Triassico italiano: differenze tra le versioni
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Il [[unità cronostratigrafiche|sistema Triassico]] è ben rappresentato in [[Italia (regione geografica)|Italia]], con vaste aree di affioramento nella [[Alpi|catena alpina]] e affioramenti più limitati e discontinui in [[Appennino]] e nelle [[Italia insulare|isole]]. Si tratta di [[sedimento|depositi]] per la maggior parte di origine marina o transizionale, con l'eccezione della [[Sardegna]] e delle Alpi Occidentali, originariamente appartenenti ad un altro contesto paleogeografico, in cui si hanno [[facies]] in parte continentali.
Il [[unità geocronologiche|periodo Triassico]] è tradizionalmente ripartito in tre sottoperiodi, derivanti dalla classica suddivisione del Triassico in [[Germania]], ove questo sistema è stato studiato in dettaglio per la prima volta, alla fine del [[
Si richiama di seguito lo schema geocronologico del [[Triassico]], con i piani stratigrafici competenti a ciascun sottoperiodo e le relative regioni tipo (le aree in cui i piani sono stati studiati e sviluppati).
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[[File:CARNIAN EARTH.jpg|thumb|upright=1.8| Rappresentazione della Terra al passaggio Ladinico-Carnico. Prosegue l'espansione della Neotetide e le micro-placche cimmeriche si avvicinano al margine settentrionale della Paleotetide, ormai molto ridotta. La subduzione di crosta oceanica al margine occidentale della Paleotetide è probabilmente all'origine di un vulcanismo di arco nell'area delle attuali Alpi Meridionali. Nel settore nord-occidentale della Tetide si individuano nuovi piccoli bacini oceanici in fase di espansione. Un sistema di rift attivo interessa l'area corrispondente alla micro-placca Adria almeno dal Triassico Medio. Stampfli e Borel, 2002. Modificato.]]
È evidente il raggruppamento della maggior parte delle terre emerse in un unico [[supercontinente]], la [[Pangea]]. L'enorme area oceanica a forma di V in gran parte racchiusa dal Pangea e decorrente approssimativamente lungo la fascia equatoriale del pianeta è la [[Tetide]]. All'inizio del Trias, una parte di questo oceano, la [[Paleotetide]], è in fase di chiusura, delimitata a nord e a est da zone di subduzione, mentre nuova crosta oceanica si crea a sud, determinando l'espansione della Neotetide. L'oceano neo-
[[File:RHAETIC EARTH.jpg|thumb|upright=1.8| Rappresentazione della Terra al passaggio Retico-Hettangiano (Giurassico Inferiore). È avvenuta la collisione tra le micro-placche cimmeriche e il margine meridionale di Laurasia, con le prime fasi dell'[[orogenesi]] cimmerica. Inizia la subduzione della crosta oceanica della Neotetide. Persistono e si espandono ancora nel settore nord-occidentale della Tetide i piccoli bacini oceanici originatisi nel Trias Medio. Si attiva il rift del Nord Atlantico e inizia la separazione tra Laurasia e Gondwana; la micro-placca Adria è attivamente interessata da fasi tettoniche distensive in conseguenza dell'incipiente apertura della Tetide alpina. Stampfli e Borel, 2002. Modificato.]]
