Forma (filosofia): differenze tra le versioni
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[[File:Michelangelo, schiavo detto atlante (dettaglio).jpg|thumb|upright=0.9|Uno dei ''[[Prigioni]]'' di [[Michelangelo]],<ref>Dettaglio di ''[[Atlante (Michelangelo)|Atlante]]'', 1525-1530 circa, [[Galleria dell'Accademia]] ([[Firenze]]).</ref> che rende il significato filosofico di una forma racchiusa nella [[materia (filosofia)|materia]] indefinita, e che lotta per darle un senso compiuto.<ref>{{cita pubblicazione|url=https://www.edatlas.it/it/contenuti-digitali/documenti/83821317-5cab-4c9c-a3a5-1d34091edf8e|capitolo=La tensione tra anima e corpo, tra forma e materia: Michelangelo|autore=Gabrio Pieranti|titolo=Il Neoplatonismo nell'arte rinascimentale|altri=cap. 6|pp=4-5|editore=Istituto Italiano Edizioni Atlas|anno=2011}} Cfr. anche {{cita web|url=https://www.epertutti.com/storia-dell-arte/Michelangelo-Le-grandi-linee-d42627.php|titolo=Michelangelo}}</ref>]]
In filosofia il termine '''forma''' è solitamente contrapposto a [[materia (filosofia)|materia]] o contenuto. Il concetto risale alla [[filosofia greca]] antica che usa i termini μορφή (''morphé'', forma sensibile), σχήμα (''skhēma'', modo in cui una cosa si presenta), είδος (''[[eidos|èidos]]'', forma intelligibile).
== Platone ed Aristotele ==
[[Aristotele]] nel I libro della ''[[Metafisica (Aristotele)|Metafisica]]'' (987b sgg.) attribuisce a [[Platone]], anche se già i [[pitagorici]] e gli [[eleati]] lo avevano parzialmente preceduto, il primato nell'aver posto il problema della forma parlando di [[idea]] e [[specie (filosofia)|specie]], sia intendendola come [[essenza (filosofia)|essenza]] e causa delle cose materiali sia come ciò che rende intelligibili le cose nel senso che è la presenza dell'idea nella cosa stessa, copia imperfetta dell'essenza ideale,<ref>Da qui il problema del rapporto irrisolto nella dottrina platonica tra il mondo ideale e quello della realtà. Rapporto che Platone tenta di risolvere adoperando di volta in volta i termini di μίμησις (''[[mimesi|mìmesi]]'', imitazione), μέθεξις (''[[metessi]]'', partecipazione), κοινωνἱα (''[[koinonìa]]'', comunanza), παροὐσια (''[[parousia]]'', presenza) che stanno ad indicare nella loro diversità, la vicinanza o lontananza del mondo materiale da quello ideale. Risulta chiaro infatti che quando Platone adopera il termine ''parousia'' egli intende che le idee sono molto vicine, addirittura presenti nel mondo delle cose, mentre quando usa il termine mimesi vuole fare intendere che il mondo della realtà è solo una lontana imitazione, è molto distante da quello della perfezione ideale.</ref> che rende possibile all'intelletto dell'uomo capire che cosa essa sia.
