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La '''ciriola''' è un tipico panino della cucina laziale. Si tratta di uno dei tipi di pane più caratteristici di [[Roma]], anche se diventato rarissimo con il passare dei decenni.
== Descrizione ==
Il panino, prodotto con circa 80-100 grammi di farina bianca, ha una forma ovale appuntita ai due lati in modo tale da essere paragonato a una [[palla da rugby]]. Ha una crosta chiara ma croccante e mollica morbida, può essere utilizzato per imbottire dei panini o anche per essere tagliato a piccole fette.
== Etimo ==
La parola potrebbe derivare da ciriola inteso come nome comune di alcuni pesci simili alle anguille come se ne trovavano in passato nel [[Tevere]]. La forma del pane sarebbe stata paragonabile a quella di tali pesciolini. Questo etimo è tuttavia contestato.
== Diffusione ==
Si trattava in passato di un pane assai diffuso nel [[Lazio]], anche se la sua fama era contrastata da quella della [[michetta]], detta rosetta nella capitale. Un momento cruciale nella storia della ciriola venne quando ai tempi dell’[[inflazione]] galoppante degli [[anni Settanta]] la ciriola venne inclusa nella lista dei beni a prezzo [[calmiere|calmierato]] per garantire alle masse l’accesso a un pane dal prezzo modico e protetto dagli aumenti. Ciò avvenne tuttavia senza che il governo adottasse le misure necessarie affinché l’[[offerta (economia)|offerta]] rimanesse in qualche modo garantita e il pane rimanesse quindi disponibile in quantità sufficiente a soddisfare la [[domanda (economia)|domanda]].
Il risultato fu che i fornai non trovarono vantaggioso produrla e preferirono offrire altri tipi di pane come la summenzionata rosetta, mentre la ciriola si ritirava gradualmente dal mercato fino al momento di diventare del tutto introvabile nel corso degli [[anni Ottanta]]. Si tratta del resto di un fenomeno conosciuto anche attraverso la storia di altri prodotti come le [[sigarette nazionali]]. Il calmiere dei prezzi siglò di fatto la fine della popolarità della ciriola, la cui fama non sarebbe più ritornata ai livelli originari.