Farisei: differenze tra le versioni

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{{citazione|Per questi (insegnamenti) hanno un reale ed estremamente autorevole influsso presso il popolo; e tutte le preghiere e i sacri riti del culto divino sono eseguiti conformemente alle loro disposizioni. La pratica dei loro altissimi ideali sia nel modo di vivere sia nei ragionamenti, è l'eminente tributo che gli abitanti delle città pagano all'eccellenza dei Farisei.|''[[Antichità giudaiche]]'', [http://www.alateus.it/Antichitait.pdf 18:15]}}
 
I farisei si attribuivano autorità [[Mosè|mosaica]] nelle loro interpretazioni<ref>Ber. 48b; Shab. 14b; Yoma 80a; Yeb. 16a; Nazir 53a; Ḥul. 137b; ''et al.''</ref> delle [[Halakhah|LeggeLeggi ebraiche]] (''[[Halakhah]]''), mentre i sadducei rappresentavano l'autorità dei privilegi [[kohen|sacerdotali]] e delle prerogative stabilite sin dai tempi di [[Salomone]], quando [[Zadok (sommo sacerdote)|Zadok]], loro avo, officiava come [[Kohen Gadol|Sommo Sacerdote]]. Il termine "popolo" usato da Flavio Giuseppe indica chiaramente che la maggioranza degli ebrei erano "semplicemente popolo ebraico", separandoli e rendendoli indipendenti dai principali gruppi liturgici (da lui descritti nel Libro XVIII ''supra''). Il [[Nuovo Testamento]] inoltre fa spesso riferimento alla gente comune, al ''popolo'', indicando che l'[[identità ebraica]] era indipendente e più forte di questi gruppi. Nella sua [[Lettera ai Filippesi]], [[Paolo di Tarso]] asserisce che dei cambiamenti si erano verificati nelle sette liturgiche della [[Diaspora ebraica|diaspora]], identificandosi tuttavia ancora come "giudeo" o "ebreo",
{{quote biblico|[[Paolo di Tarso e il giudaismo#Controversia sulla circoncisione|circonciso]] l'ottavo giorno, della [[Israeliti|stirpe d'Israele]], della [[tribù di Beniamino]], ebreo da [[Ebrei]], fariseo quanto alla legge|[[Lettera ai Filippesi|Filippesi]] 3:5}}
Ma la posizione di [[Paolo di Tarso e il giudaismo]] è ancora in discussione.<ref>Rinaldo Fabris, [http://books.google.it/books?id=zo2XcvSeGQMC&pg=PA30&lpg=PA30&dq=paolo+per+quanto+riguarda+la+legge,+io+sono+un+fariseo&source=bl&ots=FTfLt_GToQ&sig=1pqBkbuGw3qqyODMGrc5nvhvHV0&hl=en&sa=X&ei=dZYdU6eRFYqThQeYhICgBg&ved=0CEQQ6AEwBA#v=onepage&q=paolo%20per%20quanto%20riguarda%20la%20legge%2C%20io%20sono%20un%20fariseo&f=false ''Paolo di Tarso''], Vol. 2, Paoline, 2008, pp. 29-31.</ref> Anche [[Nicodemo]] fu fariseo, oltreché "dottore della legge".
 
Al di fuori della [[storia ebraica]] e relative documentazioni, i farisei sono citati nel [[Nuovo Testamento]] in conflitto con [[Giovanni Battista]]<ref name="ReferenceA">{{Cita passo biblico2biblico|Matteo|3:1-7}},{{Cita passo biblico2biblico|Luca|7:28-30}}</ref> e con [[Gesù]]. Esistono inoltre numerosi riferimenti nel Nuovo Testamento a [[Paolo di Tarso]] come fariseo.<ref name="ReferenceB">Per l'apostolo Paolo come fariseo, cfr. {{Cita passo biblico2biblico|Atti|26:5}}, anche {{Cita passo biblico2biblico|Atti|23:6}},{{Cita passo biblico2biblico|Filippesi|3:5}}</ref> Tuttavia, la relazione tra [[Origini del cristianesimo|primo cristianesimo]] ed i farisei non è stata sempre ostile: per esempio [[Gamaliele]] viene spesso citato quale leader farisaico favorevole ai cristiani.<ref>{{Cita passo biblico2biblico|Atti|5:34-39}}</ref> Le tradizioni cristiane sono state comunque causa di diffusa consapevolezza dei farisei.<ref>Rinaldo Fabris, [http://books.google.it/books?id=zo2XcvSeGQMC&pg=PA30&lpg=PA30&dq=paolo+per+quanto+riguarda+la+legge,+io+sono+un+fariseo&source=bl&ots=FTfLt_GToQ&sig=1pqBkbuGw3qqyODMGrc5nvhvHV0&hl=en&sa=X&ei=dZYdU6eRFYqThQeYhICgBg&ved=0CEQQ6AEwBA#v=onepage&q=paolo%20per%20quanto%20riguarda%20la%20legge%2C%20io%20sono%20un%20fariseo&f=false ''Paolo di Tarso, cit.''], Cap. I ''passim''.</ref>
 
== Etimologia ==
Il termine ''fariseo'' deriva dal [[lingua latina|latino]] ''pharisæus'', -''i''; dall'[[Lingua ebraica|ebraico]] '''פָּרוּשׁ''', ''pārûsh'' (al [[plurale]] '''פְּרוּשִׁים''', ''pĕrûshîm''), cioè "separato (etimologia controversa tra gli studiosi)<ref>{{Cita web|url=https://www.avvenire.it/agora/pagine/chi-erano-i-farisei-cosa-significa-il-nome-farisei|titolo=Bibbia. Chi erano i farisei? E cosa significa davvero il loro nome?|sito=www.avvenire.it|data=2019-05-07|lingua=it|accesso=2024-06-19}}</ref>, distinto", [[Participio#Il participio in alcune lingue|participio passivo]] (''qal'')<ref>Nella [[grammatica]] [[alfabeto ebraico|ebraica]], il '''''qal''''' è il paradigma semplice del verbo. Il [[verbo]] [[ebraico]] classico si coniuga secondo la persona e il numero in due tempi finiti, il perfetto e l'imperfetto. Entrambi possono poi essere modificati per mezzo di prefissi e suffissi in modo da creare altre "azioni" del verbo. Ciò non è esattamente parallelo a tutte le categorie di voce grammaticale o di modo nelle lingue indoeuropee, ma può produrre risultati simili. Il ''qal'' è una data forma del paradigma verbale finito che non viene così modificato.</ref> del verbo '''פָּרָשׁ''' ''pārāsh'',<ref>Ernest Klein, ''A Comprehensive Etymological Dictionary of the Hebrew Language for Readers of English'', University of Haifa, 1987.</ref> dall'[[aramaico]] '''פרישייא''' ''pĕrīshayyā'' <ref>[http://www.biblestudytools.com/lexicons/hebrew/kjv/parash.html ''Lessico Strong'' nr. 6567] {{he}}</ref> per via del [[lingua greca|greco]] φαρισαῖος, -{{lang|grc|ου}} ''pharisaios''.<ref>[http://www.biblestudytools.com/lexicons/greek/kjv/pharisaios.html ''Lessico Strong'' nr. 5330] {{el}}</ref>
 
