'Ala' al-Din II di Delhi: differenze tra le versioni
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ʿAlāʾ al-Dīn nacque nel 1266 circa con il nome di ʿAlī Gurshap da [[Shihab al-Din Mas'ud|Shihāb al-Dīn Masʿūd]], fratello maggiore del sultano [[Jalal al-Din Khalji|Jalāl al-Dīn]], e fu cresciuto dallo zio a causa della morte prematura del padre<ref name=M137>Mehta, [http://books.google.it/books?id=iUk5k5AN54sC&pg=PA137&cd=4 p. 137].</ref>
Durante il regno di Jalāl al-Dīn fu ''[[Iqta'|muqṭīʿ]]'' ("governatore") di [[Manikpur (Uttar Pradesh)|Kara]], vicino ad [[Allahabad]], e come tale si pose alla testa di un esercito, compiendo alcune incursioni nei territori a sud dei monti [[Vindhya]]: nel 1292 razziò [[Malwa]] e due anni dopo invase il regno [[yadava]] di [[Daulatabad|Devagiri]] con qualche migliaio di cavalieri, saccheggiandolo e costringendolo al pagamento di un tributo annuo. Dopo l'uccisione dello zio - della quale ʿAlāʾ al-Dīn fu responsabile, malgrado ne fosse il nipote prediletto e il genero - usò le ingenti ricchezze razziate a Devagiri per spianarsi la strada verso il trono e nel 1296 fu proclamato sultano di Delhi.<ref>Wolpert, p. 109; b) Torri, p. 203.</ref>
== La politica economica ==
ʿAlāʾ al-Dīn fu un grande e abile riformatore del [[Sultanato di Delhi]], agendo con intelligenza sull'amministrazione dello Stato, riformandolo in senso centralista per rendere più sicura l'autorità del sultano ed evitare che venisse messa a rischio dalle tendenze predatorie dei nobili. Varò quindi efficaci riforme, miranti ad assicurare ai suoi domini adeguate risorse finanziarie.
ʿAlāʾ al-Dīn esautorò infatti i membri dell'aristocrazia terriera confiscando gli ''[[jagir]]'' (tenute fondiarie esentasse) precedentemente loro assegnati, ottenendo contemporaneamente una risorsa finanziaria per stipendiare direttamente il suo numeroso esercito. Inoltre aumentò la pressione fiscale con l'istituzione di nuove tasse (sulla casa e sul bestiame da latte) e l'aumento dell'imposta fondiaria fino all'equivalente di metà del raccolto;<ref>M. Torri, ''Storia dell'India'', Roma-Bari, Laterza, 2007, p. 199.</ref> l'esazione fiscale fu più severa e fatta rispettare grazie a una rete di spie e informatori, così come venne messo sotto controllo il reddito dei mercanti; dispose che oro e argento non venissero più accantonati dai privati e fu proibita l'incetta di frumento; venne calmierato il prezzo dei generi di prima necessità (cereali, altre cibarie, stoffe); fu introdotta una licenza per l'esercizio del commercio; la vendita del frumento fu permessa solo a prezzo fisso e nei mercati autorizzati a questo tipo di vendita. Il beneficio di queste riforme fu di consentire alla popolazione civile e ai militari di condurre una vita decente, mentre gli inevitabili limiti furono rappresentati e dalla prevedibile ostilità di contadini e mercanti che si consideravano colpiti dalle riforme economiche di ʿAlāʾ al-Dīn.<ref>Wolpert, p. 111.</ref> e dalla scarsa efficacia dei controlli nelle zone via via più lontane da Delhi. Il Sultanato era stato infatti strutturato in una fascia prossima alla capitale
== La minaccia mongola ==
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