=== Materia e forma ===
{{vedi anche|Ilemorfismo}}
[[File:Aristoteles Louvre.jpg|upright=0.7|thumb|Lisippo: Busto di Aristotele]]
La concezione platonica, esposta nel dialogo
Aristotele, trattandone nelle opere ''[[Fisica (Aristotele)|Fisica]]'', ''[[Metafisica (Aristotele)|Metafisica]]'', ''[[Sull'anima (Aristotele)|Sull'anima]]'', dissente dai platonici che intendevano il [[mondo delle idee]] come separato da quello delle cose. L'individuo reale infatti non può sussistere se la forma ideale non fosse in lui indissolubilmente legata
La forma però ha una priorità [[cronologia|cronologica]] e [[ontologia|ontologica]], prima nel tempo e prima come essere rispetto alla materia: essa è infatti sia ''causa efficiente'', quella che rende possibile l'esistenza della sostanza, sia ''causa finale'', esprime il fine che dà senso all'esistenza della cosa stessa.<ref>Ad esempio la sostanza uomo è tale perché c'è stata una causa efficiente che lo ha fatto nascere con la forma di uomo, due braccia, due gambe ecc. ma anche perché questi si comporta secondo la sua natura cioè da uomo, esprime il fine per cui esiste; poiché se avesse una forma umana ma si comportasse saltando da albero ad albero, camminasse a quattro zampe ecc. non sarebbe uomo ma scimmia.</ref> Ma, sostiene Aristotele, la priorità della forma è anche [[logica]]
=== Potenza e atto ===
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I due concetti di materia e forma sono riportati in Aristotele a quelli di [[Potenza (Aristotele)|potenza]] ed [[atto (Aristotele)|atto]]. Infatti la materia di per sé esprime solo la possibilità, la potenza, di acquisire una forma in atto nella realtà: perché si realizzi questo passaggio per cui ciò che è possibile diventi reale, occorre che ci sia già una forma in atto, un essere attuato<ref>Nella famosa questione se sia nato prima l'uovo o la gallina, Aristotele risponderebbe che la priorità spetta alla gallina (forma in atto) che facendo l'uovo (materia potenzialmente pulcino) dà a questo la possibilità di attuarsi, di assumere la forma di pulcino (in atto)</ref>. Il passaggio dalla potenza (materia) all'atto (forma), che costituisce il [[divenire]], è tale da poterlo concepire come senza fine, poiché ogni atto diviene potenza per un atto successivo<ref>Nell'esempio precedente il pulcino, atto rispetto all'uovo, sarà nello stesso tempo potenza rispetto al pollo che diverrà.</ref> o meglio, sostiene Aristotele, avrà come termine ultimo un atto che ha realizzato tutte le potenze, tutte le potenzialità materiali e quindi non avrà più in sé alcun elemento materiale (potenza) e sarà allora un ''[[atto puro (Aristotele)|atto puro]]''<ref>Puro perché in lui non c'è la presenza della materia considerata impura e corruttibile</ref>, Dio.
La [[potenza (filosofia)|potenza]], (in [[lingua greca antica|greco]] δύναμις = dynamis) che si riferisce alla natura ontologica delle cose, riguarda il problema dell'oggettivo divenire del mondo, cioè la possibilità di realizzazione in atto, insita in un oggetto.<ref>
Per [[Aristotele]] l'essere in potenza è inferiore all'essere in atto: il primo è da lui designato come [[materia (filosofia)|materia]], il secondo come forma. In seguito tuttavia, con l'avvento della [[neoplatonismo|filosofia neoplatonica]], che verrà inglobata dalla nuova concezione [[cristianesimo|cristiana]] dell'essere, la potenza o ''dynamis'' subisce un capovolgimento di significato, passando a indicare l'infinita energia spirituale creatrice dell'[[Uno (filosofia)|Uno]], nel quale anche l'[[Infinito (filosofia)|infinito]] riceve una connotazione di superiorità rispetto al finito.<ref>Dario Antiseri, Giovanni Reale, ''Storia della filosofia: Dal cinismo al neoplatonismo'', volume 2, Giunti, 2014.</ref> Secondo il Lloyd si tratterebbe di un concetto di potenza attiva anteriore allo stesso Aristotele e restaurato da [[Plotino]].<ref>Anthony C. Lloyd, ''Neoplatonic Logic and Aristotelian Logic'', in "Phronesis", 1 (1955), pp. 58-72.</ref>
