' di [[Friedrich Wilhelm Murnau|F.W. Murnau]] restaurata insieme alla fondazione Deutsche Kinemathek, con la musica originale suonata da un'orchestra allo [[Zoo Palast]]. La proiezione fu dedicata a [[Lotte Eisner]], storica del cinema, scrittrice e poetessa scomparsa pochi mesi prima, dopo aver supervisionato il restauro del film.
 
L'Info-Schau presentò diversi programmi tematici, tra cui quello sul nuovo cinema austriaco, una serie di film americani indipendenti e un "Panorama mediterraneo" con film provenienti da [[Israele]], [[Egitto]], [[Spagna]], [[Jugoslavia]] e altri paesi affacciati sul [[Mediterraneo]], per la prima volta raggruppati per costituire un "focus" geografico. Fu un'innovazione accolta positivamente dalla stampa, anche se la proiezione di ''[[Al-avokato]]'' del regista egiziano [[Raafat El-Mihi]], una farsa sulla corruzione delle autorità proibita in patria, destò lo sdegno di alcuni critici arabi che inviarono una lettera di protesta al presidente egiziano [[Hosni Mubarak]].
 
Il Forum estese il suo programma e quest'anno rivolse l'attenzione in particolare alla musica con film e documentari come il canadese ''[[Au pays de Zom]]'' di [[Gilles Groulx]], l'indiano ''[[Dhrupad]]'' di [[Mani Kaul]] o ''[[The Gold Diggers (film 1983)|The Gold Diggers]]'' dell'esordiente [[Sally Potter]], e soprattutto una selezione di film sul tango e il suo rapporto con la storia politica dell'Argentina. Molti furono anche i film della [[Germania Ovest]], tra cui gli apprezzati ''[[Dorian Gray im Spiegel der Boulevardpresse]]'' di [[Ulrike Ottinger]] e ''[[Der Schlaf der Vernunft]]'' di [[Ula Stöckl]], che il critico Wolfram Schütte accostò a ''[[Una vampata d'amore]]'' di [[Ingmar Bergman|Bergman]] e definì sul ''[[Frankfurter Rundschau]]'' «un autentico esempio di cinema che affronta profondamente le esperienze controverse nelle vite delle donne vissute consapevolmente». Oltre al programma dedicato al [[Nuovo cinema tedesco]], ci fu un omaggio alla serie ''Das kleine Fernsehspiel'', vero e proprio laboratorio artistico di [[ZDF]] che aveva lanciato giovani talenti cinematografici, e un programma incentrato sulle opere prime intitolato "Prospettive".
 
Nel Kinderfilmfest ci furono polemiche dopo la proiezione del film di apertura, lo statunitense ''[[Kidco]]'' diretto da [[Ronald F. Maxwell]]. Pur apprezzato dal giovane pubblico, il film suscitò la disapprovazione di molti osservatori che lo videro come una glorificazione dei valori [[Capitalismo|capitalisti]] e una propaganda dell'''[[American way|American way of life]]'' destinata ai bambini.
 
* 1985
Il 1985 fu un anno caratterizzato dagli sforzi di [[Moritz de Hadeln]] di espandere la ''Berlinale'' su vari fronti. Da tempo il direttore del festival era interessato a sviluppare stretti contatti con la scena cinematografica degli [[Stati Uniti]] e se il concorso stava diventando sempre più una piattaforma per le grandi produzioni americane, l'Info-Schau e il Forum internazionale del giovane cinema puntarono su film e documentari indipendenti e [[Cinema underground|underground]]. L'intenzione di de Hadeln di rafforzare la presenza americana fu confermata dalla retrospettiva dedicata agli [[effetti speciali]], che riscosse un enorme successo e offrì un nutrito numero di film tanto che iniziò una settimana prima dell'apertura del festival. Il programma della retrospettiva fu accompagnato da una mostra sul tema ideata dallo scrittore e [[Filmologia|filmologo]] Rolf Giesen e allestita dalla fondazione Deutsche Kinemathek, mentre la prevista installazione di un'enorme sagoma di [[King Kong]] sul tetto dell'[[Europa-Center]] non venne realizzata a causa della mancanza di fondi.
 
Sulla linea della spesso evocata "funzione mediatrice" di Berlino e della ''Berlinale'', de Hadeln espresse anche il desiderio di estendere il collegamento con l'[[Europa orientale]]: dopo il successo del Panorama mediterraneo dell'anno precedente, l'Info-Schau allestì un Panorama sul Mar Baltico che mostrò film da [[Polonia]], [[Unione Sovietica]], [[Paesi scandinavi]], [[Germania Est]] e [[Germania Ovest|Ovest]]. Allo stesso tempo la direzione lavorò per migliorare le relazioni con il [[Festival di Cannes]] e il cinema francese. La visita del [[Senato di Berlino|senatore berlinese]] Volker Hassemer a [[Cannes]] e la nomina dell'attore [[Jean Marais]] a presidente della giuria a [[Berlino]] furono interpretati come gesti che andavano in questa direzione.
 