== Fonti ==
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== Storia di Israele (600 – 160 a.C.) ==
{{vedi anche|Cronologia della storia ebraica}}
La deportazione e l'esilio babilonesi di un imprecisato numero di ebrei dell'antico [[Regno di Giuda]] da parte di [[Nabucodonosor II]], iniziato con l'assedio di [[Gerusalemme]] del 597 a.C.<ref name="Biblical World 1999. pg 350">''The Oxford History of the Biblical World'', cur. da Michael D Coogan, [[Oxford University Press]], 1999, p. 350.</ref> e continuato dopo la caduta di Gerusalemme (587 a.C.) e distruzione del [[Tempio di Salomone|Tempio]] nel 587,<ref>{{Cita passo biblico2biblico|Geremia|52:28-30}}</ref> provocò cambiamenti drammatici nella cultura e religione ebraiche. Durante l'esilio durato 70 anni a [[Babilonia (città antica)|Babilonia]], le case d'assemblea ebraiche (note in [[ebraico]] come ''Beth Knesset'' o in [[lingua greca|greco]] ''[[sinagoga]]'') e le case di preghiera ([[ebraico|ebr.]] ''Beth Tefilah''; [[lingua greca|gr.]] προσευχαί, ''proseuchai'') furono i luoghi d'incontro principali per svolgere preghiere e liturgie, e la casa di studio (''Beth Midrash'') era la controparte della sinagoga.
[[File:Simon-Maccabaeus.jpg|thumb|[[Simone Maccabeo]] (da ''[[Promptuarii Iconum Insigniorum]]'' di [[Guillaume Rouillé]], [[1553]])]]
 
Nel 539 a.C. i [[Impero persiano|persiani]] conquistarono [[Babilonia (città antica)|Babilonia]] e nel 537 [[Ciro il Grande]] permise agli ebrei di tornare in [[Giudea]] e ricostruire il Tempio. Non consentì tuttavia il ripristino della [[Regno di GiudeaGiuda|monarchia giudea]], fatto che rese i [[Kohanim|sacerdoti della Giudea]] l'autorità dominante. Senza il potere vincolante della monarchia, l'autorità del Tempio nella vita civile fu amplificato. Fu in questo periodo che il partito dei sadducei emerse come il partito dei sacerdoti e delle élite consociate. Tuttavia, il [[Secondo Tempio]], che fu completato nel 515 a.C., era stato costruito sotto gli auspici di una potenza straniera e c'erano persistenti questioni di legittimità. Ciò forniva le condizioni per lo sviluppo di varie sette o "scuole di pensiero", ognuno delle quali si avocava l'autorità esclusiva di rappresentare il "giudaismo" e che evitava in genere i rapporti sociali, soprattutto i matrimoni, con membri di altre sette. Nello stesso periodo, il consiglio dei saggi noto come [[Sinedrio]] aveva codificato la [[Bibbia ebraica]] (''[[Tanakh]]''), stabilendone un [[Canone della Bibbia|canone]] dal quale, dopo il ritorno da Babilonia, veniva pubblicamente letta la [[Torah]] nei giorni di mercato.<ref>[[Jacob Neusner]], [http://books.google.co.uk/books?id=6LGhnG47Hr0C&dq=%5B%5BJacob+Neusner%5D%5D,+%27%27Torah+From+our+Sages:+Pirkei+Avot%27%27&source=gbs_navlinks_s ''Torah From our Sages: Pirke Avot''] Behrman House, 1996.</ref>
 
Il Tempio non era più l'unica istituzione di vita religiosa ebraica. Dopo la costruzione del [[Secondo Tempio]] durante il tempo di [[Esdra (Bibbia)|Esdra lo Scriba]], le case di studio e di culto rimasero importanti istituzioni secondarie della vita ebraica. Al di fuori della Giudea, la sinagoga era spesso chiamata casa di preghiera. Sebbene la maggior parte degli ebrei non potessero frequentare regolarmente il servizio del Tempio, si potevano però incontrare nella sinagoga per le [[preghiera ebraica|preghiere]] di mattina, pomeriggio e sera. Nei lunedì, giovedì e [[Shabbat]], una porzione settimanale di Torah veniva letta pubblicamente nelle sinagoghe, seguendo la tradizione di letture pubbliche della Torah istituita da Esdra.<ref>Si veda {{Cita passo biblico2biblico|Neemia|8:1-18}}</ref> Sebbene i sacerdoti controllassero i rituali del Tempio, gli [[Sofer (ebraismo)|scribi]] ed i [[maestri ebrei|saggi]], successivamente chiamati ''[[rabbino|rabbini]]'' ([[ebraico|ebr.]] "mio maestro"), dominavano lo [[studio della Torah]]. Questi saggi mantenevano una tradizione orale che credevano si fosse originata sul [[Monte Sinai (Bibbia)|Monte Sinai]] insieme alla Torah di [[Mosè]]. I farisei avevano le loro origini da questo nuovo gruppo di autorità.<ref name="Roth">[[Cecil Roth]], ''A History of the Jews: From Earliest Times Through the Six Day War'', 1970, ''ss.vv.''</ref>
 
