Donatismo: differenze tra le versioni

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{{NN|Cristianesimo|febbraio 2010}}
 
Il '''donatismo''' fu un movimento [[Religione|religioso]] [[Cristianesimo|cristiano]] sorto in [[Africa (provincia romana)|Africa]] nel [[311]] dalle idee del vescovo di [[Numidia]], [[Donato di Case Nere]] (n. 270 ca.), soprannominato "il Grande" per la sua notevole eloquenza. In questa dottrina ogni fedele doveva portare i capelli in una foggia chiamata "capillus pyramidis" per essere riconosciuto come tale.
 
La suaTale dottrina prese le mosse da una critica intransigente nei confronti di quei [[Vescovo|vescovi]], che non avevano resistito alle persecuzioni di [[Diocleziano]] e avevano consegnato ai [[magistrati romani]] i [[Bibbia|libri sacri]]. Secondo i donatisti i [[Sacramento|sacramenti]] amministrati da tali vescovi (detti ''traditores'', in quanto avevano compiuto una ''traditio,'' , ovvero la consegna dei testi sacri ai [[Religione romana|pagani]]) non sarebbero stati validi. Questa posizione presupponeva, dunque, che i sacramenti non avessero efficacia di per sé, ma che la loro validità dipendesse dalla dignità di chi li amministrava.
 
Il donatismo fu dichiarato [[eresia|eretico]] e non compatibile con la fede cristiana dal [[Concilio di Arles (314)|Concilio di Arles]] del 314, durante il quale, secondo gli scritti del vescovo e teologo cristiano san [[Ottato di Milevi]], i testimoni di Donato deposero contro di lui e portarono [[papa Milziade]] a scagionare [[Ceciliano (vescovo)|Ceciliano]]<ref name="Gastaldi, 1904">{{cita libro | autore = [[Giovanni Bosco|G. Bosco]] | url = https://archive.org/details/bub_gb_Zw_7Eu6vMYMC/page/n287 | titolo = Storia ecclesiastica ad uso della gioventù utile ad ogni grado di persone | editore = Libreria Salesiana Editore | lingua = it | città = Torino | anno = 1904 | pagina = 110 | citazione = Quel venerando Concilio, che fu il primo tenuto nella basilica lateranense, cominciò le sue adunanze il2il 2 ottobre 314. | urlarchivio = https://archive.todayis/20181104220236/https://archive.org/stream/bub_gb_Zw_7Eu6vMYMC/bub_gb_Zw_7Eu6vMYMC_djvu.txt# | dataarchivio = 4 novembre 2018 | urlmorto = no | accesso = 4 novembre 2018 }}, con l'approvazione del card. [[Lorenzo Gastaldi]], arcivescovo di Torino</ref>. Milziade morì tre mesi dopo la conclusione del Concilio. Il Concilio affermò come [[teologia dogmatica]] il fatto che l'efficacia dei Sacramenti non dipende dalla bontà di chi li conferisce e il carattere perpetuo da essi impresso<ref name="Gastaldi, 1904" />. <brIl />principio eretico contestato al donatismo è la dipendenza della efficacia dei sacramenti non da Dio stesso, ma dall'uomo che li impartisce: il Concilio stabilì, invece, che tutto è concesso da Dio, in quanto l'uomo, nonostante i suoi sforzi, non potrà mai ritenersi perfetto davanti a Dio; i sacramenti, a differenza di quanto sostenuto dai donatisti, sono doni di Dio.
 
Donato fu anche considerato [[scisma]]tico dopo le persecuzioni di Diocleziano, e la condanna del donatismo fu ribadita dal [[concilio di Cartagine (411)|Concilio di Cartagine]] del [[411]] per poi estinguersi a seguito della conquista [[islam]]ica del [[Magreb]]<ref>''Dizionario della filosofia «Le garzantine»'', Garzanti, Borgaro Torinese (TO) 2002</ref>. La vicenda dei donatisti è importante non solo per le questioni teologiche, ma anche perché contiene ed esprime una certa dose di nazionalismo punico (attuali [[Tunisia]] e [[Libia]]), misto a rivendicazioni di riscatto sociale delle classi più deboli, con conseguente ostilità verso [[Impero romano|Roma]].
 
==Origini==
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La corrente degli intransigenti, come [[Novaziano]] intorno al [[250]] e [[Melezio di Licopoli]] intorno al [[305]], era per la linea dura: nessun perdono. La posizione ufficiale della Chiesa era invece orientata a una nuova accoglienza previa penitenza, come era stato suggerito nel 250 da [[Cipriano di Cartagine|Cipriano, vescovo di Cartagine]].
 
Lo scisma si generò dalla posizione di [[Donato di Case Nere|Donato]], che riteneva non validi i sacramenti amministrati dai "''traditores''". Quando nel [[311]] morì il [[vescovo di Cartagine]] Mensorio e al suo posto fu eletto il suo diacono Ceciliano (ambedue "''traditores''" durante le persecuzioni di Diocleziano), Donato e i settanta suoi seguaci si ribellarono, nominando vescovo di Cartagine [[Maggiorino (vescovo)|Maggiorino]], parente della nobile Lucilia, gran protettrice del neonato movimento. Maggiorino morì pochi mesi più tardi e gli succedette lo stesso Donato.
 
