Remain in Light: differenze tra le versioni
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'''''Remain in Light''''' è il quarto [[
Dopo l'uscita di ''[[Fear of Music]]'' nel 1979, i Talking Heads desideravano realizzare un album in grado di smentire l'idea che il ''[[frontman]]'' e [[paroliere]] [[David Byrne (musicista)|David Byrne]] fosse l'unico membro creativo del gruppo e lavorasse con una semplice band di supporto. Ricorrendo all'influenza del musicista [[nigeriano]] [[Fela Kuti]], decisero allora di sperimentare con la [[poliritmia]] africana, il [[funk]] e la [[musica elettronica]] e insieme a Eno registrarono le tracce strumentali come una serie di ripetizioni e ''[[Loop (musica)|loop]]'', un'idea innovativa per l'epoca. Numerosi [[Turnista|musicisti addizionali]] collaborarono con il gruppo lungo tutta la fase di registrazione, tra cui il chitarrista [[Adrian Belew]], la cantante [[Nona Hendryx]], e il trombettista [[Jon Hassell]]. La stesura dei testi rallentò il completamento dell'album, ma fu conclusa quando Byrne adotto un metodo di scrittura simile al [[flusso di coscienza]] e trovò ispirazione dalla cultura africana. La [[copertina]], ideata dalla bassista [[Tina Weymouth]] e dal batterista [[Chris Frantz]], fu realizzata con l'aiuto della M&Co, la compagnia di design e ingegneria informatica del [[Massachusetts Institute of Technology]]. Completato l'album, i Talking Heads estesero la formazione a nove membri per i [[Concerto (evento musicale)|concerti]] promozionali.
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| recensione4 = ''[[Uncut]]''<ref>{{cita giornale|titolo=The Geeks Shall Inherit the Earth|editore=[[Uncut]]|data= febbraio 2006|cognome= Shapiro|nome= Peter|pagina= 82}}</ref>
| giudizio4 = {{giudizio|5|5}}
| recensione5 = [[Ondarock]]<ref name=Ondarock>{{Cita web|autore=Nello Giovane|url=http://www.ondarock.it/pietremiliari/talkingheads_remain.htm|titolo=Talking Heads - Remain In Light|editore=[[Ondarock]]|data=12 novembre 2006|accesso=26 giugno 2014}}</ref>
| giudizio5 = Pietra miliare
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=== Giudizio della critica ===
Il disco è stato accolto da numerose critiche positive. Ken Tucker del magazine ''Rolling Stone'' ha lodato il tentativo coraggioso e coinvolgente di individuare un terreno comune, nei primi anni [[1980]], fra [[generi musicali]] spesso ostili e divergenti, concludendo che ''Remain in Light'' raccoglie musica spaventosa e divertente, che fa «ballare e pensare, pensare e ballare, ballare e pensare, ''ad infinitum.''»<ref>{{cita web|autore=Ken Tucker|lingua=en|url=https://www.rollingstone.com/music/artists/talking-heads/albumguide|titolo=Talking Heads|editore=[[Rolling Stone]]|accesso=26 giugno 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140714115425/http://www.rollingstone.com/music/artists/talking-heads/albumguide|dataarchivio=14 luglio 2014|urlmorto=sì}}</ref> [[Robert Christgau]], scrivendo per ''[[The Village Voice]]'', lo ha descritto come l'opera «in cui David Byrne è riuscito a vincere la sua [[Fear of Music|paura della musica]] in una visionaria ottica [[Afrobeat|Afrofunk]], chiara, distaccata, quasi misticamente ottimistica.»<ref name="christg">{{cita news|lingua=en|url=http://www.robertchristgau.com/get_artist.php?name=talking+heads|titolo=Talking Heads|pubblicazione=[[The Village Voice]]|autore=[[Robert Christgau]]|accesso=25 giugno 2014}}</ref> Michael Kulp del ''The Daily Collegian'' ha scritto che ''Remain in Light'' non deve essere etichettato sotto il genere "rock classico" come i suoi tre predecessori,<ref name="DCPS">{{Cita news|lingua=en|autore=Michael Kulp|titolo=Talking Heads: new mixture of pop styles|pubblicazione=The Daily Collegian|p=12|data=12 novembre 1980}}</ref> mentre John Rockwell, in una [[recensione]] per il ''[[The New York Times|New York Times]]'', si dice convinto che la band, con la pubblicazione di questo lavoro, può essere definitivamente annoverata fra i «gruppi più avventurosi d'America».