Fu proprio il cinema transalpino ad attirare l'attenzione nel concorso di quest'anno con il poliziesco ''[[Pericolo nella dimora]]'' di [[Michel Deville]], ''[[Les Enfants (film 1985)|Les Enfants]]'' di [[Marguerite Duras]] (che oltre ad una menzione speciale della giuria si aggiudicò il Premio CIDALC e il Premio CICAE Art Cinema) e soprattutto ''[[Je vous salue, Marie]]'' di [[Jean-Luc Godard]], che in un momento di grande influenza politica sull'industria cinematografica ebbe le carte in regola per uno scandalo. Ci fu una certa apprensione da parte del ministero degli interni di [[Bonn]] riguardo all'invito del film che in Francia aveva causato le violente proteste dei circoli cattolici, in particolare dei [[Fraternità sacerdotale San Pio X|sostenitori del vescovo Lefebvre]] che lo avevano accusato di [[Leggi sulla blasfemia|blasfemia]] e avevano tentato di impedirne la proiezione pubblica. A Berlino le polemiche furono molto meno accese e il film fu accolto positivamente, aggiudicandosi il premio INTERFILM e una menzione d'onore dall'Organisation Catholique Internationale du Cinéma. Sul quotidiano ''[[La Stampa]]'', la giornalista e critica [[Lietta Tornabuoni]] scrisse: «''Je vous salue, Marie'' non suscita proteste né violenze, nulla di paragonabile all'ira sdegnata e al fallito tentativo di sequestro giudiziario che il film ha provocato tra alcuni gruppi cattolici francesi».
 
Nell'Info-Schau, [[Manfred Salzgeber]] rivolse l'enfasi tematica alle sottoculture urbane e soprattutto alla scena underground americana, un orientamento che avrebbe modellato considerevolmente anche il profilo della sezione "Panorama" dell'anno successivo. Tra i numerosi esempi ci furono i documentari ''[[Gringo (film 1985)|Gringo]]'' di [[Lech Kowalski]] e ''[[Before Stonewall]]'' di [[Greta Schiller]] e [[Robert Rosenberg]], che affrontavano rispettivamente le storie dei tossicodipendenti del [[Lower East Side]] di [[New York]] e il movimento americano per i diritti degli omosessuali, la ''[[Umorismo nero|black comedy]]'' ''[[Screamplay]]'' di [[Rufus Butler Seder]], ''[[America and Lewis Hine]]'' di [[Nina Rosenblum]] sul pioniere della fotografia sociale [[Lewis Hine]], e ''[[It Don't Pay to Be an Honest Citizen]]'' di [[Jacob Burckhardt (regista)|Jacob Burckhardt]], thriller ironico con [[William Burroughs]] e [[Allen Ginsberg]] come protagonisti.
 
Il Forum confermò il suo interesse per i temi politici con il documentario ''[[The Times of Harvey Milk]]'' di [[Rob Epstein]], che ripercorreva la vita e la carriera dell'attivista e politico statunitense assassinato nel 1978, e ''[[Secret Honor]]'' di [[Robert Altman]], racconto immaginario in cui [[Richard Nixon]] (interpretato da [[Philip Baker Hall]]) ripercorreva la propria esistenza attraverso un lungo monologo. Anche il cinema tedesco tentò di fare i conti con il proprio passato con il documentario in tre parti ''[[Der Prozeß. Eine Darstellung des Majdanek-Verfahrens in Düsseldorf]]'', in cui il regista [[Eberhard Fechner]] ricostruì il terzo dei cosiddetti "[[Campo di concentramento di Majdanek#I tre processi: Lublino, in 7 città polacche e a Düsseldorf|Processi di Majdanek]]" celebrato in Germania dal 1975 al 1981, e il documentario ''[[Notre nazi]]'' di [[Robert Kramer]], girato durante le riprese di ''[[Wundkanal]]'' di [[Thomas Harlan]] a sua volta incluso nel programma.
 
* 1986
In questa edizione è stata assegnata per la prima volta la [[Berlinale Kamera]], riservata a personalità e istituzioni cinematografiche legate alla storia del festival. I primi vincitori sono stati le attrici [[Gina Lollobrigida]] e [[Giulietta Masina]] e i registi [[Sydney Pollack]] e [[Fred Zinnemann]], al quale è stata anche dedicata la sezione Homage. Altri riconoscimenti introdotti per la prima volta nel 1986 sono stati il [[Premio Caligari]], destinato a film del Forum caratterizzati da particolari innovazioni tematiche o stilistiche, e il Peace Film Prize, assegnato a film di varie sezioni sua base di qualità estetiche e impegno sociale. Un'altra novità è stata la presenza della Kinderjury, giuria composta da membri tra gli 11 e i 14 anni che ha conferito il premio al miglior film della sezione destinata ai più giovani.
 
