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==Versi latino==
===TIBULLO I, 3 vv.19-56 (DAL LATINO)===
{|class="wikitable"
!Testo latino e traduzione
|-
|
<div style="text-align:center">
{{Poema|titolo=|testo=
O quotiens ingressus iter mihi tristia dixi
Offensum in porta signa dedisse pedem!
Audeat invito ne quis discedere Amore,
Aut sciat egressum se prohibente deo.
Quid tua nunc Isis mihi, Delia, quid mihi prosunt
Illa tua totiens aera repulsa manu,
Quidve, pie dum sacra colis, pureque lavari
Te—memini—et puro secubuisse toro?
Nunc, dea, nunc succurre mihi—nam posse mederi
Picta docet templis multa tabella tuis—,
Ut mea votivas persolvens Delia voces
Ante sacras lino tecta fores sedeat
Bisque die resoluta comas tibi dicere laudes
Insignis turba debeat in Pharia.
At mihi contingat patrios celebrare Penates
Reddereque antiquo menstrua tura Lari.
Quam bene Saturno vivebant rege, priusquam
Tellus in longas est patefacta vias!
Nondum caeruleas pinus contempserat undas,
Effusum ventis praebueratque sinum,
Nec vagus ignotis repetens conpendia terris
Presserat externa navita merce ratem.
Illo non validus subiit iuga tempore taurus,
Non domito frenos ore momordit equus,
Non domus ulla fores habuit, non fixus in agris,
Qui regeret certis finibus arva, lapis.
Ipsae mella dabant quercus, ultroque ferebant
Obvia securis ubera lactis oves.
Non acies, non ira fuit, non bella, nec ensem
Inmiti saevus duxerat arte faber.
Nunc Iove sub domino caedes et vulnera semper,
50Nunc mare, nunc leti mille repente viae.
Parce, pater. timidum non me periuria terrent,
Non dicta in sanctos inpia verba deos.
Quodsi fatales iam nunc explevimus annos,
Fac lapis inscriptis stet super ossa notis:
‘Hic iacet inmiti consumptus morte Tibullus,
Messallam terra dum sequiturque mari.’
|traduzione=
O quante volte, una volta entrato, mi dissi che il piede
diede segni di malaugurio, inciampando sulla porta!<ref>Era considerato segno di malaugurio.</ref>
Nessuno osi andarsene se Amore se ne ha a male,
oppure sappia che è scappato con il dio contrario.
A cosa, Delia, a cosa mi vale ora la tua Iside,
o quei tuoi sistri che scuotevi con la mano,
a cosa vale ora il tuo lavarsi - io ricordo, - con acqua pura, mentre praticavi, pia,
il rito, e il tuo rimanere assopita da sola, in un letto casto?
Ora, dea!, ora vienimi in soccorso, - lo mostrano
i dipinti dei tuoi templi che tu mi puoi curare, -
cosicché la mia Delia, sciogliendo le parole votive,
sieda, vestita di lino, davanti alle [tue] porte sacre,
}}
</div>
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|<references/>
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==Differenza tra i vari "hn"==
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===Preliminari===
====<div style="text-align:center">§19</div>====
{{citazione|La logica è la scienza della idea pura, cioè dell'Idea nell'elemento astratto del pensiero.|''Enzyclopädie der philosophischen Wissenschaften im Grundrisse'', I, <small>PRELIMINARI</small>, 19|Die Logik ist die Wissenschaft der reinen Idee, das ist, der Idee im abstrakten Elemente des Denkens.|lingua=de}}Questa definizione, spiega Hegel, risulta «dalla veduta complessiva del tutto e dopo di essa». Infatti, bisogna fare attenzione, perché la logica non è la scienza di un pensiero ''astratto'', ma del pensiero che si sviluppa nelle sue determinazioni peculiari che lui stesso si autogenera.<br/>La Logica, poi, può essere vista in due modi:
* '''come la scienza più difficile''', perché i concetti che la caratterizzano sono, nel senso più assoluto, '''astratti''';
* '''come la scienza più facile''', perché sono comunque concetti fondamentali e noti (Hegel cita ''essere, niente, ecc., determinatezza, grandezza, ecc., in sé, per sé, uno, molti, ecc.'').
