Clare Boothe Luce: differenze tra le versioni

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{{Carica pubblica
|nome= Clare Boothe Luce
|immagine= Clare bootheBoothe Luce (R–CT).jpg
|didascalia =
|carica= [[Ambasciatore]] in [[Italia]]
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|predecessore= [[Ellsworth Bunker]]
|successore= [[James David Zellerbach]]
|carica2= Membro della [[Camera dei rappresentanti (degli Stati Uniti d'America)|Camera dei Rappresentanti]] - [[Connecticut]], distretto n.4
|mandato2= 3 gennaio [[1943]] - 3 gennaio [[1947]]
|predecessore2= [[Le Roy D. Downs]]
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|Nome = Clare
|Cognome = Boothe Luce
|PostCognomeVirgolaPreData = nata '''Ann Clare Boothe'''
|Sesso = F
|LuogoNascita = New York
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== Biografia ==
[[File:Clare Boothe Luce 1923.jpg|thumb|upright=1.0|Clare Boothe nel 1923]]
[[File:Clare Boothe Luce and Henry Luce NYWTS.jpg|thumb|upright=1.0|L'ambasciatrice Clare Boothe Luce con il secondo marito [[Henry Robinson Luce|Henry]] nel 1954]]
Ann Clare Boothe nasce nel 1903 a New York. L'infanzia non è facile. I genitori si separano quando ha soli 8 anni. Per pagarsi gli studi, Ann comincia a lavorare come [[attrice bambina]] con lo pseudonimo di ''Joyce Fair''.<ref>{{cita libro|curatore=Frank N. Magill, ed., ''|titolo=The 20th Century Go-N: Dictionary of World Biography'', Volume |volume=8, |pp. =2256-59.|anno=1999|editore=Routledge|lingua=inglese|ISBN=9781579580476}}</ref> Tra il 1914 e il 1922 prende parte, con buon successo, a un totale di 19 pellicole. Nel 1923, a venti anni, sposò George Tuttle Brokaw, ricco erede di una catena di abbigliamento di [[New York]], dal quale ebbe una figlia: Ann. Dopo il divorzio nel 1929, intraprese la carriera giornalistica. Lavorò nella rivista di moda ''[[Vogue (periodico)|Vogue]]'' e, nel 1931, assunse la direzione di ''[[Vanity Fair (1913-1936)|Vanity Fair]]'', periodico di costume, cultura, moda e politica.
 
Nel 1935 sposò in seconde nozze [[Henry Robinson Luce|Henry Luce]], fondatore ed [[editore]] di alcuni tra i più importanti [[periodico|periodici]] americani, quali ''[[Time]]'', ''[[Life (periodico)|Life]]'' e ''[[Fortune]]''. Eletta tra le file del [[Partito Repubblicano (Stati Uniti d'America)|Partito Repubblicano]], dal 1943 al 1947 fece parte della [[Camera dei rappresentanti (degli Stati Uniti d'America)|Camera dei Rappresentanti]], per lo Stato del [[Connecticut]]. La morte della figlia Ann, avvenuta in un incidente automobilistico nel 1944, provocò in lei una crisi che la condusse, nel 1946, sotto la guida del predicatore monsignor [[Fulton John Sheen|Fulton J. Sheen]],<ref>Fulton John Sheen (1895-1979) [[arcivescovo]] americano, per molti anni condusse programmi [[Radio (mass media)|radiofonici]] e [[Televisione|televisivi]] di argomento religioso.</ref> a [[Conversione religiosa|convertirsi]] al [[cattolicesimo]]. Narrò la tragica esperienza vissuta e le motivazioni della sua scelta in ''The Real Reason'' (''La vera ragione''), un articolo pubblicato nel [[1947]] sul mensile femminile ''McCall's''.
 
