Regno di Commagene: differenze tra le versioni
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{{Stato storico
|nomeCorrente = '''Regno di
|nomeCompleto =
|nomeUfficiale = ''Βασίλειον τῆς Kομμαγηνής''
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|motto =
|lingua ufficiale =
|lingua = [[Koinè
|capitale principale = [[Samosata]]
|capitaleAbitanti =
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|evento iniziale = separazione della [[Commagene]] dal [[Regno di Sofene]]
|fine =[[72]]
|ultimo capo di stato = [[Antioco IV Epifane
|stato successivo = [[Impero romano]]
|evento finale = annessione romana per volere di [[Vespasiano]]
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}}
Il '''Regno di Commagene''' (
== Storia ==
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La dinastia di Tolomeo era imparentata con i sovrani [[parti]], ma il suo discendente [[Mitridate I di Commagene|Mitridate I Callinico]] ([[100 a.C.|100]]-[[69 a.C.]]) abbracciò la cultura ellenistica sposando la principessa siro-greca [[Laodice VII Tea]]: la sua dinastia poteva quindi vantare legami sia con [[Alessandro Magno]] che con i re persiani; con questo matrimonio, che fu anche una sorta di pacificazione tra Commagene ed impero seleucide, il regno di Commagene divenne più greco che persiano.
Il figlio di Mitridate e Laodice, [[Antioco I di Commagene|Antioco I]], regnò dal [[98 a.C.|98]] al [[38 a.C.]], e fu un alleato del [[generale romano]] [[Gneo Pompeo Magno]] contro i [[Parti]] ([[64 a.C.]]). Grazie alle sue doti diplomatiche, Antioco riuscì a preservare l'indipendenza commagena contro l'espansionismo romano; dopo aver scansato gli attacchi di [[Marco Antonio]], gli si schierò a fianco nella [[Guerra civile tra Ottaviano e Marco Antonio|guerra civile contro Ottaviano]]. Dopo la sconfitta di Antonio, il Regno di Commagene divenne
===Prima annessione a Roma===
Nel [[17]], l'imperatore romano [[Tiberio Claudio Nerone|Tiberio]] depose [[Antioco III di Commagene|Antioco III Epifane]] e annesse la [[Commagene]] alla [[Siria (provincia romana)|provincia romana della Siria]]; nel [[38]], [[Caligola]] collocò [[Antioco IV di Commagene|Antioco IV Epifane]], figlio di Antioco III, sul trono. Egli ricevette così il regno paterno di Commagene, con l'aggiunta di una parte della [[Cilicia (provincia romana)|Cilicia]] e di un milione di monete d'oro, frutto delle tasse riscosse nella regione mentre era a Roma. Un atto del genere da parte di un imperatore tanto avido si spiega con il fatto che Antioco, insieme ad [[Agrippa I]], erano molto amici di Caligola.<ref>[[Cassio Dione Cocceiano]], ''Storia romana'', 59, 24.</ref> Non ottenne però il suo trono che con l'avvento di [[Claudio]] (nel 41).<ref>[[Cassio Dione Cocceiano]], ''Storia romana'', 60, 8.</ref>
===Annessione definitiva all'Impero romano===
Sappiamo, infatti, che nel quarto anno di regno di Vespasiano (dal luglio del [[72]]), [[Antioco IV di Commagene|Antioco, re della Commagene]], fu implicato in vicende tali che lo portarono a dover rinunciare al trono del regno "cliente" di Commagene a vantaggio di un'annessione romana. [[Giuseppe Flavio]] racconta che il [[governatore provinciale romano|governatore]] di [[Siria (provincia romana)|Siria]], [[Lucio Cesennio Peto]], non sappiamo se in buona o cattiva fede nei confronti di Antioco, mandò una lettera a Vespasiano accusando lo stesso regnante, insieme suo figlio [[Gaio Giulio Archelao Antioco Epifane|Epifane]], di voler ribellarsi ai Romani e di aver già preso accordi con il re dei [[Parti]]. Bisognava prevenirli per evitare una guerra che coinvolgesse l'[[impero romano]].<ref name="GFlavioVII.7.1">Giuseppe Flavio, ''La guerra giudaica'', VII, 7.1.</ref>▼
{{Vedi anche|Siria (provincia romana)}}
▲L'ultimo sovrano della Commagene indipendente regnò fino al [[72]], lo depose [[Vespasiano]], annettendo definitivamente la provincia all'impero ([[Siria (provincia romana)|provincia di Siria]]). Sappiamo, infatti, che nel quarto anno di regno di Vespasiano (dal luglio del [[72]]), [[Antioco IV di Commagene|Antioco, re della Commagene]], fu implicato in vicende tali che lo portarono a dover rinunciare al trono del regno "cliente" di Commagene a vantaggio di un'annessione romana. [[Giuseppe Flavio]] racconta che il [[governatore provinciale romano|governatore]] di [[Siria (provincia romana)|Siria]], [[Lucio Cesennio Peto]], non sappiamo se in buona o cattiva fede nei confronti di Antioco, mandò una lettera a Vespasiano accusando lo stesso regnante, insieme suo figlio [[Gaio Giulio Archelao Antioco Epifane|Epifane]], di voler ribellarsi ai Romani e di aver già preso accordi con il re dei [[Parti]]. Bisognava prevenirli per evitare una guerra che coinvolgesse l'[[impero romano]].<ref name="GFlavioVII.7.1">Giuseppe Flavio, ''La guerra giudaica'', VII, 7.1.</ref>
[[File:Roman East 50-it.svg|thumb|left|upright=1.4|Il regno di Commagene al momento dell'annessione all'impero romano nel [[72]].]]