Tuttavia, la loro notorietà è anch'essa fonte di difficoltà, perché molte volte si tratta anche di scoprirle «in modo affatto diverso, e anzi perfino opposto a quello in cui son note.»<br/>Infine, Hegel si chiede se effettivamente la Logica sia ''utile'', e la sua risposta è sì: da un lato aiuta il soggetto ad esercitare il pensiero, dall'altro la Logica è ''Verità pura'', perciò essa è certamente anche utile: {{citazione|Ma, in quanto la logica è la forma assoluta della verità e, più ancora, è la stessa pura verità, essa è affatto diversa da un qualcosa semplicemente utile. Di certo, ciò ch'è il più eccellente, più libero e più indipendente è, insieme, quel che vi ha di più utile, e perciò la logica può essere anche considerata come utile: utilità, che è in tal caso da misurare a una stregua ben diversa da quella del semplice esercizio formale del pensiero,|''Enzyclopädie der philosophischen Wissenschaften im Grundrisse'', I, <small>PRELIMINARI</small>, 19|Insofern aber de Logische die absolute Form der Wahrheit und noch mehr als dies and die reine Wahrheit selbst ist, ist es ganz etwas anderes als bloß etwas Nützliches. Aber wie das Vortrefflichste, das Freiste und Selbständig auch das Nützlichste ist, so kann auch das Logische so gefaßt werden Sein Nutzen ist dann noch anders anzuschlagen, als bloß die formel Übung des Denkens zu sein.|lingua=de}}
====<div style="text-align:center">§20 - Sensibilità, rappresentazione e pensiero</div>====
In questo corposo paragrafo, Hegel comincia ad analizzare il pensiero «nel suo aspetto più prossimo», ossia come «attività o facoltà spirituale accanto ad altre, alla sensibilità, alla intuizione, alla fantasia, ecc., all'appetizione, al volere, ecc.». Qui Hegel dà delle definizioni piuttosto chiare e lineari: {{citazione|Il prodotto di questa attività, il carattere o forma del pensiero, è l'universale, l'astratto in genere.<br/>Il pensiero come attività è perciò l'universale attivo, e propriamente quello che fa sé stesso, giacché il fatto, il prodotto, è appunto l'universale.<br/>. Il pensiero, rappresentato come soggetto, è il pensante; e la semplice espressione del soggetto esistente come pensante è l'Io.|''Enzyclopädie der philosophischen Wissenschaften im Grundrisse'', I, <small>PRELIMINARI</small>, 20|Das Produkt desselben, die Be stimmtheit oder Form des Gedankens, ist das Allgemeine, Ab strakte überhaupt.<br/> Das Denken als die Tätigkeit, ist somit de tätige Allgemeine, und zwar das sich betätigende, indem die Te das Hervorgebrachte, eben das Allgemeine ist.<br/>Das Denken als Subjekt vorgestellt ist Denkendes, und der einfache Ausdruck de existierenden Subiekts als Denkenden ist Ich.|lingua=de}}
Queste affermazioni, spiega Hegel, non hanno carattere ''soggettivo'', ma ''universale'': tuttavia non è ancora possibile dimostrarli. Il filosofo, dunque, rinvia la giustificazione di tali assiomi a capitoli successivi, introducendo il concetto di '''''facta'''''. Queste le sue parole: {{citazione|Le proposizioni, esposte qui e nei paragrafi seguenti, non sono già da accogliere come affermazioni, e come le mie opinioni intorno al pensiero; ma, poiché in questa maniera preliminare nessuna deduzione o prova può aver luogo, esse debbono valere come ''fakta'', nel senso che nella coscienza di ognuno, se egli ha pensieri e li fa oggetto di considerazione, si trova empiricamente che vi è incluso il carattere dell'universalità, e così anche gli altri consecutivi. S'intende bene che, per osservare i fatti della propria coscienza e delle proprie rappresentazioni, è presupposta una certa cultura dell'attenzione e dell'astrazione.|Die hier und in den nächstfolgenden 55 angegebenen Bestimmung sind nicht als Behauptungen und meine Meinungen über das Denken zu nehmen; jedoch da in dieser vorläufigen Weise keine Ableitung oder Be weis stattfinden kann, mögen sie als Fakta gelten, so daß in dem Be wußtsein eines jeden, wenn er Gedanken habe und sie betrachte, es sich empirisch vorfinde, daß der Charakter der Allgemeinheit und so gleich falls die nachfolgenden Bestimmungen darin vorhanden seien. Eine bereits vorhandene Bildung der Aufmerksamkeit und der Abstraktion wird allerdings zur Beobachtung von Faktis seines Bewußtseins und sei ner Vorstellungen erfordert.|fonte=''Enzyclopädie der philosophischen Wissenschaften im Grundrisse'', I, <small> VORBEGRIFF </small>, 20}} Di fatto, Hegel assume ''empiricamente'' la valenza universale di quei concetti facendo leva sulla sensibilità di ciascuno di noi.