Dal 1953 al 1956, nominata dal [[Presidente degli Stati Uniti d'America|Presidente]] [[Dwight D. Eisenhower|Dwight Eisenhower]], fu ambasciatrice statunitense in [[Italia]], dove il suo deciso [[anticomunismo]] e alcuni interventi nelle vicende [[Politica interna|politiche interne]] provocarono diverse polemiche<ref>[[{{cita libro|cognome=Montanelli|nome=Indro|wkautore=Indro Montanelli]] e [[|cognome2=Cervi|nome2=Mario|wkautore2=Mario Cervi]], ''|titolo=L'Italia della Repubblica'', |città=Milano, |editore=Rizzoli, |anno=1985, |pp. =200-201.|ISBN=978-88-17-42022-8}}</ref><ref>{{cita libro|autore=[[Giuseppe Mammarella]], ''|titolo=L'Italia dopo il fascismo. 1943-1973'', |città=Bologna, |editore=Il Mulino, |anno=1974, pag. |pagina=268.}}</ref>; tra l'altro, nel 1955 convinse il Dipartimento della difesa a dichiarare ufficialmente che il governo statunitense non avrebbe più concesso [[Delocalizzazione (economia)|contratti ''offshore'']] per la produzione di equipaggiamento militare a quelle imprese italiane in cui "i sindacati rossi" fossero stati in maggioranza nelle commissioni interne<ref>S.{{cita libro|cognome=Colarizi, ''|nome=Simona|titolo=La seconda guerra mondiale e la Repubblica'', in G.|volume=23|curatore=Giuseppe Galasso (a cura di), ''|collana=Storia d'Italia'', vol. XXIII, |città=Torino|editore=UTET, Torino |anno=1984, |p. =688.|ISBN=88-02-03795-7}}</ref>. Si batté con determinazione affinché gli Stati Uniti prendessero posizione a fianco dell'Italia nella [[questione triestina]] e la sua azione mediatrice fu determinante per la conclusione di un accordo con la [[Jugoslavia]].<ref name="Corriere">{{cita news|pubblicazione= Corriere della Sera|titolo=È morta Clare Boothe Luce, editore in America e ambasciatrice in Italia|autore=Dino Frescobaldi|data=10 ottobre 1987|p=5}}</ref>
La morte della figlia Ann, avvenuta in un incidente automobilistico nel 1944, provocò in lei una crisi che la condusse, nel 1946, sotto la guida del predicatore monsignor [[Fulton John Sheen|Fulton J. Sheen]],<ref>Fulton John Sheen (1895-1979) [[arcivescovo]] americano, per molti anni condusse programmi [[Radio (mass media)|radiofonici]] e [[Televisione|televisivi]] di argomento religioso.</ref> a [[Conversione religiosa|convertirsi]] al [[cattolicesimo]]. Narrò la tragica esperienza vissuta e le motivazioni della sua scelta in ''The Real Reason'' (''La vera ragione''), un articolo pubblicato nel [[1947]] sul mensile femminile ''McCall's''.
 
Nel 1956 fu colpita da una grave forma di [[enterite]] e di anemia da ferro; una delle ipotesi inizialmente ventilate, successivamente smentite dal suo medico curante e dall'Ambasciata statunitense in Italia, è che la Signora potesse essere stata avvelenata dall'arsenico e dal piombo utilizzato per le decorazioni della sua stanza da letto nella residenza di [[Villa Taverna (Roma)|Villa Taverna]] a [[Roma]]. La vicenda fu, per un certo periodo, all'attenzione della cronaca.<ref>{{cita news|pubblicazione= [[Corriere della Sera]]|titolo=La malattia della signora Luce|autore=G. R.|data=20 luglio 1956|p=5}}</ref> Grande apprezzatrice dell'alta moda italiana, fu a Roma assidua frequentatrice e cliente degli ateliers [[Gattinoni]], [[Vincenzo Ferdinandi|Ferdinandi]], [[Emilio Schuberth|Schuberth]] e [[Sorelle Fontana]].
Dal 1953 al 1956, nominata dal [[Presidente degli Stati Uniti d'America|Presidente]] [[Dwight D. Eisenhower|Dwight Eisenhower]], fu ambasciatrice statunitense in [[Italia]] dove il suo deciso [[anticomunismo]] e alcuni interventi nelle vicende [[Politica interna|politiche interne]] provocarono diverse polemiche<ref>[[Indro Montanelli]] e [[Mario Cervi]], ''L'Italia della Repubblica'', Milano, Rizzoli, 1985, pp. 200-201.</ref><ref>[[Giuseppe Mammarella]], ''L'Italia dopo il fascismo. 1943-1973'', Bologna, Il Mulino, 1974, pag. 268.</ref>; tra l'altro, nel 1955 convinse il Dipartimento della difesa a dichiarare ufficialmente che il governo statunitense non avrebbe più concesso [[Delocalizzazione (economia)|contratti ''offshore'']] per la produzione di equipaggiamento militare a quelle imprese italiane in cui "i sindacati rossi" fossero stati in maggioranza nelle commissioni interne<ref>S. Colarizi, ''La seconda guerra mondiale e la Repubblica'', in G. Galasso (a cura di), ''Storia d'Italia'', vol. XXIII, UTET, Torino 1984, p. 688.</ref>. Si batté con determinazione affinché gli Stati Uniti prendessero posizione a fianco dell'Italia nella [[questione triestina]] e la sua azione mediatrice fu determinante per la conclusione di un accordo con la [[Jugoslavia]].<ref name=Corriere>{{cita news|pubblicazione= Corriere della Sera|titolo=È morta Clare Boothe Luce, editore in America e ambasciatrice in Italia|autore=Dino Frescobaldi|data=10 ottobre 1987|p=5}}</ref>
 