Questa collocazione geodinamica ebbe notevoli ripercussioni nell'assetto deposizionale e strutturale dell'Italia di allora, con l'alternanza e l'interferenza di fasi tettoniche distensive di [[rift]], connesse all'apertura del nuovo oceano meridionale, e compressive, collegate alla progressiva chiusura dell'area oceanica settentrionale. L'alternanza di queste fasi tettoniche determinò una notevole differenziazione paleogeografica, con lo sviluppo di aree di alto e di basso strutturale, e
Tra il Triassico superiore e il [[Giurassico inferiore]], la progressiva chiusura della Paleotetide portò, con la quasi completa subduzione della crosta oceanica della paleotetide, alla collisione dei blocchi cimmerici con il margine euro-asiatico di Laurasia (la parte settentrionale della Pangea). Questo fenomeno dovrebbe essere, in estrema sintesi, all'origine di una fase tettonica compressiva (Garzanti, 1985) che nel Ladinico superiore e nel Carnico interessò l'area sudalpina (Lombardia e Dolomiti), con lo sviluppo di un vulcanismo di arco al margine meridionale dell'area sudalpina<ref>Da alcuni Autori (ad es. Crisci et al., 1984), la presenza concomitante di prodotti vulcanici acidi, tipici di un contesto di margine convergente, e di tettonica distensiva viene spiegata tentativamente con la mescolanza di magmi di diversa origine (crostale e dal mantello superiore terrestre), che avrebbe portato
La successiva apertura dell'Atlantico settentrionale e della sua propaggine più orientale (la cosiddetta ''Tetide Alpina''), portando alla separazione graduale di [[Laurasia]] (Pangea settentrionale) e [[Gondwana]] (Pangea meridionale), determinò nel tardo Triassico (Retico) e nel Lias una fase tettonica estensionale con il collasso generalizzato delle piattaforme carbonatiche al margine meridionale della Tetide Alpina, nell'area corrispondente alla microplacca Adria (Alpi meridionali e Italia peninsulare, esclusa l'attuale Puglia e il [[Gargano]]).
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Come è noto, il limite tra [[Permiano (geologia)|Permiano]] e Triassico, coincidente con quello [[Paleozoico]]-[[Mesozoico]] corrisponde ad un evento primario di [[Transizione biotica|estinzione di massa]]. Il Trias Inferiore è quindi anche in Italia, almeno alla sua base, paleontologicamente caratterizzato da fossili relativamente scarsi e faune piuttosto povere, poco diagnostiche dal punto di vista biostratigrafico, sebbene nel corso dello Scitico si assista ad una nuova progressiva differenziazione biologica. Le comunità biologiche di [[piattaforma carbonatica]] (come i [[corallo|coralli]] e le [[alghe]] calcaree) sono ancora assai poco sviluppate e non originano biocostruzioni significative (che invece diventeranno la nota dominante dei depositi triassici successivi).
Il Trias Inferiore è rappresentato in Italia da depositi di spessore piuttosto limitato e da [[facies]] relativamente poco variate, conosciute in affioramento nell'area alpina e nella Sardegna settentrionale. Questi sedimenti evidenziano una polarità ben precisa nel ciclo sedimentario. Alla base si trovano depositi di scarso spessore, prevalentemente [[Arenaria|arenacei]] e [[Rocce sedimentarie clastiche|conglomeratici]] nelle Alpi Occidentali e in Sardegna,
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Questa unità è definita tradizionalmente dagli Autori italiani [[Servino]] in Lombardia e [[Formazione di Werfen]] nell'area veneto-friulana. La separazione tra le due denominazioni formazionali è posta tradizionalmente nell'area delle [[Valli Giudicarie]].
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==Triassico Medio==
[[File:Map Geological Map of Italy 1933 - Touring Club Italiano CART-TRC-22.jpg|thumb|Mappa geologica d'Italia]]
Il Triassico Medio ha caratteri peculiari cui concorrono vari fattori:
*La ripresa della differenziazione biologica dopo la crisi del limite permo-triassico, già avviata nel Trias inferiore, si fa esplosiva. Nell'Anisico riacquistano vigore le comunità di [[piattaforma carbonatica]]: ricompaiono fra l'altro i [[coralli]], che danno un contributo significativo alla sedimentazione con la formazione di piattaforme e scogliere biocostruite. Si espandono di nuovo i [[brachiopoda|Brachiopodi]] e acquistano nuova importanza nel benthos i Bivalvi e i [[Gasteropodi]]. Le Ammoniti riprendono a differenziarsi, con forme a sutura ceratitica e ammonitica, e subiscono una rapida evoluzione che le porta a costituire uno dei principali strumenti della biostratigrafia nelle aree a sedimentazione di bacino. La proliferazione di organismi con parti dure calcaree permette di fissare il carbonato di calcio nei sedimenti, consentendo la deposizione di carbonati anche nelle aree bacinali.
*Una tendenza trasgressiva generalizzata, connessa ad un innalzamento eustatico generalizzato (sia pure con fasi regressive minori), tende a portare in tutta l'area mediterranea centro-occidentale condizioni prevalentemente marine (anche se l'impostazione di facies marine non è ovunque isocrona).