Il periodo [[ellenistico]] della storia ebraica iniziò quando [[Alessandro Magno]] ebbe conquistato la [[Persia]] nel 332 a.C. La spaccatura tra sacerdoti e saggi si sviluppò durante questo tempo, quando gli ebrei si confrontarono con nuove lotte politiche e culturali. Dopo la morte di Alessandro nel 323, la Giudea fu governata dai [[Dinastia tolemaica|Tolomei]] egiziano-ellenici fino al 198 a.C., quando il [[Seleucidi|regno seleucide]] siriano-ellenico, con [[Antioco III]], ne assunse il controllo. Successivamente, nel 167 a.C., il re seleucide [[Antioco IV Epifane|Antioco IV]] invase la Giudea, entrò nel Tempio e saccheggiò denaro e oggetti cerimoniali. Impose quindi un programma di [[ellenizzazione]] forzata, richiedendo agli ebrei di abbandonare le proprie leggi e costumi, e precipitando così la [[Maccabei|rivolta dei Maccabei]]. Gerusalemme fu liberata nel 165 a.C. e il Tempio restaurato. Nel 141 un'assemblea di sacerdoti e altri proclamò [[Simone Maccabeo]] [[Kohen Gadol|sommo sacerdote]] e capo del popolo, in effetti stabilendo la dinastia degli [[Asmonei]].<ref name="Roth"/>
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{{vedi anche|Asmonei|Maccabei}}
[[File:Salome Alexandra.jpg|thumb|upright=0.5|left|[[Salomè Alessandra]] (da ''[[Promptuarii Iconum Insigniorum]]'']]
[[File:Hyrcanus II.jpg|thumb|upright=0.5|[[Giovanni Ircano II]], [[Kohen Gadol|sommo sacerdote]] e [[Regno di Giudea (Asmonei)|re di Giudea]] nel [[I secolo a.C.]] (da ''[[Promptuarii Iconum Insigniorum]]'')]]
Durante il periodo degli [[Asmonei]], [[sadducei]] e farisei funzionarono principalmente come partiti politici.<ref>Per questa sezione e riferimenti specifici, si veda [http://www.jewishencyclopedia.com/view.jsp?artid=45&letter=E&search=Edom ''s.v.'' "Edom, Idumea"] di Richard Gottheil & M. Seligsohn, su ''[[Jewish Encyclopedia]]'', Funk and Wagnalls, 1901-1906; con la risp. bibliogr.: Buhl, ''Die Edomiter,'' 1893; Graves, R. & Patai, R. ''Hebrew Myths'', Doubleday, 1964; [[Theodor Nöldeke|Nöldeke]], in Cheyne and Black,'' Encyc. Bibl.'' ii. 1181; Trumbull, ''Kadesh Barnea''; Baethgen, ''Beiträge zur Semit.'' Religionsgesch. p. 10; Hommel, ''Ancient Hebr. Trad.,'' Index; Rapoport, ''Erech Millin'', p. 14.</ref> Sebbene i farisei non sostenessero le guerre di espansione degli Asmonei e le conversioni forzate degli [[Idumei]], la spaccatura politica tra di loro divenne più ampia quando un fariseo di nome Eleazar insultò l'etnarca asmoneo [[Giovanni Ircano I|Giovanni Ircano]] alla propria tavola, suggerendo che avrebbe dovuto abbandonare il suo ruolo di [[Kohen Gadol|Sommo Sacerdote]] a causa di una voce, probabilmente falsa, che era stato concepito mentre sua madre era prigioniera di guerra. In risposta, questi si irritò fortemente e prese le distanze dai farisei.<ref>''[[Antichità giudaiche]]'', 13:288–296.</ref><ref>Nickelsburg, p. 93.</ref>.
 
Dopo la morte di Giovanni Ircano, suo figlio minore [[Alessandro Ianneo]] si coronò re e si schierò apertamente coi sadducei, adottando i loro riti nel Tempio. Le sue azioni causarono un tumulto nel Tempio stesso e portò ad una breve guerra civile che si concluse con una sanguinosa repressione dei farisei. Tuttavia, sul letto di morte Ianneo consigliò a sua moglie, [[Salomè Alessandra]], di cercare la riconciliazione coi farisei. Suo fratello era Shimon ben Shetach, un capo fariseo. [[Flavio Giuseppe]] attesta che Salomè era ben disposta verso i farisei e la loro influenza politica crebbe enormemente sotto il suo regno, specialmente nel [[Sinedrio]] o Consiglio ebraico, che finirono per dominare.<ref>{{cita libro|autore=Kenneth Atkinson|titolo=Queen Salome: Jerusalem's Warrior Monarch of the First Century B.C.E.|anno=2012|editore=McFarland|città=|isbn=978-0-7864-7002-0|p=1|url=http://www.mcfarlandpub.com/book-2.php?id=978-0-7864-7002-0|accesso=11 marzo 2014|dataarchivio=26 maggio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200526050151/http://www.mcfarlandpub.com/book-2.php?id=978-0-7864-7002-0%2F|urlmorto=sì}}</ref> Alla morte di questa, il figlio maggiore [[Giovanni Ircano II|Ircano II]] cercò il supporto dei farisei, e il figlio minore, Aristobulo, quello dei sadducei. Ciò naturalmente culminò in una guerra civile che finì quando il generale [[Repubblica Romana|romano]] [[Gneo Pompeo Magno|Pompeo]] intervenne e catturò [[Gerusalemme]] nel [[63]] [[a.C]]
 
Tuttavia, esistono ragioni per pensare che il resoconto di Flavio Giuseppe esageri il ruolo dei farisei. Egli riferisce altrove che i farisei non crebbero in potere fino al regno della regina [[Salomè Alessandra]] (''[[Guerre giudaiche]]'' 1:110). Siccome Giuseppe stesso era un fariseo, il suo resoconto potrebbe essere partigiano,<ref>Sievers, p. 155</ref> e rappresentare una ''creazione'' storica intesa ad elevare la condizione dei farisei durante l'apice della Dinastia Asmonea. Testi successivi, come la [[Mishnah]] ed il [[Talmud]], riportano una serie di sentenze [[rabbinismo|rabbiniche]], alcune delle quali si ritiene siano state emesse dai farisei, in merito a sacrifici e altre pratiche rituali del Tempio, a [[illecito civile]], a [[diritto penale]] e politico. Al loro tempo, l'influenza dei farisei sulla vita della gente comune era forte e le loro decisioni in materia di diritto ebraico erano ritenute importanti e autorevoli da molti.<ref name="JewEncy"/>
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==== L'Aldilà ====
{{vedi anche|Morte nell'ebraismo|Oltretomba}}
A differenza dei sadducei, i farisei credevano anche nella [[risurrezione dei morti]] in una futura era [[messia]]nica, affermando inoltre una risurrezione letterale del corpo.<ref>{{cita web |autore=Philip Pecorino |titolo=Section 3. The Resurrection of the Body | editore=Philosophy of Religion |anno= 2001 |url=http://www2.sunysuffolk.edu/pecorip/SCCCWEB/ETEXTS/PHIL_of_RELIGION_TEXT/CHAPTER_7_SOULS/Resurrection.htm |accesso=11 marzo 2014 |dataarchivio=2 giugno 2013 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130602050928/http://www2.sunysuffolk.edu/pecorip/SCCCWEB/ETEXTS/PHIL_of_RELIGION_TEXT/CHAPTER_7_SOULS/Resurrection.htm |urlmorto=sì }}</ref>
 
