Giobbe Giopp: differenze tra le versioni
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Secondo la nota di un informatore della polizia, sarebbe dovuto giungere a [[Milano]] un inviato del fronte antifascista espatriato in [[Francia]] con un pacchetto di piccole dimensioni contenente qualcosa di molto importante<ref name=autogenerato2>{{cita|Fucci, ''Le polizie di Mussolini''|p. 163.}}</ref>. Le forze dell'ordine sospettarono subito doversi trattare di un ordigno; pertanto, individuato il corriere, si attese di conoscere il destinatario per arrestarlo. L'involucro fu aperto e controllato e, secondo il rapporto del capo della polizia,
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Accusato di essere fra i responsabili della strage perpetrata con il fallito [[attentato a Vittorio Emanuele III]] del 12 aprile 1928 alla [[Fiera di Milano]]<ref name=autogenerato2 />, nel luglio fu mandato al [[confino]] a [[Ponza]].
===La fuga da Milano===
Nel luglio 1930, dopo aver ottenuto breve licenza per tornare a Milano a sostenere alcuni [[esami universitari]], Giopp fuggì in [[Francia]], dove si aggregò alla [[Concentrazione d'azione antifascista|concentrazione antifascista]].<ref>{{cita web|url=http://www.bellunopress.it/2013/07/20/la-storia-di-giobbe-giopp-lingegnere-antifascista-di-lamon-nellultimo-libro-morte-al-tiranno-di-toni-sirena/ |titolo=La storia di Giobbe Giopp, l’ingegnere antifascista di Lamon, nell’ultimo libro “Morte al tiranno” di Toni Sirena |accesso=11 febbraio 2014}}</ref><ref name="Sirena">Toni Sirena, ''Morte al tiranno: quattro storie per la libertà'', Cierre edizioni, 2011.</ref>. Riguardo alla fuga, Leto scrisse che "''l'ingegner Giopp, a MIlano, travestito da prete eluse la vigilanza degli agenti di scorta e si rese irreperibile''"<ref name=autogenerato3 />. Sussistono molti dubbi sulla veridicità di questa versione, e, in particolare, sul fatto che Giopp avesse potuto realmente eludere la scorta di polizia travestito da prete<ref>{{cita|Fucci, ''Le polizie di Mussolini''|p. 164: "È chiaro che il commendator Leto prende per i fondelli il lettore: Giopp, scortato non da uno ma da più agenti, riesce a travestirsi da prete (dove? Quando? e dove teneva la veste talare?) e a sfuggirgli sotto il naso".}}</ref>.
Il 6 dicembre 1930, pubblicò un articolo sul quotidiano ''[[Manchester Guardian]]'' in cui raccontò le sue vicissitudini in Italia e accusò la polizia di aver cercato di addossargli la colpa dell'attentato alla fiera di Milano.
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===La presunta attività per la polizia politica italiana===
Successivamente, secondo alcuni antifascisti, Giopp avrebbe iniziato a svolgere attività di [[agente provocatore]] per conto della [[polizia italiana]]<ref>{{cita|Fucci, ''Le polizie di Mussolini''|p. 164: "In realtà tutto fa credere che Giopp avesse fatto un patto scellerato con la polizia: l'avrebbero lasciato scappare e lui si sarebbe trasformato in infiltrato negli ambienti antifascisti in esilio".}}</ref>, lo stesso [[Ernesto Rossi]] rilevò come in Francia "''subito si mise a seminare zizzania tra i fuorusciti e a sostenere che l'unica cosa da fare erano gli attentati terroristici''"<ref name=autogenerato3 />. Secondo [[Mimmo Franzinelli]] invece Giopp, pur di fuggire, finse di accettare la proposta del capo dell'[[OVRA]] [[Guido Leto|Leto]] di infiltrarsi tra gli antifascisti. Tuttavia, una volta all'estero infranse i patti e riprese in pieno l'attività contro il regime. Insieme all'ex deputato [[Cipriano Facchinetti]] fondò un piccolo gruppo repubblicano, la ''Giovane Italia'': Facchinetti si occupava della linea politica, Giopp preparava azioni dimostrative attraverso attentati. Allestì nella
Nel 1937 prese parte alla [[guerra civile spagnola]]. In particolare, Giopp insieme a [[Umberto Tommasini]], Giovanni Fontana, e Alfredo Cimadori, tentò invano di minare le navi franchiste ancorate a [[Ceuta]]<ref name="Sirena"/><ref>Umberto Tommasini, ''Il fabbro anarchico. Autobiografia fra Trieste e Barcellona'', a cura di Claudio Venza, edizioni Odradek 201.1</ref>. Ma anche in Spagna la sua attività fu controversa tanto che lo storico [[Gaetano Salvemini]] bollò Giopp come una delle più pericolose spie inviate dalla polizia segreta italiana. D'altronde, a Salvemini risultava che: "dall'ottobre 1935 al luglio 1939 aveva ricevuto un lauto compenso mensile da un funzionario dell'ambasciata italiana a Parigi per conto del [[Ministero della
Rientrato in Francia, avrebbe ancora svolto, secondo le accuse che gli vengono mosse, per qualche tempo attività di spionaggio<ref>{{cita|Fucci, ''Le polizie di Mussolini''|p. 178: "[...] tornò in Francia dove, sempre insieme con il Cimadori, riprese la sua attività al soldo dei fascisti".}}</ref> finché nel 1938 si trasferì in [[Messico]], dove intraprese la carriera d'ingegnere.<ref name="Sirena"/> Nel [[secondo dopoguerra|dopoguerra]], secondo lo storico [[Mimmo Franzinelli]], Giopp, intentò causa a Rossi e Salvemini per difendersi dall'accusa di essere stato una spia: in quell'occasione, secondo Franzinelli, sarebbe riuscito a dimostrare che la spia, in realtà, era il quasi omonimo giornalista [[Mirko Giobbe]], che fu poi direttore del quotidiano ''[[La Nazione]]'' di [[Firenze]] durante la [[Repubblica Sociale Italiana]]<ref>{{cita|Massimo Zannoni|p. 70.}}</ref><ref>
== Note ==
<references />
== Bibliografia ==
* Toni Sirena, ''Morte al tiranno: quattro storie per la libertà'', Cierre edizioni, 2011.
* Verdolini Lorenzo, ''"Il carcere mi spinse a rompere defente questo nodo". Giobbe e Fanny: l'amore ai tempi della cospirazione antifascista'', in ''Storia e problemi contemporanei'', n. 52, 2009, pp. 86–114.
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[[Categoria:Massoni]]
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