*L'attività tettonica subisce un incremento in tutta l'area italiana e porta ad una notevole differenziazione paleogeografica tra aree di soglia, spesso a sedimentazione carbonatica organogena, e aree bacinali a sedimentazione mista. Questa attività, di tipo distensivo, è connessa ad una fase di [[rift]] più ampia di cui si riscontrano le tracce dall'area nord-atlantica americana al Mediterraneo centro-occidentale ([[Cordigliera Betica]], Italia e Dinaridi), che portò alla graduale frammentazione del [[supercontinente]] [[Pangea]] con l'ampliamento dell'area oceanica della Neo[[tetide]]. L'attività vulcanica connessa a questa fase tettonica diviene sempre più intensa nel corso del Trias Medio in Italia settentrionale, ove si irradia da centri eruttivi situati in parte nell'attuale area sudalpina (Lombardia, Dolomiti, Carnia) e soprattutto nel sottosuolo dell'attuale Pianura Padano-Veneta. Questo vulcanismo<ref>Garzanti, 1985</ref> è di tipo acido, di arco magmatico, e presuppone
===Alpi Meridionali===
In corrispondenza del passaggio tra Trias Inferiore e Medio, la regione alpino-dinarica fu interessata da una fase orogenetica (fase montenegrina), che causò diffusi fenomeni di erosione e risedimentazione. Questo evento si manifesta con la presenza di estese lacune stratigrafiche, di superfici di [[discordanza angolare|discordanza]] e di corpi sedimentari a brecce e conglomerati nell'Anisico
Durante l'Anisico, le comunità di piattaforma carbonatica e scogliera biocostruita iniziano di nuovo a differenziarsi e ad espandersi, portando all'instaurazione di nuove piattaforme che si localizzano sulle aree strutturalmente rilevate, con subsidenza minore, mentre nelle aree più subsidenti a vocazione di bacino si depongono serie miste (terrigeno-carbonatiche).
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====Lombardia Occidentale====
Nell'area più occidentale (dal [[Lago Maggiore]] al [[Monte Campo dei Fiori]]), prevalgono le facies di piattaforma carbonatica, rappresentate dalla [[Dolomia di San Salvatore]], che verso Est passano gradualmente per eteropia laterale a facies bacinali argillose e calcareo-marnose. Il primo evento a sedimentazione bacinale avviene intorno al passaggio Anisico-Ladinico, con la [[Formazione di Besano]] (nota dagli Autori meno recenti con il nome di Scisti Bituminosi di [[Besano]] oppure Grenzbitumenzone) come un orizzonte di spessore limitato (fino a una
[[File:TRIAS LOMBARDIA.gif|thumb|none|upright=4.1|Schema dei rapporti tra le unità stratigrafiche del Triassico Inferiore e Medio in Lombardia. Gli spessori formazionali non sono rispettati. Da Desio, 1973; Gaetani et al., 1986. Modificato]]
====Lombardia Centro-orientale====
Durante l'Anisico tendono a prevalere facies marine neritiche (depositi sublitorali di bassa profondità) costituite dal [[Calcare di Angolo]],
[[File:ANISIAN Central Lombardy.gif|thumb|none|upright=4.1|Schema di dettaglio dei rapporti tra le unità stratigrafiche fra Triassico Inferiore (Scitico terminale) e Triassico Medio (Anisico-Ladinico basale) in Lombardia centro-occidentale. Gli spessori formazionali non sono rispettati. Da Gaetani et al., 1986. Modificato.]]
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*[[Calcare di Prezzo]] (Anisico): una successione di calcari neri alternati a marne di spessore crescente da occidente (una cinquantina di metri) a oriente (fino a un centinaio di metri). Gli strati sommitali della formazione sono riccamente fossiliferi ad Ammoniti, [[Nautiloidi]], [[Bivalvi]] e [[Brachiopodi]], che ne hanno permesso la datazione accurata all'Anisico superiore.
*[[Formazione di Buchenstein]] (Anisico superiore-Ladinico inferiore). Calcari grigio-nerastri sottilmente stratificati alternati a marne, con orizzonti [[tufo (roccia)|tufitici]]. Spessore intorno al centinaio di metri. Sono presenti faune ad Ammoniti e Bivalvi pelagici che indicano un ambiente marino relativamente aperto e profondo.