=== Pratiche ===
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Fondamentalmente, i farisei hanno continuato una forma di ebraismo che si estendeva al di là del Tempio, applicando la legge ebraica alle attività mondane, al fine di santificare il mondo quotidiano. Questa era una forma più partecipativa (o "democratica") dell'ebraismo, in cui i rituali non erano monopolizzati da un sacerdozio ereditario ma potevano essere eseguiti da tutti gli ebrei adulti, individualmente o collettivamente, ed i cui leader non erano determinati per nascita, ma dalla profondità di studio. In generale, i farisei sottolineavano l'impegno per la giustizia sociale, la fede nella fratellanza degli uomini, nella redenzione della nazione ebraica e, in ultima analisi, dell'[[Popolazione mondiale|umanità]]. Inoltre, essi credevano che questi obiettivi fossero perseguiti mediante la ''[[Halakhah]]'' ([[Legge ebraica]], lett. "il cammino", "la via" o "il modo di condursi"), una raccolta di leggi derivate da attenta lettura dei testi sacri. Questa convinzione comportava sia un impegno di connettere la religione alle preoccupazioni comuni e alla vita quotidiana, sia un impegno di studio e dibattito tra i [[maestri ebrei|dotti ebrei]].<ref>[[Leo Baeck]], [http://books.google.co.uk/books/about/The_Pharisees_and_other_essays.html?id=B_0RAQAAIAAJ&redir_esc=y ''The Pharisees and other essays''], Schocken Books, 1966, Part I.</ref>
 
Molti, tra cui alcuni studiosi ebraisti, hanno caratterizzato i sadducei come una setta che ha interpretato la [[Torah]] letteralmente, ed i farisei come interpreti ''liberali''. Rabbi Isaac Halevi ([[1847]]–[[1914]]) asserisce che ciò non fosse in realtà una questione di religione: sostiene che il rigetto integrale dell'ebraismo non sarebbe stato tollerato sotto il dominio degli [[Asmonei]] e quindi gli ellenisti sostenevano di rifiutare non l'ebraismo bensì la legge rabbinica. Così i sadducei erano in realtà un partito politico, non una setta religiosa.<ref>{{cita libro |autore=O. Asher Reichel |titolo =Isaac Halevy (1847–1914): Spokesman and Historian of Jewish Tradition |anno=1969 |editore=Yeshiva University Press New York | OCLCoclc=13867}}</ref><ref>''Dorot Ha'Rishonim''</ref> Tuttavia, secondo l'accademico [[Jacob Neusner]], questa opinione è una distorsione: sostiene che due cose distinguessero fondamentalmente l'approccio biblico farisaico da quello sadduceo. In primo luogo, i farisei credevano in un'interpretazione ampia e letterale di [[Libro dell'Esodo|Esodo]] ({{passo biblico|Esodo|19:3-6|libro=no}}), "voi sarete per me la proprietà tra tutti i popoli, perché mia è tutta la terra! Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa",<ref name="Neusner">[[Jacob Neusner]], [http://books.google.co.uk/books/about/Invitation_to_the_Talmud.html?id=c38wAAAAYAAJ&redir_esc=y ''Invitation to the Talmud: a Teaching Book''], Scholars Press, 1984/1998, p. 40.</ref> e le parole di {{passo biblico2biblico|2Maccabei|2:17}}: "Poiché Dio ha salvato tutto il suo popolo e ha concesso a tutti l'eredità, nonché il regno, il sacerdozio e la santificazione."
 
I farisei credevano che l'idea che tutti i figli d'Israele dovessero essere come sacerdoti fosse espressa in altre parti della [[Torah]]: per esempio, quando la legge stessa era stata trasferita dalla sfera del sacerdozio a quella di ogni persona in Israele ({{passo biblico2biblico|Esodo|19:29-24}}; {{passo biblico2biblico|Deuteronomio|6:7,11:19}}; {{passo biblico2biblico|Geremia|2:8,18:18}}). Inoltre, la Torah aveva già dato modo a tutti gli ebrei di condurre una vita sacerdotale: i [[Casherut|precetti concernenti la carne impura]] erano forse destinati originariamente ai sacerdoti, ma erano poi stati estesi a tutto il popolo ({{passo biblico2biblico|Levitico|11}}; {{passo biblico2biblico|Deuteronomio|14:3-21}}), il divieto di ferirsi in lutto per i defunti ({{passo biblico2biblico|Deuteronomio|14:1-2}}, cfr. {{passo biblico2biblico|Levitico|19:28;21:5}}). I farisei credevano che tutti gli ebrei nella loro vita ordinaria, e non solo i sacerdoti del Tempio o gli ebrei in visita al Tempio, dovessero osservare regole e rituali in materia di purificazione.<ref name="Neusner"/>
 
==== La Torah Orale ====
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La [[Mishnah]] all'inizio dell'[[Pirkei Avot|Avot]] e (più in dettaglio) [[Maimonide]] nella sua Introduzione alla ''[[Mishneh Torah]]'', registra una catena della tradizione (''mesorah'') che va da Mosè sul [[Monte Sinai (Bibbia)|Monte Sinai]] fino a Rav Ashi, redattore del Talmud e ultimo degli [[Amoraim]]. Questa catena di tradizione comprende l'interpretazione delle dichiarazioni poco chiare nella Bibbia (ad esempio, che il "frutto di un bellissimo albero" si riferisce ad un [[Citrus medica|cedro]] e non ad un qualsiasi altro frutto), i metodi di [[esegesi ebraica|esegesi testuale]] (le divergenze registrate in Mishnah e Talmud in genere si concentrano sui [[esegesi biblica|metodi di esegesi]]) e leggi con autorità [[Mosè|mosaica]] che non possono essere derivate dal testo biblico (queste includono le misure (ad esempio, la quantità di un alimento non [[kosher]] che si deve mangiare per esserne responsabili, la quantità e l'ordine delle pergamene da collocare nei [[tefillin]], ecc.)<ref>Salo Wittmayer Baron & Leo Schwartz (curatori), [http://books.google.co.uk/books/about/Great_ages_and_ideas_of_the_Jewish_peopl.html?id=W9UvAQAAIAAJ&redir_esc=y ''Great Ages and Ideas of the Jewish People, cit.''], pp. 122-140.</ref>
 