Il festival del 1986 fu preceduto da un intenso dibattito relativo a due film presentati dalla [[Germania Ovest]]: ''[[Stammheim - Il caso Baader-Meinhof]]'' di [[Reinhard Hauff]], incentrato sul [[Processo di Stammheim|processo]] alla [[Rote Armee Fraktion]] del 1975-77, e la commedia drammatica proiettata fuori concorso ''[[Heilt Hitler!]]'' di [[Herbert Achternbusch]]. [[Moritz de Hadeln]] rispose alle preoccupazioni del Ministero dell'Interno di [[Bonn]] sull'opportunità di invitare le due pellicole il 24 gennaio, con una lettera nella quale sottolineò le difficoltà legate alla selezione dei film tedeschi poiché «il contenuto e la forma di alcuni film potrebbero destare preoccupazione, soprattutto considerando il fatto che nessuno dovrebbe essere urtato in alcun modo... Tuttavia, poiché arte e talento richiedono sempre libertà e innovazione, ritengo che nell'ambito del mandato conferitomi dalla Berlin Festivals-Ltd ci sarebbe una contraddizione se dovessi limitare il mio giudizio artistico introducendo considerazioni di adeguatezza e necessità».
 
Mentre ''[[La messa è finita]]'' di [[Nanni Moretti]] fu molto apprezzato da pubblico e critica, ricevendo anche il [[Orso d'argento, gran premio della giuria|gran premio della giuria]] e quello della Confédération Internationale des Cinémas d’Art et d’Essai, gli altri due film italiani in concorso furono accolti negativamente, in particolare ''[[Interno berlinese]]'' di [[Liliana Cavani]]. «Penso che ridere sia molto sciocco», commentò la regista dopo una proiezione accompagnata da fischi, risate di scherno e applausi beffardi, «una forma d'imbarazzo o di difesa, oppure una reazione da idioti che ridono perché non capiscono»». Reazioni miste suscitò invece ''[[Un complicato intrigo di donne, vicoli e delitti]]'' di [[Lina Wertmüller]], con il pubblico nettamente diviso tra applausi e fischi. Durante la [[conferenza stampa]] la regista commentò l'accoglienza: «Non so perché abbiano fischiato, mi interesserebbe saperlo. A [[Napoli]] abbiamo scoperto che alcuni "fischiatori" si occupavano di droga, non so se a Berlino...» A proposito del film, che alla fine si aggiudicò il Premio INTERFILM e quello dei lettori della ''[[Berliner Morgenpost]]'', aggiunse: «Il mio discorso stavolta non poteva essere più allegro di così... E se una città è bella, com'è bella Napoli, si dovrebbe renderla brutta soltanto perché vi si svolgono delle infamità? Aver disimparato a guardare l'[[Italia]] è un difetto dei giovani registi che non aiuta il cinema».
 
Il giornalista e critico Siegfried Schober rincarò la dose con un articolo su ''[[Die Zeit]]'', in cui scrisse polemicamente che la ''Berlinale'' non era «adatta ai film tedeschi» e che «i cineasti tedeschi, con il loro ostinato spirito di resistenza e la loro eterna tendenza a recitare la parte offesa... non erano esenti da colpe per questa spiacevole situazione». Schober basò le sue argomentazioni sulla stroncatura avvenuta nel 1983 di ''[[Lucida follia]]'' di [[Margarethe von Trotta]], che quest'anno aveva portato la regista a presentare ''[[Rosa L.]]'' al [[Festival di Cannes]]. Moritz de Hadeln trovò normale che dopo aver partecipato a Berlino e [[Mostra internazionale d'arte cinematografica|Venezia]] la regista volesse portare il suo film a Cannes e affermò che i film di [[Reinhard Hauff|Hauff]] e di [[Herbert Achternbusch|Achternbusch]] erano in ogni caso «film tedeschi contemporanei di grande significato, capaci di far riflettere in profondità».
 
