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{{Edificio civile
|nome edificio = La Zisa
|immagine = La Zisa (Palermo) msu2017-0466msu-1093.jpg
|paese = ITA
|divamm1 = Sicilia
|città = Palermo
|indirizzo = Piazza Zisa
|periodo costruzione =1165 1165-1184
|stile = Normanno
|uso = Museo
|proprietario = [[Regione Siciliana]]
|committente = [[Altavilla]]
}}
{{UNESCO
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|tipologia = architettonico
|criterio = C (ii) (iv)
|pericolo = noNon in pericolo
|link = 1487
|link2 = <!-- (*) Codice del bene -->
|linkMappa = <!-- Nome dell'immagine contenente la mappa. Basta il nome dell'immagine con l'estensione, non servono altri parametri -->
}}
Il '''palazzo della Zisa''' (dall'[[lingua araba|arabo]] ''al-ʿAzīza'', ovvero "la splendida") sorgevasorge fuori quelle che erano le mura della città di [[Palermo]], all'interno del parco reale normanno, il ''Genoardo'' (dall'arabo ''Jannat al-arḍ'' ovvero "giardino" o "paradiso della terra"), che si estendeva con splendidi padiglioni, rigogliosi giardini e bacini d'acqua da [[Altofonte]] fino alle mura del palazzo reale<ref>{{Cita libro |pagina=461 |autore=[[Tommaso Fazello]] |titolo=Della Storia di Sicilia - Deche Due |url=https://books.google.it/books?hl=it&id=hM2XPuLTSDgC |volume=1 |città=Palermo |editore=Giuseppe Assenzio - Traduzione in lingua toscana |anno=1817}}</ref>. L'etimologia della Zisa ci viene spiegata da [[Michele Amari]] che, nella sua ''Storia dei musulmani di Sicilia''<ref>II ediz. modificata e accresciuta dall'autore, pubblicata con note a cura di [[Carlo Alfonso Nallino]], Catania, Romeo Prampolini, 1938, III/2, p. 500 e segg.</ref> così scriveva: {{citazione|Guglielmo … rivaleggiando col padre … si mosse a fabbricare tal palagio che fosse più splendido e sontuoso di que' lasciatigli da [[Ruggero II di Sicilia|Ruggiero]]. Il nuovo edifizio fu murato in brevissimo tempo con grande spesa e postogli il nome di ''al-ʿAzîz'', che in bocche italiane diventò «la Zisa» e così diciamo fin oggi<ref>Nella nota leggiamo: «Falcando non dà il nome del palagio. Il testo di Romualdo ha ''Lisam'', nelle edizioni antiche: ma quella di Pertz. ''Scriptores'', XIX, 434, dà più correttamente ''Sisam'', con l'avvertenza in nota «Hodie Cisa», la quale lezione rende forse la pronuncia all'orecchio di qualche straniero, ma io non l'ho mai vista in alcuna scrittura nostrale. Al contrario i diplomi latini del XIII e XIV secolo ed una cronaca anch'essa del XIV, hanno ''Zisa'', e ''Asisia'', ed un diploma del 1238, presso Mongitore, ''Sacrae domus Mansionis… Monumenta'', contien la concessione d'un terreno ''in regione Assisii'', al mascolino. Finalmente avverto che l'aggettivo ''al-ʿAzîz'', anche al mascolino, poiché s'intende ''al-Qaṣr'' (il palagio), occorre in fin dell'iscrizione arabica della sala terrena, pubblicata dal Morso, ''Palermo antico'', 2ª edizione, pag. 184. […] Notisi intanto che la lezione Sisa, risponde precisamente alla trascrizione del nome ʿAbd al-ʿAzîz, il quale in un diploma del 1239, nel registro dell'imperator Federigo II, ediz. del Carcani, pag. 398, è scritto Abdellasis; e anche nel diploma del 17 aprile 1240 nel Huillard-Bréholles», ''Hist. diplomatica Friderici II'', t. V, p. 907.</ref>}}
 
