Certificato verde: differenze tra le versioni

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{{nd|il certificato europeo di vaccinazione|Certificazione verde COVID-19}}
Un '''certificato verde''' è una forma di incentivazione di [[energia elettrica]] da [[fonti rinnovabili]]., Siper trattai inproduttori praticae distributori; si tratta di [[titolo (finanza)|titoli]] negoziabili, il cui utilizzo è diffuso in moltimolte stati comenazioni, ad esempio nei [[Paesi Bassi]], [[Svezia]], [[Regno Unito|UKItalia]] e alcuni statied [[StatiRegno Uniti d'AmericaUnito|USAUK]].
 
==Descrizione==
Si tratta di certificati che corrispondono ad una certa quantità di emissioni di CO<sub>2</sub>: se un impianto produce energia emettendo meno CO<sub>2</sub> di quanto avrebbe fatto un impianto alimentato con [[fonti fossili]] ([[petrolio]], [[gas naturale]], [[carbone (minerale)|carbone]] ecc.) perché "da fonti rinnovabili", il gestore ottiene dei certificati verdi che può rivendere (a prezzi di mercato) a industrie o attività che sono obbligate a produrre una quota di energia mediante fonti rinnovabili, ma non lo fanno o no0nnon possono farlo autonomamente.
 
In Italia i certificati verdi sono emessi dal [[Gestore dei Servizi Energetici]] (GSE) su richiesta dei produttori di energia da fonti rinnovabili.
Si tratta di certificati che corrispondono ad una certa quantità di emissioni di CO<sub>2</sub>: se un impianto produce energia emettendo meno CO<sub>2</sub> di quanto avrebbe fatto un impianto alimentato con [[fonti fossili]] ([[petrolio]], [[gas naturale]], [[carbone (minerale)|carbone]] ecc.) perché "da fonti rinnovabili", il gestore ottiene dei certificati verdi che può rivendere (a prezzi di mercato) a industrie o attività che sono obbligate a produrre una quota di energia mediante fonti rinnovabili, ma non lo fanno o no0n possono farlo autonomamente.
I Certificati Verdi sono introdotti dal decreto di liberalizzazione del settore elettrico noto come [[Decreto Bersani (1999)|Decreto Bersani]]. Il decreto di attuazione della direttiva 96/92/CE <ref>[http://www.autorita.energia.it/docs/riferimenti/decreto_991111.htm Decreto 11 novembre 1999, "Direttive per l'attuazione delle norme in materia di energia elettrica da fonti rinnovabili di cui ai commi 1, 2 e 3 dell'articolo 11 del decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79"]</ref> stabilisce che i produttori possano richiedere i certificati verdi per 8 anni (per impianti entrati in servizio o revisionati dopo l'aprile del 1999) e per 15 anni per impianti successivi al 31/12/2007 (norma in finanziaria 2008). I certificati verdi permettono alle imprese che producono energia da fonti convenzionali ([[petrolio]], [[carbone (minerale)|carbone]], [[metano]], eccetera) di rispettare la legge che obbliga ogni produttore o importatore di energia a usare fonti rinnovabili per il 2%.
 
L'impresa produttrice di energia acquista, presso la borsa gestita dal [[Gestore dei Mercati Energetici]] (GME), i certificati verdi che le occorrono per raggiungere la soglia del 2% della propria produzione. La quota del 2% si incrementa ogni anno, dal 2004, di 0,35% punti percentuali. I certificati verdi possono essere accumulati e venduti successivamente, ad esempio quando il valore sia cresciuto a seguito della domanda di mercato. Nel 2005 il valore è stato fissato dal mercato a 108,92 €/MWh al netto dell'[[IVA]] per 86.136 certificati verdi emessi per complessivi 4.308 GWh. Al 2006 con gli impianti certificati come fonti rinnovabili producevano 3.212 GWh di [[energia idroelettrica]] (35%), 2.440 GWh [[energia eolica]] (27%), 1.297 GWh con biomasse (14%), 943 GWh [[energia geotermica]] (10%), 745 GWh [[biogas]] (8%), 521 GWh con l'energia da rifiuti (6%) e 2,7 GWh [[energia solare]]<ref>{{Cita web |url=http://www.grtn.it/ita/Pubblicazioni/ListaBollettiniEnergia.asp |titolo=grtn.it: "Bollettino energia da fonti rinnovabili" |accesso=6 aprile 2007 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070208184247/http://www.grtn.it/ita/Pubblicazioni/ListaBollettiniEnergia.asp |dataarchivio=8 febbraio 2007 |urlmorto=sì }}</ref>.
In [[Italia]] i certificati verdi sono emessi dal [[Gestore dei Servizi Energetici]] (GSE) su richiesta dei produttori di energia da fonti rinnovabili.<ref>{{Citazione necessaria|Le cosiddette «rinnovabili assimilate» sono state escluse nel 2007 da ogni incentivazione da rinnovabili, perciò possono godere solo dei [[Certificato bianco|certificati bianchi]]}}.</ref>
 
