Massacro di Rechnitz: differenze tra le versioni
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Il '''massacro di Rechnitz''' fu uno degli ultimi episodi dell'[[olocausto]] durante la [[seconda guerra mondiale]], avvenuto nella [[notte]] tra il 24
==Il contesto==
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Le vittime predestinate furono obbligate a svestirsi prima di essere uccise dagli ospiti ubriachi della festa, che poi tornarono al castello e proseguirono i festeggiamenti fino all'alba. All'indomani alcuni di loro si sarebbero addirittura vantati delle loro atrocità, mentre le salme vennero interrate da quindici prigionieri ebrei che erano stati risparmiati esclusivamente per questo lavoro. Questi ultimi furono poi condotti al mattatoio comunale, dove vennero uccisi da Podezin e Joachim Oldenburg, un membro locale del partito nazista.
Secondo lo storico Josef Hotwagner i russi arrivarono a Rechnitz nella notte tra il 29 e il 30 marzo 1945, e nella stessa notte il castello dei Batthyány fu distrutto dalle fiamme (anche se non è chiaro se furono i russi ad appiccare il fuoco, oppure gli stessi nazisti nell'intento di occultare le prove dell'eccidio). Nei giorni successivi il misfatto venne tuttavia alla luce: secondo un rapporto redatto dalle autorità sovietiche, vennero trovate ventuno fosse comuni, ciascuna misurante cinque metri per uno e contenente dalle dieci alle dodici persone. I cadaveri erano stati finiti con colpi alla nuca o con armi automatiche e presentavano, oltre
==Il processo==
Il protocollo russo venne pubblicato sul giornale militare sovietico "Stella Rossa" (''Krasnaya Zvjezda'') il 12 aprile [[1945]], ma bollato come propaganda da molti austriaci. Alcuni processi vennero instaurati presso il Tribunale del Popolo di [[Oberwart]], ma molteplici disguidi (perdita di prove, assassinio di due importanti testimoni e conseguenti ritrattazioni per paura) minarono lo svolgimento degli stessi, al punto che le poche sentenze che non furono emesse in [[contumacia]] risultarono estremamente blande.
Il principale accusato, Podezin, riuscì a dileguarsi in Germania
Il coinvolgimento della contessa Batthyány nel massacro di Rechnitz non venne mai provato, almeno a livello processuale, e la contessa stessa si ritirò in Svizzera. Nel [[2007]], il giornalista inglese David R. L. Litchfield (legato personalmente alla famiglia Thyssen-Bornemisza e autore di un libro biografico sulla stessa) ha gettato pesanti ombre sulla contessa Batthyány, in particolare puntando il dito sulla sua relazione sentimentale con entrambi gli accusati principali e sul successivo favoreggiamento nella fuga di questi ultimi.
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*{{cita web|http://www.corriere.it/cronache/07_ottobre_19/festa_nazista.shtml|articolo dal ''Corriere della Sera'' (19.10.2007)}}
{{Portale|Storia}}
[[Categoria:Massacri e pogrom dell'Olocausto]]
[[Categoria:Rechnitz]]
[[Categoria:Eventi del 1945]]
[[Categoria:Storia dell'Austria]]
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