I farisei erano inoltre innovatori in quanto emanavano apposite leggi che reputavano necessarie secondo le esigenze del momento. Tra queste c'erano i divieti per evitare l'infrazione di una proibizione biblica (ad esempio, non si porta un ''[[Lulav]]'' durante lo Shabbat "affinché non venga trasportato nel [[eruv|pubblico dominio]]") chiamata ''gezeirot'', tra le altre. Il comandamento di leggere la ''Megillah'' ([[Libro di Ester]]) nel [[Purim]] e di accendere la [[Menorah]] durante ''[[Hanukkah]]'' sono innovazioni rabbiniche. Gran parte del sistema giuridico si basa su "quello che i saggi realizzarono tramite un ragionamento logico e dalla prassi consolidata".<ref>Si veda l'opera del rinomato [[rabbino]] Zvi Hirsch Chajes, ''The Students Guide through the Talmud'', Cap. 15 (ed. [[lingua inglese|ingl.]] di Jacob Schacter)</ref> Stessa cosa per la benedizione prima dei pasti e le parole dell'[[Amidah]], note come [[Halakhah#Takkanot|Takanot]]. I farisei basavano la propria autorità innovativa sui versetti:<ref>[http://www.virtualgeula.com/publisher-catalogs/the-encyclopedia-talmudit-yad-harav-herzog/ ''Encyclopedia Talmudit''] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140312224818/http://www.virtualgeula.com/publisher-catalogs/the-encyclopedia-talmudit-yad-harav-herzog/ |date=12 marzo 2014 }}, ''s.v.'' "Divrei Soferim".</ref>
{{quote biblico|Tu agirai in base a quello che essi ti indicheranno nel luogo che il Signore avrà scelto e avrai cura di fare quanto ti avranno insegnato. Agirai in base alla legge che essi ti avranno insegnato e alla sentenza che ti avranno indicato; non devierai da quello che ti avranno esposto, né a destra, né a sinistra.|Deuteronomio 17:10-11}}
 
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{{citazione|Il Tempio è distrutto. Non abbiamo mai assistito alla sua gloria. Ma il rabbino Joshua sì. E un giorno, quando guardò le rovine del Tempio, scoppiò in lacrime. "Guai a noi! Il luogo che espiava i peccati di tutto il popolo di Israele è in rovina!" Poi Rabbi [[Jochanan Ben Zakkai]] disse queste parole di conforto: "Non essere addolorato, figlio mio. C'è un altro modo di guadagnarsi l'espiazione rituale, sebbene il Tempio sia distrutto. Ora dobbiamo ottenere l'espiazione rituale attraverso atti di bontà amorevole."|''Avot D'Rabbi Nathan'' 4:5}}
 
Dopo la distruzione del Tempio, [[Roma]] governò la [[Giudea romana|Giudea]] tramite un [[Procurator Augusti|Procuratore]] a [[Cesarea marittima|Cesarea]] e un [[Patriarca (ebraismo)|patriarca]] ebreo, riscuotendo inoltre il ''[[Fiscus iudaicus]]''. [[Jochanan Ben Zakkai]], un capo fariseo, fu nominato primo patriarca (con la [[ebraico|parola ebraica]] ''Nasi'', che significa anche [[principe]] o [[presidente]]) e ristabilì il [[Sinedrio]] a [[Yavne]] (si veda il relativo [[Concilio di Jamnia]]) sotto controllo fariseo. Invece di dare [[decima|decime]] ai sacerdoti e sacrificare le offerte al Tempio (ormai distrutto), i rabbini istruirono il popolo ebraico di fare beneficenza e carità. Inoltre, affermarono che tutti gli ebrei dovessero studiare in [[sinagoga|sinagoghe]] locali, perché la [[Torah]] "è un'eredità dell'assemblea di Giacobbe" ({{passo biblico2biblico|Deuteronomio|33:4}}).
 
Dopo la distruzione del [[Primo Tempio]], gli ebrei credevano che Dio li avesse perdonati e consentisse loro di ricostruire il Tempio – evento che in realtà si verificò nel giro di tre generazioni. Dopo la distruzione del [[Secondo Tempio]], gli ebrei si chiesero se ciò sarebbe accaduto di nuovo. Quando l'imperatore [[Adriano]] nel [[132]] d.C. minacciò di ricostruire [[Gerusalemme]] come città pagana dedicata a [[Giove (divinità)|Giove]] col nome di [[Aelia Capitolina]], alcuni dei saggi più importanti del Sinedrio appoggiarono una ribellione guidata da [[Simon Bar Kokheba]], che stabilì un breve stato indipendente che fu riconquistato dai romani nel [[135]]. Con questa sconfitta, svanirono le speranze degli ebrei che il Tempio sarebbe stato ricostruito. Tuttavia, la speranza di un [[Terzo Tempio]] rimane una pietra miliare della fede ebraica.<ref>[https://www.jewishvirtuallibrary.org/jsource/Judaism/revolt1.html "The Bar-Kokhba Revolt (132–135 C.E.)"] di Shira Schoenberg, su ''[[Jewish Virtual Library]]''.</ref>
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Durante il periodo del Secondo Tempio, quando gli ebrei erano divisi in sette, i farisei erano una setta tra le tante, e partigiane. Ogni setta affermava il monopolio della verità e scoraggiava il [[matrimonio ebraico|matrimonio]] tra membri di sette differenti. I membri delle diverse sette tuttavia dibattevano l'una con l'altra sulla correttezza delle loro rispettive interpretazioni, sebbene non ci fosse una redazione significativa e affidabile di tali dibattiti settari. Dopo la distruzione del Secondo Tempio, queste divisioni settarie finirono. I rabbini evitarono il termine "fariseo", forse perché era un termine più spesso usato dai non farisei, ma anche perché il termine era esplicitamente confessionale. I rabbini asserivano la leadership su tutti gli ebrei e aggiunsero il ''[[Birkat Ha Minim]]'' all'[[Amidah]], una [[preghiera ebraica|preghiera]] che in parte esclama: "Laudato sii O Signore, che spezzi i nemici e sconfiggi gli arroganti", e che è intesa come un rifiuto di sette e settarismo. Questo spostamento non risolse comunque in nessun modo i conflitti sull'interpretazione della Torah, bensì trasferì i dibattiti tra sette ai dibattiti all'interno dell'ebraismo rabbinico. L'impegno farisaico al dibattito erudito, come valore in sé e per sé, piuttosto che semplicemente un sottoprodotto di settarismo, emerse come una caratteristica distintiva di tale forma di ebraismo.<ref name="Cohen1"/> Come i farisei sostenevano che tutto Israele dovesse agire come sacerdote collettivo, così i rabbini sostenevano che tutto Israele dovesse agire come rabbino collettivo: "I rabbini, inoltre, vogliono trasformare l'intera comunità ebraica in un'accademia dove tutta la Torah viene studiata e conservata... la redenzione dipende dalla "[[rabbinismo|rabbinizzazione]]" di tutto Israele, cioè, dal raggiungimento da parte di tutti gli Ebrei di una realizzazione piena e completa della [[rivelazione]] o [[Torah]], ottenendo così una perfetta replica del [[Cielo (religione)|Cielo]]."<ref>Jacob Neusner, ''Invitation to the Talmud: a Teaching Book, cit.'' p. 9.</ref>
{{Mappa di localizzazione+|IRQ|width=200|float=right|caption=Principali accademie ebraiche [[Babilonia (regione storica)|babilonesi]]|places=
{{Mappa di localizzazione~|IRQ|latitudineGradi=31|latitudinePrimi=|longitudineGradi= 44|longitudinePrimi=|position=bottom|background=#FFFFFF|label=[[Sura (città)|Sura]]}}
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L'[[Ere rabbiniche|Era rabbinica]] stessa è divisa in due periodi. Il primo periodo fu quello dei [[Tannaim]] (dalla [[lingua aramaica|parola aramaica]] di "ripetere"; la [[Radice (linguistica)|radice]] aramaica ''TNY'' è equivalente alla radice [[ebraico|ebraica]] ''SNY'', che è la base di "[[Mishnah]]". Quindi i Tannaim sono "insegnanti della Mishnah"), saggi che ripetevano e quindi tramandavano la Torah orale. Durante questo periodo i rabbini perfezionarono il [[canone biblico|canone]] del [[Tanakh]] e nel [[200]] [[Yehuda HaNasi]] raccolse insieme le sentenze e le tradizioni tannaitiche nella [[Mishnah]], considerata dai rabbini essere l'espressione definitiva della Torah orale (anche se alcuni dei saggi citati nella Mishnah erano farisei che vivevano prima della distruzione del Secondo Tempio, o prima della rivolta di Bar Kokheba, la maggior parte dei saggi citati vissero dopo la rivolta).<ref name="Tanna">[http://www.jewishencyclopedia.com/articles/14240-tannaim-and-amoraim "Tannaim and Amoraim"], su ''[[Jewish Encyclopedia]]''</ref>
 
