Isatis tinctoria: differenze tra le versioni

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}}
'''''Isatis tinctoria''''' [[Linneo|L.]] (altrimenti conosciuta con il termine di '''''guado''''' o '''''gualdo'''''<ref name=Regione.piemonte.it>{{cita web|autore=Gianni Giacone|url=http://www.regione.piemonte.it/parchi/ppweb/rivista/138/umt4.htm|titolo=Jeans, quel fustagno rigorosamente blu|urlmorto=sì|accesso=6 luglio 2007|dataarchivio=15 maggio 2007|urlarchivio=https://archive.is/20070515205951/http://www.regione.piemonte.it/parchi/ppweb/rivista/138/umt4.htm}}</ref>) è una [[Plantæ|pianta]] biennale della famiglia delle [[Brassicaceae|Brassicacee]] (o ''cruciferae'').<ref name=POWO>{{cita web|url=http://www.plantsoftheworldonline.org/taxon/urn:lsid:ipni.org:names:285873-1|titolo=Isatis tinctoria L.|lingua=en|sito=Plants of the World Online|accesso=11 febbraio 2021|editore=Royal Botanic Gardens, Kew}}</ref> Il guado fa parte delle cosiddette "piante da blu", da cui si ricava un colorante di questo colore.
 
== Descrizione ==
{{dx|[[File:Isatis tinctoria Sturm28.jpg|thumb|Tavola botanica]]}}
 
L'[[infiorescenza]] è costituita da una ventina di [[stelo|steli]] di color blu porpora che portano [[fiore|fiori]] con sepali ellittici e [[petalo|petali]] gialli, di cui solo alcuni giungono a maturazione. Il diametro del [[cespo]] varia da 3,5&nbsp;cm a 18&nbsp;cm. Le foglie di forma lanceolata vanno da 1,5&nbsp;cm a 5,0&nbsp;cm di lunghezza.
 
Nel primo anno di vita la pianta rimane in una fase vegetativa nella quale forma una rosetta di [[foglia|foglie]]; nel secondo anno si ha lo sviluppo dello stelo fiorale che porta alla successiva fruttificazione. L'intera pianta è glauca.
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In Italia è diffusa maggiormente sulle [[Alpi Occidentali]] e [[Alpi Marittime]] ([[Valle d'Aosta]], Piemonte, dove in [[lingua piemontese]] è chiamata ''guald'', e [[Liguria]]), in alcune regioni del centro-nord ([[Toscana]], [[Umbria]] e [[Marche]]) e del centro-sud ([[Abruzzo]] e [[Lazio]]). È presente anche in [[Sicilia]] e [[Sardegna]] (in [[lingua sarda]] viene chiamata ''guadu'', in particolare la sottospecie ''canescens'') ed è rintracciabile anche in [[Veneto]], sia pure limitatamente alla [[provincia di Treviso]].
 
Nella regione Marche, la coltivazione della pianta ha rappresentato una risorsa importante per l'antico [[Ducato di Urbino]]. Per ben comprendere l'importanza che assumeva l'industria del guado nello Stato di Urbino, basti leggere gli esaurienti ''Capitoli dell'arte della lana'' del 1555 che dettavano prescrizioni relative alla coltivazione e al commercio del guado, sia esso in pani che macerato (in polvere)<ref>{{Cita libro|titolo=G. Luzzatto - Notizie e documenti sulle arti della lana e della seta in Urbino "Le marche" VII 1907 p.p. 185-210}}</ref>. A testimoniare l'importanza che questa coltura ebbe nell'economia oltre ai documenti di archivio, si è aggiunta l'individuazione di un centinaio di ''mole da macine'' censite da Delio Bischi nella Provincia di Pesaro e Urbino, il cui uso originale era divenuto completamente sconosciuto essendone perduta la memoria.<ref>{{Cita libro|titolo=Delio Bischi - Convegno internazionale sul Guado, Erfurt (Turingia) 3-7 Giugno 1992, Estratto da Esercitazioni dell’Accademia Agraria di Pesaro Serie 3ᵃ – Volume 24°- Anno 1992}}</ref>
 
== Utilizzi ==
{{dx|[[File:Isatis tinctoria MHNT.BOT.2011.3.12.jpg|thumb|''frutti e semi di Isatis tinctoria'']]}}
[[File:Pastel pigment cocagnes et feuilles - Muséum du pastel.jpg|thumb|Dalla foglia alla tintura blu.]]
Il guado fa parte delle "piante da [[blu]]" insieme al [[Isatis indigotica|guado cinese]] e alla [[Polygonum tinctorium|persicariaPersicaria dei tintoritinctoria]].
 
Il colorante si estrae dalle foglie raccolte durante il primo anno di vita. Dopo la macerazione e la fermentazione in acqua si ottiene una soluzione giallo verde che, agitata e ossidata, produce un precipitato ([[indigotina]]). Il colorante, molto solido, è utilizzabile nella tintura della [[lana]], [[seta]], [[cotone (fibra)|cotone]], [[lino (fibra)|lino]] e [[juta]], ma anche in cosmetica e per i colori pittorici;<ref name=lammatest>{{cita web|url=http://www.lammatest.rete.toscana.it/lammatest/hbin/colorantinaturali.php|titolo=Coloranti Naturali|accesso=24 gennaio 2008|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080122104821/http://www.lammatest.rete.toscana.it/lammatest/hbin/colorantinaturali.php|dataarchivio=22 gennaio 2008}}</ref> il padre di [[Piero della Francesca]], Benedetto de' Franceschi, era un rinomato commerciante di guado dell'alta Valtiberina.<ref>{{cita web|url=http://www.lavalledipiero.it/index.php?ref=item:piero_}}</ref>
 
Fu coltivato in Italia soprattutto nei territori del [[Montefeltro]] e dell'[[Appennino umbro-marchigiano]], almeno dal [[XIII secolo]] fino alla seconda metà del [[XVIII secolo|XVIII]], quando la concorrenza dell'indaco asiatico e americano ne ridusse drasticamente la produzione<ref name=lammatest/>.
 
La solidità del colore è provata dagli [[arazzo|arazzi]] medioevali giunti fino a noi: i [[verde|verdi]] dell'[[Arazzo di Bayeux]], ottenuti con guado sormontato sul [[giallo]] della [[Genista tinctoria|ginestra minore]]<ref name=lammatest/>, e i blu dell'[[Arazzo dell'apocalisse]] hanno superato i secoli.