Lucio Licinio Crasso: differenze tra le versioni

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{{Magistrato romano
'''Lucio Licinio Crasso''' (latino: Lucius Licinius Crassus; [[140 a.C.]] circa-[[91 a.C.]]) fu un uomo politico della [[Repubblica romana]], [[console (storia romana)|console]] per l'anno [[95 a.C.]], oltre che il più grande [[oratore]] della sua epoca.
|nome = Lucio Licinio Crasso
|titolo = [[Console (storia romana)|Console]] della [[Repubblica romana]]
[[de:|nome completo = ''Lucius Licinius Crassus]]''
|immagine =
|legenda =
|data di nascita = [[140 a.C.]]
|data di morte = 19 settembre [[91 a.C.]]
|consorte = Mucia
|figli = Licinia Prima<br/>Licinia Seconda<br/>Licinia Terza
|Gens = [[Gens Licinia|Licinia]]
|questura = [[110 a.C.]]
|tribunato della plebe = [[107 a.C.]]
|edilità = [[103 a.C.]]
|pretura = [[98 a.C.]]
|consolato = [[95 a.C.]]
|censura = [[92 a.C.]]
}}
{{Bio
|Nome = Lucio
|Cognome = Licinio Crasso
|PreData = [[enLingua latina|latino]]: ''Lucius Licinius Crassus]]''
|Sesso = M
|LuogoNascita =
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita = [[140 a.C.]]
|LuogoMorte =
|GiornoMeseMorte = 19 settembre
|AnnoMorte = 91 a.C.
|NoteMorte = <ref>La data di morte si deduce da Cic. ''De orat.'' III 1 (dove si legge che Crasso morì nove giorni dopo la conversazione rappresentata nei libri II e III del ''De oratore'', cioè il 10 settembre) e III 6 (dove Cicerone data il decesso a sei giorni dopo la seduta del senato nella quale quello si era scontrato col console Filippo, la quale si era tenuta il 13 settembre).</ref>
|Epoca = II a.C.
|Epoca2 = I a.C.
|Attività = oratore
|Nazionalità = romano
'''Lucio|FineIncipit Licinio= Crasso''' (latino: Lucius Licinius Crassus; [[140 a.C.]] circa-[[91 a.C.]])è fustato un uomo politico della [[Repubblica romana]], [[console (storia romana)|console]] per l'anno [[95 a.C.]], oltre che il più grande [[oratore]] della sua epoca.
}}
 
==Biografia==
Iniziò la sua carriera di oratore moltonel giovane, a ventuno anni ([[119 a.C.)]], quando [[Gneo Papirio Carbone (console 113 a.C.)|Gneo Papirio Carbone]], un uomo nobile ed eloquente, odiato dagli aristocratici, cui apparteneva Crasso, fu citato da lui in tribunale. Crasso dimostrò grande onestaonestà in questa causa, in quanto ricevette da uno schiavo di Carbone delle lettere sigillate sottratte dal tavolo del suo padrone, ma rimandò l'uomo a Carbone assieme alle lettere ancora chiuse. Carbone si suicidò per evitare l'onta della condanna.
 
Nel [[118 a.C.]] si oppose alla posizione del proprio partito nei riguardi di una legge che proponeva l'istituzione di una [[colonia romana]] a [[Narbona]]. Il [[Senato romano]] osteggiava tale proposta perché temeva che avrebbe causato una diminuzione degli introiti dell'erario statale legati agli affitti della terra pubblica. Crasso preferì questa volta sostenere la causa della legge, per ottenere il consenso delle classi più povere, che avrebbero ottenuto i maggiori profitti da questo provvedimento. Fu lo stesso Crasso a provvedere alla fondazione della colonia.
 
Nel [[114113 a.C.]] prese le difese della sua parente Licinia, una [[vergine vestale]], e di due sue colleghe, Marcia ed Emilia, che [[Processo alle vestali del 114-113 a.C.|erano state accusate di incesto]]. Con la sua eloquenza Crasso fece si che venissero riconosciute innocenti dal [[Pontefice massimo (storia romana)|pontefice massimo]] [[Lucio Cecilio Mettio]]; in seguito, però, il popolo incaricò [[Lucio Cassio Longino Ravilla]] di indagare sulla sentenza, e questa volta l'eloquenza di Crasso non fu sufficiente e le tre vennero condannate a morte.
 
