Servio Sulpicio Rufo: differenze tra le versioni
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|Nome = Servio Sulpicio
|Cognome = Rufo
|Sesso = M▼
|PreData = {{latino|Servius Sulpicius Rufus}}
▲|Sesso = M
|LuogoNascita =
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita = [[105 a.C.]] circa
|LuogoMorte =
|GiornoMeseMorte =
|AnnoMorte = 43 a.C.
|Epoca = I a.C.
|Attività = oratore
|AttivitàAltre = e [[giureconsulto]]
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== Biografia ==
=== Origini e Giovinezza ===
Servio Sulpicio Rufo apparteneva alla classe dei patrizi, anche se suo padre faceva parte alla classe degli
Subito dopo le lotte delle genti italiche, nel 90 a.C., Servio Sulpicio, come lo stesso [[Cicerone]], cominciò a lavorare al Foro come avvocato. Verso la fine del 79 a.C., Sulpicio lasciò [[Roma]] insieme al suo amico per recarsi ad [[Atene]] e a [[Rodi]].<ref>M. Tulio Cicerone, Bruto, I classici Rizzoli BUR, a cura di E. Narducci, Milano, marzo 1995, p. 227-229</ref> Fu un viaggio molto lungo, grazie al quale l'oratore apprese notevoli conoscenze in ambito filosofico e retorico, specializzandosi in [[dialettica]].<ref>M. Tulio Cicerone, Bruto, I classici Rizzoli BUR, a cura di E. Narducci, Milano, marzo 1995, p. 229-231.</ref>, studiò insieme a Cicerone e [[Apollonio Molone]] di Rodi<ref>Plutarco, Vite parallele, Demostene e Cicerone, a cura di M. Scaffidi Abbate, Newton Compton editori, Roma, 2006, pp. 105-106</ref>. Sapendo che non avrebbe mai potuto rivaleggiare con il suo maestro Cicerone e gli altri oratori del I secolo a.C. lasciò la [[Retorica]] per dedicarsi al diritto e alla politica.<ref>Cicerone, Bruto, I classici Rizzoli BUR, Milano, marzo 1995, pp. 227-229</ref>.Pertanto divenne uno dei più influenti giureconsulti della sua epoca, definito da [[Cicerone]] “sapiente ”<ref>Cicerone, Bruto, I classici Rizzoli BUR, Milano, marzo 1995, p. 231</ref> fra i giuristi e da [[Gellio]] il più “dotto della sua epoca”.<ref>Aulo Gellio, Notte Attiche, a cura di Luigi Russa, Biblioteca universale Rizzoli, Milano, 1992, p. 555</ref>
=== Carriera Politica ===
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Nel 66 a.C. Servio Sulpicio si candidò alla pretura per l'anno seguente e fu ancora una volta eletto, ma ottenne la presidenza di una commissione permanente di peculato e non, come da consuetudine, la pretura urbana, assegnata invece a [[Lucio Licinio Murena]]<ref>M. Tulio Cicerone, Due sbagli politici, pro Murena- pro Sestio, a cura di G. Ferrara, C. Giussani, s. Rizzo, BUR, Milano, 1988 p. 123</ref>, e questo ruolo gli causò una serie di inimicizie per i provvedimenti che lui autorizzò.
Propostogli il ruolo di [[propretore]], essendo un suo diritto in virtù della Lex Cornelia de povinciis ordinandis, che prevedeva l'assegnazione di province ad ex consoli e pretori dopo aver terminato il proprio magistero, Sulpicio Rufo rifiutò preferendo rimanere a Roma<ref>M. Tulio Cicerone, Due sbagli politici, pro Murena- pro Sestio, a cura di G. Ferrara, C. Giussani, s. Rizzo, BUR, Milano, 1988 p. 125</ref>.
Nel 63 a.C. si candidò come console, ma fu sconfitto da [[Lucio Licinio Murena]], che successivamente accusò di [[Ambitus (diritto romano)|corruzione]]. Infatti la campagna elettorale si rivelò particolarmente competitiva tra i quattro candidati: [[Decimo Giunio Silano]], [[Lucio Licinio Murena]], [[Lucio Sergio Catilina]] e Servio Sulpicio Rufo.
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Dopo questi eventi non vi sono grandi informazioni. Sicuramente dovette partecipare a diverse iniziative politiche nel periodo di grande instabilità della tarda repubblica.
Nel 52 si candidò per le elezioni del consolato assieme a lui presentavano la loro candidatura [[Marco Claudio Marcello (console 51 a.C.)|Marco Claudio Marcello]] e [[Catone]]<ref>Pietro Meloni, Servio Sulpicio Rufo e i suoi tempi, Sassari, 1946. p. 131</ref>. Nel 52 a.C. trionfò nelle elezioni con C. Marcello per il consolato del 51 a.C.
L'anno del [[consolato (storia romana)|consolato]] fu ricco di difficoltà a causa del comando proconsolare di [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]] ormai in scadenza. In più fu un consolato tormentato per i contrasti che interessarono i due consoli<ref>Marco T. Cicerone, Epistole ad Attico, a cura di Carlo di Spigno, UTET, Torino, 1998, p. 451</ref>.