==Cause dello scisma==
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In [[Numidia]] il governatore Floro era famigerato per la sua crudeltà; tuttavia molti funzionari, come il [[proconsole]] Anullino, non furono disposti ad andare oltre quanto loro obbligato. {{non chiaro|Il vescovo [[Ottato di Milevi]] affermava che dei cristiani di tutto il Paese alcuni furono [[Confessore|confessori]], alcuni [[Martirio (religione)|martiri]], altri caddero}}, cioè abiurarono rinunciando alla loro fede (costoro furono in latino indicati con il termine ''lapsi,'' ovvero 'caduti', 'scivolati'); solo coloro che si erano nascosti sfuggirono alla [[Persecuzione dei cristiani nell'impero romano|persecuzione]]. In questo frangente si esaltarono le esagerazioni del carattere africano: [[Quinto Settimio Fiorente Tertulliano]], già cento anni prima, aveva affermato che non era permesso sfuggire alla persecuzione. Adesso, però, alcuni erano andati oltre e si erano offerti volontariamente al martirio. Le loro motivazioni, tuttavia, non erano sempre al di sopra di ogni sospetto.
 
[[Mensorio di Cartagine|Mensorio]], [[vescovo di Cartagine]], in una lettera a [[Secondo di Tigisi|Secondo]], vescovo di Tigisi, futuro [[primate (ecclesiastico)|primate]] di Numidia, dichiarava di aver vietato a chiunque di onorare come martiri coloro che si erano consegnati di propria iniziativa o che si erano vantati di essere in possesso di copie delle [[Sacre Scritture|Scritture]] alle quali non volevano rinunciare. Alcuni di questi, diceva, sono criminali e debitori verso lo Stato, che pensano, in questo modo, di farla finita con una vita indegna di essere vissuta, oppure di cancellare il ricordo dei loro misfatti o, almeno, di ottenere il denaro e godere in carcere dei lussi forniti dalla bontà dei cristiani. I successivi eccessi dei [[Circoncellioni]] dimostrarono che Mensorio aveva buoni motivi per proseguire la via che aveva intrapreso. Nella lettera spiegava anche come lui stesso avesse preso i libri sacri della Chiesa e li avesse portati nella sua casa, sostituendoli con un certo numero di scritti eretici, che i magistrati avevano sequestrato senza chiedere nulla; il proconsole, informato dell'inganno rifiutò di perquisire l'abitazione privata del [[vescovo]].
 
Secondo, nella sua replica, senza redarguire Mensorio, elogiò i martiri che nella sua provincia erano stati [[tortura]]ti e messi a morte per aver rifiutato di consegnare le Scritture e narrò di come egli stesso aveva risposto ai funzionari che lo stavano cercando: "Sono un cristiano ed un vescovo, non un ''traditor''". La parola ''traditor'', da quel momento, divenne un'espressione tecnica usata per designare coloro che avevano gettato i libri sacri o coloro che avevano commesso i peggiori crimini, come la consegna degli [[arredi sacri]] o, persino, dei propri fratelli.
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Dopo l'[[abdicazione]] di [[Massimiano]] ([[305]]) la persecuzione, in [[Africa]], sembrò calmarsi, al punto che fu possibile riunire quattordici o più vescovi a Cirta, per scegliere un successore a Paolo. Secondo presiedette il [[sinodo]] come primate e, nel suo [[Diligenza|zelo]], tentò di esaminare il comportamento dei suoi colleghi. Essi si riunirono in una casa privata, poiché la Chiesa non era ancora stata restituita ai cristiani. "Dobbiamo prima processare noi stessi ", disse il primate ", per poter [[Ordine sacro|ordinare]] un nuovo vescovo". Disse allora a Donato di Mascula: "Si racconta che sei stato un ''traditor''". "Sai", rispose il vescovo, "come Floro mi abbia cercato per farmi offrire incenso, ma Dio non mi ha consegnato nelle sue mani, fratello. Poiché Dio mi ha dimenticato, vuoi sottopormi tu al Suo giudizio?". "Che cosa dire, allora," disse Secondo "dei martiri? È perché non hanno rinnegato nulla coloro che sono stati coronati". "Mandami a Dio", disse allora Donato, "a Lui renderò conto" (All'epoca un vescovo non era suscettibile di penitenza, la cui somministrazione era riservata a Dio). "Mettiti da una parte", disse il primate, e apostrofò Marino di ''Aquae Tibilitanae'': "Si dice che anche tu sia stato un ''traditor''". Marino rispose: "Ho dato dei documenti a Polluce; ma i miei libri sono al sicuro". La risposta non fu soddisfacente e Secondo gli ordinò: "Vai da quella parte", quindi si rivolse a Donato di Calama: "Si dice che tu sia stato un ''traditor''". "Ho consegnato libri di medicina". Secondo non ci credette o, almeno, pensò che fosse necessaria una prova, così disse nuovamente: "Mettiti in un lato."
Poi Secondo si rivolse a Vittore, vescovo di Russicade: "Si dice che tu abbia consegnato i [[Vangelo|Quattro Vangeli]]". Vittore rispose: "È stato il [[curatore]], Valentino; mi ha costretto a gettarli nel fuoco. Perdonatemi questa colpa, e anche Dio me la perdonerà". Secondo disse: "Mettiti da una parte." Dopo un po' di tempo, Secondo disse a Porporio di Limata: "Si dice che tu abbia ucciso i due figli di tua sorella a Mileve". Porporio rispose con veemenza: "Pensi che io sia spaventato da te come gli altri? Cosa hai fatto tu, quando il curatore e i suoi funzionari hanno cercato di farti consegnare le Scritture? Come sei riuscito a rimanere in libertà, se non hai consegnato loro qualcosa, o ordinato di consegnargli qualcosa? Essi certamente non ti consentono di andare senza ottenere nulla! Quanto a me, io ho ucciso ed ucciderò coloro che sono contro di me, non costringermi a dire altro. Sapete che non mi immischio in cose in cui non ho interessi".
A questa risposta, un nipote di Secondo disse al primate: "Sentite cosa dicono di voi? Egli è pronto ad andarsene e a provocare uno scisma, e la stessa cosa vale per tutti coloro che accusi; ed io so che sono in grado di rivoltarsi contro di te e condannarti, trasformandoti nel solo eretico. Che cosa è per te quello che hanno fatto? Ognuno deve rendere conto a Dio". Secondo (come ricordava [[Agostino d'Ippona]]), non rispose all'accusa di Porporio, ma si rivolse ai due o tre vescovi che ancora non aveva accusato: "Cosa ne pensate?" Questi risposero: "Essi devono rendere conto solo a Dio". Secondo allora disse: "Voi sapete e Dio sa. Sedete." E tutti risposero: ''Deo gratias''.
 
