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{{citazione| [...] quelli che scrivono delle cose proprie hanno l'animo fortemente preso e occupato dalla materia, [...] si astengono dagli ornamenti frivoli, [...] o dall'affettazione o da tutto quello che è fuori dal naturale|ibidem}}
 
[[File:JulianusII-antioch(360-363)-CNG.jpg|thumb|upright=0.7|[[Flavio Claudio Giuliano|Giuliano l'Apostata]] raffigurato su di una moneta.]] E i lettori lo apprezzano perché non esiste modo migliore per trattate con maggior ''verità'' ed ''efficacia'' le cose altrui che ''favellando'' delle proprie; perché tutti gli uomini si assomigliano tra loro, sia nelle gioie che negli accidenti, quindi non esiste espediente tecnico migliore che trattarli come ''fatti'' propri. Segue un elenco di esempi tratti da famosi oratori che hanno animato il loro auditorio, ad un certo punto dell'arringa, parlando di sé stessi come [[Demostene]] o [[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]] nel [[Pro milione]]; [[Bousset]] per le sue orazioni funebri, e l'[[GiulianoFlavio Claudio Giuliano|imperatore Giuliano]],<ref>Giuliano l'Apostata tentò di far ripartire il paganesimo in un periodo in cui il cristianesimo andava affermandosi.</ref> per le argute ironie contro i suoi detrattori; tra gli italiani, [[Lorenzino dei Medici]]<ref>Lorenzino dei Medici giustificò di aver fatto uccidere nel 1537 il duca Alessandro dei Medici.</ref> e la sua ''apologia di un omidicio'', e le ''lettere familiari'' del [[Torquato Tasso|Tasso]].
'''Capitolo settimo'''