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{{F|letteratura|arg2=teatro|agosto 2017}}
Un '''monologo''', dal greco ''monológos'' (composto di μόνος, ''mónos'', "solo", "unico", e λόγος, ''lógos'', "discorso"), è un discorso, espresso a voce, tenutoo narrato nella mente, dadi una singola persona e diretto ada un'altra persona o ada un pubblico<ref>[http://amsdottorato.unibo.it/8292/ Il monologo contemporaneo: scritture solistico-performative tra poesia, romanzo e teatro, Tesi di dottorato, Università di Bologna]</ref>. Il monologo si differenzia dal [[soliloquio]] perché, in quest'ultimo, colui che parla indirizza le sue parole a se stesso (o, in ambito teatrale, ada un pubblico), senza la presenza di un destinatario a cui rivolgere direttamente le parole.
 
Il monologo<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/monologo/ Monologo, Enciclopedia Treccani]</ref>, quindi non [[dialogo]], è un discorso compiuto da una sola persona che interpreta più personaggi (nel modo di fare, nelle voci, ...).
 
==Nel teatro==
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Il monologo rientra nella categoria delle convenzioni teatrali, ossia dei "trucchi" realizzati dal [[drammaturgo]] per rendere partecipe lo [[spettatore]] di un evento che non ha visto rappresentato (ad esempio un episodio avvenuto nel passato di uno dei personaggi o il resoconto di una morte avvenuta fuori scena) o ancora per esplicitare i pensieri interiori di un personaggio (riflessioni su un avvenimento): in molti casi, quindi, ha funzione didascalico-narrativa o illustrativa di [[extradiegetica|episodi extradiegetici]]. Ciò che lo rende un artificio scenico è dunque il carattere di estraneità alle convenzioni dialogiche della realtà sensibile, dove difficilmente si potrebbe esporre un argomento interiore a voce alta, se fossimo sicuri di non essere ascoltati.
 
Proprio per il suo carattere di innaturalezza, il monologo venne quasi totalmente soppresso nei testi esemplificativi del teatro borghese, che tendeva a restituire in scena la dimensione della realtà sensibile: [[Anton Čechov|Čechov]] lo reintrodusse, forzando i caratteri propri del [[Naturalismo (letteratura)|naturalismo]] borghese, per sottolineare il tumulto interiore dei suoi personaggi.
esemplificativi del teatro borghese, che tendeva a restituire in scena la dimensione della realtà sensibile: [[Anton Čechov|Čechov]] lo reintrodusse, forzando i caratteri propri del [[Naturalismo (letteratura)|naturalismo]] borghese, per sottolineare il tumulto interiore dei suoi personaggi.
 
Sempre l'innaturalezza dello stesso lo porta spesso ada essere definito "soliloquio", ossia il pensare ad alta voce rivolgendosi ada un pubblico immaginario: il monologo ha invece una funzione di reale agente della vicenda narrata quando un altro partecipante alla scena, nascosto da colui che lo sta agendo, lo ascolta. In questo caso, il monologo perde la caratteristica dell'attore solo in scena ma ha la funzione drammatica ben precisa di fungere da veicolo di informazione per gli altri personaggi del [[dramma]].
 
==Nel cinema==
Nel [[cinema]] il monologo può avere funzioni differenti: se la [[voce recitante]] agisce [[fuori campo (cinema)|fuori campo]] può essere da supporto all'immagine filmica, alla quale spesso detrae la sua funzione narrativa. Al contrario, può essere utilizzato anche come supporto della stessa o servire per giustificare un'[[ellissi temporale]]. Rientra, di norma, nel carattere della naturalezza, quando il personaggio parla tra sé a voce alta, in funzione della necessità di rappresentazione. Molto frequente, nel caso di trasposizioni cinematografiche di opere teatrali, è la trasformazione del monologo in voce fuori campo, come nel caso del film ''[[Hamlet 2000]]'' di [[Michael Almereyda]], in cui il monologo dell<nowiki>{{'</nowiki>}}''[[Amleto]]'' si trasforma da voce fuori campo a voce recitante da parte del protagonista, mescolando quindi le diverse tecniche di rappresentazione cinematografica del monologo.
 
== Note ==
<references/>
 
==Voci correlate==