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La concezione della potenza come potere attivo di sviluppo, anziché pura possibilità logica, permeerà i diversi esponenti della filosofia occidentale che si richiameranno direttamente o indirettamente al neoplatonismo.<ref>Francesco Romano, R. Loredana Cardullo, ''Dynamis nel neoplatonismo'', La nuova Italia, 1996.</ref>
L'[[atto (filosofia)|atto]] invece, nel latino scolastico ''actus'', traduzione del [[lingua greca antica|greco]] ἐνέργεια (''energheia'') e ἐντελέχεια (''entelekeia''), è definibile come l'esistenza dell'oggetto in quanto realizzata (forma, ''integritas rei''); in senso aristotelico si oppone alla potenza che l'atto precede ontologicamente come realizzazione perfetta e come fine. Da ciò deriva il significato di atto come operazione piena di esplicazione dell'esistenza realizzata.<ref>
====Atto puro====
[[Atto puro]] è l'atto completamente realizzato, senza più potenza (nel senso che non ha bisogno di realizzarsi ulteriormente) né materia. In Aristotele esso è Dio, il [[motore immobile]].<ref>Secondo la recente traduzione della ''Metafisica'' di [[Enrico Berti]], basata sui manoscritti della famiglia ''alpha'' della ''Metafisica'', Aristotele non avrebbe usato propriamente il termine "atto", ma soltanto "in atto", poiché non si tratterebbe di un nominativo ma di un dativo, caso con cui si rende il complemento di stato in luogo nel greco antico. Il motore immobile è dunque in atto poiché è sostanza, ed atto è la condizione che inerisce la sostanza. La traduzione "atto puro" è dovuta ad un'aggiunta rispetto alla versione originale, operata da [[Alessandro di Afrodisia]]. (in Silvia Fazzo, ''Il libro Lambda della Metafisica di Aristotele'', Napoli, Bibliopolis 2012 e ''Commento al libro Lambda della Metafisica di Aristotele'', Napoli, Bibliopolis, 2014).</ref>
Il concetto è stato ripreso dall'[[idealismo]], in cui l'atto puro è l'Assoluto. Anche qui tuttavia si è assistito ad un mutamento di significato ad opera del [[neoplatonismo]], per il quale l'atto non è più qualcosa di statico ma di dinamico, in quanto dotato di infinita potenza: esso diventa [[Azione (filosofia)|azione]].<ref>AA.VV., ''Sophia: rivista internazionale di fonti e studi di storia della filosofia'', volume 5, pag. 148, J. Benjamin, 1937.</ref>
Nel [[neoidealismo]] passa a permeare il [[pensiero]]: per [[Giovanni Gentile]] atto puro è il
== Il pensiero medioevale ==
La [[teologia cristiana|teologia]] [[
[[Tommaso d'Aquino|San Tommaso]] infatti respinge la teoria dei [[neoplatonismo|neoplatonici]] [[
Dio è [[
L'anima è un'[[essenza (filosofia)|essenza]] immateriale intellettuale, quindi semplice e incorruttibile, e l'unica forma sostanziale spirituale sussistente (cioè dotata di vita autonoma) del corpo, ordinata a informarlo e configurarlo, e quindi nata non prima del corpo organico.<ref>{{cita web|url=https://www.teologiaefilosofia.it/tommaso-anima-corpo/|titolo=Tommaso d'Aquino e l'anima umana come forma del corpo}}</ref>
== La forma kantiana ==
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I concetti aristotelici di forma sostanziale e forma finale persero ogni originario significato con l'avvento della [[scienza]] moderna e assunsero un valore del tutto diverso nella formulazione [[kant]]iana.
Il rapporto materia-forma assume infatti nel pensiero kantiano una funzione [[gnoseologia|gnoseologica]]-[[trascendentale]] per cui nella ''[[Critica della ragion pura]]'' Kant intende per materia «ciò che corrisponde alla sensazione» e per forma «ciò per cui il molteplice del fenomeno può essere ordinato» secondo le forme pure ''[[a priori]]'' di [[Spazio (fisica)|spazio]] e [[tempo]].