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Frattanto Peto inviò un [[vexillatio|distaccamento]] a occupare ''Samosata'' con un presidio, mentre col resto dell'esercito si diresse alla ricerca di Antioco. I figli del re, [[Gaio Giulio Archelao Antioco Epifane|Epifane]] e [[Callinico (principe di Commagene)|Callinico]], che non si rassegnavano a perdere il regno, preferirono impugnare le armi, e tentarono di fermare l'armata romana. La battaglia divampò violenta per un'intera giornata; ma anche dopo questo scontro dall'esito incerto, Antioco preferì fuggire con la moglie e le figlie in [[Cilicia]]. L'aver abbandonato figli e sudditi al loro destino, generò un tale sconcerto nel morale delle sue truppe che alla fine i soldati commageni preferirono consegnarsi ai Romani. Al contrario il figlio Epifane, accompagnato da una decina di soldati a cavallo, attraversò l'Eufrate e si rifugiò presso il re dei Parti [[Vologase I di Partia|Vologese]], il quale lo accolse con tutti gli onori.<ref name="GFlavioVII.7.2">Giuseppe Flavio, ''La guerra giudaica'', VII, 7.2.</ref>
Antioco giunse a [[Tarso (Turchia)|Tarso]] in [[Cilicia]], ma qui venne catturato da un centurione inviato da Peto a cercarlo. Arrestato fu mandato a Roma in catene. Vespasiano però, non volendo vederlo in quelle condizioni, oltreché rispettoso dell'antica amicizia, durante il viaggio, ordinò che fosse liberato dalle catene e lo fece fermare per il momento a [[Sparta]]. Qui gli concesse cospicue rendite, al fine di poter mantenere un tenore di vita da re.<ref name="GFlavioVII.7.3">Giuseppe Flavio, ''La guerra giudaica'', VII, 7.3.</ref> Quando queste informazioni giunsero al figlio, Epifane, che aveva temuto per la sorte del padre, si sentì liberato da un grave peso e cominciò a sperare di potersi riconciliare con l'imperatore. Chiese pertanto a Vologese di potergli scrivere per perorare la propria causa e del fratello. Epifane e Callinico, pur venendo trattati bene, non riuscivano ad adattarsi a vivere al di fuori dell'impero romano. Vespasiano concesse loro, generosamente, di trasferirsi senza paura a Roma insieme al padre, che sarebbero stati trattati con ogni riguardo.<ref name="GFlavioVII.7.3"/>
I discendenti di Antioco vissero prosperosamente in [[Grecia]] e [[Italia]], come testimoniato dal monumento a [[Gaio Giulio Antioco Epifane Filopappo|Filopappo]], nipote di Antioco, eretto ad [[Atene]] tra il [[114]] e il [[116]].
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Quando i Romani conquistarono la Commagene, il grande santuario reale del [[Nemrut Dağı|monte Nemrut]] fu abbandonato, mentre i conquistatori saccheggiarono i tumuli e la [[Legio XVI Flavia Firma|Legio XVI ''Flavia Firma'']] costruì e dedicò un ponte. Le folte foreste circostanti furono tagliate dai Romani alla ricerca di legna e carbone, causando l'erosione della zona.
Esiste una colonna sormontata da un'aquila, detta ''Karakush'' ("uccello nero");
== Note ==
== Voci correlate ==
* [[Re di Commagene]]
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== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
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