Mentre gli eventi degeneravano nel 49 a.C., essendo Cesare prossimo a Roma, [[Pompeo]] in fuga insieme a molti rappresentanti politici tra cui Cicerone, e anche Sulpicio Rufo decise di abbandonare la città<ref>Marco T. Cicerone, Epistole ad Attico, a cura di Carlo di Spigno, UTET, Torino, 1998, p. 933.</ref>. Egli si inserì nella contesa tra Cesare e Pompeo, seguendo la via diplomatica: mandò suo figlio stesso a Brindisi direttamente da Cesare, ma ogni tentativo fu vano<ref>Marco T. Cicerone, Epistole ad Attico, a cura di Carlo di Spigno, UTET, Torino, 1998, p. 873</ref>.
Durante la Seconda Guerra Civile della Roma repubblicana, dopo molte esitazioni, Sulpicio Rufo unì il suo destino a quello di Giulio Cesare<ref>Marco T. Cicerone, Epistole ai Familiari, BUR, Milano, 2007, p. 357. “Tuttavia nel giudizio dello stesso Cesare e nella stima di tutti i tuoi concittadini, la tua integrità, la tua saggezza e la tua dignità brillano come luce quando ogni altra è spenta”.</ref>. A inizio dell'anno 46 a.C. ricevette da Cesare stesso il governo della [[Acaia (provincia romana)|provincia d’Acaia]], che lo nominò [[proconsole]],<ref>Marco T. Cicerone, Epistole ai Familiari, BUR, Milano, 2007, pp. 1399-1401 “ci sei tu al governo dell'Acaia”.</ref><ref>Willems, Pierre Le Sénat de la République Romaine, 1968. parla non di proconsole ma di “legatus Caesaris”</ref>, per la prima volta autonoma dalla Macedonia. Nella Provincia d'Acaia risiedevano molti pompeiani che dopo la morte di [[Pompeo]], non si erano sottomessi a Cesare. La scelta di mettere Sulpicio a capo di tale provincia derivava dalla necessità di avere una persona sicura che non fosse mal vista dai seguaci di Pompeo<ref>Pietro Meloni, Servio Sulpicio Rufo e i suoi tempi, Sassari, 1946. p. 185</ref>. Sulpicio rimase ad Atene fino alla fine del 45 a.C.<ref>La Lex Julia del 46 a.C. si regolamentò la durata dei governi provinciali, da un anno a un massimo di due anni per quello consolare</ref>.
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Nel 44 a.C., dopo la morte di [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]], S. Sulpicio Rufo proclamò un [[senatoconsulto]], con il quale proponeva l'abolizione della dittatura; vi era il pericolo che i discendenti di Cesare potessero salire al potere<ref>M. Tulio Cicerone, Le Filippiche, Edizioni dell'orso, a cura di G. Magnaldi, Alessandria, 2008, p.1. “Nessuna tavola contenente alcun decreto o beneficio di Cesare si affiggesse dopo le idi di marzo”.</ref>. Dopo di ciò si presume un allontanamento da Roma<ref>Marco T. Cicerone, Epistole ai Familiari, BUR, Milano, 2007, p. 1211</ref>, con un successivo ritorno con il suo segretario per una possibile mediazione.
Ormai, essendo
Servio Sulpicio Rufo a causa della sua cattiva salute pensò di rifiutare l'incarico<ref>M. Tulio Cicerone, Le Filippiche, Edizioni dell'orso, Alessandria, 2008, p.170</ref>, ma esortato da tutti accettò infine questo compito.
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== Giurista e letterato ==
=== Oratoria e giurisprudenza ===
Come indicano [[Cicerone]] e [[Quintiliano]] nei loro testi l'attività oratoria di Sulpicio era di altissimo valore. Quintiliano parla di tre discorsi (oratio)<ref>Marco Fabio Quintiliano: Institutio Oratoria x. 1, 1,6.</ref> di Sulpicio Rufo, come ancora in uso consueto per gli studenti di Retorica, a 150 anni dalla sua morte. Alcuni di questi furono il discorso ‘contra
Si attribuiscono a lui centottanta libri giuridici,<ref>Wilhelm Siegmund Teuffel-Schwabe
L'attività del giurista in genere consisteva in tre compiti: rispondere, cavere, agere<ref>M. Tulio Cicerone, ''Qual è il miglior oratore (le suddivisioni dell'arte oratoria)'', a cura di G. Galeazzo Tissoni, Milano, A. Mondadori
Fu un giurista di grande fama in epoca repubblicana al quale Cicerone diede numerosi riconoscimenti,<ref>{{en}} [[Elizabeth Rawson]]
=== La scuola ===
Sulpicio fondò la ''Scuola Serviana'', che superò quella di ''Scevola''. Nei responsi di Servio Sulpicio Rufo e dei giuristi della scuola serviana
Egli aveva molti discepoli tra i quali
== Prosa e Poesia ==
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=== Libri ===
Si potrebbe parlare anche di un corposo numero di testi di sua attribuzione, ma a causa della scarsità di fonti c'è molta incertezza. Però
=== Lettere ===
Due ottimi esempi dello stile di Servio Sulpicio Rufo si conservano negli scritti di Cicerone<ref name="Marco. T. Cicerone 2007, p. 394">Marco
Altro testo preziosissimo è un'epistola<ref name="Marco. T. Cicerone 2007, p. 394"/> risalente al 31 maggio del 45 a.C. nella quale si narra dell'assassinio del suo collega quando era console con Marcello.
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=== Poesia ===
Le principali caratteristiche del suo stile letterario erano la lucidità, una profonda conoscenza dei principi del
== Note ==
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{{Portale|Antica Roma|biografie|Diritto}}
[[Categoria:Senatori romani
[[Categoria:Consoli repubblicani romani|Rufo, Sulpicio, Servio]]
[[Categoria:Giuristi romani|Rufo, Sulpicio, Servio]]
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