La forma è, dunque, una funzione universale di ordinamento spazio-temporale degli oggetti dell'esperienza, non un elemento costitutivo dell’oggetto.<ref>{{cita web|url=https://www.gazzettafilosofica.net/2021-1/aprile-1/intelletto-e-ragione-kant-ed-hegel-a-confronto/|titolo=Intelletto e ragione: Kant e Hegel a confronto}}</ref> La stessa attività formale poi è attribuita alle [[categoria (filosofia)|categorie]] o concetti puri dell'[[intelletto]] (par. 13), a loro volta ordinati dall'attività sintetico formale dell{{'}}''[[Io penso]]'' (par. 16). Il carattere formale sarà poi la caratteristica fondamentale della ''[[Critica della ragion pratica]]'' kantiana, che si propone di indicare non quali comportamenti morali debba concretamente mettere in atto l'uomo, ma come debba atteggiarsi la volontà, quale ''forma'' essa debba assumere nel predisporsi a compiere l'azione morale, obbedendo al carattere formale dell'imperativo categorico.
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Ancora collegato ad un'impostazione kantiana è la ''filosofia delle forme [[simbolo|simboliche]]'' di [[Ernst Cassirer]] mentre per [[Edmund Husserl]], ormai lontano dal kantismo, il concetto di forma nella [[fenomenologia]] s'inserisce in una filosofia dal carattere rigorosamente scientifico.
Ad
===Ultimi sviluppi===
I recenti sviluppi del concetto di forma si possono ritrovare infine in quello di struttura, ad opera dello [[strutturalismo (filosofia)|strutturalismo]].
Se il determinismo newtoniano aveva escluso del tutto l'idea di una causalità formale, portando così la maggioranza dei fisici al materialismo, negli ultimi anni si assisterebbe ad un cambio di paradigma, in cui assumono un ruolo centrale i [[sistema dissipativo|sistemi caotici ''dissipativi'']], dove si osserva l'emergere di un ordine strutturale che non sembra derivare dalle condizioni iniziali ma da una sorta di causalità "globale", indipendente dal tempo, che costringerebbe a una revisione della concezione humiano-kantiana di causalità.{{#tag:ref|Una prima falsificazione del riduzionismo sarebbe stata fornita con la scoperta dell’''instabilità dinamica'': vi sono sistemi il cui comportamento è impredicibile ''intrinsecamente'', non per un’insufficienza di dati prettamente epistemica''.'' Uno sviluppo successivo è avvenuto poi con lo studio dei sistemi caotici, una particolare classe di sistemi instabili che non soddisfano l’ipotesi ergodica di Boltzmann (per mezzo della quale si poteva conciliare l’irreversibilità del sistema con il vecchio determinismo ''à la'' Laplace), e che dunque non sono riducibili ai sistemi stocastici studiati dalla meccanica statistica. Lo stesso vale anche per altri tipi di sistemi dinamici, come ha dimostrato negli anni ’50 il teorema di Kolmogorov-Arnold-Moser (KAM). I sistemi caotici ''dissipativi'', cioè capaci di ''generare informazione'', su suggerimento di [[Ilya Prigogine]], ora prendono il nome di ''strutture dissipative'', basate su una causalità che non è più fondata sulla relazione di tra antecedente logico e conseguente della dimostrazione (implicazione materiale →) ma sulla relazione ontologica di potenza-atto, che segue invece la logica dell’implicazione inversa (←), o più precisamente sulla sua versione modale “stretta”. È in questo contesto che riaffiora l’idea di una causa formale.<ref>{{Cita web|url=https://www.stoqatpul.org/lat/materials/cosmologia_metafisica/basti_phil_nat_sci_first_ed.pdf|titolo=Philosophy of Nature and of Science|pp=143-169}}</ref> Bisognerà però aspettare l’avvento della QFT termica (modellizzata coalgebricamente) per avere un quadro più completo. Essa infatti permette non soltanto di spiegare dei fenomeni rispetto a cui la meccanica quantistica e la fisica del Modello Standard risultano inadeguate (si pensi al caos quantistico<ref>{{Cita libro|autore=Ilya Prigogine|titolo=Le leggi del caos|anno=1999|editore=Laterza}}</ref> o al neutrino), ma fornisce altresì la giustificazione di almeno cinque aspetti estremamente fertili sul piano teoretico:<!--{{probabile ro|
1) Viene giustificato al livello fondamentale il [[Terzo principio della termodinamica|teorema di Nerst]] grazie alla nozione di Vuoto Quantistico (VQ).