*[[Formazione di Wengen]] (Ladinico superiore). Marne e argilliti con
Lateralmente alle facies bacinali, nell'area delle Grigne in Lombardia centrale e nell'area dei massicci della [[Concarena]] e del [[Pizzo Badile Camuno]] in Lombardia orientale, si sviluppano nell'Anisico superiore e nel ladinico potenti serie di piattaforma carbonatica note sotto il nome di [[Calcare di Esino]]. Gli spessori (da alcune centinaia di metri fino a un migliaio di metri), sono complessivamente superiori a quelli totali delle serie bacinali eteropiche. Mentre le biocostruzioni anisiche costituivano banchi di spessore limitato e verosimilmente poco rilevati rispetto alle aree bacinali circostanti, le piattaforma ladiniche tendevano a crescere rapidamente compensando l'aumento della subsidenza e mantenendosi entro la [[zona fotica]], ed a esportare materiale carbonatico entro le aree di bacino circostanti, [[progradazione|progradando]] sopra le facies bacinali. Il Calcare di Esino è localmente molto ricco di fossili ([[Gasteropodi]], Bivalvi e Ammoniti).
====Veneto e Trentino====
Nell'Anisico inferiore, al di sopra
Nel Ladinico, si assiste ad una marcata frammentazione paleogeografica della regione, in conseguenza dell'accentuarsi dell'attività tettonica, con aree a diversa subsidenza, che porta alla formazione di bacini e piattaforme di limitata estensione laterale.
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[[File:TRIAS MED-INF DOLOM.gif|thumb|none|upright=4.1|Schema dei rapporti tra le unità stratigrafiche del Triassico Inferiore e Medio in Dolomiti. Gli spessori formazionali non sono rispettati. Da vari Autori, modificato]]
Le unità di piattaforma sono rappresentate da vari complessi noti dalla letteratura geologica con denominazioni formazionali locali. L'unità più diffusa è la [[Dolomia dello Sciliar]] (o Dolomia dello Schlern), che compone ad esempio i massicci del [[Catinaccio]], dello [[Sciliar]], del [[Gruppo del Sassolungo|Sassolungo]], del [[Gruppo del Sella]] e delle [[Pale di San Martino]], formando biocostruzioni di spessore fino ad un migliaio di metri spesso con i margini originali conservati e caratterizzati da clinostratificazione<ref>Con questo termine si intende
Localmente, questa unità si depone in continuità con la Dolomia del Serla, mentre in altri casi la deposizione di piattaforma inizia più tardi, nel Ladinico.
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===Alpi Meridionali===
Nell'area corrispondente alle attuali Alpi meridionali, dalla Lombardia occidentale al Friuli,
A questi depositi seguono, nel Norico, depositi carbonatici ed evaporitici di notevole spessore (fino a oltre un migliaio di metri), prevalentemente dolomitici (''Dolomia Principale''), che indicano l'instaurarsi di condizioni marine di bassa profondità, con ambienti di piattaforma biocostruita. Questo tipo di assetto indica un incremento della subsidenza su tutta l'area, in condizioni di relativa stasi tettonica, dopo le fasi tettoniche finali anisico-carniche. Il Retico rappresenta una nuova fase di differenziazione paleo-geografica dovuta ad una ripresa dell'attività tettonica, di tipo distensivo, che segue le ultime fasi compressive carniche e prelude all'apertura dell'oceano della Neotetide nel Giurassico inferiore. [[File:Italophlebia gervasuttii.JPG|thumb| [[Italophlebia]] gervasuttii: libellula fossile rinvenuta nelle Argilliti di Riva di Solto]]A questa attività si sommano fattori climatici e paleo-ecologici, con decremento delle facies di piattaforma carbonatica organogena e con la diffusione di facies bacinali calcareo-marnose, riccamente fossilifere e con forte contenuto di materiale organico.
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[[File:TRIAS SUP LOMBARDY.gif|thumb|none|upright=4.2|Schema dei rapporti tra le unità stratigrafiche del Triassico Superiore in Lombardia. Gli spessori formazionali non sono rispettati. Da Desio, 1973; Gaetani et al., 1986. Modificato]]
Procedendo verso ovest, in Lombardia centro-orientale, a sedimenti carbonatici di piana tidale con strutture di emersione ([[Calcare
*[[Formazione di Gorno]]. Alternanze di calcari scuri e marne nerastre, spesso riccamente fossiliferi, rappresentanti sedimenti marini di laguna protetta.
