Muhammad ibn al-Qasim: differenze tra le versioni

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{{Bio
|Nome = ImādʿImād al-Dīn Muḥammad
|Cognome = ibn al-Qāsim b. Yūsuf al-Thaqafī
|PreData = {{arabo|محمد بن القاسم الثقفي }}
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}}
 
Originario della [[tribù]] dei [[Banu Thaqif]], insediata nella città [[Hijaz|higiazena]] di [[Ta'if|Ṭāʾif]] e nei suoi dintorni immediati, perse suo padre quando era ancora giovanissimo. Fu quindi educato dalla madre e da suo zio paterno, il dotto [[generale]] e [[governatore]] [[arabi|arabo]] [[al-Hajjaj ibn Yusuf|al-Ḥajjāj b. Yūsuf]]. Sotto la sua guida e imparando da lui la strategia bellica e l'arte della politica, il giovane Muḥammad b. al-Qāsim venne infine nominato governatore della [[Persia]] e, a soli diciassette anni, fu inviato nel [[711]] dal [[califfo]] [[al-Walid ibn Abd al-Malik|al-WalidWalīd I]] alla guida di una spedizione militare per liberare le navi commerciantimercantili arabe che erano state sequestrate illegalmente da Raja Dahir nella città portuale di Daybul (l'antica [[Karachi]]).<ref name="berzin">[http://www.berzinarchives.com/web/en/archives/e-books/unpublished_manuscripts/historical_interaction/pt1/history_cultures_04.html#n5 Alexander Berzin, ''"Part I: The Umayyad Caliphate (661 - 750 CE), The First Muslim Incursion into the Indian Subcontinent"'', The Historical Interaction between the Buddhist and Islamic Cultures before the Mongol Empire Last accessed September 11, 2007]</ref>
 
==Politica conciliativa==
Realizzati appieno i suoi obiettivi, il giovane generale si rivelò un prudente e avveduto amministratore. Non impose infatti alcuna conversione alle popolazioni conquistate (che non appartenentiappartenevano all<nowiki>'</nowiki>''[[Ahl al-Kitab|Ahl al-Kitāb]]''), la conversione,grazie inaugurandoa un'intelligente assimilazioneinclusione alle comunità protette deglidei ''[[induistiVeda]]'' ai Libri di origine celeste, difficilmentecome definibili- oltre al [[Monoteismo|monoteistiCorano]], ma- purerano sempreconsiderati dotateanche deila ''[[VedaTorah]]'' - assimilati provvidenzialmente ai Libri Celesti, costituiti pere l'''[[IslamVangeli|Injīl]]'', tale da assimilare alle comunità protette anche gli [[Torahinduisti]], edifficilmente aidefinibili [[VangeliMonoteismo|monoteisti]]. -Ciò cheservì impedìa impedire in queiquelle paesiaree conquistati(e poi al resto del [[subcontinente indiano]]) l'alternativa prevista tra "conversione all'Islam o morte" riservata ai [[Politeismo|politeisti]] e di evitare in quei paesi particolarmente abitati probabili massacri di dimensioni incalcolabili.<br>
Ai nuovonuovi sudditi fu imposta quindi esclusivamente la fiscalità islamica prevista per i ''[[dhimmi]]'', l'amministrazione di quanto atteneva al loro statuto personale, la gestione delle loro norme ereditarie e il libero culto della propria fede. Furono inoltre mantenuti al loro posto gli amministratori indigeni, imponendo a loro e a tutti i nuovi sudditi induisti la pura e semplice lealtà politica nei confronti del [[califfo]] di [[Damasco]].
 
Muḥammad b. al-Qāsim stastava avviando i preparativi per ulteriori spedizioni quando lo zio paterno al-Ḥajjāj morì. Il nuovo Califfo succeduto ad [[al-Walid ibn Abd al-Malik|al-Walīd I]], suo fratello [[Sulayman ibn Abd al-Malik|Sulaymān b. ʿAbd al-Malik]], che era giunto al potere anche grazie al sostegno di vari feroci nemici di al-Ḥajjāj (che aveva sempre governato con un'efficienza pari solo alla sua crudeltà di metodi), per vendicarsi di tutti coloro che avevano sostenuto il defunto potente governatore dell'Iraq, richiamò in patria tutti i generali da lui nominati per le conquiste da operare a oriente: [[Qutayba ibn Muslim]] e Muḥammad b. al-Qāsim, nominando al loro posto, come governatore del [[Fars|Fārs]], [[Kerman|Kirmān]], [[Makran]] e [[Sindh]], [[Yazid ibn al-Muhallab|Yazīd b. al-Muhallab]], che era stato fatto torturare da al-Ḥajjāj, e che era uno dei figli del generale di [['Abd al-Malik ibn Marwan|ʿAbd al-Malik b. Marwān]], [[al-Muhallab ibn Abi Sufra]]. Yazīd b. al-Muhallab non perse tempo a far mettere in catene a [[Mosul|Mossul]] Muḥammad b. al-Qāsim,<ref>Wink, 2002: p. 53.</ref> e a farlo giustiziare poco dopo, facendolo inumare in un posto che volle rimanesse sconosciuto per misura precauzionale.
 
==Note==
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==Bibliografia==
* [[Baladhuri|Balādhurī]], ''FutūhFutūḥ al-buldān'', edito da [[Michael Jan de Goeje]] sotto il titolo ''Liber expugnationis regionum'', Leiden, Brill, 1863-66, pp.&nbsp;436–441 e Index (trad inglese di [[Philip K. Hitti]] e F.C. Murgotten, ''The origins of the Islamic state'', New York 1924, 1926, pp.&nbsp;215–225)
* Lemma «Muḥammad ibn al-Ķāsim» (Y. Friedmann), su: ''The [[The Encyclopaedia of Islam]]'', SeconfSecond Edition
* Alexander Berzin, Part I: ''The Umayyad Caliphate (661 - 750 CE), The First Muslim Incursion into the Indian Subcontinent'', The Historical Interaction between the Buddhist and Islamic Cultures before the Mongol Empire Last, 2007 [http://www.berzinarchives.com/web/en/archives/e-books/unpublished_manuscripts/historical_interaction/pt1/history_cultures_04.html#n5 articolo online, accesso 15 novembre 2014]
* Nicholas F. Gier, ''From Mongols to Mughals: Religious Violence in India 9th-18th Centuries'', Presented at the Pacific Northwest Regional Meeting American Academy of Religion, Gonzaga University, May, 2006 [http://www.class.uidaho.edu/ngier/mm.htm]
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* --, ''Al-Hind, the Making of the Indo-Islamic World'', Brill Academic Publishers, 2004, ISBN 90-04-09249-8
* John Keay, ''India: A History'', Grove Press, May 1, 2001, ISBN 0-8021-3797-0
* Derryl N. Maclean, ''Religion and Society in Arab Sind'', Brill Academic Publishers, 1989 ISBN 90-04-08551-3
 
[http://books.google.co.in/books?id=xxAVAAAAIAAJ&pg=PA56&lpg=PA56&dq=nirun+pakistan&source=bl&ots=iMvWZYyXJm&sig=yuNEAgOXhQjiBMfeT96QT_tGv6M&hl=en&sa=X&oi=book_result&resnum=4&ct=result#PPA39,M1 lavoro online]
 
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