Tutte le polemiche furono dimenticate quando il 14 febbraio 1986 la ''Berlinale'' si aprì con ''[[Ginger e Fred]]'', il nuovo film di [[Federico Fellini]] che con [[Marcello Mastroianni]] e [[Giulietta Masina]] fu accolto trionfalmente. Il concorso di quest'anno fu particolarmente eterogeneo, con film quali ''[[Gilsoddeum]]'' del sudcoreano [[Im Kwon-taek]], ''[[Caravaggio (film)|Caravaggio]]'' di [[Derek Jarman]], ''[[Anne Trister]]'' di [[Léa Pool]] e ''[[La messa è finita]]'' di [[Nanni Moretti]], al quale la presidente di giuria [[Gina Lollobrigida]] avrebbe voluto assegnare l'[[Orso d'oro]] andato invece a ''[[Stammheim - Il caso Baader-Meinhof|Stammheim]]''.
 
Mostrato in anteprima ad [[Amburgo]], dove la proiezione era stata interrotta a causa dei disordini e dell'aggressione dell'ex portavoce del governo Klaus Bölling, il film di [[Reinhard Hauff|Hauff]] era già stato distribuito in altre città della Germania Ovest e la presenza a Berlino fu resa possibile da una modifica delle linee guida secondo quelle adottate a [[Festival di Cannes|Cannes]] per i film francesi: adesso i film tedeschi in concorso potevano essere già stati proiettati nella [[Germania Ovest|Repubblica Federale]], tranne che in altri festival. La proiezione avvenne il 18 febbraio e fu accompagnata da imponenti misure di sicurezza dopo che minacce anonime avevano messo a rischio i membri della giuria, incluse sei camionette della polizia schierate davanti allo [[Zoo Palast]], agenti presenti ovunque, perquisizioni e biglietti speciali per l'ingresso. Tutto si svolse senza alcun problema e il film fu accolto positivamente, anche se la ''[[Frankfurter Allgemeine Zeitung]]'' riportò che «l'applauso alla fine del film è stato breve e, nella migliore delle ipotesi, educato e più simile a un silenzio imbarazzante».
 
L'ultima riunione della giuria, durante la quale Gina Lollobrigida arrivò a minacciare le dimissioni giudicando il film «un resoconto banale, vacuo e privo di fantasia», si concluse con cinque voti a favore del film ([[Rudi Fehr]], [[Werner Grassmann]], [[Norbert Kückelmann]], [[Françoise Maupin]] e [[Jerzy Toeplitz]]) e cinque contrari ([[August Coppola]], [[Otar Ioseliani]], [[Naoki Togawa]] e [[Rosaura Revueltas]], che si andarono ad aggiungere a Gina Lollobrigida). L'astensione di [[Lindsay Anderson]] produsse quindi una situazione di stallo, tanto più che i contrari non riuscirono ad accordarsi su un altro film: tre voti (inclusi quelli di Lollobrigida e Ioseliani) andarono al film di Nanni Moretti, mentre ''[[A Hora da Estrela]]'' di [[Suzana Amaral]] e ''[[Yari no Gonza]]'' di [[Masahiro Shinoda]] ricevettero un voto ciascuno. La situazione fu risolta quando Lindsay Anderson decise di schierarsi a favore del film tedesco. Gina Lollobrigida annunciò il vincitore affermando che «la maggioranza della giuria internazionale aveva preso questa decisione dopo una discussione controversa... assolutamente contro il mio parere personale».
 
Dopo la fine del festival l'attrice rilasciò un'intervista per ''[[Der Spiegel]]'' in cui attaccò gli altri giurati, affermando che la decisione a favore di ''Stammheim'' era stata "prestabilita". Con un atto senza precedenti, il presidente di giuria aveva infranto l'impegno alla segretezza a cui erano tenuti tutti i membri, tanto che [[Moritz de Hadeln|de Hadeln]] dovette liberare dall'impegno anche gli altri membri in modo che potessero difendersi dalle accuse.
 
La recente storia tedesca venne affrontata anche nel Forum internazionale del giovane cinema, in cui furono proiettati i documentari ''[[Partisans of Vilna]]'' di [[Joshua Waletzky]] sui giovani ebrei che organizzarono la resistenza nel [[Ghetto di Vilnius]], ''[[We Were So Beloved]]'' di [[Manfred Kirchheimer]] sulla comunità ebraica del quartiere newyorkese di [[Washington Heights (Manhattan)|Washington Heights]], e soprattutto il monumentale ''[[Shoah (film)|Shoah]]'' di [[Claude Lanzmann]], uno dei più apprezzati e premiati di questa edizione. Un altro punto focale fu il nuovo cinema argentino e le difficoltà nel ristabilire l'identità nazionale e le tradizioni democratiche dopo anni di regime militare, con film quali ''[[La storia ufficiale]]'' di [[Luis Puenzo]] (vincitore del Premio INTERFILM) e interviste alle [[Madri di Plaza de Mayo]], politici e rappresentanti della chiesa.
 
