Deformità: differenze tra le versioni
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Il termine '''deformità''' ({{latino|deformitas}}) si riferisce a un difetto fisico, congenito o intervenuto patologicamente, che causa un'alterazione nell'aspetto abituale di parti o dell'intero corpo umano o animale. La deformità non è necessariamente connessa alla [[disabilità]] ma questa può causare disfunzioni e deviazioni dalla normalità anatomica tali da determinare una diversità corporea percepita come esteticamente spiacevole alla vista.<ref>''Enciclopedia Italiana Treccani'' alla voce corrispondente</ref>
==Cultura greca==
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Perciò la società spartana militarista ed elitaria ritiene che coloro che sono, per volere degli dei, contro natura debbano, per legge, essere abbandonati. Non altrettanto avviene ad Atene dove la deforme testa di [[Pericle]]<ref>«Pericle, irreprensibile in tutte le altre parti nella forma del corpo, ma prominente e asimmetrico nella testa. Per questo quasi tutte le statue sono cinte da elmi, non volendo come sembra gli artisti schernirlo. E i poeti attici lo chiamavano "dalla testa a forma di scilla", dal momento che la cipolla si può chiamare anche scilla. Tra i comici Cratino nei Chironi dice: "La Discordia e il vecchio Crono unitisi tra loro generarono un grandissimo tiranno, che gli dei chiamano 'Cefaloghereta' ", e ancora nella Nemesi dice: "Vieni, Zeus, protettore dell'ospitalità dall'alta testa".» (Plut. ''Per.'', 3, 3-4)</ref>, non gli impedisce di governare.
Così nel Teeteto Socrate testimonia che era uso abituale allevare un neonato deforme poiché nessuna legge lo impediva<ref>Plat. ''Theaet.'', 161a</ref>. L'aristocratico Platone invece ritiene ingiusto far continuare a vivere un neonato che la natura ha privato delle gioie della vita<ref>Platone, ''
Un caso particolare di deformità nell'antica cultura greca è la tradizionale rappresentazione della figura di [[Socrate]] che fu descritto dai suoi contemporanei, [[Platone]], [[Senofonte]] e [[Aristofane]], come fisicamente "brutto"<ref> Platone, ''Simposio'' 215 B-C; Senofonte ''Simposio'', IV,197; Aristofane, ''Le nuvole''.</ref> In particolare, nel ''Simposio'' Platone lo accosta alla figura dei "[[Sileno|Sileni]]" quegli esseri propri della cultura religiosa greca, a metà tra un dèmone e un animale, che formavano i cortei del dio dell'ebbrezza, [[Dioniso]]. Ma la "bruttezza" di Socrate cela, per mezzo di una maschera, qualcos'altro: {{citazione|Alcibiade paragona Socrate a quei Sileni che nelle botteghe degli scultori servono da contenitori per le raffigurazioni degli dèi. Così, l'aspetto esteriore di Socrate, l'apparenza quasi mostruosa, brutta, buffonesca, imprudente, non è che una facciata, una maschera.<ref>Pierre Hadot, ''Elogio di Socrate'', Genova, Il Melangolo, 1999, p. 13.</ref>}}
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{{citazione|Romolo ordinò agli abitanti della città di allevare tutti i figli maschi e la primogenita delle femmine e di non uccidere alcun bimbo al di sotto dei tre anni di età, a meno che non fosse deforme o mostruoso (παιδίον ἀνάπηρον ἢ τέρας)<ref>[[Dionigi di Alicarnasso]], 2, 15, 1-2)</ref>.}}
[[File:Seneca-berlinantikensammlung-1.jpg|upright=0.7|thumb|Busto di Seneca (''[[Antikensammlung (Berlino)|Antikensammlung]]'' di [[Berlino]], da un'[[Erma (scultura)|erma]] di Seneca e [[Socrate]])]]
Come nel mondo greco anche per i Romani il deforme è il segno profetico di sventure dovute alla violazione della pax deorum. Mentalità che prosegue con diverse motivazioni nell'età imperiale come in [[Lucio Anneo Seneca]] che vede nella soppressione dei deformi un principio di igiene sociale per la salvaguardia della sanità dello Stato:
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==Medioevo==
[[File:Bernhard von Clairvaux (Initiale-B).jpg|thumb|[[Bernardo da
Il concetto di deformità viene elaborato in epoca medioevale da [[
La «''vitiosa deformitas''» invece per Bernardo è qualcosa che ha deviato dalla formosità, dalla bellezza e quindi dalla bontà poiché, come insegnava la kalokagathia greca, ciò che è bello è anche buono e il bene non può che provenire da Dio; al contrario la bruttezza, la malvagità è tipica del deforme marchiato dal demonio, lui stesso essere deforme per definizione.<ref>[[Gian Maria Varanini]], ''Deformità fisica e identità della persona tra medioevo ed età moderna: atti del XIV Convegno di studi organizzato dal Centro di studi sulla civiltà del tardo medioevo'': san Miniato 21-23 settembre 2012, Firenze University Press, 2016 pp. 316-324.</ref>
La concezione di base è che il peccato, specie quello commesso nella sfera sessuale, determini la deformità. Scrive Pier Damiani verso il 1065 all'abate di Montecassino che dal matrimonio [[endogamia|endogamo]] di [[Roberto II di Francia|Roberto II re di Francia]] con Berta, vedova di Eude d'Anjou, sua parente, per la violazione dell'etica matrimoniale della Chiesa, era nato un figlio deforme dalla testa e dal collo simili a quelli di un'oca (''anserinum per omnia collum et caput habentem'')<ref>[http://www.alim.dfll.univr.it/alim/letteratura.nsf/(testiID)/C588AC15BFC5B513C1257C11007940DE!opendocument ''Archivio della latinità italiana del Medioevo'', p. 135].</ref>. La coppia reale, scomunicata, appariva quasi contagiosa agli occhi dei servi che passavano sul fuoco qualunque cosa fosse entrata in contatto con i reprobi. Appariva chiaro che la punizione del peccato non esentava neppure la stirpe reale che anzi veniva colpita più duramente per il cattivo esempio dato al popolo.<ref>''Deformità fisica e identità della persona tra medioevo ed età moderna...'', op. cit., pp. 271-272.</ref>
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*M. Mazzocut-Mmis, ''Mostro. L'anomalia e il deforme nella natura e nell'arte'', Milano, Guerini, 1992.
*Rosenkranz, ''Aesthetik des Hässlichen'', Königsberg, Bornträger, 1853 (trad. it. Palermo, Aesthetica, 1994).
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