== Storia ==
{{dx|[[File:Palazzo Zisa PA 04.JPG|thumb|La spianata della Fontana.]]}}
Le prime notizie, indicanti il [[1165]] come data d'inizio della costruzione della Zisa, sotto il regno di [[Guglielmo I di Sicilia|Guglielmo I]] (detto "Il Malo"), ci sono state tramandate da [[Ugo Falcando]] nel ''[[Liber De Regno Sicilie|Liber de Regno SiciliaeSiciliæ]]''. Sappiamo da questa fonte che nel [[1166]], anno della morte di Guglielmo I, la maggior parte del palazzo era stata costruita «''mira celeritate, non sine magnis sumptibus''» (lett. "«con straordinaria velocità, non senza ingenti spese») e che l'opera fu portata a termine dal suo successore [[Guglielmo II di Sicilia|Guglielmo II]] (detto "Il Buono") ([[1172]]-[[1184]]), subito dopo la sua maggiore età.
[[File:Palazzo Zisa PA 03.JPG|thumb|Facciata|left]]
Le prime notizie, indicanti il [[1165]] come data d'inizio della costruzione della Zisa, sotto il regno di [[Guglielmo I di Sicilia|Guglielmo I]] (detto "Il Malo"), ci sono state tramandate da [[Ugo Falcando]] nel ''Liber de Regno Siciliae''. Sappiamo da questa fonte che nel [[1166]], anno della morte di Guglielmo I, la maggior parte del palazzo era stata costruita “''mira celeritate, non sine magnis sumptibus''” (lett. "con straordinaria velocità, non senza ingenti spese) e che l'opera fu portata a termine dal suo successore [[Guglielmo II di Sicilia|Guglielmo II]] (detto "Il Buono") ([[1172]]-[[1184]]), subito dopo la sua maggiore età.
 
L'appellativo Mustaʿizz è riferito, secondo [[Michele Amari]], a Guglielmo II, anche in un'iscrizione in caratteri ''naskhī'' nell'intradosso dell'arcata d'accesso alla Sala della Fontana.
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Un'altra iscrizione, invece, ben più famosa – in caratteri [[cufico|cufici]] – è tutt'oggi conservata nel muretto d'attico del palazzo, tagliata ad intervalli regolari nel tardo medioevo, quando la struttura fu trasformata in fortezza. Alla luce di queste fonti, la maggior parte degli studiosi sono concordi nel fissare al [[1175]] la data di completamento dei lavori del ''solatium'' reale.
 
Fino al [[XVII secolo]] il ''palatium'' non venne sostanzialmente modificato, come ci testimonia la descrizione del [[1526]] fatta dal monaco bolognese [[Leandro Alberti]], cheil quale visitò la Zisa in quell'anno. Significativi interventi di restauro si ebbero negli anni [[1635]]-[[1636|36]], quando [[Giovanni de Sandoval e Platamone]], cavaliere dell'Alcantara, marchese di San Giovanni la Mendola, príncipe di Castelreale, signore della Mezzagrana e della Zisa, acquistò la Zisa, adattandola alle nuove esigenze abitative. In occasione di questi lavori fu aggiunto un altro piano, chiudendo il terrazzo, e si costruì, nell'ala destra del palazzo, secondo la moda dei tempi, un grande scalone, resecando i muri portanti e distruggendo le originarie scale d'accesso.
 
[[File:Lazisa2-2010-03-11.jpg|thumb|left|Sistema delle vasche]]
Successivamente, nel [[1806]], la Zisa pervenne ai Principi [[Notarbartolo]], rappresentanti della più antica nobiltà siciliana ed eredi della Casa Ducale dei Sandoval de Leon, che ne fecero propria residenza effettuando diverse opere di consolidamento, quali il risarcimento di lesioni sui muri e l'incatenamento degli stessi per contenere le spinte delle volte. Venne trasformata la distribuzione degli ambienti mediante la costruzione di tramezzi, soppalchi, scalette interne e nel [[1860]] fu ricoperta la volta del secondo piano per costruire il pavimento del padiglione ricavato sulla terrazza.
 
Nel [[1955]] il palazzo fu espropriato dallo Stato, ede i lavori di restauro, iniziati immediatamente, vennero poco dopo sospesi. Dopo un quindicennio d'incuria ed abbandono nel [[1971]] alcune parti ldell'ala destra, compromesse strutturalmente dai lavori del Sandoval e dagli interventi di restauro, crollarono.<br />
Il progetto di restauro filologico e la fruizione venne affidato al Prof. Giuseppe Caronia, il quale, dopo circa vent'anni di appassionato lavoro e rilettura integrale, nel giugno del 1991, restituì alla storia, uno dei monumenti più belli e suggestivi della civiltà siculo normanna. Durante l'opera di restauro il Prof. Caronia invitò più volte a visitare il cantiere il direttore editoriale della casa editrice [[Casa editrice Giuseppe Laterza & figli|Laterza]], [[Enrico Mistretta]], che al termine dei lavori fece raccogliere un ampio materiale illustrativo a documentazione delle varie fasi del restauro, materiale adeguatamente commentato dallo stesso Caronia, pubblicando quindi nel 1982 uno splendido volume di grande formato.
 