Il prezzo dei certificati verdi è stato pari a circa 125 €/MWh nel 2006, valore a cui va aggiunto il prezzo di cessione dell'energia elettrica sul mercato (oltre 70 €/MWh), per un totale di circa 200 €/MWh. Dal 2009 il prezzo del certificato sommato a quello dell'energia elettrica ceduta sul mercato sarà al massimo 180 €/MWh.
I Certificati Verdi sono introdotti dal decreto di liberalizzazione del settore elettrico noto come [[Decreto Bersani (1999)|Decreto Bersani]]. Il decreto di attuazione della direttiva 96/92/CE <ref>[http://www.autorita.energia.it/docs/riferimenti/decreto_991111.htm Decreto 11 novembre 1999, "Direttive per l'attuazione delle norme in materia di energia elettrica da fonti rinnovabili di cui ai commi 1, 2 e 3 dell'articolo 11 del decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79"]</ref> stabilisce che i produttori possano richiedere i certificati verdi per 8 anni (per impianti entrati in servizio o revisionati dopo l'aprile del 1999) e per 15 anni per impianti successivi al 31/12/2007 (norma in finanziaria 2008). I certificati verdi permettono alle imprese che producono energia da fonti convenzionali ([[petrolio]], [[carbone (minerale)|carbone]], [[metano]], eccetera) di rispettare la legge che obbliga ogni produttore o importatore di energia a usare fonti rinnovabili per il 2%.
 
Il risultato di questa politica è la creazione di un [[mercato]] in cui alcuni possono vendere l'energia con maggiori margini di profitto rispetto ad altri, in modo da incentivare, almeno in teoria, modi di produzione dell'energia che dovrebbero contribuire a ridurre la quantità di [[effetto serra|gas-serra]] ([[anidride carbonica]] ed altri).
L'[[impresa]] produttrice di energia acquista, presso la borsa gestita da GSE, i certificati verdi che gli occorrono per raggiungere la soglia del 2% della propria produzione. La quota del 2% si incrementa ogni anno, dal 2004, di 0,35% punti percentuali. I certificati verdi possono essere accumulati e venduti successivamente, ad esempio quando il valore sia cresciuto a seguito della domanda di mercato.
Nel 2005 il valore è stato fissato dal mercato a 108,92 €/MWh al netto dell'[[IVA]] per 86.136 certificati verdi emessi per complessivi 4.308 GWh. I produttori di energia da fonti rinnovabili hanno anche, per legge, la "priorità di [[dispacciamento]]" cioè la garanzia, da parte del gestore della rete, di comprare prioritariamente l'energia così prodotta. Al 2006 con gli impianti certificati come fonti rinnovabili producevano 3.212 GWh di [[energia idroelettrica]] (35%), 2.440 GWh [[energia eolica|eolica]] (27%), 1.297 GWh con [[biomassa|biomasse]] (14%), 943 GWh [[energia geotermica|geotermica]] (10%), 745 GWh [[biogas]] (8%), 521 GWh con i [[rifiuti]] (6%) e 2,7 GWh [[energia solare|solare]] <ref>[http://www.grtn.it/ita/Pubblicazioni/ListaBollettiniEnergia.asp grtn.it: "Bollettino energia da fonti rinnovabili"]</ref>.
 
In altri termini lo scopo è di utilizzare i meccanismi del [[libero mercato]] per incentivare determinati processi produttivi dell’energiadell'energia, evitando un intervento diretto dello [[Stato]], ma si manifestarono alcune distorsioni, vanificando in parte lo scopo primario di riduzione dei [[gas serra]]. Infatti a causa della normativa italiana che concedeva questi sussidi anche alle fonti cosiddette ''assimilate alle rinnovabili'' (definizione tutta italiana e senza riscontri in [[Europa]]) una gran parte dei fondi sono stati destinati in modo controverso anche ad attività quali la combustione di scorie di raffineria, sanse ed all'[[inceneritore|incenerimento dei rifiuti]].
Il prezzo dei certificati verdi è stato pari a circa 125 €/MWh nel 2006, valore a cui va aggiunto il prezzo di cessione dell'energia elettrica sul mercato (oltre 70 €/MWh), per un totale di circa 200 €/MWh. Dal 2009 il prezzo del certificato sommato a quello dell'energia elettrica ceduta sul mercato sarà al massimo 180 €/MWh.
 