Nel 1956 fu colpita da una grave forma di [[enterite]] e di anemia da ferro; una delle ipotesi inizialmente ventilate, successivamente smentite dal suo medico curante e dall'Ambasciata statunitense in Italia, è che la Signora potesse essere stata avvelenata dall'arsenico e dal piombo utilizzato per le decorazioni della sua stanza da letto nella residenza di [[Villa Taverna (Roma)|Villa Taverna]] a [[Roma]]. La vicenda fu, per un certo periodo, all'attenzione della cronaca.<ref>{{cita news|pubblicazione= [[Corriere della Sera]]|titolo=La malattia della signora Luce|autore=G. R.|data=20 luglio 1956|p=5}}</ref>
Grande apprezzatrice dell'alta moda italiana, fu a Roma, assidua frequentatrice e cliente degli ateliers [[Gattinoni]], [[Vincenzo Ferdinandi|Ferdinandi]], [[Emilio Schuberth|Schuberth]] e [[Sorelle Fontana]].
 
I ''dossier'' di Claire Booth Luce, recentemente desecretati dagli archivi nazionali Usa, confermano lo spiccato anticomunismo dell'ambasciatrice che più volte aveva ribadito: «Il principale obiettivo degli aiuti militari ed economici americani all'Italia è di difendere il [[mondo libero]] dal comunismo». "Al presidente della Fiat, [[Vittorio Valletta]], la Luce chiede ad esempio (...) «di non dare pubblicità ai giornali comunisti, di escludere i comunisti dal novero dei tecnici e del management, di precisare mensilmente a quale sindacato siano iscritti e di organizzare un fondo di sicurezza interna». Gli stessi ''dossier'' sottolineano anche l'obiettivo della Luce «di sottrarre il cinema italiano dal dominio del [[Partito Comunista Italiano|PCI]]» A preoccupare Claire Booth Luce, nell'estate del '55, era il fatto che il 90-95% delle maestranze di ''[[Guerra e pace (film 1956)|Guerra e pace]]'' (...) fosse iscritto alla [[CGIL]]. Dopo un lungo braccio di ferro, nel cast, verranno assunti anche iscritti a [[CISL]] e [[Unione Italiana del Lavoro (1950)|UIL]]"<ref>Ennio Caretto, ''L'offensiva sugli intellettuali caldeggiata dall'ambasciatrice Luce. Una diplomatica anticomunista. Troppa Cgil per Tolstoj'', [[Corriere della Sera]], 17 aprile 2005.</ref>.
 