Il secondo periodo è quello degli ''[[Amoraim]]'' (dalla parola aramaica per "interpreti"), rabbini e rispettivi studenti che avevano continuato a discutere questioni legali e il significato dei libri della [[Tanakh|Bibbia]]. In [[Palestina]], queste discussioni si verificarono presso le importanti accademie di [[Tiberiade]], [[Cesarea marittima|Cesarea]] e [[Zippori]]. In [[Babilonia (regione storica)|Babilonia]], queste discussioni in gran parte si verificarono presso le accademie importanti che si erano stati stabilite a Nehardea, [[Pumbedita]] e [[Sura (città)|Sura]]. Tale tradizione di studio e dibattito raggiunse la sua massima espressione nello sviluppo dei ''[[Talmud]]im'', elaborazioni della Mishnah e registrazioni di dibattiti rabbinici, storie e sentenze, compilati verso il [[400]] d.C. in [[Palestina]] e il [[500]] in [[Babilonia (regione storica)|Babilonia]].<ref name="Tanna"/>
 
L'[[ebraismo rabbinico]] infine emerse come ebraismo normativo e di fatto molti oggi si riferiscono all'ebraismo rabbinico semplicemente come "[[ebraismo]]". L'accademico e [[storico]] [[Jacob Neusner]], tuttavia, afferma che gli [[Amoraim]] non avevano nessun potere assoluto nelle loro comunità. Vivevano in un periodo in cui gli ebrei erano i soggetti all'[[Impero Romano]] o a quello [[Iran]]iano ([[parti]] e [[persiani]]). Questi imperi lasciavano comunque il governo quotidiano nelle mani delle autorità ebraiche: nella Palestina romana, mediante la carica ereditaria del patriarca (contemporaneamente capo del Sinedrio); in Babilonia, mediante la funzione ereditaria del ''[[Esilarca|Resh Galuta]]'', il "Capo dell'Esilio" o "[[Esilarca]]" (che ratificava la nomina dei capi delle accademie rabbiniche). Secondo Neusner:
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{{vedi anche|Cristianesimo ed Ebraismo|Origini del cristianesimo|Paolo di Tarso e il giudaismo}}
[[File:Christus im Hause des Pharisäers Jacopo Tintoretto.jpg|thumb|''Cristo nella Casa dei Farisei'', dipinto di [[Tintoretto]]]]
I farisei appaiono nel [[Nuovo Testamento]], coinvolti in conflitti con [[Giovanni Battista]]<ref name="ReferenceA"/> e con [[Gesù]], nonché col personaggio di [[Nicodemo (discepolo di Gesù)|Nicodemo il Fariseo]] ({{passo biblico2biblico|Giovanni|3:1}}) che, insieme a [[Giuseppe d'Arimatea]], aiutò a deporre il corpo di Gesù nella tomba ({{passo biblico|Gv|19,39-42|libro=no}}) a grande rischio personale. [[Gamaliele]], il rinomato [[rabbino]] e difensore degli apostoli, era anch'egli un fariseo e, secondo alcune tradizioni cristiane, [[Gamaliele|si convertì segretamente al cristianesimo]].<ref>Tuttavia {{Cita passo biblico2biblico|Atti|5}} riporta semplicemente:
"<sup>33</sup> All'udire queste cose essi si irritarono e volevano metterli a morte. <sup>34</sup> Si alzò allora nel sinedrio un fariseo, di nome Gamaliele, dottore della legge, stimato presso tutto il popolo. Dato ordine di far uscire per un momento gli accusati, <sup>35</sup> disse: «Uomini di Israele, badate bene a ciò che state per fare contro questi uomini. <sup>36</sup> Qualche tempo fa venne Tèuda, dicendo di essere qualcuno, e a lui si aggregarono circa quattrocento uomini. Ma fu ucciso, e quanti s'erano lasciati persuadere da lui si dispersero e finirono nel nulla. <sup>37</sup> Dopo di lui sorse Giuda il Galileo, al tempo del censimento, e indusse molta gente a seguirlo, ma anch'egli perì e quanti s'erano lasciati persuadere da lui furono dispersi. <sup>38</sup> Per quanto riguarda il caso presente, ecco ciò che vi dico: Non occupatevi di questi uomini e lasciateli andare. Se infatti questa teoria o questa attività è di origine umana, verrà distrutta; <sup>39</sup> ma se essa viene da Dio, non riuscirete a sconfiggerli; non vi accada di trovarvi a combattere contro Dio!»"</ref> Esistono vari riferimenti nel [[Nuovo Testamento]] a [[Paolo di Tarso]] come fariseo prima della sua conversione al [[cristianesimo]]<ref name="ReferenceB"/>
 