Si tratta adesso della differenza fra '''''Sensibilità''''' (''Sinnlichem''), '''''Rappresentazione''''' (''Vorstellung'') e '''''Pensiero''''' (''Gedanken zur Sprache'').
=====Il sensibile=====
Si è soliti cominciare la descrizione del sensibile mettendo in risalto il suo carattere di ''esteriorità'' rispetto al soggetto, dal momento che questi individua il sensibile tramite gli omonimi '''''sensi'''''. Dire questo, tuttavia, non significa niente: ci dà informazioni solo sul mezzo (i sensi) e non sull'oggetto (il sensibile). L'elemento caratteristico del sensibile è invece la sua '''''individualità''''', che è anche ciò che fondamentalmente lo differenzia dal Pensiero. Dice Hegel: {{citazione|Per quel che concerne il sensibile, si suol addurre dapprima, come spiegazione di esso, la sua origine esterna, i sensi o gli organi dei sensi. Ma nominare lo strumento non dà alcuna determinazione di ciò che con esso vien appreso. La differenza del sensibile dal pensiero è da riporre nella individualità, che è il carattere del sensibile.|Für das Sinnliche wird zunächst sein äußerlicher Ursprung, die Sinne oder Sinneswerkzeuge, zur Erklärung genomme Allein die Nennung des Werkzeuges gibt keine Bestimmung für das, wu damit erfaßt wird. Der Unterschied des Sinnlichen vom Gedanken i darein zu setzen, daß die Bestimmung von jenem die Einzelheit ist, und indem das Einzelne (ganz abstrakt das Atome) auch im Zusammenhang steht, so ist das Sinnliche ein Außereinander, dessen nähere abstrakt Formen das Nebenund das Nacheinander sind.|fonte=''Enzyclopädie der philosophischen Wissenschaften im Grundrisse'', I, <small> VORBEGRIFF </small>, 20}}Ora: Hegel definisce il Singolare un'''Esteriorità reciproca'':{{citazione|Der Unterschied des Sinnlichen vom Gedanken ist darein zu setzen, daß die Bestimmung von jenem die Einzelheit ist, und indem das Einzelne (ganz abstrakt das Atome) auch im Zusammenhange steht, so ist das Sinnliche ein Außereinander, dessen nähere abstrakte Formen das Neben- und das Nacheinander sind.|fonte=''Enzyclopädie der philosophischen Wissenschaften im Grundrisse'', I, <small> VORBEGRIFF </small>, 20}} Questo significa che gli elementi sensibili, nelle loro singolarità '''non universali''', sono ''esteriori'' gli uni rispetto agli altri - "divisi tra loro", per intendersi.