<ref name="NYT">{{Cita news|lingua=en|autore=John Rockwell|titolo=New Territory for The Talking Heads|pubblicazione=[[The New York Times]]|p=D24|data=5 ottobre 1980}}</ref> A Sandy Robertson del ''[[Sounds (rivista)|Sounds]]'' piacque soprattutto la natura innovativa e sperimentale dell'album,<ref name="smag">{{Cita news|lingua=en|autore=Sandy Robertson|titolo=Talking Heads: Remain In Light|pubblicazione=Sounds|p=27|data=11 ottobre 1980}}</ref> così come a ''[[Billboard]]'' che scrisse: «Quasi ogni album dei Talking Heads uscito negli ultimi quattro anni alla fine è rientrato nella lista di quelli preferiti dalla critica. ''Remain in Light'' non fa eccezione.»<ref name="bill">{{Cita news|lingua=en|titolo=Top Album Picks: Talking Heads–Remain In Light|pubblicazione=[[Billboard]]|p=66|data=18 ottobre 1980}}</ref>
William Ruhlmann di [[AllMusic]] ritiene che il disco rappresenti per il gruppo la transizione definitiva, appena accennata nel precedente ''[[Fear of Music]]'', verso una musica più completa e matura: «I Talking Heads si sono connessi con un pubblico pronto a seguire la loro evoluzione musicale e l'album è stato molto inventivo e influente.»<ref name="AMG">{{Allmusic|class=album|id=r19634|tab=|etichetta=Remain in Light – Talking Heads |first=William |last=Ruhlmann |accesso=25 giugno 2014}}</ref> Nel [[1995]] Eric Weisbard, in una recensione per la ''[[Spin (rivista)|Spin]] Alternative Record Guide'', ha elogiato lo sforzo della produzione di Eno, che ha permesso di integrare senza eccessi lo stile della musica africana nei brani del gruppo.<ref name="spin">{{cita libro|lingua=en|cognome=Weisbard|nome=Eric|titolo= Spin Alternative Record Guide|url=https://archive.org/details/spinalternativer00weis|editore=Vintage Books|p=394|anno= 1995|isbn= 0-679-75574-8}}</ref> Nel [[2004]] Barry Walsh di ''[[Slant Magazine|Slant]]'' ha descritto l'album come «semplicemente magico», capace di trasformare il rock della band in un'entità più globale in termini di portata musicale.<ref name="SM">{{cita web|lingua=en|cognome=Walsh|nome=Barry|url=http://www.slantmagazine.com/music/music_review.asp?ID=523|titolo=Talking Heads: Remain In Light|editore=[[Slant]]|data=6 novembre 2004|accesso=26 giugno 2014|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140714220837/http://www.slantmagazine.com/music/music_review.asp?ID=523|dataarchivio=14 luglio 2014}}</ref> Nel [[2008]] Sean Fennessey di ''Vibe'' ha scritto: «I Talking Heads hanno portato i poliritmi africani a New York e hanno fatto il viaggio di ritorno con un [[post-punk]] elegante e alieno in valigia.»<ref name="vibe">{{Cita news|lingua=en|autore=Sean Fennessey|titolo=Talking Heads: Remain In Light|pubblicazione=Vibe|p=104|data=settembre 2008}}</ref>
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|[[Billboard Canadian Albums|Canada]]<ref>{{Cita web|lingua = en|url = http://www.bac-lac.gc.ca/eng/discover/films-videos-sound-recordings/rpm/Pages/image.aspx?Image=nlc008388.0298&URLjpg=http%3a%2f%2fwww.collectionscanada.gc.ca%2fobj%2f028020%2ff4%2fnlc008388.0298.gif&Ecopy=nlc008388.0298|titolo = Top Albums -
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|Stati Uniti<ref>{{Cita web|lingua = en|url = http://www.billboard.biz/bbbiz/charts/archivesearch/article_display/855414?imw=Y|titolo = Top Pop Albums of 1981|accesso = 17 marzo 2020|urlarchivio = https://archive.
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