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Ottato, nelle sue opere, fece intendere che i vescovi di Numidia, molti dei quali non erano a grande distanza da Cartagine, si aspettavano di avere un certo peso nell'elezione; ma due sacerdoti, Botro e Celestio, che aspiravano ad essere eletti, fecero in modo che fossero presenti solo un piccolo numero di vescovi. Ceciliano, il diacono che aveva tenuto un comportamento così riprovevole nei confronti dei martiri, fu scelto dal popolo, messo al posto di Mensorio, e consacrato da Felice, vescovo di Aptonga o di Abtughi. Gli anziani che avevano in custodia i tesori della chiesa furono obbligati a consegnarlo, poiché, insieme a Botro e Celestio rifiutavano di riconoscere il nuovo vescovo. Essi erano spalleggiati da una ricca matrona di nome Lucilla, che nutriva rancore nei confronti di Ceciliano poiché l'aveva rimproverata per la sua abitudine di baciare l'osso di un martire non [[Canonizzazione|canonizzato]] (''non vindicatus'') immediatamente prima di ricevere l'[[eucaristia]]. Probabilmente, anche in questo caso, si parla di un martire la cui morte fu dovuta al suo mal regolato fervore.
 
Secondo, quale primate più vicino, si recò insieme ai suoi suffraganei a Cartagine per giudicare la vicenda. Qui, di fronte ad un sinodo di 70 vescovi dichiarò l'ordinazione di Ceciliano non valida, in quanto eseguita da un ''traditor''. Al suo posto fu consacrato un nuovo vescovo, Maggiorino, un membro della casa di Lucilla che era stato [[Lettorato (liturgia)|lettore]] nella diaconia di Ceciliano. La matrona provvide al versamento di 400 ''[[Follis|folles]]'', ufficialmente per i poveri, che finirono nelle tasche dei vescovi. Un quarto della somma fu presa da Porporio di Limata. Ceciliano, però, aveva preso possesso della [[basilica (architettura cristiana)|basilica]] e della cattedra di [[Cipriano di Cartagine|Cipriano]] ed il popolo era con lui, pertanto rifiutò di comparire dinanzi al sinodo. "Se io non sono stato correttamente consacrato", disse ironicamente, "lasciate che mi trattino come un diacono, e [[Imposizione delle mani (liturgia)|imponete nuovamente le mani]] su di me, anziché su di un altro."
 