Fu [[questore (storia romana)|questore]] assieme a [[Quinto Mucio Scevola (console 95 a.C.)|Quinto Mucio Scevola]]: al suo ritorno dalla provincia dell'[[Asia (provincia romana)|Asia]], passò per la [[Macedonia (provincia romana)|Macedonia]] e per [[Atene]]. Così come in Asia aveva preso lezioni da [[Scepsio Metrodoro]], ad Atene studiò presso [[Carmadra]] e altri filosofi e retori, ma si allontanò presto dalla città, incredibilmente risentito che gli ateniesiAteniesi non avessero ripetuto i misteri che avevano celebrato prima del suo arrivo.
 
Al suo ritorno a Roma riprese l'attività legale, difendendo l'amico [[Sergio Orata]] dall'accusa di appropriarsi dell'acqua pubblica per le sue coltivazioni di ostriche. Nel [[107 a.C.]] fu [[tribuno della plebe]].
 
Nel [[106 a.C.]] parlò in favore della ''lex[[Lex Servilia iudiciaria]]'' diproposta dal console [[Quinto Servilio CepioCepione (console 106 a.C.)|Quinto Servilio Cepione]], il cui scopo era quello di annullare la [[Lex Sempronia (122 a.C.)|''lex Sempronia'']] di [[TiberioGaio Sempronio Gracco|Caio Sempronio Gracco]] ([[122 a.C.]]), la quale aveva sancito che i giudici dovevano essere selezionati tra i [[ordine equestre|cavalieri]] e non tra i senatori. Nel [[103 a.C.]], mentre era [[edile (storia romana)|edile]] curule assieme a Scevola, diede dei sontuosi giochi, nei quali per la prima volta si ebbero combattimenti di leoni.
 
Fu poi [[pretore (storia romana)|pretore]] e [[augure]], per poi essere eletto [[console (storia romana)|console]] assieme a Scevola per l'anno [[95 a.C.]]: insieme promulgarono la ''[[lex Licinia Mucia]] de Civibuscivibus Regundisredigundis'', che vietavaportò aiad una revisione degli elenchi dei non-cittadini romaniRomani diper spacciarsidepennare comecoloro taliche enegli lianni obbligavaprecedenti asi lasciareerano l'Urbefatti illegalmente inserire in esse o si spacciavano per cittadini; fu il rigore di questa legge che contribuì allo scoppio della [[Guerraguerra sociale]]. Durante il consolato difese [[Quinto Servilio Cepio,Cepione che(legato era90 odiatoa.C.)|Quinto daiServilio cavalieriCepione per(figlio ladel suaconsole ''lexdel Servilia''106)]], edche era stato accusato di ''[[majestas]]'' da [[Gaio Norbano]], mae Cepione venneottenne il condannatoproscioglimento.
 
Si occupò poi dell'amministrazione della [[Gallia Citeriore]], che condusse egregiamente, a parte una caduta di stile. Volendo ottenere onori militari, cercò lo scontro con dei nemici, ma non ne trovò; pensò allora di sottomettere delle tribù innocue e chiese il [[trionfo]] per questa azione: fu solo per l'intervento di Scevola che la cosa non ebbe buon fine.
 
NelIntorno al [[93 a.C.]] partecipò ad una delle cause legali più note dell'epoca, quella tra Marco[[Manio Curio (94 a.C.)|Manio Curio]] e [[Marco Coponio (94 a.C.)|Marco Coponio]] riguardo ad una eredità: Crasso difese Curio, mentre le parti di Coponio furono prese da Scevola, che era un ottimo avvocato. La causa, nota come ''[[Causa Curiana]]'', verteva su di un testamento, fatto da un uomo che riteneva la moglie incinta di pochi mesi, e che lasciava i propri beni al figlio nascituro, a meno che questi non fosse morto prima dei quattordici anni, nel qual caso l'eredità sarebbe andata a Curio. Il figlio non nacque, e Scevola, difendendo l'interesse di Coponio, affermò che la clausola fosse stata annullata da questo fatto. Crasso, invece, affermò che l'autore del testamento non poteva distinguere tra il non verificarsi della clausola per morte del figlio dal caso in cui il figlio non fosse nato affatto, e quindi avanzava la richiesta di riconoscimento del ruolo di erede del suo cliente. La corte diede ragione a Crasso, e Curio ereditò.
 