=====La rappresentazione=====
Sostiene Hegel:{{citazione|Il rappresentare ha questa materia sensibile per suo contenuto; ma l'ha con la determinazione del ''mio'' (che quel contenuto è ''in me''), e della ''universalità'', del riferimento a sé, della semplicità. Oltre quella sensibile, la rappresentazione ha per contenuto anche la materia che proviene dal pensiero consapevole, come le rappresentazioni dei fatti giuridici, morali, religiosi, ed anche di quelli del pensiero stesso; e non si presenta facile la distinzione tra siffatte rappresentazioni e i pensieri di tal contenuto.|Das Vorstellen hat sol chen sinnlichen Stoff zum Inhalte aber in die Bestimmung des Meinige daß solcher Inhalt in Mir ist, und der Allgemeinheit, der Beziehung au sich, der Einfachheit, gesetzt. Außer dem Sinnlichen hat jedoch die - Vorstellung auch Stoff zum Inhalt, der aus dem selbstbewußten Denken entsprungen, wie die Vorstellungen vom Rechtlichen, Sittlichen, Religiosen, auch vom Denken selbst, und es fällt nicht so leicht auf, worin de Unterschied solcher Vorstellungen von den Gedanken solchen Inhalts za setzen sei.|fonte=''Enzyclopädie der philosophischen Wissenschaften im Grundrisse'', I, <small> VORBEGRIFF </small>, 20}}
Cosa significa tutto ciò? Procediamo per passi.<br/>Oggetto della rappresentazione sono il '''''sensibile''''' e '''''il materiale prodotto dal pensiero dell'autocoscienza''''', cioè i concetti che nascono dall'incontro di più coscienze, come nella società (Hegel cita il diritto, l'etica, la religione etc.).<br/>Il '''sensibile''' è universale per due motivi: '''1.''' perché è ''entro Me'', '''2.''' perché è in relazione a-sé, e cioè è ''semplice''.<br/>Il '''materiale prodotto dal pensiero dell'autocoscienza''' è universale per altri due motivi: '''1.''' perché è pensiero, '''2.''' perché è ''entro Me'', e dunque rappresentazione.<br/> Tuttavia, queste rappresentazioni si trovano ugualmente '''isolate e singolarizzate'''. Secondo Hegel, infatti, per quanto le idee vengano applicate concretamente lungo la storia secondo una visione che vede l'umanità in continuo progresso, esse, nella sfera della rappresentazione, '''restano isolate''' e, pertanto, '''semplici'''.<br/>Ora, queste rappresentazioni possono comportarsi in due modi:
*'''rimanere fine a sé stesse''', ad esempio «Dio è dio», «il diritto è diritto»;
*oppure, «in una forma più coltivata», si connettono queste rappresentazioni con altri predicati: «Dio ''è creatore del mondo'', è onniscente, è onnipotente''» etc.
In quest'ultimo caso, secondo Hegel, si associano delle determinazioni che tuttavia rimangono '''''reciprocamente esteriori''''' nella stessa misura del sensibile.
======La differenza fra rappresentazione e intelletto======
Quando avviene questo, '''la rappresentazione coincide con l'intelletto'''. Ma qual è la differenza fra le due? Dunque:
*l''''intelletto''' crea relazioni '''''necessarie''''' fra le determinazioni isolate della rappresentazione;
*la '''rappresentazione''' invece, dice Hegel, «lascia le determinazioni ''nebeneinander'' («giustapposte»), «collegate da un mero ''Auch'' («Anche»)»: in buona sostanza, le sue relazioni non sono ''necessarie''.