Il 1986 vide un cambio nella direzione della sezione dedicata ai più giovani. Gaby Sikorski, passato a lavorare per l'[[UNICEF]], aveva lasciato in eredità ai suoi successori Renate Zylla e Manfred Hobsch una sezione in costante crescita di presenze che quest'anno poté anche contare sulla Kinderjury, unico caso di giuria di un festival composta esclusivamente da bambini, il cui riconoscimento andò ad aggiungersi a quelli assegnati da UNICEF e CIFEJ (Centre International du Film pour l'Enfance et la Jeunesse).
 
L'Info-Schau, la sezione informativa nata nel 1982 e guidata da [[Manfred Salzgeber]], venne rinominata Panorama a partire da quest'anno e continuò a mantenere la struttura e l'orientamento degli anni precedenti con un programma composto per lo più da di film indipendenti e innovativi. Dopo il successo dei programmi sul [[Mediterraneo]] e sul [[Mar Baltico]] degli anni precedenti, quest'anno fu dedicato spazio al [[Mar Nero]] e a film provenienti da [[Romania]], [[Unione Sovietica]], [[Turchia]] e [[Bulgaria]]. All'interno del programma messo insieme dallo storico del cinema Hans-Joachim Schlegel, il film che attirò maggiori attenzioni fu il georgiano ''[[Le montagne blu]]'' di [[Eldar Shengelaia]]. Anche in questa sezione trovò spazio il cinema latinoamericano, con esempi quali ''[[Los motivos de Luz]]'' del messicano [[Felipe Cazals]], racconto di una tragedia nei bassifondi di [[Città del Messico]], e la coproduzione cubano-colombiana ''[[Tiempo de morir]]'' di [[Jorge Alí Triana]], un film sullo stile di un film di cowboy con machismo latinoamericano.
 
Terminato il festival rimase la questione del rinnovo del contratto di [[Moritz de Hadeln]] e [[Ulrich Gregor]]: come già avvenuto nel 1983, la conferma di quest'ultimo alla guida del Forum non fu messa in discussione mentre quella di de Hadeln non fu altrettanto scontata. Ancora una volta si trattò di una questione politica, legata soprattutto alle forti obiezioni da parte della SPIO, l'organizzazione dell'industria cinematografica tedesca, al suo sostegno ai film di [[Reinhard Hauff]] e [[Herbert Achternbusch]], oltre che a ''[[Günter Wallraff - Ganz unten]]'' di [[Jörg Gfrörer]]. La SPIO propose la candidatura di Eberhard Hauff, direttore del Festival del cinema di [[Monaco di Baviera|Monaco]], ma stavolta de Hadeln poté contare sul sostegno della Berliner Arbeitskreis Film, del dipartimento per film e media dell'[[Akademie der Künste]] e del gruppo di lavoro dei nuovi produttori cinematografici tedeschi. Alla fine i contratti di Gregor e de Hadeln furono entrambi rinnovati per altri cinque anni.
 
* 1987
La ''Berlinale'' del 1987 fu fortemente influenzata dai cambiamenti che stavano avvenendo in [[Unione Sovietica]] e dalle politiche di [[Mikhail Gorbaciov]], che avevano portato ad allentare le tensioni Est-Ovest e a compiere importanti progressi anche nel settore cinematografico. Il riformatore Aleksandr Kamshalov era stato nominato presidente della commissione cinematografica di stato "[[Goskino]]" e la rinnovata Unione del cineasti era presieduta dal regista [[Ėlem Germanovič Klimov|Ėlem Klimov]], i cui film per lungo tempo erano stati soggetti al divieto di esportazione. Un comitato speciale che includeva il critico cinematografico Andrei Plakhov selezionò film e documentari per i quali fu consentita la proiezione dopo anni di censura, in modo che potessero essere conosciuti a livello internazionale. Il concorso fu perciò in grado di mostrare ''[[Tema (film)|Tema]]'' (1979) di [[Gleb Anatol'evič Panfilov|Gleb Panfilov]] e ''[[Dolorosa indifferenza]]'' (1983) di [[Aleksandr Sokurov]], mentre lo stesso Klimov fu presente fuori concorso con ''[[L'addio]]'', al quale era stata stata negata la proiezione nell'[[Festival di Berlino 1984|edizione del 1984]]. La stretta di mano tra il regista sovietico e il dirigente cinematografico statunitense [[Jack Valenti]] durante la premiazione con la [[Berlinale Kamera]] assunse perciò un significato fortemente simbolico, tanto che il festival di quest'anno venne definito la "[[Reykjavik]] del cinema", alludendo al [[Vertice di Reykjavík|vertice]] al quale pochi mesi prima avevano partecipato [[Ronald Reagan]] e Gorbaciov nella capitale islandese.
 