Quando gli venne riferita questa risposta, Porporio esclamò: "Venga qui, così, invece di imporgli le mani, gli romperemo la testa per penitenza". L'opera di questo sinodo, che inviò lettere in tutta l'Africa ebbe una grande influenza, tuttavia, a Cartagine era ben noto che Ceciliano era stato scelto deldal popolo e nessuno credeva che Felice di Aptonga avesse consegnato i libri sacri. Roma e l'Italia erano, comunque, in comunione con Ceciliano e la Chiesa del moderato Mensorio non riteneva che la consacrazione da parte di un ''traditor'' non fosse valida, o addirittura che fosse illecita, se il ''traditor'' era ancora in carica della sua legittima sede. Il concilio di Secondo, invece, aveva stabilito che un ''traditor'' non avrebbe potuto agire come vescovo, e che chiunque fosse in comunione con i ''traditores'' era fuori dalla Chiesa. Costoro si definirono Chiesa dei martiri e dichiararono che tutti coloro che erano in comunione con i pubblici peccatori come Ceciliano e Felice dovevano necessariamente essere [[scomunica]]ti.
 
==La condanna da parte di papa Milziade==
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I moderni studiosi sono propensi ad accettare questa versione; sembra, tuttavia, inconcepibile che Maggiorino, se fosse stato ancora in vita, non sarebbe stato convocato a Roma. Sarebbe, inoltre, molto strano che un Donato di ''Casae Nigrae'' possa comparire dal nulla come leader di una fazione, a meno che ''Casae Nigrae'' non fosse semplicemente il luogo di nascita di Donato il Grande. Se si presuppone che Maggiorino fosse morto e che poco prima del processo gli succedette Donato il Grande, si capisce perché di Maggiorino non si sia mai più parlato. Le accuse contro Ceciliano contenute nel memoriale non furono prese in considerazione perché anonime e non provate. Inoltre, i testimoni portati dall'Africa riconobbero che non avevano nulla contro di lui. Donato, d'altro canto, fu condannato per aver affermato di aver ribattezzato e di avere imposto le sue mani in segno di penitenza sui vescovi, pratica vietata dal [[diritto canonico]]. Il terzo giorno Milziade emise la sua sentenza: Ceciliano doveva essere mantenuto in comunione ecclesiastica. Se un vescovo donatista fosse tornato alla Chiesa, in una sede dove c'erano due vescovi rivali, il più giovane si sarebbe dovuto ritirare e gli sarebbe dovuta essere affidata un'altra. I donatisti erano furiosi. Un secolo dopo, i loro successori dichiararono che papa Milziade stesso era stato un ''traditor'' e che per questo motivo non avevano accettato la sua decisione. In ogni caso, i 19 vescovi di Roma erano in contrasto con i 70 vescovi del sinodo di Cartagine, e questi ultimi chiesero un nuovo giudizio.
 
== Il primo concilio di Arles ==
{{Vedi anche|Concilio di Arles (314)}}
Costantino era infuriato, ma, visto che la fazione donatista in Africa era potente, il 1º agosto [[314]] convocò un concilio di tutto l'Occidente (cioè, di tutti i territori sotto il suo dominio) ad Arles. Nel frattempo, Milziade era morto ed il suo successore [[papa Silvestro I]] ritenne sbagliato lasciare Roma, creando così un precedente che ripeté a [[Primo concilio di Nicea|Nicea]] e che i suoi successori seguirono in occasione di quelli di [[Concilio di Sardica|Sardica]] e di [[Concilio di Rimini|Rimini]]. Al concilio, tra vescovi e deleghe erano rappresentate fra le 40 e le 50 sedi, tra le quali [[Diocesi di Londra|Londra]], [[Diocesi di York|York]], e Lincoln. Silvestro inviò i suoi legati. Il Concilio condannò i donatisti ed elaborò una serie di canoni; i suoi lavori furono riportati in una lettera al Papa tuttora esistente, ma, come nel caso di Nicea, non sopravvissero Atti dettagliati.
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La fazione donatista dovette gran parte del suo successo alle capacità del suo leader Donato, il successore di Maggiorino. Sembra che abbia davvero meritato l'appellativo di "Grande" per la grande eloquenza e per la forza di carattere. I suoi scritti, tuttavia, sono perduti. La sua influenza all'interno della fazione fu straordinaria. Agostino spesso si scagliò contro la sua arroganza e l'empietà con cui veniva quasi adorato dai suoi seguaci. I suoi contemporanei sostenevano che si beava dell'adulazione di cui era fatto oggetto e, dopo la morte, fu considerato come un martire e gli vennero attribuiti vari miracoli.
 
Nel [[321]] Costantino, dopo aver constatato che non avevano prodotto gli effetti sperati, ammorbidì le sue vigorose misure e suggerì ai cattolici di sopportare i donatisti con pazienza. Questo non fu facile poiché gli scismatici diedero il via ad una serie di azioni violente. A Cirta, dove Silvano era rientrato, si impossessarono della [[basilica]] che l'imperatore aveva fatto edificare per i cattolici. Poiché costoro non recedevano, Costantino non trovò espediente migliore che costruirne un'altra. In tutta l'Africa, ma soprattutto in Numidia, i donatisti erano molto numerosi. Insegnavano che in tutto il resto del mondo la Chiesa cattolica era finita e che la loro setta era la sola vera Chiesa.
 
