Muhammad ibn Nasr: differenze tra le versioni

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{{Monarca
{{Avvisounicode}}
|nome = Muhammad I di Granada
|sottotitolo = al-Ghalib biʾllāh
|immagine = Muhammad I Granada cropped CSM 185 (187).jpg
|legenda = Muhammad I (con la tunica rossa e lo scudo) alla guida delle sue truppe durante la [[rivolta mudegiara del 1264-1266]]. Illustrazione coeva conservata nel ''[[Cantigas de Santa Maria]]''<ref>Assieme a quello di sultano, anche i titolo di re ed [[emiro]] (in [[Lingua araba|arabo]] ''amir'') venivano utilizzati nei documenti ufficiali e dagli storici: {{cita|Rubiera Mata (2008)|p. 293}}.</ref>.
|titolo = [[Sultanato di Granada|sultano di Granada]]
|inizio regno = [[1238]] circa
|fine regno = 22 gennaio [[1273]]
|stemma = COA of Nasrid dynasty kingdom of Grenada (1013-1492).svg
|predecessore = ''titolo creato''
|successore = [[Muhammad II di Granada|Muhammad II]]
|titolo2 = sovrano della taifa di [[Arjona (Spagna)|Arjona]]
|inizio regno2 = 16 luglio [[1232]]
|fine regno2 = [[1244]] circa
|data di nascita = [[1195]]
|luogo di nascita = [[Arjona (Spagna)|Arjona]]
|data di morte = 22 gennaio [[1273]]
|luogo di morte = [[Granada]]
|sepoltura = [[Alhambra]]
|figli = [[Muhammad II di Granada]]
|dinastia = [[Nasridi]]
|religione = [[Sunnismo|Islam sunnita]]
}}
{{Bio
|Nome = Abu Abdullah Muhammad ibn Yusuf ibn Nasr
|Cognome =
|PostCognome = ({{arabo|أبو عبد الله محمد بن يوسف بن نصر}}), soprannominato '''Ibn al-Aḥmar''' (ابن الأحمر), cioè "il figlio del Rosso", per la [[Rutilismo|colorazione rossiccia]] della [[barba]] o con il suo [[laqab|nome onorifico]] '''al-Ghalib billah''' (الغالب بالله, "Il vincitore per grazia di Dio"),<ref name="vid802">{{cita|Vidal Castro (2000)|p. 802}}.</ref><ref name="lat1020">{{cita|Latham e Fernández-Puertas (1993)|p. 1020}}.</ref> e noto anche semplicemente come '''Muhammad I di Granada'''<ref name="vid802"/>
|PostCognomeVirgola = in {{arabo|محمد بن نصر}}, soprannominato al-Aḥmar (il Rosso) per la colorazione rossiccia della barba
|Sesso = M
|LuogoNascita = GranadaArjona
|LuogoNascitaLink = Arjona (Spagna)
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita = attorno al [[1194]]1195
|LuogoMorte = GuadixGranada
|GiornoMeseMorte = 22 gennaio
|AnnoMorte = 1273
|Epoca = 12001100
|Epoca2 = 1200
|Attività = sultano
|Nazionalità =
|Categorie = no
|FineIncipit = è, statofu il primo [[sultano]] della dinastia [[Nasridi|nasride]], di cui fu capostipite, e fondatore del [[Sultanato di Granada]], l'ultimo Stato musulmano indipendente stato della [[penisola iberica]]
}}
 
Muhammad visse in un periodo durante il quale i regni cristiani della regione, in particolare il [[Regno del Portogallo|Portogallo]], la [[Regno di Castiglia|Castiglia]] e l'[[Corona d'Aragona|Aragona]], furono riprese nell'ambito della [[Reconquista]] a scapito dei musulmani, i quali erano a capo dell'[[Al-Andalus]]. Muhammad ibn Yusuf assunse il potere nella sua nativa [[Arjona (Spagna)|Arjona]] nel 1232 quando si ribellò al signore de facto di Al-Andalus, Ibn Hud. Durante tale ribellione, riuscì ad assumere brevemente il controllo di [[Cordova]] e [[Siviglia]], prima di perdere entrambe le città a favore di Ibn Hud. Costretto a riconoscere la sovranità di Ibn Hud, Muhammad fu in grado di preservare Arjona e [[Jaén]]. Nel 1236 tradì Ibn Hud aiutando [[Ferdinando III di Castiglia]] a espugnare Cordova. Negli anni che seguirono, Muhammad riuscì a ottenere il controllo sulle città del sud, tra cui Granada (1237), [[Almeria]] (1238) e [[Malaga]] (1239). Nel 1244 perse Arjona in favore della Castiglia. Due anni dopo, nel 1246, accettò di arrendersi a Jaén e riconobbe la signoria di Ferdinando in cambio di una tregua dalla durata ventennale.
Fondò la dinastia nasride che governò la regione di Elvira fin dal 1232, prendendo però possesso di Granada solo nel 1238. I suoi discendenti ressero il Sultanato di Granada fino al 1492, quando il cui ultimo rappresentante, [[Boabdil]] (Abū 'Abd Allāh), si arrese ai [[Re Cattolici]] nel gennaio di quell'anno. <br/>
Durante il regno di Muhammad b. Nasr fu costruito il Palazzo dell'[[Alhambra (palazzo)|Alhambra]] (differente però dall'attuale, il cui aspetto si deve a Yūsuf I e Muhammad V).<br>
 