La giuria internazionale assegnò l'[[Orso d'oro]] al film di Sokurov, il resoconto dell'alienazione di uno scrittore di successo dalla società russa e da sé stesso che secondo la critica Karena Niehoff dimostrava «il grado di fiducia in sé stessi che l'[[Unione Sovietica]] è ora in grado di dimostrare, anche consentendo l'autocritica in un festival internazionale». Il premio non venne contestato artisticamente (anche se i giurati americani [[Kathleen Carroll]] e [[Paul Schrader]] avrebbero voluto assegnarlo a ''[[Platoon]]'' di [[Oliver Stone]]) ma fu visto soprattutto come un gesto politico, un segno di rispetto per le politiche riformiste dell'Unione Sovietica e per la sua "trasparenza" culturale. Tra gli altri film che riscossero maggior successo ci furono ''[[True Stories (film)|True Stories]]'' di [[David Byrne]], proiettato fuori concorso, ''[[L'anno delle luci]]'' di [[Fernando Trueba]] ([[Orso d'argento per il miglior contributo singolo]]), ''[[Rosso sangue (film 1986)|Rosso sangue]]'' di [[Leos Carax]] ([[Premio Alfred Bauer]]) e ''[[Il caso Moro]]'' di [[Giuseppe Ferrara]]. [[Gian Maria Volonté]], che ricevette l'[[Orso d'argento per il miglior attore]], dichiarò durante la conferenza stampa: «Siamo lieti di essere stati invitati al FilmFest e sappiamo che non è stato facile... Abbiamo avuto notizia che da alcune parti non si voleva che questo film rappresentasse l'[[Italia]] a Berlino».
 
L'edizione di quest'anno rappresentò il primo palcoscenico anche per altri film sovietici fino ad allora banditi che trovarono posto nelle varie sezioni della rassegna. Nel Forum internazionale del giovane cinema vennero proiettati ''[[Varatz lapter]]'' di [[Agasi Ajwasjan]], lungometraggio [[Armenia|armeno]] sul pittore Vano Khodzhabenko, e ''[[La leggenda della fortezza di Suram]]'' dei [[Georgia|georgiani]] [[Sergej Iosifovič Paradžanov|Sergej Paradžanov]] e [[Dodo Abashidze]], la storia di una fortezza su cui è stato lanciato un incantesimo. La sezione Panorama vide la presenza di lungometraggi e documentari sui problemi della distruzione ambientale, primo fra tutti ''[[Tschernobyl]]'' di [[Rolan Sergeenko]] che fu atteso con grande interesse anche se per qualche tempo non fu chiaro se sarebbe stato effettivamente mostrato. L'arrivo a Berlino del documentario sul [[disastro di Černobyl']] fu posticipato senza informazioni sul motivo, anche se il sospetto era che l'argomento delicato avesse indotto i sovietici a bloccarne la distribuzione. La copia arrivò finalmente il 1º marzo 1987 e fu proiettata per la prima volta in un paese straniero un giorno prima della fine del festival. «Assemblato convenzionalmente con interviste agli abitanti dell'area intorno a [[Černobyl']] e ad esperti e con riprese dettagliate del sito del reattore, il film ha sorpreso il pubblico soprattutto per il suo tono», scrisse Thomas Rothschild il 7 marzo sul ''[[Frankfurter Allgemeine Zeitung]]'', «intriso di una tristezza rispettosa e sicuramente scevro da un vacuo pathos. Anche l'obbligatoria devozione al governo, che avrebbe affrontato tutti i problemi, è stata ridotta al minimo».
 
Un altro film molto apprezzato nel Forum fu ''[[Resan]]'' del regista e sceneggiatore britannico [[Peter Watkins]], un viaggio nella condizione del mondo in un'era di minaccia nucleare globale di oltre quattordici ore, attraverso cinque continenti, dodici Paesi e otto lingue. Come scrisse il critico Michael Kötz sul ''Deutsches Allgemeines Sonntagsblatt'', «Watkins non solo dirige un dialogo globale sovraccarico di informazioni sulla follia della vera prospettiva della guerra, ma rivela anche di considerare la creazione del film stesso come un viaggio di agitazione, come uno strumento di dibattito».
 
Anche il Kinderfilmfest, giunto alla sua decima edizione, mostrò i frutti della [[perestrojka]] con ''[[Naerata ometi]]'' di [[Arvo Iho]] e [[Leida Laius]], produzione ambientata in un orfanotrofio sovietico degli anni ottanta che ricevette il premio [[UNICEF]]. «Ciò che si tende a dimenticare nelle analisi odierne della storia del cinema», commentò il delegato della ''Berlinale'' per i film dell'[[Europa orientale]] Hans-Joachim Schlegel, «è il fatto che un impulso essenziale per la rappresentazione genuina dei problemi nella società sovietica... viene dai film per bambini e ragazzi».
 