Se un cattolico entrava nelle loro chiese, essi lo scacciavano e lavavano con il sale la parte di pavimento su cui era passato. Qualsiasi cattolico che si univa a loro veniva ribattezzato. Affermavano, inoltre, che i loro vescovi e ministri erano senza colpa, altrimenti i loro ministeri non sarebbero stati validi. Ma in realtà, essi erano dediti all'alcolismo e ad altri vizi. Agostino riportava la testimonianza di [[Ticonio]] su un concilio di 270 vescovi donatisti in cui discussero per 75 giorni la questione battesimale. Fuori dall'Africa, i donatisti ebbero un vescovo che risiedeva nella proprietà di un seguace in [[Spagna]] e, all'inizio dello scisma, un vescovo nella loro piccola congregazione di Roma, che si riuniva, a quanto pare, su una collina fuori città.
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==Restaurazione del donatismo da parte di Giuliano==
L'imperatore [[Flavio Claudio Giuliano|Giuliano]], appartenente alla [[dinastia costantiniana]] ma professante l'antica [[Religione romana]], volle interrompere la lotta tra le fazioni del cristianesimo e permettere la libertà religiosa nell'Impero; a tale scopo permise ai vescovi cattolici che erano stati esiliatoesiliati da [[Costanzo II]] di tornare alle sedi che ormai erano occupate dagli ariani. Lo stesso, dietro loro richiesta, fu permesso ai donatisti, ai quali furono anche restituite le chiese. Messi nuovamente a contatto, i sostenitori delle diverse correnti cristiane scatenarono nuove violenze sia ad oriente che ad occidente. "La vostra furia", scriveva Ottato, "è tornata in Africa nello stesso momento in cui il [[diavolo]] è stato liberato", poiché lo stesso imperatore ha restaurata la supremazia del paganesimo ed ha permesso il ritorno dei donatisti in Africa.
 
Ottato, nella sua opera, elencava gli eccessi commessi dai donatisti al loro ritorno: hanno occupato le basiliche con le armi, hanno commesso così tanti omicidi che fu inviata all'imperatore stesso una relazione su questi ultimi. Agli ordini di due vescovi, una fazione attaccò la basilica di Lemellef, ne scoperchiò il tetto e lanciò le tegole sui diaconi che stavano intorno all'altare uccidendone due. In Mauretania disordini segnalarono il ritorno dei donatisti. In Numidia due vescovi si avvalsero della compiacenza dei magistrati per scatenare tumulti, espellere i fedeli, ferire uomini, donne e bambini. Dal momento che non ammettevano la validità dei sacramenti amministrati dai ''traditores'', quando si impossessavano delle chiese, gettavano l'eucaristia ai cani, ma i cani, impazziti attaccavano i loro padroni. Un'[[ampolla]] contenente [[crisma]] gettata da una finestra fu ritrovata integra sulle rocce. Due vescovi si resero colpevoli di stupro; uno di questi sequestrò l'anziano vescovo cattolico e lo condannò a pubblica penitenza. Tutti i cattolici che poterono forzare ad unirsi a loro furono costretti alla penitenza, anche chierici di ogni rango e bambini, in contrasto con la legge della Chiesa. Alcuni per un anno, altri per un mese, altri ancora solo per un giorno. Nel prendere possesso di una basilica, ne distruggevano l'altare, o lo rimuovevano, al limite ne raschiavano la superficie. A volte rompevano i calici e li rivendevano come metallo. Lavavano i pavimenti, le pareti e le colonne. Non contenti del recupero delle chiese, utilizzavano funzionari pagani per impossessarsi degli arredi sacri e, soprattutto, dei libri (come potevano purificare i libri? Si chiedeva Ottato), lasciando, spesso, la congregazione cattolica senza libri. Persino i cimiteri furono chiusi ai morti cattolici.
 
La rivolta di [[Firmo (usurpatore IV secolo)|Firmo]], un capo mauretano che aveva sfidato il potere di Roma ed assunto il titolo di imperatore ([[366]]-[[372]]), fu, senza dubbio, sostenuta dalla fazione donatista. Nel [[373]] l'imperatore [[Valentiniano I]] inasprì le leggi contro di loro e, successivamente, nel [[377]], l'imperatore [[Graziano]] scrisse al vicario del prefetto, Flaviano, egli stesso donatista, ordinandogli di consegnare tutte le basiliche degli scismatici ai cattolici. [[Agostino d'Ippona]] riportava che vennero incluse nell'ordine anche le chiese che avevano costruito i donatisti stessi. L'imperatore in persona impose a Claudiano, il vescovo donatista di Roma, di tornare in Africa; nel momento in cui rifiutò di obbedire, un sinodo romano lo scacciò ad un centinaio di miglia dalla città. È probabile che il vescovo cattolico di Cartagine, Genetlio, fu l'artefice della morbida applicazione delle leggi in Africa.
 