Nel [[92 a.C.]] fu [[censore (storia romana)|censore]] con [[Gneo Domizio Enobarbo (console 96 a.C.)|Gneo Domizio Enobarbo]].
 
Nel [[91 a.C.]] sostenne i progetti riformistici del tribuno della plebe [[Marco Livio Druso (tribuno)|Marco Livio Druso]] e nel settembre di quell'anno, dopo aver pronunciato un ardente discorso di accusa contro il console [[Lucio Marcio Filippo (console 91 a.C.)|Lucio Marcio Filippo]] (avversario di Druso), si ammalò di polmonite e nel giro di pochi giorni morì.
 
==Discendenza==
Da sua moglie Mucia, figlia di [[Quinto Mucio Scevola (console 117 a.C.)|Quinto Mucio Scevola Augure]] e sua moglie Lelia, ebbe tre figlie:
* Licinia Prima, che sposò [[Publio Cornelio Scipione Nasica (pretore 93 a.C.)|Publio Cornelio Scipione Nasica]], figlio di [[Publio Cornelio Scipione Nasica Serapione (console 111 a.C.)|Publio Cornelio Scipione Nasica Serapione]], ed ebbe un figlio, [[Quinto Cecilio Metello Pio Scipione Nasica|Quinto Cornelio Nasica]], poi noto come Metello Scipione.
* Licinia Seconda, che sposò [[Quinto Cecilio Metello Pio]]. Non ebbero figli, ma adottarono il nipote, figlio di Licinia Prima.
* Licinia Terza, che sposò [[Gaio Mario il Giovane]], figlio di [[Gaio Mario]]. Non ebbero figli.
 
== Note ==
<references/>
 
Nel [[92 a.C.]] fu [[censore (storia romana)|censore]] con [[Gneo Domizio Enobarbo]].
== Bibliografia ==
* Smith, William, "Crassus 23", ''Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology'', v. 1, [https://web.archive.org/web/20110304051628/http://www.ancientlibrary.com/smith-bio/0888.html p. 879].
 
==Voci correlate==
* [[Consoli repubblicani romani]]
* [[Gens Licinia]]
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
 
{{Box successione
|tipologia = magistrato romano
|carica = [[Consoli repubblicani romani|<span style="color:#FFA257;">Consoli romani</span>]]
|immagine = Consul et lictores.png
|precedente = [[Gaio Cassio Longino (console 96 a.C.)|Gaio Cassio Longino]],<br>[[Gneo Domizio Enobarbo (console 96 a.C.)|Gneo Domizio Enobarbo]]
|periodo = [[95 a.C.]]<br>con [[Quinto Mucio Scevola (console 95 a.C.)|Quinto Mucio Scevola]]
|successivo = [[Gaio Celio Caldo]],<br>[[Lucio Domizio Enobarbo (console 94 a.C.)|Lucio Domizio Enobarbo]]
}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|Antica Roma|biografie}}
 
[[Categoria:Licinii|Crasso, Lucio]]
[[Categoria:Consoli repubblicani romani|Crasso, Licinio, Lucio]]
[[Categoria:Censori romani|Crasso, Licinio, Lucio]]
 
[[Categoria:Senatori romani del I secolo a.C.|Crasso, Licinio, Lucio]]
[[de:Lucius Licinius Crassus]]
[[Categoria:Auguri]]
[[en:Lucius Licinius Crassus]]
[[Categoria:Tresviri monetales|Crasso, Licinio, Lucio]]
[[hu:Lucius Licinius Crassus]]
[[ja:ルキウス・リキニウス・クラッスス]]