2) Viene giustificata la nozione aristotelica di materia prima<ref>{{Cita web|url=http://www.rifl.unical.it/index.php/rifl/article/download/741/721/|titolo=Materia prima ≡ Vuoto quantistico: una correlazione a lungo raggio}}</ref> (''prote dynamis''; nel Genesi assimilabile al ''[[:en:Tohu_wa-bohu|tohu wa-bou]]'') come coincidente con il VQ.
3) Viene giustificata l’idea di una causalità globale per mezzo del principio di indeterminazione, in cui la relazione (ΔnΔφ>=φ(h/2π)) non è tra rappresentazioni statistiche (quindi di natura epistemica), come nella meccanica quantistica, ma è tra grandezze indipendenti dall’osservatore (quindi di natura ontico-dinamica). L'indeterminazione si ha infatti tra il numero di quanti del campo di forze e la fase del campo, sicché, quando quest’ultima è ben definita, il numero dei singoli quanti risulta indeterminato. Bisogna perciò considerare il processo come “un tutto”.<ref>{{Cita web|url=http://www.stoqatpul.org/lat/materials/logicaiii/basti_logica3_3_17.pdf|titolo=LOGICA III: LOGICA FILOSOFICA E FILOSOFIA FORMALE - Parte III|pp=312-318}}</ref>
4) Viene giustificata la distinzione tra energia e informazione, in cui l’informazione non è logicamente ‘sintattica’, cioè relativa all’incertezza epistemica di un osservatore, ma ‘semantica’, costituisce cioè una grandezza fisica indipendente dall’osservatore: è una ''neghentropia termodinamica''. Vi è quindi una dualità tra la componente energetica (bosoni di gauge) e informazionale (bosoni NGB) di un dominio di coerenza di fase.<ref name=":0">{{Cita web|url=https://www.sitabologna.it/wp-content/uploads/2020/03/Basti_paper_published.pdf|titolo=The quantum field theory (QFT) dual paradigm in fundamental physics and the semantic information content and measure in cognitive sciences}}</ref> Si tratta, questo, di un paradigma duale strettamente relato al vecchio ilemorfismo. Da un lato abbiamo infatti l’energia, qualitativamente ascrivibile (ma non coincidente) alla potenza e dunque alla materia in senso filosofico (da non confondere con il senso moderno che la identifica nel corpo dotato di massa... che in fondo è una riduzione analogica di quello antico, come mostrato nella formula di equivalenza massa-energia); dall’altro abbiamo l’informazione, correlata alla nozione di atto e quindi di forma.
5) Viene giustificata la relazione tra necessitazione causale e necessitazione logica prima introdotta: non solo per analogia con il formalismo della teoria basato sulla dualità algebra-coalgebra, ma anche per la possibilità identificare univocamente mediante un numero il valore di un condensato NGB da cui dipende un dato dominio di coerenza di fase. In un calcolo logico coalgebrico di tipo finitario, infatti, tale numero corrisponde ad una "funzione identità" che costituisce il predicato soddisfatto da tale dominio. Trattandosi queste "funzioni identità" di espressioni di uno straordinario strumento formale - la nozione di co-appartenenza del calcolo dei predicati coalgebrico -, ciò permette una soluzione originale al problema della referenza.<ref name=":0" />-->}}
== Note ==
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==Voci correlate==
*[[Ilemorfismo]]
*[[Giusformalismo]]
*[[Materia (filosofia)]]
*[[Sinolo]]
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{collegamenti esterni}}
* {{cita web|url=http://www.emsf.rai.it/aforismi/aforismi.asp?d=404|titolo=Gabriele Giannantoni ''Il sinolo di materia e forma''|accesso=18 aprile 2008|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20061010234459/http://www.emsf.rai.it/aforismi/aforismi.asp?d=404
* {{SEP|form-matter|Form vs. Matter|Thomas Ainsworth}}
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