Poiché tale incentivazione durerà ancora molti anni, attualmente ci si trova nella situazione paradossale in cui ad esempio scarti di raffineria, per il cui smaltimento in tutto il mondo i produttori erano costretti ad accollarsi dei costi, in Italia vengono bruciati ricevedoricevendo anche dei finanziamenti. Successivamente un secondo decreto Bersani ha corretto (per il futuro) questo errore eliminando le "assimilate" e mantenendo unicamente il termine "rinnovabili".<ref>[{{Cita web |url=http://www.certificativerdi.it/ |titolo=certificativerdi.it ] |accesso=22 novembre 2010 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100216022509/http://www.certificativerdi.it/ |dataarchivio=16 febbraio 2010 |urlmorto=sì }}</ref>
Il risultato di questa politica è la creazione di un [[mercato]] in cui alcuni possono vendere l'energia con maggiori margini di profitto rispetto ad altri, in modo da incentivare, almeno in teoria, modi di produzione dell'energia che dovrebbero ridurre la quantità di [[effetto serra|gas-serra]] ([[anidride carbonica]] ed altri).
 
In altri termini lo scopo è di utilizzare i meccanismi del [[libero mercato]] per incentivare determinati processi produttivi dell’energia, evitando un intervento diretto dello [[Stato]], ma si manifestarono alcune distorsioni, vanificando in parte lo scopo primario di riduzione dei [[gas serra]]. Infatti a causa della normativa italiana che concedeva questi sussidi anche alle fonti cosiddette ''assimilate alle rinnovabili'' (definizione tutta italiana e senza riscontri in [[Europa]]) una gran parte dei fondi sono stati destinati in modo controverso anche ad attività quali la combustione di scorie di raffineria, sanse ed all'[[inceneritore|incenerimento dei rifiuti]].
 
Poiché tale incentivazione durerà ancora molti anni, attualmente ci si trova nella situazione paradossale in cui ad esempio scarti di raffineria, per il cui smaltimento in tutto il mondo i produttori erano costretti ad accollarsi dei costi, in Italia vengono bruciati ricevedo anche dei finanziamenti. Successivamente un secondo decreto Bersani ha corretto (per il futuro) questo errore eliminando le "assimilate" e mantenendo unicamente il termine "rinnovabili".<ref>[http://www.certificativerdi.it/ certificativerdi.it ]</ref>
 
L'incentivazione, se diventa eccessiva – ad esempio perché nel frattempo il costo della tecnologia cala molto – può provocare altre distorsioni, ad esempio nel caso dell'eolico. Nel caso dell'[[energia eolica]], garantire dei margini di profitto più alti comporta direttamente l'ampliamento delle aree del territorio nazionale dove è conveniente installare un impianto eolico; l'incentivazione deve quindi essere calibrata sulla base del territorio che si vuole assegnare a questo settore, della produzione che si vuole raggiungere, dei costi che si vogliono sostenere, per evitare conseguenze indesiderabili, a partire dalla degradazione di territori o paesaggi di grande valore (molto diffusi in Italia), a danno del settore culturale e turistico, fino a vere e proprie forme di [[speculazione]]<ref>{{cita web|url=http://livesicilia.it/2010/05/08/la-truffa-siciliana-delleolico-senza-vento/|titolo=La truffa siciliana dell'eolico senza vento|editore=livesicilia.it}}</ref>.
 
D'altro canto, il meccanismo dei certificati verdi può non essere sufficiente per incentivare fonti rinnovabili meno mature industrialmente, come il solare [[fotovoltaico]] e [[solare termodinamico]];, ed è perciò solo uno dei metodi da considerare per una politica di incentivazione equilibrata.
 
==Note==
<references />
*[http://www.giovannicassano.it/dblog/articolo.asp?articolo=298 Il mercato dei certificati verdi. Il loro valore attuale e di prospettiva] 20/01/2008
 
==Voci correlate==
*[[Protocollo di Kyoto]]
*[[Mercato delle emissioni]]
*[[Certificato bianco]]
*[[Quota emissioni gas serra]]
*[[Certificato nero]]
 
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[[Categoria:Diritto ambientale]]
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