*[[Arenaria di Val Sabbia]]. L'area di sedimentazione della Formazione di Gorno è delimitata verso sud da aree a sedimentazione deltizia, con i depositi terrigeni in gran parte vulcanoclastici dell'Arenaria di Val Sabbia. Questa formazione, presente in maniera discontinua dal Bresciano all'area lariana esprime in realtà almeno tre grandi sistemi deltizi: quello più occidentale affiora nell'area tipo della Val Sabbia e in Val Camonica. Quello intermedio (''conoide
*[[Formazione di Breno]]. Costituisce un complesso di piattaforma carbonatica che bordava verso mare, proteggendola, l'area lagunare della Formazione di Gorno. Si tratta di sedimenti di piana di marea a sedimentazione carbonatica, con frequenti orizzonti di emersione. Affiora prevalentemente nell'area seriano-camuna, spingendosi fino alle [[Valli Giudicarie|Giudicarie]].
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Il Carnico è chiuso da sedimenti regressivi in parte evaporitici ([[Formazione di San Giovanni Bianco]] e Marna del Pizzella ''pro parte''). In Lombardia centro-occidentale (area lariana occidentale e Monte Grona), seguono alla Marna del Pizzella depositi dolomitici brecciati di margine di piattaforma (''Dolomia della Grona'').
Il Norico è caratterizzato in tutta l'area lombarda dai sedimenti dolomitici di piattaforma carbonatica della [[Dolomia Principale]] molto potenti, che possono raggiungere oltre un migliaio di metri di spessore. Si tratta di dolomie cristalline in grossi banchi, cui si alternano dolomie micritiche (a grana finissima) e dolomie [[stromatoliti]]che. Questa formazione, apparentemente monotona, costituisce in realtà un complesso sistema sedimentario piuttosto articolato, derivato dall'attività tettonica transtensiva cui è soggetta l'area lombarda<ref>Jadoul, Berra e Frisia (1992)</ref>, con
Il Retico lombardo è invece caratterizzato dallo sviluppo di un'unità marcatamente ciclica ([[Calcare di Zu]]<ref name=":0" />), suddivisa in 3 [[Membro|membri]]<ref>Per "membro" si intende, in litostratigrafia, una parte di una formazione o unità distinguibile dal resto della stessa in base ai caratteri litologici, senza limiti di estensione e spessore, come definito dalla Guida Italiana alla Classificazione e alla Terminologia Stratigrafica</ref>: questi descrivono l'evoluzione del sistema a partire da cicli costituiti da marne, calcari marnosi e calcari micritici con bivalvi (membro Zu1) passanti a calcari fossiliferi (localmente con sviluppo di colonie di coralli) e calcari bioclastici od oolitici con strutture sedimentarie come [[Laminazione prodotta da correnti unidirezionali|laminazioni unidirezionali]], riconducibili a [[Duna|dune subacquee]] (membro Zu2), e infine a marne con superiormente calcari ricchi di fossili, tra cui [[Foraminifera|foraminiferi]] [[Benthos|bentonici]], coralli, [[Calcarea|spugne calcaree]] e bivalvi tra cui [[Megalodon (mollusco)|Megalodonti]] (membro Zu3)<ref name=":1">Galli, Jadoul, Bernasconi, Cirilli, Weissert (2007)</ref>. La sovrapposizione verticale di questi litotipi e facies definisce una tendenza regressiva, con passaggio da ambienti di rampa<ref>In sedimentologia, una "rampa" carbonatica è una geometria che il sistema deposizionale può assumere quando sono assenti organismi biocostruttori come i coralli o le rudiste (quando dunque è assente un margine rialzato che protegge dall'azione di onde e correnti la parte interna della piattaforma); questa geometria si sviluppa quando a prevalere sono i fenomeni di risedimentazione dei grani carbonatici lungo tutto il profilo della rampa, in modo che questa assuma il profilo di equilibrio. I termini di rampa esterna, intermedia ed esterna invece si riferiscono alla suddivisione dell'ambiente in funzione della profondità.</ref> esterna a bassa energia con fondali ossigenati (membro Zu1), ad ambienti di minor profondità (membro Zu2) fino ad ambienti di mare basso di rampa interna (membro Zu3).