Nei diciotto anni che seguirono, Muhammad consolidò il suo dominio mantenendo rapporti relativamente pacifici con la [[Corona di Castiglia]], tanto che nel 1248 aiutò persino il regno cristiano a strappare Siviglia ai musulmani. Nel 1264, tuttavia, si rivoltò contro la Castiglia e assistette alla fallita [[rivolta mudegiara del 1264-1266]] istigata dai sudditi musulmani della Castiglia appena sottomessi. Nel 1266 i suoi alleati a Malaga, i [[Banu Ashqilula]], si ribellarono all'emirato. Quando questi vecchi alleati chiesero l'aiuto di Alfonso X di Castiglia, Muhammad riuscì a convincere il comandante delle truppe castigliane, Nuño González de Lara, a rivoltarsi contro Alfonso. Nel 1272, Nuño González si impegnò attivamente nel tentativo di contrastare la Castiglia. L'esito del conflitto tra il sultanato da una parte e la Castiglia e i Banu Ashqilula dall'altra appariva ancora incerto nel 1273, quando Muhammad morì per via delle ferite riportate dopo una caduta di cavallo. Gli successe il figlio, [[Muhammad II al-Faqih|Muhammad II]], rimasto al potere per circa un trentennio.
Nel 1212 un esercito congiunto di soldati [[Spagna|spagnoli]] e di altri paesi cristiani europei, inflisse una severa sconfitta a un esercito [[Almohadi|almohade]] a [[Battaglia di Las Navas de Tolosa|Las Navas de Tolosa]]: un evento che contrassegnò l'inizio della fine della presenza islamica in Spagna.
 
I discendenti di Muhammad ressero il Sultanato di Granada fino al 1492, quando l'ultimo rappresentante, [[Boabdil]] (Abū 'Abd Allāh), si arrese al re della Castiglia nel gennaio di quell'anno. La sua altra eredità fu la costruzione dell'[[Alhambra]], la sua residenza a Granada. I suoi successori avrebbero continuato a costruire il palazzo e il complesso della fortezza e a risiedervi, ed è durato fino ai giorni nostri come eredità architettonica dell'emirato.
[[Ferdinando III di Castiglia]] ('Il Santo') prese [[Cordova]] nel 1236. Il signore di Granada, Muhammad ibn Nasr, detto al-Ahmar, capì la situazione che si stava profilando e si avvicinò politicamente a Ferdinando per proporgli che, in cambio del suo aiuto per la conquista della città musulmana di [[Siviglia]], egli fosse riconosciuto sovrano di Granada, cui la Castiglia avrebbe garantito l'indipendenza in qualità di sua vassalla. Ferdinando consentì e catturò Siviglia. Tornando a Granada, un imbarazzato Muhammad ibn Nasr annunciò che "non v'è vincitore se non Dio" (''lā ghālib illā Allāh''), frase che compare come motto dei [[Nasridi]] in tutta l'[[Alhambra (palazzo)|Alhambra]]. <br>
Granada rimase fino al termine dei suoi giorni vassalla della Castiglia, frequentemente costretta a versare cospicue somme in [[monete auree]] (''[[dinar|dīnār]]'') ai sovrani cristiani per garantirsi la propria sopravvivenza.
 
== Contesto storico ==
==Bibliografia==
{{Vedi anche|Reconquista}}
*Rachel Arié, ''L'Espagne musulmane au temps des Nasrides (1232-1492)'', Paris, É. de Boccard, 1973.
[[File:Castilla 1210.png|miniatura|upright=1.4|La [[penisola iberica]] nel 1210, prima della disgregazione del [[Almohadi|califfato almohade]] e della conseguente perdita dei territori musulmani a favore dei regni cristiani]]
*S.M. Imaduddin, ''Muslim Spain, 711-1492 A.D.'', Leiden, E.J. Brill, 1981.
 