== Ottato di Milevi ==
Il campione dell'ortodossia, il vescovo [[Ottato di Milevi]], compose l'opera ''De schismate Donatistarum'' in risposta a quella del vescovo donatista di Cartagine, [[Parmeniano]], sotto [[Valentiniano I]] e [[Valente (imperatore romano)|Valente]] ([[364]]-[[375]]) (così riportava [[Sofronio Eusebio Girolamo|Girolamo]]). Ottato stesso affermava di aver scritto la sua opera dopo la morte di Giuliano ([[363]]) e più di 60 anni dopo l'inizio dello scisma (intendendo la persecuzione del 303). L'opera è sopravvissuta in una edizione diversa, manipolata dopo la consacrazione di [[papa Siricio]] (dicembre [[384]]), con un settimo libro aggiunto ai sei originali. Nel primo libro Ottato descriveva l'origine e l'evolversi dello scisma; nel secondo spiegava le posizioni della Chiesa di Roma; nel terzo difendeva i cattolici dall'accusa di aver perseguitato i donatisti, riferendosi specialmente ai giorni di Macario. Nel quarto libro confutava Parmeniano sul sacrificio di un peccatore. Nel quinto libro dimostrava la validità del battesimo anche se amministrato da peccatori, poiché è sempre conferito da [[Cristo]], essendo il ministro un semplice strumento. Questa è la prima volta che, nella dottrina, la grazia dei [[Sacramento|sacramenti]] viene attribuita direttamente all'''opus operatum'' di Cristo, indipendentemente dalla dignità del ministro. Nel sesto libro descriveva la violenza dei donatisti e la maniera sacrilega in cui avevano trattato gli altari cattolici. Nel settimo libro trattava precipuamente di unità e riunione, tornando sugli episodi legati a Macario.
 
Chiamava Parmeniano "fratello" ed avrebbe voluto trattare i donatisti come fratelli perché non li considerava eretici. Come altri [[Padre della Chiesa|Padri]], era convinto che solamente [[Paganesimo|pagani]] ed eretici sarebbero precipitati all'[[inferno]]; gli scismatici e tutti i cattolici si sarebbero potuti salvare dopo un periodo di [[purgatorio]]. Questo è un fatto curioso, poiché, in Africa, prima di lui e dopo di lui, Cipriano ed Agostino sostennero che lo scisma era negativo come l'eresia, se non peggiore. Ottato fu molto venerato, prima da Agostino e, in seguito, da [[Fulgenzio di Ruspe]]. Scrisse con veemenza, a volte con violenza, nonostante le sue proteste di amicizia. Il suo stile era forte ed efficace, spesso conciso ed [[epigramma]]tico. A quest'opera allegò una raccolta di documenti contenenti le prove della storia che aveva riferito. Questo dossier, certamente, era stato raccolto molto prima, in ogni caso, prima della pace del [[347]] e non molto dopo la data del suo ultimo documento, risalente al febbraio del [[330]]; i rimanenti non sono più tardi del 321, e probabilmente furono raccolti proprio in quell'anno. Sfortunatamente queste importanti testimonianze storiche sono sopravvissute solamente in un singolo manoscritto mutilato, poiché l'originale stesso era incompleto. Il dossier fu ampiamente usato nel [[411]] e venne citato in ampi brani da Agostino, che ha conservato molti interessanti brani che altrimenti ci sarebbero ignoti.
 
==I massimianistiMassimianisti==
Prima che Agostino prendesse il posto di Ottato, i cattolici avevano acquisito nuovi vantaggi dalle divisioni sorte in seno agli stessi donatisti. Come tanti altri scismi, questo scisma aveva altri scismi al suo interno. In Mauretania e Numidia queste sette separatiste erano così numerose che i donatisti stessi non erano in grado di dare un nome a tutte. Parlavano degli urbanisti e dei claudianisti, che si erano riconciliati con la corrente principale grazie a [[Primiano di Cartagine]]; dei rogatisti[[Rogatismo|Rogatisti]], unaun settagruppo mauretanamauretano dal carattere mite, poiché al suo interno non c'erano circoncellioni[[Circoncellioni]], che i donatisti fecero severamente punire ogni volta che poterono indurre i magistrati a farlo e che fu perseguitata anche da [[Ottato di [[Timgad]]. Ma la settacorrente più famosa fu quella dei massimianistiMassimianisti, poiché la storia della loro separazione dai donatistiDonatisti ricalca con esattezza la scissione dei donatistiDonatisti dalladai Chiesacattolici e la condotta dei donatistiDonatisti nei loro confronti era talmente in contrasto con i loro principi, che nelle mani esperte di Agostino divenne l'arma più efficace di tutto il suo arsenale controversiale.
 