Il Nuovo Testamento – particolarmente i [[Vangeli sinottici]] – soprattutto presenta la dirigenza dei farisei come ossessionata da regole artificiali (in particolare in materia di purezza), mentre Gesù è più interessato all'amore di Dio; i farisei disprezzano i peccatori mentre Gesù li cerca. (Il Vangelo di Giovanni, che è l'unico vangelo in cui è menzionato Nicodemo, in particolare ritrae la setta come divisa e disposta a discutere). A causa delle frequenti rappresentazioni nel Nuovo Testamento dei farisei come [[legalismo|attaccati alle regole]] e boriosi, la parola "fariseo" (e suoi derivati) è entrata in uso quasi comune a descrivere una persona ipocrita e arrogante, che pone la lettera della legge prima dello spirito. Ad oggi quindi il termine ''fariseo'' nel linguaggio parlato non denota più un membro della setta religiosa ebraica, ma piuttosto una persona falsa, cattedratica, che guarda più alla forma delle proprie azioni e di quelle degli altri piuttosto che alla loro sostanza<ref>[http://dizionari.corriere.it/dizionario_italiano/F/fariseo.shtml Fariseo] Dizionario Italiano - Corriere della Sera</ref><ref>{{en}} [https://www.thefreedictionary.com/pharisee "pharisee- definition of pharisee"] su ''TheFreeDictionary.com''</ref>. La connotazione fortemente negativa del termine deriva principalmente dal fatto che [[Gesù]] usava spesso rimproverare i farisei e inveire contro il loro comportamento (sebbene Gesù fosse anche stato ospitato a pranzare da uno di loro<ref>[[Vangelo di Luca]] {{Cita passo biblico|Lc7,36-50}}</ref>), in quanto essi si consideravano essere i "maestri della [[legge mosaica|Legge]]"; in secondo luogo, ciò deriva anche dalle lotte interne di gruppi e sette giudaiche esistite in contemporanea con quella dei farisei (tra cui i [[Giudeo-Cristianesimo|giudeo-cristiani]]) e che sarebbero state soppresse solo dopo la [[Terza guerra giudaica|rivolta di Bar Kokheba]].<ref>{{cita libro | autore= | titolo=Fariseo | editore=Treccani.it | url=http://www.treccani.it/vocabolario/fariseo/# | accesso=10 marzo 2014 | citazione= '''fariṡèo''' s. m. [dal lat. tardo ''pharisaeus'', gr. ϕαρισαῖος, dall'aramaico ''Pĕrīshayyā'', che significa propr. «separato»] – 1). Membro di una setta religiosa e politica ebraica, sorta nel II secolo a. C. e dominante fra i partiti del [[giudaismo]] negli ultimi tempi dell'età precristiana, contraria ad ogni influsso straniero sulla [[Halakhah|legge]], di cui predicava una rigorosa osservanza; la setta fu condannata da [[Gesù]] e dal [[origini del cristianesimo|cristianesimo primitivo]] per il suo eccessivo formalismo, ma bisogna riconoscere il merito ch'essa ebbe nell'aver affrontato lo studio dei testi e della tradizione biblica e di aver così trasmesso all'umanità un grande patrimonio culturale, che nella [[Bibbia]] ha il suo fondamento. 2). fig. Uomo falso, ipocrita, che guarda più alla forma che alla sostanza delle azioni (sign. derivato dalle invettive di Gesù contro i farisei, soprattutto in ''Matteo'' 23, 13 e 23, 27, e frutto anche delle aspre polemiche interne tra gruppi dell'ebraismo del tempo): ''Lo principe d'i novi Farisei'' ([[Dante]], con riferimento a [[Bonifacio VIII]]); ''viso da f.''; ''un agire da fariseo''. Con questo sign., può essere usato anche al femm.: ''è una farisea; si comporta da farisea.''}}</ref> Gli ebrei di oggi, che sono fedeli all'[[rabbinismo|ebraismo farisaico]], tipicamente lo trovano insultante e alcuni considerano l'uso della parola come [[antisemitismo|antisemita]].<ref>Michael Cook, [http://books.google.co.uk/books/about/Modern_Jews_Engage_the_New_Testament.html?id=LO1_PayaqHUC&redir_esc=y ''Modern Jews Engage the New Testament: Enhancing Jewish Well-being in a Christian Environment''], Jewish Lights Pub., 2008, p. 279.</ref>
 
Alcuni hanno ipotizzato che Gesù stesso fosse un fariseo e che i suoi argomenti coi farisei erano un segno di inclusione piuttosto che di fondamentale conflitto (il dibattito e la disputa erano modalità narrative dominanti usate nel Talmud come ricerca della verità e non necessariamente un segno di opposizione o ostilità).<ref>Hyam Maccoby, ''The Mythmaker. Paul and the Invention of Christianity'', Barnes & Noble Publishing, 1998, pp. 19-44.</ref> L'enfasi di Gesù ad amare il prossimo (si veda [[Comandamento dell'amore]]), per esempio, fa eco all'insegnamento della [[Hilelismo|scuola di Hillel]]. Le opinioni di Gesù sul divorzio ({{passo biblico2biblico|Matteo|5}}), tuttavia, sono più vicine a quelle della [[Shammai|scuola di Shammai]], un altro fariseo.<ref name="Gow">David Gowler, [http://books.google.co.uk/books/about/Host_Guest_Enemy_and_Friend.html?id=70VeNAAACAAJ&redir_esc=y ''Host, Guest, Enemy, and Friend: Portraits of the Pharisees in Luke and Acts''], Wipf & Stock, 2008, pp. 211-237.</ref>
 
Altri sostengono che il ritratto dei farisei nel Nuovo Testamento sia una caricatura anacronistica.<ref name="Gow"/> Sebbene una minoranza di studiosi seguano l'[[Ipotesi agostiniana]] per il [[problema sinottico]], la maggior parte dei [[biblista|biblisti]] datano la composizione dei vangeli cristiani tra il [[70]] e il [[100]] d.C., nel tempo dopo che il [[cristianesimo]] si era separato dal [[giudaismo]] (e dopo che farisaismo era emerso come la forma dominante). Piuttosto che un resoconto accurato delle relazioni di Gesù coi farisei e altri leader ebrei, questo punto di vista sostiene che i Vangeli riflettano invece la competizione e il conflitto tra [[Origini del cristianesimo|primi cristiani]] e farisei per la guida degli ebrei, o rappresenti i tentativi dei cristiani di defilarsi dagli ebrei al fine di presentarsi in una luce più favorevole (e benigna) ai romani e agli altri pagani - rendendoli quindi una fonte tendenziosa in merito al comportamento dei farisei.<ref name="Gow"/>
 
