Isatis tinctoria: differenze tra le versioni
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{{Tassobox
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|immagine=Isatis tinctoria2.jpg
|didascalia=''Isatis tinctoria''
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|regnoFIL=[[Plantae]]▼
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<!-- CLASSIFICAZIONE -->
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<!-- NOMENCLATURA BINOMIALE -->
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▲<!-- CLASSIFICAZIONE FILOGENETICA -->
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}}
== Descrizione ==
{{dx|[[File:Isatis tinctoria Sturm28.jpg|thumb|Tavola botanica]]}}
L'[[infiorescenza]] è costituita da una ventina di [[stelo|steli]]
Nel
== Origine e distribuzione ==
Di origine asiatica, fu quasi certamente introdotta nell'area [[Europa|europea]] fin dal [[neolitico]]<ref name=lammatest/>. Secondo altre fonti, potrebbe essere stata importata in [[Italia]] dai [[Catarismo|Catari]]<ref>Si tratta di una setta considerata eretica dalla Chiesa, che aveva avuto contatti con la cultura orientale e diffusa soprattutto in Linguadoca. Molti si dedicavano alla produzione di tessuti e al loro finissaggio come la tintoria</ref> stabilitisi nella zona del [[Piemonte]] corrispondente all'attuale città di [[Chieri]]<ref name=Regione.piemonte.it/>. In effetti, proprio nel triangolo tra [[Tolosa]], [[Albi (Francia)|Albi]] e [[Carcassonne]] nel ducato di [[Lauraguais]] si era sviluppata la coltura dell'''Isatis tinctoria'', da cui
In Italia è diffusa maggiormente sulle [[Alpi Occidentali]] e [[Alpi Marittime]] ([[Valle d'Aosta]], Piemonte, dove in [[lingua piemontese]] è chiamata ''guald'', e [[Liguria]]), in alcune regioni del centro-nord ([[Toscana]], [[Umbria]] e [[Marche]]) e del centro-sud ([[Abruzzo]] e [[Lazio]]). È presente anche in [[Sicilia]] e [[Sardegna]] (in [[lingua sarda]] viene chiamata ''guadu'', in particolare la sottospecie ''canescens'') ed è rintracciabile anche in [[Veneto]], sia pure limitatamente alla [[provincia di Treviso]].
Nella regione Marche, la coltivazione della pianta ha rappresentato una risorsa importante per l'antico [[Ducato di Urbino]]. Per ben comprendere l'importanza che assumeva l'industria del guado nello Stato di Urbino, basti leggere gli esaurienti ''Capitoli dell'arte della lana'' del 1555 che dettavano prescrizioni relative alla coltivazione e al commercio del guado, sia esso in pani che macerato (in polvere)<ref>{{Cita libro|titolo=G. Luzzatto - Notizie e documenti sulle arti della lana e della seta in Urbino "Le marche" VII 1907 p.p. 185-210}}</ref>. A testimoniare l'importanza che questa coltura ebbe nell'economia oltre ai documenti di archivio, si è aggiunta l'individuazione di un centinaio di ''mole da macine'' censite da Delio Bischi nella Provincia di Pesaro e Urbino, il cui uso originale era divenuto completamente sconosciuto essendone perduta la memoria.<ref>{{Cita libro|titolo=Delio Bischi - Convegno internazionale sul Guado, Erfurt (Turingia) 3-7 Giugno 1992, Estratto da Esercitazioni dell’Accademia Agraria di Pesaro Serie 3ᵃ – Volume 24°- Anno 1992}}</ref>
== Utilizzi ==
{{dx|[[File:Isatis tinctoria MHNT.BOT.2011.3.12.jpg|thumb|''frutti e semi di Isatis tinctoria'']]}}
[[File:Pastel pigment cocagnes et feuilles - Muséum du pastel.jpg|thumb|Dalla foglia alla tintura blu.]]
Il guado fa parte delle
Il colorante si estrae dalle foglie raccolte durante il primo anno di vita. Dopo la macerazione e la fermentazione in acqua si ottiene una soluzione giallo verde che, agitata e ossidata, produce un precipitato ([[indigotina]]). Il colorante, molto solido, è utilizzabile nella tintura della [[lana]], [[seta]], [[cotone (fibra)|cotone]], [[lino (fibra)|lino]] e [[juta]], ma anche in cosmetica e per i colori pittorici;<ref name=lammatest>{{cita web|url=http://www.lammatest.rete.toscana.it/lammatest/hbin/colorantinaturali.php|titolo=Coloranti Naturali|accesso=24 gennaio 2008|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080122104821/http://www.lammatest.rete.toscana.it/lammatest/hbin/colorantinaturali.php|dataarchivio=22 gennaio 2008}}</ref> il padre di [[Piero della Francesca]], Benedetto de' Franceschi, era un rinomato commerciante di guado dell'alta
Fu coltivato in Italia soprattutto nei territori del [[Montefeltro]] e dell'[[Appennino umbro-marchigiano]], almeno dal [[XIII secolo]] fino alla seconda metà del [[XVIII secolo|XVIII]], quando la concorrenza dell'indaco asiatico e americano ne ridusse drasticamente la produzione<ref name=lammatest/>.
La solidità del colore è provata dagli [[arazzo|arazzi]] medioevali giunti fino a noi: i [[verde|verdi]] dell'[[Arazzo di Bayeux]], ottenuti con guado sormontato sul [[giallo]] della [[Genista tinctoria|ginestra minore]]<ref name=lammatest/>, e i blu dell'[[Arazzo dell'apocalisse]] hanno superato i secoli.
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Il guado era tra i coloranti [[indaco]] utilizzati un tempo per la tintura della [[Jeans (tessuto)|tela]] con cui venivano confezionati i [[Jeans|blue jeans]].
== Note ==
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