Il progetto di restauro filologico e per la fruizione venne affidato al Prof.a Giuseppe Caronia, il quale, dopo circa vent'anni di appassionato lavoro e rilettura integrale, nel giugno del 1991, restituì alla storia, uno dei monumenti più belli e suggestivi della civiltà siculo -normanna. Durante l'opera di restauro il Prof. Caronia invitò più volte a visitare il cantiere il direttore editoriale della casa editrice [[Casa editrice Giuseppe Laterza & figli|Laterza]], [[Enrico Mistretta]], che al termine dei lavori fece raccogliere un ampio materiale illustrativo a documentazione delle varie fasi del restauro, materiale adeguatamente commentato dallo stesso Caronia, pubblicando quindi nel 1982 uno splendidoun volume di grande formato.
Dal 1991 la Zisa ospita il [[Museo d'arte islamica (Palermo)|Museo d'arte islamica]].
 
Dal 1991 la Zisa ospita il [[Museo d'arte islamica (Palermo)|Museo d'arte islamica]]. Dal 3 luglio [[2015]] fa parte del [[Patrimonio dell'umanità]] ([[UnescoUNESCO]]) nell'ambito dell'"Itinerario Arabo-Normanno di Palermo, Cefalù e Monreale". Il titolo nobiliare di Principe di Castelreale fu creato dai Re di Spagna per i proprietari del castello: fu concesso inizialmente ai Sandoval con apposito privilegio del 1672, e in seguito passò con titoli e beni ai [[Notarbartolo|Notarbartolo di Sciara]], eredi dei Sandoval.
 
Il titolo nobiliare di Principe di Castelreale fu creato dai Re di Spagna per i proprietari del castello: fu concesso inizialmente ai Sandoval con apposito privilegio del 1672, e in seguito passò con titoli e beni ai [[Notarbartolo|Notarbartolo di Sciara]], eredi dei Sandoval.
 
== Descrizione ==
[[File:Palermo-Zisa-bjs-3.jpg|thumb|Nicchia della sala principale con fontana e [[Muqarnas]].]]
[[File:Palazzo Zisa PA 08.JPG|thumb|Abside della Cappella Palatina della Santissima Trinità.]]
Il palazzo della zisa, concepito come dimora estiva dei re, rappresenta uno dei migliori esempi del connubio di arte e architettura normanna con ambienti tipici della casa normanna (compresa la doppia torre cuspidata) e decorazioni e ingegnerie arabe per il ricambio d'aria negli ambienti. Si tratta di un edificio rivolto a nord-est, cioè verso il mare per meglio godere delle brezze più temperate, specialmente notturne, che venivano captate dentro il palazzo attraverso i tre grandi [[fornice|fornici]] della facciata e la grande finestra belvedere del piano alto. Questi venti, inoltre, venivano inumiditi dal passaggio sopra la grande peschiera antistante il palazzo e la presenza di acqua corrente all'interno della ''Sala della Fontana'' dava una grande sensazione di frescura. L'ubicazione del bacino davanti al fornice d'accesso, infatti, è tutt'altro che casuale: esso costituiva una fonte d'umidità al servizio del palazzo e le sue dimensioni erano perfettamente calibrate rispetto a quelle della Zisa. Anche la dislocazione interna degli ambienti era stata condizionata da un sistema abbastanza complesso di circolazione dell'aria che attraverso canne di ventilazione, finestre esterne ed altri posti in riscontro stabilivano un flusso continuo di aria.
 
La stereometria e la simmetria del palazzo sono assolute. Esso è orizzontalmente distribuito in tre ordini, il primo dei quali al piano terra è completamente chiuso all'esterno, fatta eccezione per i tre grandi fornici d'accesso. Il secondo ordine è segnato da una cornice marcapiano che delinea anche i vani delle finestre, mentre il terzo, quello più alto, presenta una serie continua di arcate cieche. Una cornice con l'iscrizione dedicatoria chiudeva in alto la costruzione con una linea continua. Si tratta di un'iscrizione in caratteri [[cufico|cufici]], molto lacunosa e priva del nome del re e della data, che è tuttora visibile nel muretto d'attico del palazzo. Questa iscrizione venne, infatti, tagliata ad intervalli regolari per ricavarne merli nel momento in cui il palazzo fu trasformato in fortezza.
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{{Palermo arabo-normanna e le cattedrali di Cefalù e Monreale}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|Architettura|Palermo|Sicilia}}