[[Primiano di Cartagine|Primiano]], il vescovo donatista di Cartagine, scomunicò il diacono [[Massimiano di Cartagine|Massimiano]]. Quest'ultimo (che, come Maggiorino, era sostenuto da una donna) riunì un sinodo di 43 vescovi che invitò Primiano a comparire davanti a lui. Il [[primate (ecclesiastico)|primate]] rifiutò l'invito, insultò i loro inviati, cercò di impedirgli di celebrare messa, e gli lanciò contro delle pietre. Il sinodo, allora, lo convocò di fronte ad un concilio più grande che riunì, nel giugno [[393]], circa un centinaio di vescovi a [[Concilio di Cabarsussi|Cebarsussum]]. Primiano fu deposto; tutti i chierici avrebbero dovuto lasciare la sua comunione entro otto giorni; se avessero tardato fino a dopo Natale, non gli sarebbe stato consentito di tornare in seno alla Chiesa, anche dopo penitenza; ai laici fu concesso di temporeggiare fino a Pasqua, sotto la stessa pena. Fu nominato un nuovo vescovo di Cartagine nella persona di Massimiano stesso, che fu consacrato da 12 vescovi. I partigiani di Primiano furono ribattezzati. Primiano si ribellò e chiese di essere giudicato da un sinodo di Numidia; nell'aprile [[394]] si riunirono a Bagai 310 vescovi; il primate non fece la parte dell'accusato, ma presiedette l'assemblea.
 
Naturalmente fu assolto ed i massimianisti furono condannati senza neanche essere ascoltati. A tutto il clero di Cartagine, tranne i 12 che avevano consacrato Massimiano, fu concesso fino a Natale per tornare, passato questo periodo avrebbero dovuto fare penitenza. Questo decreto, composto in stile eloquente da Emerito di Cesarea e adottato per acclamazione, rese i donatisti ridicoli per aver riammesso degli scismatici senza che avessero fatto penitenza. La chiesa di Massimiano fu rasa al suolo e, dopo che fu terminato il periodo concesso per ravvedersi, i donatisti iniziarono a perseguitare i massimianisti, facendosi passare per cattolici e chiedendo ai magistrati di applicare nei confronti della nuova setta le stesse leggi che gli imperatori cattolici avevano promulgato contro il donatismo. La loro influenza gli consentì loro di farlo perché erano ancora molto più numerosi dei cattolici e, spesso, i magistrati erano della loro stessa fazione. Nella ricezione di coloro che abbandonavano Massimiano furono ancora più incongruenti. La regola era che tutti coloro che erano stati battezzati nello scisma dovevano essere ribattezzati, ma se rientrava un vescovo, lui e tutto il suo gregge venivano riammessi senza formalità. Ciò fu consentito anche nel caso di due dei consacratori di Massimiano, Pretestato di Assur e Feliciano di [[Musti]], dopo che il [[proconsole]] aveva cercato invano di espellerli dalle loro sedi, ed anche se un vescovo donatista, Rogato, era già stato nominato ad Assur. In un altro caso, la fazione di Primiano fu più coerente. Salvio, il vescovo massimianista di Membresa, che era stato un altro dei consacratori di Massimiano, fu convocato per due volte dal proconsole affinché lasciasse la sua sede al primianista Restituto. Poiché egli era molto rispettato dalla gente di Membresa, per scacciarlo fu radunata una folla proveniente dalla vicina città di Abitene; l'anziano vescovo fu picchiato e fatto ballare con dei cani morti legati intorno al suo collo. Ma il suo popolo gli costruì una nuova chiesa ed in questa città convissero tre vescovi: un massimianista, un primianista ed un cattolico.
 
Il leader dei donatisti all'epoca era Ottato, vescovo di Thamugadi (Timgad), detto ''Gildonianus'', per la sua amicizia con [[Gildone (ribelle)|Gildone]], il ''Comes'' d'Africa ([[386]]-[[397]]). Per dieci anni Ottato, sostenuto da Gildo, fu il tiranno d'Africa. Egli perseguitò i rogatisti ed i massimianisti, ed usò le truppe imperiali contro i cattolici. Agostino narrava che i suoi vizi e la sua crudeltà erano al di là di ogni descrizione; ma ebbero, almeno, l'effetto di gettare in cattiva luce la causa dei donatisti. Anche se era odiato in tutta l'Africa per la sua malvagità, la fazione puritana rimase sempre in piena comunione con il vescovo, che fu un rapinatore, un devastatore, un oppressore, un traditore, ed un mostro di crudeltà. Quando, nel [[397]], Gildo, dopo essersi nominato capo di tutta l'Africa per qualche mese, cadde, Ottato fu gettato in una prigione dalla quale non uscì vivo.
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All'inizio del [[405]], l'imperatore [[Onorio (imperatore)|Onorio]] fu indotto dai cattolici a rinnovare le vecchie leggi contro i donatisti. Ne sortirono alcuni buoni risultati, ma i circoncellioni di Ippona furono incitati a nuova violenza. In questo periodo il grammatico Cresconio difese una lettera di Petiliano contro la quale Agostino scrisse quattro libri. Il terzo e il quarto sono particolarmente importanti, perché vi si parlava del trattamento riservato ai massimianisti da parte dei donatisti, venivano citati gli Atti del Concilio di Cirta presieduto da Secondo e altri importanti documenti. Agostino rispose anche a un altro pamphlet di Petiliano con il ''De baptismate unico''.
 