L'inizio del XIII secolo coincise con un periodo difficile per i musulmani della penisola iberica, che persero costantemente terreno.<ref>{{cita|Harvey (1992)|p. 9}}.</ref> Il [[califfato almohade]], che aveva dominato [[Al-Andalus]] (l'Iberia musulmana), precipitò in una lotta dinastica quando il califfo [[Yusuf al-Mustansir|Yusuf II]] morì nel 1224 senza un erede.<ref name="lat1020"/> L'Al-Andalus si disgregò in molteplici piccoli regni noti con il nome di ''[[taifa]]''.<ref name="lat1020"/> Uno dei signori delle varie ''taifa'' fu Ibn Hud (morto nel 1238), ribellatosi contro gli Almohadi e proclamatosi nominalmente a capo del [[califfato abbaside]], malgrado nella sostanza governò in maniera indipendente rispetto al [[Regno di Murcia]].<ref name="lat1020"/><ref>{{cita|Kennedy (2014)|p. 265}}.</ref> La sua crescente forza lo rese la guida ''de facto'' di Al-Andalus, e per breve tempo divenne il signore di Muhammad.<ref name="ken268274">{{cita|Kennedy (2014)|pp. 268, 274}}.</ref> Nonostante la sua popolarità e il suo successo in Al-Andalus, Ibn Hud aveva subito delle sconfitte contro i cristiani, tra cui una ad Alanje nel 1230 e una nella [[battaglia di Jerez]] nel 1231, seguite dalla perdita di [[Badajoz]] e dell'[[Estremadura]].<ref name="ken268274"/>
==Voci correlate==
 
Nel nord della penisola esistevano diversi regni cristiani: la [[Regno di Castiglia|Castiglia]], il [[Regno di León|León]] (in unione con la Castiglia dal 1231), il [[Regno del Portogallo|Portogallo]], la [[Regno di Navarra|Navarra]] e un'unione di regni nota come [[Corona d'Aragona]]. Estesisi verso sud conquistando terre precedentemente governate dai musulmani, essi avviarono un lungo processo di riconquista ({{spagnolo|[[Reconquista]]}}). Tutti i regni ospitavano consistenti gruppi di fedeli musulmani.<ref>{{cita|Harvey (1992)|pp. 5-6}}.</ref> Nella metà del XIII secolo, la Castiglia appariva il regno più esteso della penisola.<ref>{{cita|Harvey (1992)|p. 6}}.</ref> Il suo sovrano, [[Ferdinando III di Castiglia|Ferdinando III]] (regnante dal 1217 al 1252) approfittò dell'acquisizione del León al suo regno e della disunione dei musulmani per scagliare una campagna espansionistica verso sud nei territori musulmani, sottomettendo alla fine [[Cordova]] (1236) e [[Siviglia]] (1248).<ref name="lat1020"/><ref>{{cita|Harvey (1992)|pp. 8-9}}.</ref>
 
== Biografia ==
=== Origini e primi anni ===
[[File:Arjona - 005 (30437879400).jpg|miniatura|upright=1.3|Scorcio della città vecchia di [[Arjona (Spagna)|Arjona]], città natale di Muhammad]]
 
Muhammad ibn Yusuf nacque nel 1195<ref>{{cita|Vidal Castro (2000)|p. 798}}.</ref> ad [[Arjona (Spagna)|Arjona]], in [[Spagna]], all'epoca una piccola città di frontiera situata a sud di [[Guadalquivir]],<ref name="lat1021">{{cita|Latham e Fernández-Puertas (1993)|p. 1021}}.</ref> nella moderna [[Provincia di Jaén|provincia spagnola di Jaén]]. Di origini umili, secondo le parole della ''Prima Cronaca Generale'' castigliana, inizialmente non aveva «altra preoccupazione che curarsi dei buoi e dell'aratro».<ref>{{cita|Harvey (1992)|p. 28}}.</ref> Secondo lo storico e visir di Granada [[Ibn al-Khatib]], vissuto nel XIV secolo, la famiglia discendeva da un importante compagno del profeta [[Maometto]] noto come [[Sa'd ibn 'Ubada]] della tribù dei [[Banū Khazraj]]. Sempre stando a Ibn al-Khatib, i discendenti di Sa'd emigrarono in Spagna e si stabilirono ad Arjona dandosi all'agricoltura.<ref>{{cita|Harvey (1992)|pp. 28-29}}.</ref> Durante i suoi primi anni di vita, si distinse per le sue abilità di comando alle frontiere e per la sua aura di [[asceta]], da lui preservata anche dopo essere diventato sovrano.<ref name="lat1021"/>
 
Muhammad era conosciuto anche come Ibn al-Ahmar,<ref name="ken274">{{cita|Kennedy (2014)|p. 274}}.</ref> o con il suo [[patronimico]] ''[[Kunya (onomastica)|kunya]]'' Abu Abdullah.<ref name="lat1021"/>
 