* 1988
Sulla scia della ''[[glasnost']]'' di [[Michail Gorbačëv]], la ''Berlinale'' del 1988 confermò il ruolo assunto l'anno precedente come piattaforma per i nuovi film sovietici. Uno dei più apprezzati fu ''[[La commissaria]]'' di [[Aleksandr Askol'dov]], storia di una commissaria disillusa (interpretata da [[Nonna Viktorovna Mordjukova|Nonna Mordjukova]]) che trova rifugio presso una famiglia ebrea durante la [[guerra civile russa]] del 1917-1922. Realizzato nel 1967, il film era stato accusato di "calunniare la rivoluzione" e di fare "propaganda sionista" e bandito fino al luglio 1987, quando era stato proiettato al [[Festival cinematografico internazionale di Mosca]]. La sua uscita al Festival di Berlino, accompagnata dal [[Orso d'argento, gran premio della giuria|gran premio della giuria]], fu considerata un'ulteriore indicazione dei cambiamenti nella politica culturale sovietica e il regista ricordò in seguito la ''Berlinale'' del 1988 come «probabilmente l'evento più importante della mia vita». Sul ''[[Frankfurter Rundschau]]'', il critico Wolfram Schütte definì il film «unico nella storia del cinema sovietico. Il suo soggetto e l'estetica richiamano le storie di [[Isaak Ėmmanuilovič Babel'|Isaak Babel']] sulla [[Prima armata di cavalleria russa|cavalleria russa]] di [[Semën Michajlovič Budënnyj|Budënnyj]] nella loro intensità creativa e fisica e nel modo in cui Askol'dov è in grado di dare una descrizione amorevole e divertente della vita ebraica all'ombra di pericoli sempre presenti».
 
L'assenza del cinema italiano: «L'unica offerta è stata ''[[Strana la vita]]'' di [[Giuseppe Bertolucci]]. Potrà essere un giudizio discutibile, ma nella commissione di selezione non ha avuto la maggioranza dei voti. L'[[Associazione nazionale industrie cinematografiche audiovisive e multimediali|Anica]] s'è svegliata a metà gennaio, mandando in cassetta sette film, tipicamente di second'ordine. C'erano pronti ''[[La visione del sabba]]'' di [[Marco Bellocchio]], ''[[Come sono buoni i bianchi]]'' di [[Marco Ferreri]], non ce li hanno sottoposti... La mia impressione è che l'Anica sottovaluti da anni il FilmFest... Resta il nostro amore per il cinema italiano. Anche per darne un segnale abbiamo voluto come presidente della giuria un critico italiano, [[Guglielmo Biraghi]]... girando da mesi per il mondo internazionale del cinema ho constatato quanto Biraghi, da [[Los Angeles]] a [[Tokyo]] a [[Mosca]] a [[Parigi]], goda ovunque della massima stima, del maggiore rispetto, di grandi simpatie» ([[Moritz de Hadeln]]).
}}
 
Ma ci furono anche altri presagi di cambiamento: fino a poco tempo prima sarebbe stato impensabile per il pubblico occidentale assistere a film come ''[[Storia di Asja Kljacina che amò senza sposarsi]]'' di [[Andrej Končalovskij]] (1967), ''[[Die Russen kommen]]'' di [[Heiner Carow]] (1968), ''[[Matka Królów]]'' del polacco [[Janusz Zaorski]] o il documentario sovietico ''[[Bol'se sveta!]]'' di [[Marina Babak]]. A completare questo elenco anche ''[[Einer trage des anderen Last]]'' di [[Lothar Warneke]], film della [[Repubblica Democratica Tedesca|Germania Est]] che affrontava criticamente le contraddizioni e i miti fondanti della [[Repubblica Democratica Tedesca|DDR]]. A proposito dell'assenza di film sovietici contemporanei, il direttore [[Moritz de Hadeln]] rispose così a [[Lietta Tornabuoni]] del quotidiano ''[[La Stampa]]'': «A [[Mosca]] abbiamo visto 17 film, nessuno ci è parso adeguato. "[[Glasnost']]" e "[[perestrojka]]" sono belle parole, ma ci vorranno due, tre anni perché queste parole diventino film».
 