Esempi di passi controversi sono la storia di Gesù che dichiara perdonati i peccati di un uomo paralitico ed i farisei che chiamano tale azione una [[bestemmia]] ({{passo biblico2biblico|Marco|2}}) Nella storia, Gesù ribatte l'accusa di non avere il potere di perdonare i peccati e quindi li perdona, inoltre guarendo l'uomo. I cristiani interpretano la parabola del paralitico come dimostrazione che gli insegnamenti "costruiti" dai farisei avevano così "accecato i loro occhi" e "indurito i loro cuori", da farli perseverare nel rifiuto (a differenza delle folle) di accreditare la sua autorità. Di conseguenza, il Nuovo Testamento descrive Gesù che affronta quella che egli reputa essere una saccenteria sentenziosa non-scritturale dei farisei in merito al peccato, alla infermità e alla malattia.<ref>[[Géza Vermes]], ''The Changing Faces of Jesus'', Penguin Books, 2000, pp. 147-221 e segg.; ''The Authentic Gospel of Jesus'', Penguin Books, 2003, ''passim''.</ref>
 
Alcuni storici tuttavia notano che le azioni di Gesù siano in verità simili e consistenti con le credenze e pratiche ebraiche del tempo, come riportate dai rabbini, che comunemente associano la malattia al peccato e la guarigione al perdono.<ref name="Sanders">[[E. P. Sanders]], [http://books.google.co.uk/books/about/The_Historical_Figure_of_Jesus.html?id=UGARAQAAIAAJ&redir_esc=y ''The Historical Figure of Jesus''], Penguin Adult, 1993, p. 213.</ref> Gli ebrei (secondo [[E. P. Sanders]]) respingono l'idea neotestamentaria che la guarigione sia stata criticata/disapprovata dai farisei, poiché non esiste fonte rabbinica che metta in questione o condanni tale pratica.<ref name="Sanders"/> Un'altra argomentazione asserisce che, secondo il Nuovo Testamento, i farisei volessero punire Gesù per aver guarito la "mano inaridita" di un uomo durante lo [[Shabbat]] ({{passo biblico2biblico|Marco|3}}). Ma nessuna regola rabbinica è stata trovata secondo cui Gesù avrebbe violato lo Shabbat.<ref>E.P. Sanders, ''The Historical Figure of Jesus, cit.'', p. 215.</ref>
 
Alcuni biblisti credono che quei passi del Nuovo Testamento che appaiono più ostili contro i farisei, come il passo riportante le [[critiche di Gesù agli scribi e ai farisei]], siano stati scritti dopo la [[assedio di Gerusalemme (70)|distruzione del Tempio di Erode]] nel [[70]] d.C.<ref>Paula Frederiksen, [http://books.google.co.uk/books/about/From_Jesus_to_Christ.html?id=RNAvCtgEgtMC&redir_esc=y ''From Jesus to Christ: The Origins of the New Testament Images of Jesus''], [[Yale University]] Press, 2ª ed., 2000, in partic. pp.88segg.</ref><ref>Michael J. Cook, ''Modern Jews Engage the New Testament, cit.'', 2008.</ref> Solo il cristianesimo e il farisaismo sopravvissero alla distruzione del Tempio e i due rivaleggiarono per un breve periodo di tempo, fino a quando i farisei emersero come la forma dominante dell'ebraismo. Quando molti ebrei non si convertirono, i cristiani cercarono nuovi convertiti tra i pagani.<ref>Si veda per es., {{Cita passo biblico2biblico|Romani|11:25}}.</ref> I cristiani dovevano spiegare perché i convertiti dovessero ascoltare loro piuttosto che gli ebrei non [[messia]]nici in merito alla [[Bibbia ebraica]], e si dovevano inoltre dissociare dagli ebrei ribelli che tanto spesso [[Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio|respingevano l'autorità romana]] e l'autorità in generale.<ref>{{Cita passo biblico2biblico|Romani|13:1-8}}</ref> Venivano così percepiti come avessero presentato una storia di Gesù più in sintonia coi romani che con gli ebrei.
 
== Caraiti e farisei ==
{{vedi anche|Caraismo}}
Un gruppo particolarmente in contrasto coi farisei ed i loro successori nel corso della storia è quello dei [[Caraismo|caraiti]].<ref>[http://www.karaite-korner.org/salmon_ben_yeruham.shtml "Karaism vs. Rabbanism"], negli scritti di Salmon ben Yeruham.___URL consultato 13/03/2014</ref> Secondo il leader caraita [[NehemiahNehemia Gordon]], i farisei per esempio "non seguono il calendario dato al popolo di Israele nel [[Tanakh]]".<ref>[http://karaite-korner.org/karaite_faq.shtml "Karaite FAQ"], su ''Karaite Korner''.</ref> Ancor peggio, afferma Gordon, i farisei "furono influenzati dalla religione pagana babilonese" quando iniziarono a seguire il loro calendario.<ref>[http://www.karaite-korner.org/yom_teruah.shtml "Yom Teru'ah"].</ref> "Durante il loro soggiorno in [[Babilonia]], i nostri avi iniziarono ad usare i nomi pagani dei mesi babilonesi, fatto chiaramente ammesso nel Talmud:
“I nomi dei mesi arrivarono insieme a loro da babilonia.” (''[[Yerushalmi]]'', ''Rosh Hashanah'' 1:2 56d)"
 
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* [[Jacob Neusner]], [http://books.google.co.uk/books?id=6LGhnG47Hr0C&dq=%5B%5BJacob+Neusner%5D%5D,+%27%27Torah+From+our+Sages:+Pirkei+Avot%27%27&source=gbs_navlinks_s ''Torah From our Sages: Pirke Avot''] Behrman House, 1996. ISBN 0-940646-05-6
* Anthony J. Saldarini, ''Farisei, scribi e sadducei nella società palestinese''. Paideia, [[Brescia]] 2003 ISBN 88-394-0675-1
* Annamaria Fabri, [http://www.gionata.org/biblioteca/tracce/le-parole-della-bibbia-phari-ios-farisei.html ''Phariàios - Farisei''] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140314042821/http://www.gionata.org/biblioteca/tracce/le-parole-della-bibbia-phari-ios-farisei.html |date=14 marzo 2014 }}, settimanale Castello7, 28 ottobre 2007
* Gabriele Boccaccini, ''I giudaismi del Secondo Tempio. Da Ezechiele a Daniele'', Morcelliana, 2008.
* David Gowler, ''Host, Guest, Enemy, and Friend: Portraits of the Pharisees in Luke and Acts'', Peter Lang, 1991; Wipf & Stock, 2008.