Massacro di Rechnitz: differenze tra le versioni
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Il '''massacro di Rechnitz''' fu uno degli ultimi episodi dell'[[olocausto]] durante la [[seconda guerra mondiale]], avvenuto nella [[
==Il contesto==
Il luogo dei fatti, il castello di Rechnitz, è collegato con la storia dei [[Heinrich Thyssen-Bornemisza|Thyssen]], la potente dinastia imprenditoriale tedesca dell'[[acciaio]]. [[Heinrich Thyssen-Bornemisza|Heinrich Thyssen]], che nel primo Novecento era l'erede di quello che era uno dei maggiori gruppi industriali dell'epoca, aveva sposato nel [[1906]] la baronessa ungherese Margit Bornemisza de Kászon e in seguito al matrimonio aveva acquisito - oltre alla cittadinanza ungherese - il titolo di [[barone]], mutando il cognome in Thyssen-Bornemisza. Il magnate tedesco acquistò anche un castello a Rohonc (l'attuale Rechnitz), in Ungheria occidentale, dove si stabilì con la famiglia e dove conservò la propria importante collezione d'arte.
Nel [[1938]] Thyssen lasciò il castello di Rechnitz alla primogenita Margit (che vi risiedeva col marito, il conte Ivan Batthyány) e con l'inizio della [[seconda guerra mondiale]] si ritirò prudentemente in [[Svizzera]], nella villa "La Favorita" di [[Lugano]], da cui continuò tuttavia a gestire il suo immenso impero, rifornendo il [[Terzo Reich]] di [[carbone]], acciaio, [[sommergibile|sommergibili]] e [[siluro|siluri]] aerei. Lo stretto contatto tra Thyssen e le alte gerarchie naziste non si limitava alle forniture per l'industria bellica ma si estendeva a finanziamenti internazionali tramite la August-Thyssen-Bank di [[Berlino]]: nell'agosto [[1941]] fu finanziata la manutenzione del castello di Rechnitz, che nel frattempo era stato requisito dalle [[Schutzstaffeln|SS]]. Ciò non impedì a Margit von Batthyány di continuare a risiedere nel castello e di organizzare ricevimenti, i cui ospiti erano spesso alti esponenti civili e militari.
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Nella primavera del [[1945]], quando per la Germania la guerra era oramai persa e le truppe russe erano oramai a 15 chilometri da Rechnitz, Margit von Batthyány organizzò un ricevimento nel castello, invitando trenta-quaranta persone tra cui importanti personalità del [[NSDAP|partito nazista]] locale, delle SS, della [[Gestapo]] e della [[Gioventù hitleriana]]. La festa fu accompagnata da ampie libagioni e durò fino all'alba.
Per offrire agli ospiti un "diversivo", intorno a mezzanotte duecento ebrei in stato di denutrizione e valutati come inabili al lavoro vennero caricati su camion e condotti al Kreuzstadel, un fienile raggiungibile a piedi dal castello. [[Franz Podezin]], un membro della Gestapo e del partito nazista locale, riunì in una stanza del castello una quindicina di ospiti e, dopo aver consegnato loro armi e munizioni, li invitò a "uccidere un paio di ebrei".
Le vittime predestinate furono obbligate a svestirsi prima di essere uccise dagli ospiti ubriachi della festa, che poi tornarono al castello e proseguirono i festeggiamenti fino all'alba. All'indomani alcuni di loro si sarebbero addirittura vantati delle loro atrocità, mentre le salme vennero interrate da quindici prigionieri ebrei che erano stati risparmiati esclusivamente per questo lavoro. Questi ultimi furono poi condotti al mattatoio comunale, dove vennero uccisi da Podezin e Joachim Oldenburg, un membro locale del partito nazista.
Secondo lo storico Josef Hotwagner i russi arrivarono a Rechnitz nella notte tra il 29 e il 30 marzo 1945, e nella stessa notte il castello dei Batthyány fu distrutto dalle fiamme (anche se non è chiaro se furono i russi ad appiccare il fuoco, oppure gli stessi nazisti nell'intento di occultare le prove dell'eccidio). Nei giorni successivi il misfatto venne tuttavia alla luce: secondo un rapporto redatto dalle autorità sovietiche, vennero trovate ventuno fosse comuni, ciascuna misurante cinque metri per uno e contenente dalle dieci alle dodici persone. I cadaveri erano stati finiti con colpi alla nuca o con armi automatiche e presentavano, oltre
==Il processo==
Il protocollo russo venne pubblicato sul giornale militare sovietico "Stella Rossa" (''Krasnaya Zvjezda'') il
Il principale accusato, Podezin, riuscì a dileguarsi in Germania
Il coinvolgimento della contessa Batthyány nel massacro di Rechnitz non venne mai provato, almeno a livello processuale, e la contessa stessa si ritirò in Svizzera. Nel [[2007]], il giornalista inglese David R. L. Litchfield (legato personalmente alla famiglia Thyssen-Bornemisza e autore di un libro biografico sulla stessa) ha gettato pesanti ombre sulla contessa Batthyány, in particolare puntando il dito sulla sua relazione sentimentale con entrambi gli accusati principali e sul successivo favoreggiamento nella fuga di questi ultimi.
==Approfondimenti==
===Opere teatrali===
*''Der Wurgeengel'' (''L'angelo sterminatore'') di [[Elfriede Jelinek]] (2008)
===Film ===
*''[[Totschweigen]]'' (''Tacere sino alla morte''), documentario, diretto da [[Margaretha Heinrich]] ed [[Eduard Eme]] (1994).
==Note ==
<references/>
==Bibliografia==
* Eva Holpfer, ''Il massacro di Rechnitz. La memoria di un crimine e la sua vicenda giudiziaria nella giurisdizione popolare austriaca'', in: Storia e Documenti, nº 6, Semestrale dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Parma, numero doppio 2001, pagg. 205-221.
* Sacha Batthyany, ''Le bestie di Rechnitz.'' Rizzoli 2016, EAN: 9788817086981
* {{Cita libro|titolo = La danza macabra dei Thyssen. La storia segreta di una dinastia industriale tedesca tra scandali, nazismo e disastri ambientali|autore = David R.L. Litchfield|editore = Mimesis|città = Milano|anno = 2019||ISBN = 9788857555218}}
==Voci correlate==
*[[Olocausto]]
==Collegamenti esterni==
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*
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{{Portale|Storia}}
[[Categoria:Massacri e pogrom dell'Olocausto]]
[[Categoria:Rechnitz]]
[[Categoria:Eventi del 1945]]
[[Categoria:Storia dell'Austria]]
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