Se da una parte la presenza di film censurati o boicottati provenienti dall'[[Europa dell'Est]] fu accolta con favore dagli addetti ai lavori, una critica mossa nei confronti di questa edizione riguardò la crescente presenza di grandi produzioni hollywoodiane che sarebbero uscite nei cinema subito dopo il festival. Sul ''[[Frankfurter Rundschau]]'', Wolfram Schütte accusò la direzione di aver trasformato il festival in una «[[Cape Canaveral]] dove le ''[[Maggiori studi di produzione cinematografica|major]]'' americane possono lanciare i loro razzi». «Per caso ci sono stati offerti molti film americani alla vigilia della loro uscita in Europa», fu la replica di de Hadeln, «per caso la produzione americana attraversa un momento forte. Non conosco alcun direttore di festival che avrebbe detto no a [[Woody Allen]] o a [[Steven Spielberg]], che avrebbe rifiutato i gran ritratti femminili di [[Cher]], [[Holly Hunter]], [[Barbra Streisand]] in ''[[Stregata dalla luna]]'', ''[[Dentro la notizia - Broadcast News]]'', ''[[Pazza]]'', che avrebbe trascurato due film con implicazioni politiche come ''[[Walker - Una storia vera]]'' di [[Alex Cox|Cox]] o ''[[Grido di libertà]]'' di [[Richard Attenborough|Attenborough]]». Accanto alle presenze dell'Europa orientale o di film come ''[[Jane B. par Agnès V.]]'' e ''[[Kung-Fu Master (film)|Kung-Fu Master]]'', una doppia "dichiarazione d'amore" di [[Agnès Varda]] a [[Jane Birkin]], le produzioni hollywoodiane sembrarono piuttosto commerciali e fecero apparire ad alcuni la spesso evocata "funzione mediatrice" della ''Berlinale'' come un eufemismo per gli interessi di esportazione di [[Hollywood]].
 
Il programma di quest'anno, le cui dimensioni erano viste dai critici sempre più come "gigantomaniache", presentò numerose retrospettive e rassegne distribuite nelle varie sezioni, tra cui un esteso focus asiatico. Il film in concorso ''[[Sorgo rosso (film)|Sorgo rosso]]'' di [[Zhang Yimou]], una ballata sanguinosa e spietata della [[Cina]] degli anni trenta, fu il primo film cinese a vincere l'[[Orso d'Oro]]. La decisione della giuria internazionale non solo rese onore alla qualità cinematografica del film, ma fu anche intesa come una dichiarazione di solidarietà con le forze liberali cinesi, all'epoca una decisione abbastanza coraggiosa (la [[protesta di piazza Tienanmen]] sarebbe arrivata più di un anno dopo).
 
Il Forum internazionale del giovane cinema presentò il nuovo cinema asiatico con film provenienti da [[Corea del Sud]], Cina, [[Hong Kong]], [[Filippine]] e [[Vietnam]], riflettendo un interesse tematico che era già una tradizione in questa sezione e che l'avrebbe plasmata ancora di più in futuro. Tra i più importanti il film di apertura ''[[Babo seoneon]]'' del regista coreano [[Lee Jang-ho]], definito «una furia cinematografica sperimentale» dallo storico del cinema Wolfgang Jacobsen, e ''[[Shu jian en chou lu]]'' di [[Ann Hui]], un'epopea ambientata nella Cina del 18º secolo che il critico Whilelm Roth giudicò sul ''[[Frankfurter Rundschau]]'' «il ''[[Film di arti marziali|Kung fu film]]'' definitivo». Oltre a una serie di film indiani e un omaggio a [[Totò]], il Forum proiettò ''[[Black Comedy (film 1987)|Black Comedy]]'', secondo lungometraggio di [[Atom Egoyan]] che come [[Aleksandr Askol'dov]] definì il Festival di Berlino un'esperienza cruciale nella sua carriera: «Sono stato completamente sopraffatto da quella sera al Delphy e sono grato al Forum per aver coltivato un pubblico così esigente, curioso e progressista».
 
I responsabili del Forum espressero lamentele per la mancanza di differenziazione con la sezione Panorama, che quest'anno incluse tra l'altro retrospettiva sul cinema greco e australiano, un ampio programma di documentari dai [[Paesi baltici]] messo insieme in collaborazione con il Festival del documentario di [[Nyon]] e film come ''[[Cura la tua destra...]]'' di [[Jean-Luc Godard]], ''[[Missile (film)|Missile]]'' di [[Frederick Wiseman]] e ''[[Grasso è bello]]'' di [[John Waters (regista 1946)|John Waters]]. Nato nel 1980 come Info-Schau, uno spazio destinato a film esclusi dal concorso, sotto la direzione di [[Manfred Salzgeber]] il Panorama aveva acquisito nel tempo un profilo che alcuni cominciavano a vedere quasi indistinguibile da quello del Forum. I criteri di selezione non differivano più così tanto come in passato e nacque così una sorta di rivalità tra le due sezioni. Terminato il festival, il comitato consultivo ammonì il Panorama di ridimensionare la sua programmazione, una formulazione che però non teneva conto del fatto che le sezioni dovevano definire la loro immagine piuttosto che essere "modeste" al riguardo.
 
=== Gli anni novanta ===