==Citazioni in template Wiki Maffei==
{{citazione|La logica è la scienza della idea pura, cioè dell'Idea nell'elemento astratto del pensiero.|Die Logik ist die Wissenschaft der reinen Idee, das ist, der Idee im abstrakten Elemente des Denkens.|fonte=''Enzyclopädie der philosophischen Wissenschaften im Grundrisse'', I, <small> VORBEGRIFF </small>, 19}}
{{citazione|Il prodotto di questa attività, il carattere o forma del pensiero, è l'universale, l'astratto in genere.<br/>Il pensiero come attività è perciò l'universale attivo, e propriamente quello che fa sé stesso, giacché il fatto, il prodotto, è appunto l'universale.<br/>. Il pensiero, rappresentato come soggetto, è il pensante; e la semplice espressione del soggetto esistente come pensante è l'Io.|Das Produkt desselben, die Be stimmtheit oder Form des Gedankens, ist das Allgemeine, Ab strakte überhaupt.<br/> Das Denken als die Tätigkeit, ist somit de tätige Allgemeine, und zwar das sich betätigende, indem die Te das Hervorgebrachte, eben das Allgemeine ist.<br/>Das Denken als Subjekt vorgestellt ist Denkendes, und der einfache Ausdruck de existierenden Subiekts als Denkenden ist Ich.|fonte=''Enzyclopädie der philosophischen Wissenschaften im Grundrisse'', I, <small> VORBEGRIFF </small>, 19}}}
==Matematica==
=== Derivate ===
* '''definizione della derivata:''' <math>\lim_{h\rightarrow h_0} \frac{f(c + h) - f(c)}{h} </math>
;Esempio
Calcola il rapporto incrementale di <math>f(x)=3x^2 + 2</math>
</br><math>f(c + h) = f(-1 + h)</math>
</br><math>\Downarrow</math>
</br><math>f(c + h) = 3 (h - 1)^2 + 2 = 3h^2 - 6h + 5</math>
<math>f(c) = 3(-1)^2 + 2 = 5
==Mineralogia==
* '''abito cristallino''': forma esterna che assume il minerale man mano che cresce.
* '''reticolo cristallino''': disposizione interna delle specie chimiche del minerale.
* '''cella elementare''': la più piccola struttura elementare che compone il reticolo cristallino, conservandone in sé la composizione chimica e la struttura cristallina.
* '''nodi del reticolo cristallino''': vertici della cella elementare.
==Hermeneumata Pseudodositheana==
Gli '''''Hermeneumata Pseudodositheana''''' sono dei manuali d'istruzione che i pedagoghi antichi usavano per insegnare il latino a chi parlasse greco e viceversa.
Gli ''hermeneumata''
== Discorso decisivo ==
===Riassunto particolareggiato===
====Breve prologo====
Il filosofo chiarifica sin dall'inizio l'oggetto della sua indagine:
{{citazione|L'obiettivo di questo trattato è esaminare, dal punto di vista dello studio della Legge, se lo studio della filosofia e della logica sia permesso dalla Legge, o vietato, o comandato, sia per via della raccomandazione che come obbligatorio.|§2-5|فإن الغرض من هذا القول أن نفحص، على جهة النظر الشرعي، هل النظر في الفلسفة وعلوم المنطق مباح بالشرع، أم محظور، أم مأمور به، إما على جهة الندب، وإما على جهة الوجوب؟|lingua=arabo}}
====Capitolo I====
Se la filosofia, sostiene Averroè (§7-9), non è che «lo studio degli esseri esistenti e la riflessione su di essi come prodotti del Creatore» (إن كان فعل الفلسفة ليس شيئاً أكثر من النظر في الموجودات، واعتبارها من جهة دلالتها على الصانع) allora più tale conoscenza è approfondita, più approfondita sarà la conoscenza del Creatore stesso. Dunque:
{{citazione|Se la Legge ha incoraggiato e sollecitato la riflessione sugli esseri, allora è chiaro che ciò che questo nome indica [''la filosofia''] è o obbligatorio o raccomandato dalla Legge.|§11|وكأن الشرع قد ندب إلى اعتبار الموجودات، وحث على ذلك. فبين أن ما يدل عليه هذا الاسم إما واجب بالشرع، وإما مندوب اليه.|lingua=ar}}
In altre parole, se la filosofia è lo studio teologico del mondo, ed è la stessa [[Shari'a|shariʿa]], la legge islamica, ad incoraggiare tale studio, allora la shariʿa incoraggia lo studio della filosofia.
Il fatto che la norma religiosa stimoli un'indagine intellettuale è testimoniato ad una serie di versetti nei testi sacri che il filosofo cita testualmente, ad esempio: «Ma non guardano dunque gli uomini al cammello, come fu creato, e al cielo, come fu innalzato?» (''[[Corano]]'', <small>LXXXVIII</small>, 17-18)
==Note==
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