Utente:In-Lock 37.06/Sandbox: differenze tra le versioni

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==Versi latino==
===TIBULLO I, 3 vv.19-56 (DAL LATINO)===
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=====La rappresentazione=====
Sostiene Hegel:{{citazione|Il rappresentare ha questa materia sensibile per suo contenuto; ma l'ha con la determinazione del ''mio'' (che quel contenuto è ''in me''), e della ''universalità'', del riferimento a sé, della semplicità. Oltre quella sensibile, la rappresentazione ha per contenuto anche la materia che proviene dal pensiero consapevole, come le rappresentazioni dei fatti giuridici, morali, religiosi, ed anche di quelli del pensiero stesso; e non si presenta facile la distinzione tra siffatte rappresentazioni e i pensieri di tal contenuto.|Das Vorstellen hat sol chen sinnlichen Stoff zum Inhalte aber in die Bestimmung des Meinige daß solcher Inhalt in Mir ist, und der Allgemeinheit, der Beziehung au sich, der Einfachheit, gesetzt. Außer dem Sinnlichen hat jedoch die - Vorstellung auch Stoff zum Inhalt, der aus dem selbstbewußten Denken entsprungen, wie die Vorstellungen vom Rechtlichen, Sittlichen, Religiosen, auch vom Denken selbst, und es fällt nicht so leicht auf, worin de Unterschied solcher Vorstellungen von den Gedanken solchen Inhalts za setzen sei.|fonte=''Enzyclopädie der philosophischen Wissenschaften im Grundrisse'', I, <small> VORBEGRIFF </small>, 20}}
Cosa significa tutto ciò? Procediamo per passi.<br/>Oggetto della rappresentazione sono il '''''sensibile''''' e '''''il materiale prodotto dal pensiero dell'autocoscienza''''', cioè i concetti che nascono dall'incontro di più coscienze, come nella società (Hegel cita il diritto, l'etica, la religione etc.).<br/>Il '''sensibile''' è universale per due motivi: '''1.''' perché è ''entro Me'', '''2.''' perché è in relazione a-sé, e cioè è ''semplice''.<br/>Il '''materiale prodotto dal pensiero dell'autocoscienza''' è universale per altri due motivi: '''1.''' perché è pensiero, '''2.''' perché è ''entro Me'', e dunque rappresentazione.<br/> Tuttavia, queste rappresentazioni si trovano ugualmente '''isolate e singolarizzate'''. Secondo Hegel, infatti, per quanto le idee sianovengano soggetteapplicate adconcretamente unalungo attuazione progressiva nella tempostoria (secondo una visione che vede l'umanità in continuo progresso), esse, nella sfera della rappresentazione, '''restano isolate''' e, pertanto, '''semplici. In pratica Cesare del futuro Hegel cerca di far combaciare il fatto che l'oggetto della rappresentazione sia singolarizzato e comunque universale''.<br/>Ora, Aggiungiqueste larappresentazioni cosapossono che esso si può comportarecomportarsi in due modi: ed è apposto.
*'''rimanere fine a sé stesse''', ad esempio «Dio è dio», «il diritto è diritto»;
*oppure, «in una forma più coltivata», si connettono queste rappresentazioni con altri predicati: «Dio ''è creatore del mondo'', è onniscente, è onnipotente''» etc.
In quest'ultimo caso, secondo Hegel, si associano delle determinazioni che tuttavia rimangono '''''reciprocamente esteriori''''' nella stessa misura del sensibile.
======La differenza fra rappresentazione e intelletto======
Quando avviene questo, '''la rappresentazione coincide con l'intelletto'''. Ma qual è la differenza fra le due? Dunque:
*l''''intelletto''' crea relazioni '''''necessarie''''' fra le determinazioni isolate della rappresentazione;
*la '''rappresentazione''' invece, dice Hegel, «lascia le determinazioni ''nebeneinander'' («giustapposte»), «collegate da un mero ''Auch'' («Anche»)»: in buona sostanza, le sue relazioni non sono ''necessarie''.
 
==Citazioni in template Wiki Maffei==
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Gli ''hermeneumata''
 
== Discorso decisivo ==
===Riassunto particolareggiato===
====Breve prologo====
Il filosofo chiarifica sin dall'inizio l'oggetto della sua indagine:
{{citazione|L'obiettivo di questo trattato è esaminare, dal punto di vista dello studio della Legge, se lo studio della filosofia e della logica sia permesso dalla Legge, o vietato, o comandato, sia per via della raccomandazione che come obbligatorio.|§2-5|فإن الغرض من هذا القول أن نفحص، على جهة النظر الشرعي، هل النظر في الفلسفة وعلوم المنطق مباح بالشرع، أم محظور، أم مأمور به، إما على جهة الندب، وإما على جهة الوجوب؟|lingua=arabo}}
====Capitolo I====
Se la filosofia, sostiene Averroè (§7-9), non è che «lo studio degli esseri esistenti e la riflessione su di essi come prodotti del Creatore» (إن كان فعل الفلسفة ليس شيئاً أكثر من النظر في الموجودات، واعتبارها من جهة دلالتها على الصانع) allora più tale conoscenza è approfondita, più approfondita sarà la conoscenza del Creatore stesso. Dunque:
{{citazione|Se la Legge ha incoraggiato e sollecitato la riflessione sugli esseri, allora è chiaro che ciò che questo nome indica [''la filosofia''] è o obbligatorio o raccomandato dalla Legge.|§11|وكأن الشرع قد ندب إلى اعتبار الموجودات، وحث على ذلك. فبين أن ما يدل عليه هذا الاسم إما واجب بالشرع، وإما مندوب اليه.|lingua=ar}}
In altre parole, se la filosofia è lo studio teologico del mondo, ed è la stessa [[Shari'a|shariʿa]], la legge islamica, ad incoraggiare tale studio, allora la shariʿa incoraggia lo studio della filosofia.
 
Il fatto che la norma religiosa stimoli un'indagine intellettuale è testimoniato ad una serie di versetti nei testi sacri che il filosofo cita testualmente, ad esempio: «Ma non guardano dunque gli uomini al cammello, come fu creato, e al cielo, come fu innalzato?» (''[[Corano]]'', <small>LXXXVIII</small>, 17-18)
 
 
==Note==