Tornata negli Stati Uniti, nel 1964 sostenne la [[Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1964|campagna presidenziale]] del [[Conservatorismo|conservatore]] repubblicano, [[Senato degli Stati Uniti|senatore]] [[Barry Goldwater]], che venne però sconfitto nettamente dal [[Partito Democratico (Stati Uniti d'America)|democratico]] [[Lyndon B. Johnson]]. Morì a Washington, a causa di [[tumore al cervello|cancro al cervello]], nell'ottobre del 1987.<ref name="Corriere" />
 
Morì a Washington, a causa di [[tumore al cervello|cancro al cervello]], nell'ottobre del 1987.<ref name=Corriere />
 
== Opere ==
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* ''[[Shame (film 1917)|Shame]]'', regia di [[John W. Noble]] (1917)
* ''[[The Woman the Germans Shot]]'', regia di [[John G. Adolfi]] (1918)
* ''[[The End of the Road (film 1919)|The End of the Road]]'', regia di [[Edward H. Griffith]] (1919) <!-- 16 febbraio 1919 -->
* ''[[Welcome to Our City]]'', regia di [[Robin H. Townley]] e [[Leopold Wharton]] (1922)
 
[[File:Poster - Women, The 01.jpg|thumb|upright=1.0|Manifesto del film ''[[Donne (film 1939)|Donne]]'' (1939), sceneggiato da Clare Boothe]]
 
=== Sceneggiatrice ===
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*''[[Margine d'errore]]'' (''Margin for Error''), regia di [[Otto Preminger]] - lavoro teatrale ''Margin For Error'' (1943)
*''[[Le due suore]]'' (''Come to the Stable''), regia di [[Henry Koster]] - soggetto (1949)
*''[[Sesso debole? (film 1956)|Sesso debole?]]'' (''The Opposite Sex''), regia di [[David Miller (regista)|David Miller]] (1956) (adapted from a play by)
*''[[Donne a New York]]'' - lavoro teatrale ''The Women'' (1977)
 
=== Sceneggiature TV ===
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|collegamento_onorificenza=Ordine al merito della Repubblica italiana
|motivazione=
|luogo=15 dicembre [[1956]]<ref>[http{{cita web|url=https://www.quirinale.it/elementionorificenze/insigniti/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=32400|titolo=BOOTHE SitoLUCE webS.E. delra Clara|sito=Quirinale: dettaglio decorato.]}}</ref>
}}
 
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== Altri progetti ==
{{interprogetto|q}}
 
== Collegamenti esterni ==
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* {{Cita web |url=http://archiviostorico.corriere.it/2012/aprile/26/avvelenata_Villa_Taverna_co_10_120426032.shtml |titolo=Copia archiviata |accesso=15 giugno 2012 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141018083644/http://archiviostorico.corriere.it/2012/aprile/26/avvelenata_Villa_Taverna_co_10_120426032.shtml |dataarchivio=18 ottobre 2014 |urlmorto= }} di Paolo Fallai, ''Corriere della Sera'', 26 aprile 2012, p.&nbsp;15, Archivio storico. <small>URL consultato il 15 giugno 2012.</small>
* {{Cita news|autore=Marianna Rizzini|url=http://www.ilfoglio.it/articoli/2014/04/28/news/la-luce-damerica-55748/|titolo=La luce d’America|pubblicazione=[[Il Foglio (quotidiano)|Il Foglio]]|data=28 Aprile 2014|accesso=17 aprile 2017|dataarchivio=17 marzo 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170317055733/http://www.ilfoglio.it/articoli/2014/04/28/news/la-luce-damerica-55748/|urlmorto=sì}}
*{{en}}cita [web|lingua=en|url=http://bioguide.congress.gov/scripts/biodisplay.pl?index=l000497 |titolo=LUCE, Clare Boothe] scheda biografica nella "|sito=Biographical Directory of the United States Congress". <small>URL consultato il |accesso=14 ottobre 2014.</small>}}
*{{cita libro|lingua=en}} [|url=https://www.loc.gov/exhibits/wcf/wcf0010.html Raccolta di documenti di C.|titolo=Clare Boothe Luce] in "|sito=The Library of Congress". <small>URL consultato il |accesso=14 ottobre 2014.</small>}}
 
{{Box successione
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{{Controllo di autorità}}
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