▲Nel Retico, entro le aree bacinali divengono prevalenti ad eccezione del Varesotto, nel quale si sedimenta un'unità carbonatica di piattaforma ([[Dolomia di Campo dei Fiori]]). In tutta la Lombardia centro-orientale, si depongono sedimenti prevalentemente argillosi neri ([[Argillite di Riva di Solto]]), che raggiungono il massimo spessore nell'area sebina. Anche questi sedimenti possono essere riccamente fossiliferi a molluschi e, meno frequentemente, a vertebrati (pesci).
La successione Triassica lombarda risulta limitata superiormente da due unità litostratigrafiche, entrambe di recente formalizzazione: la [[Formazione di Malanotte]] e la [[Formazione dell'Albenza]] ([[Dolomia a Conchodon]] auct.). Nel caso della prima unità, gli studi eseguiti in tutta la Lombardia hanno posizionato alla base o all'interno della formazione il limite Triassico-Giurassico ed interpretato questa successione di argilliti-marne, calcari micritici (soprattutto nell'area sebina) e calcareniti bioclastiche-oolitiche come l'espressione locale dell'estinzione di fine Triassico<ref name=":1" />.
La sovrastante Formazione dell'Albenza, nel 2008, è stata soggetta ad una revisione sedimentologica (la litologia è prevalentemente calcarea, con intercalazioni di livelli dolomitici molto subordinate, e non sono presenti esemplari di Conchodon) e stratigrafica, che ha collocato l'unità all'interno del periodo [[Hettangiano]], e dunque all'interno del [[Giurassico]]<ref>Jadoul & Galli (2008)</ref>.
La revisione stratigrafica ha riguardato anche la formazione della [[Corna (geologia)|Corna]], presente in Lombardia Orientale (tra la Val Trompia e la Gardesana occidentale); le facies di piattaforma peritidale<ref>In ambienti interessati da escursioni di marea, si individuano gli ambienti subtidali (permanentemente sommersi), intertidali (tra il livello di bassa e alta marea) e sopratidali (al di sopra del livello di alta marea, generalmente subaerei); per "peritidali" si intendono dunque i sedimenti che si depongono in questi ambienti, organizzati spesso in cicli in cui è possibile riconoscere il passaggio tra gli ambienti tidali</ref> sono date da calcari fini e calcareniti con intraclasti, [[Ooliti|ooidi]], brachiopodi, gasteropodi, crinoidi, [[Echinoidea|echinoidi]] e foraminiferi bentonici, cui si associano zone con dolomie massicce, micro e macro-cristalline con aspetto saccaroide. Questa piattaforma risulta limitata all'intervallo tra l'Hettangiano e il [[Sinemuriano]] inferiore, dunque eteropica almeno alla Formazione dell'Albenza e al [[Calcare di Sedrina]]<ref>Schirolli (2011)</ref>.
===Veneto e Trentino===
Nell'area dolomitica il Triassico superiore inizia con i sedimenti bacinali della Formazione
Le facies di piattaforma sono rappresentate dalla parte superiore della Dolomia dello Schlern, cui segue entro il Carnico inferiore la Dolomia Cassiana. Entrambe passano lateralmente per eteropia di facies e in parte ricoprono la Formazione
Nel Carnico sommitale, la tendenza regressiva culmina nei sedimenti argilloso-marnosi varicolori, calcareo-dolomitici ed evaporitici del Gruppo di Raibl, che ricopre i precedenti sedimenti di piattaforma e di bacino su tutta l'area. Questa unità, in realtà internamente molto eterogenea, costituisce un orizzonte di notevole continuità laterale, spesso da pochi metri fino a circa un centinaio di metri, caratterizzato morfologicamente e topograficamente con subitanee variazioni di pendenza per l'elevata erodibilità. È riferibile ad un complesso di mare molto basso, in parte lagunare, a sedimentazione terrigena o mista, talora evaporitica (soprattutto nella parte orientale dell'area dolomitica).
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Nell'odierna area peninsulare, l'area toscana presenta un'evoluzione simile a quella sudalpina, con depositi misti di mare basso nel Carnico, cui seguono nel Norico facies carbonatiche di piattaforma interna ed evaporitiche, e nel Retico facies calcareo-marnose.