==La ''Collatio'' del [[411]]==
[[File:Museum of Sousse - Mosaics 2 detail.jpg|miniatura|''Damnatio ad bestias'' dal museo di [[Susa (Tunisia)]]]]
Un tempo, Agostino aveva sperato di far riconciliare i donatisti con la sola ragione. Però la violenza dei [[circoncellioni]], la crudeltà di Ottato di Thamugadi, i recenti attacchi a iai vescovi cattolici avevano fornito la prova del fatto che la repressione da parte del braccio secolare era assolutamente inevitabile. Non era necessariamente un caso di persecuzione per le opinioni religiose, ma semplicemente un caso di tutela della vita e della proprietà e di garanzia di libertà e sicurezza per i cattolici. Tuttavia le leggi andarono ben oltre questo aspetto. Quelle di Onorio furono nuovamente promulgate nel [[408]] e nel [[410]]. Nel 411, dietro richiesta dei vescovi cattolici, l'imperatore stesso ordinò che si organizzassero dispute pubbliche su vasta scala. Con questo metodo la gente d'Africa e l'opinione pubblica veniva costretta a riconoscere i fatti tramite la pubblica esposizione della debolezza delle posizioni separatiste.
 
L'imperatore inviò un funzionario di nome Marcellino, un ottimo cristiano, a presiedere alla disputa quale ''cognitor''. Questi pubblicò un proclama in cui dichiarava che avrebbe fatto esercizio di assoluta imparzialità sia nello svolgimento del procedimento che nella sentenza definitiva. Ai vescovi donatisti che avrebbero dovuto partecipare alla disputa sarebbero state restituite, momentaneamente, le basiliche che gli erano state tolte. Il numero di coloro che giunsero a Cartagine era molto grande, anche se minore dei 279 le cui firme erano state apposte ad una lettera a Marcellino. I vescovi cattolici erano 286. Marcellino decise che ciascuna parte avesse dovuto nominare 7 rappresentanti, i soli che avrebbero avuto titolo per parlare, 7 consiglieri che avrebbero potuto consultare, e quattro segretari per mantenere traccia dell'avvenimento. Così, in tutto erano presenti soltanto 36 vescovi. I donatisti lamentarono che era un espediente per impedire che fosse conosciuto il loro grande numero, ma i cattolici non obiettarono al fatto che tutti fossero presenti, purché non arrecassero disturbo.
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==Bibliografia==
* [[Catholic Encyclopedia]], Volume V. [[New York]] 1909, Robert Appleton Company.
* {{cita libro|autore =Charles|Boyer|titolo =Sant'Agostino e i problemi dell'ecumenismo|anno =1969|editore =Studium|città =Roma}}
*{{cita libro|Alberto|Pincherle|Il donatismo|1960|Ricerche|Roma}}
* {{cita libro|autore =Tommaso|Caputo|titolo =Il processo a Ceciliano di Cartagine|anno =1981|editore =Pontificia università lateranense|città =Roma}}
*{{cita libro|Charles|Boyer|Sant'Agostino e i problemi dell'ecumenismo|1969|Studium|Roma}}
* {{cita libro|autore =W.H.C. Frend|titolo =The Donatist Churchː A Movement of Protest in Roman North Africa|url =https://archive.org/details/donatistchurchmo0000fren|città =Oxford|editore = Clarendon Press|anno =1952}}
*{{cita libro|Tommaso|Caputo|Il processo a Ceciliano di Cartagine|1981|Pontificia università lateranense|Roma}}
* {{cita libro|autore =Jesse A. Hoover|titolo =The Donatist Church in an Apocalyptic Age|città =New York|editore = Oxford University Press|anno =2018}}
*{{cita libro|Ottato|di Milevi|La vera Chiesa|1988|Città nuova|Roma}} ISBN 8831130714.
* {{cita libro|autore =Jean-Louis Maier|titolo =Le dossier du Donatisme: Vol. 1: Des origines à la mort de Constance II (303–361)|città =Berlino|editore = de Gruyter|anno =1987}}
* {{cita libro|autore =Jean-Louis Maier|titolo =Le dossier du Donatisme: Vol. 2: De Julien l'Apostat à Saint Jean Damascène (361-750)|città =Berlino|editore = Akademie Verlagr|anno =1987}}
* {{cita libro|curatore =Richard Miles|titolo =The Donatist Schismː Controversy and Contexts|città =Liverpool|editore = Liverpool University Press|anno =2016}}
* {{cita libro|autore =Ottato| di Milevi|titolo =La vera Chiesa|anno =1988|editore =Città nuova|città =Roma}}| ISBN =8831130714.}}
* {{cita libro|autore =Alberto|Pincherle|titolo =Il donatismo|anno =1960|editore =Ricerche|città =Roma}}
 
== Altri progetti ==
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*{{cita web|https://www.zotero.org/groups/donatism|Donatism. Online Dynamic Bibliography}}
 
[[Categoria:{{Storia antica del cristianesimo]]}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|cristianesimo|nordafrica}}
 
[[Categoria:EresieDonatismo| secondo la Chiesa cattolica]]
[[Categoria:Storia antica del cristianesimo]]