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{{Citazione|...di notte si appollaiano gli streghi, si mettono lì sopra ad aspettare gli uomini, neri come i corvi. Se ti dovessero domandare per chi è la notte? Rispondigli per te, per me, per tutti quelli che camminano nella notte; solo così ti lasciano passare, solo così non diventi uno di loro.<ref>Mario Ferraguti, ''Dove il vento si ferma a mangiare le pere'', Edizioni Diabasis, ISBN 978-88-8103-724-7</ref>}}
[[File:Streghi.jpg|thumb|upright=2|Gli streghi della Garfagnana<ref>Illustrazioni di Giacomo Agnetti, per Mario Ferraguti, ''Dove il vento si ferma a mangiare le pere'', Edizioni Diabasis</ref>]]
Lo '''strego''' è un personaggio della [[folclore|tradizione popolare]] di [[Garfagnana]], [[Lucchesia]] e [[Versilia]]. A differenza di [[strega|streghe]] e stregoni classici, dediti a vari esercizi di [[stregoneria]]
Si ipotizza che gli streghi siano gli ultimi relitti di una tradizione [[sciamanesimo|sciamanica]] di origine [[eurasia]]tica risalente al [[paleolitico]]. Secondo lo scrittore Oscar Guidi, la figura dello strego della Garfagnana sarebbe analoga a quella del [[benandanti|benandante]] [[Friuli|friulano]].
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Nei racconti, gli streghi si radunano sovente sugli alberi di [[Juglans|noce]] dove a volte urlano e ballano. Generalmente invisibili, qualche volta appaiono individuabili per i lumini che talora portano. Non importunano gli umani se non per il chiasso che occasionalmente producono o per le loro improvvise apparizioni.
== Una fola sugli streghi raccolta a
La persona da cui la [[fola]] fu raccolta a [[Piegaio]] era nata nel 1908.
"Una sera du' donne erin ite a lavà ‘ppanni. An certo punto una disse: Andiam via ch'è tardi. Allora s'incaminon per la via. Mentre passavin accant' a un prado sentittin cantà. Andon per innà e viddin tante gente che ballavin. Allòra si missin a ballà anco lòro. Ci stettin tanto e c'erin omini e donne che ballavino. Una delle du' donne però s'accorse ch'era vensuto buglio e disse: oh bisogn' andà vvia! È buglio! È notte! Oddio disse l'altra. Come faremo a ttornà a ccasa?? ‘Un si vede più nulla! Allòra un di quegl'omini che ballavin ni dètte un tizzone. Le du' donne presino ‘l tizzone e con quello arivon a ccasa. Una entrò ‘n casa sua. L'altra anche e ni restò ‘l tizzone ‘n mano. Allora lo spense, lo lasciò nel camino e andò a lletto. La matina doppo, quando questa donna arivò ‘n cucina, vidde che nel camino, al pòsto del tizzone, c'era uno stinco di morto. Allòra ni prese la paura. Prese le gambe e corse dalla su' amica e ni disse: tu sapessi ch'è successo! Al posto del tizzone c'ho trovo uno stinco di morto! L'altra donna ni rispose che dovevin andà subbito dal préte per fassi di' quel che fa'. Il préte disse: Donne vojaltre avete ballato con gli streghi! Stasera uno strego verà alla tu' porta per ripiglià ‘l tizzone. Guarda d'avé un gatto mammone e una chiave femina! Allora trovono la chiave femina. La chiave femina è la chiave degl'orologi. Po' cercon un gatto mammone. Un gatto tutto nero nato in una notte sénza luna. Trovon anco l' gatto. La donna ch'aveva ‘n casa lo stinco di morto si misse ‘n tasca la chiave femina e si portò ‘n casa ‘l gatto. Quando fu buglio sentitte bussà alla porta e apritte. Aveva ‘l gatto ‘n collo, la chiave ‘n tasca e lo stinco di morto nella mano destra. Vidde un omo che ni disse: rivò
== Note ==
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* {{cita libro|cognome=Guidi|nome=Oscar|titolo=Gli Streghi, le Streghe... |anno=1990 |editore=Pacini Fazzi Editore |città=Lucca |isbn=88-7246-408-0}}
* Matteo Cosimo Cresti, ''Draghi, streghe e fantasmi della Toscana. Creature immaginarie, spettri, diavoli e leggende di magia della tradizione toscana'', Lucia Pugliese Editore, Il Pozzo di Micene, Firenze 2012 ISBN 978-88-97925-00-2
* {{cita libro|autore=[[Alberto Borghini
Piazza al Serchio|editore=La Giubba|collana=Terre di Garfagnana|anno=2001|cid=Semiosi nel folklore, 2001}}
== Voci correlate ==
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