Nell'Italia centro-meridionale si ha una netta differenziazione tra aree a vocazione di piattaforma carbonatica (area campano-laziale), sviluppate dalla zona del Gran Sasso alla Calabria, e aree a vocazione di bacino (il “Bacino Lagonegrese” degli Autori), sviluppate nell'area tra Campania meridionale e Lucania, con serie pelagiche calcareo-marnose e calcareo-silicee spesso riccamente fossilifere. Una situazione analoga è presente in Sicilia, con facies pelagiche carniche affioranti in Sicilia centro-settentrionale, cui seguono termini dolomitici di piattaforma (complesso Panormide), mentre nella parte sud-occidentale dell'isola
L'area descritta, contraddistinta durante tutto il periodo in esame da facies marine o transizionali, era circondata da aree con forte carattere evaporitico.
Riga 211 ⟶ 215:
*Desio A. (1978). ''Geologia dell'Italia''. Unione Tipografico-Editrice Torinese. 1081 p.
*Gaetani M., Gianotti R., Jadoul F., Ciarapica G., Cirilli S., Lualdi A., Passeri L., Pellegrini M., Tannoia G. (1986). ''Carbonifero Superiore, Permiano e Triassico nell'area lariana''. Mem. Soc. Geol. It., v.32, p. 5-48, 18 fig., 3 tav.
*Galli M. T., Jadoul F., Bernasconi S., Cirilli S., Weissert H. (2007). ''Stratigraphy and palaeoenvironmental analysis of the Triassic-Jurassic transition in the western Southern Alps (Northern Italy)'', in ''Palaeogeography, Palaeoclimatology, Palaeoecology.''
*Garzanti E.(1985). ''The sandstone memory of the evolution of a Triassic volcanic arc in the Southern Alps, Italy''. Sedimentology, v. 32, Issue 3 Page 423.
*Garzanti E., Gnaccolini M. & Jadoul F. (1995) ''Anatomy of a semiarid coastal system: the Upper Carnian of Lombardy''. Rivista Italiana di Paleontologia e Stratigrafia, v. 101, n.1, pp. 17–36, Milano.
*Gnaccolini M. (1965). ''Calcare di Zu e Argillite di Riva di Solto: due formazioni del Retico lombardo'', in ''Rivista Italiana di Paleontologia.''
*Jadoul F. (1986). ''Stratigrafia e paleogeografia del Norico nelle Prealpi Bergamasche occidentali'', in ''Rivista Italiana di Paleontologia e Stratigrafia''.
*Jadoul F., Berra F., Frisia S. (1992). ''Stratigraphy and paleogeographic evolution of a carbonate platform in an extensional tectonic regime: the example of the Dolomia Principale in Lombardy (Italy)'', in ''Rivista Italiana di Paleontologia e Stratigrafia''
*Jadoul F. & Galli M. T. (2008). ''The Hettangian shallow water carbonates after the Triassic-Jurassic biocalcification crisis: the Albenza Formation in the western Southern Alps'', in ''Rivista Italiana di Paleontologia e Stratigrafia''.
*Pisa G., Marinelli M. e [[Giovanni Viel]] (1980). ''Infraraibl Group: a proposal (Southern Calcareous Alps, Italy)''. Riv. Ital. Paleont. Strat., v. 85, n. 3-4, pp. 983–1002, 1980.
*Schirolli P. (2011), ''Corna'', in ''Quaderni Servizio Geologico d'Italia''.
*Stampfli, G.M. and Borel, G.D., 2002. ''A plate tectonic model for the Paleozoic and Mesozoic constrained by dynamic plate boundaries and restored synthetic oceanic isochrons''. Earth and Planetary Science Letters, 196: 17-33.
*Stampfli, G. M., Borel, G. D., Marchant, R. & Mosar, J. 2002. ''Western Alps geological constraints on western Tethyan reconstructions''. In: Rosenbaum, G. and Lister, G. S. 2002. ''Reconstruction of the evolution of the Alpine-Himalayan Orogen''. Journal of the Virtual Explorer, 7, 75 - 104.
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[[Categoria:Geologia d'Italia]]
[[Categoria:Triassico]]
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