=== Ascesa al potere ===
Le disfatte subite da Ibn Hud erosero la sua credibilità, tanto che scoppiarono delle ribellioni in alcune parti del suo dominio, tra cui la piccola città di Muhammad, Arjona.<ref name="ken274"/> Il 16 luglio 1232, un'assemblea della moschea di Arjona dichiarò l'indipendenza della città. La proclamazione avvenne il 26 [[Ramadan]] 629 del calendario islamico, dopo la [[Jumuʿa|preghiera del venerdì]] conclusiva del mese sacro.<ref name="ken274"/><ref>{{cita|Vidal Castro (2000)|p. 806}}.</ref> L'assemblea elesse Muhammad, noto per la sua pietà e la sua reputazione di uomo ostile ai cristiani, come signore della città. Muhammad godeva inoltre l'appoggio di un'importanza famiglia, quella dei Banu Nasr, e di una famiglia arjonana alleata, i [[Banu Ashqilula]].<ref name="lat1021"/><ref>{{cita|Harvey (1992)|pp. 20-21}}.</ref><ref>{{cita|Kennedy (2014)|pp. 267, 274}}.</ref>
 
Nello stesso anno, Muhammad si impossessò di Jaén, importante città situata vicino ad Arjona. Con l'aiuto dei rivali di Ibn Hud, i Banu al-Mawl, Muhammad si assicurò brevemente il controllo della contesa Cordova. Nel 1234 conquistò anche Siviglia con l'aiuto della famiglia Banu al-Bajji, ma riuscì a detenerla per un mese soltanto.<ref name="lat1021"/><ref name="har22"/><ref name="ken275276"/> Sia Cordova che Siviglia, insoddisfatte dello stile di governo di Muhammad, tornarono sotto il dominio di Ibn Hud poco dopo la presa di potere del suo rivale. Dopo questi fallimenti, Muhammad dichiarò nuovamente la sua fedeltà a Ibn Hud e mantenne il suo dominio su una piccola regione che comprendeva Arjona, Jaén, [[Porcuna]], [[Guadix]] e [[Baeza]].<ref name="lat1021"/><ref name="har22">{{cita|Harvey (1992)|p. 22}}.</ref><ref name="ken275276">{{cita|Kennedy (2014)|pp. 275-276}}.</ref>
 
Muhammad si rivoltò nuovamente contro Ibn Hud nel 1236. Si alleò con Ferdinando e aiutò i castigliani ad assediare Cordova, circostanza che pose fine a secoli di dominio musulmano nella città.<ref name="har22"/> Negli anni successivi, Muhammad prese il controllo di importanti città del sud. Nel maggio del 1237 (Ramadan del 634 [[calendario islamico|AH]]), su invito dei nobili locali, fece il suo ingresso a [[Granada]], nominata in seguito sua capitale.<ref>{{cita|Latham e Fernández-Puertas (1993)|pp. 1020-1021}}.</ref> Si insediò inoltre [[Almería]] nel 1238 e Malaga nel 1239.<ref name="har22"/><ref>{{cita|Kennedy (2014)|p. 275}}.</ref> Queste città non furono prese con la forza, ma attraverso delle manovre politiche e il consenso degli abitanti.<ref name="har22"/><ref>{{cita|Kennedy (2014)|pp. 275-276}}.</ref>
 
=== Sovrano di Granada ===
==== Insediamento a Granada ====
[[File:Exterior of Alhambra, 2008.jpg|miniatura|upright=1.3|L'ingresso a Granada: Muhammad iniziò la costruzione dell'[[Alhambra]] (nella foto)]]
 
Muhammad fece il suo ingresso a Granada nel maggio 1238 (Ramadan 635).<ref name="ter1016">{{cita|Terrasse (1965)|p. 1016}}.</ref> Secondo Ibn al-Khatib, entrò in città vestito come un [[sufi]], con un semplice berretto di lana, degli abiti grossolani addosso e un paio di sandali.<ref>{{cita|Harvey (1992)|p. 29}}.</ref> Si stabilì nell'''[[alcazaba]]'' (castello) costruito dagli Ziridi di Granada, signori della taifa cittadina, nell'XI secolo.<ref name="ter1016"/> Ispezionò poi un'area conosciuta come al-Hamra, dove sorgeva una piccola struttura difensiva, e lì gettò le fondamenta della sua futura residenza e fortezza.<ref>{{cita|Terrasse (1965)|pp. 1014, 1016}}.</ref><ref>{{cita|Latham e Fernández-Puertas (1993)|p. 1028}}.</ref> Presto cominciarono i lavori per la realizzazione di strutture difensive, di un fossato e di una diga per l'irrigazione e l'approvvigionamento di acqua. I lavori di costruzione si trascinarono fino al regno dei suoi successori e il complesso sarebbe divenuto noto con il nome di [[Alhambra]], trasformandosi nel luogo di residenza di tutti i sovrani Nasridi fino alla [[Guerra di Granada|resa di Granada]] del 1492.<ref>{{cita|Terrasse (1965)|pp. 1016-1017}}.</ref> Muhammad sollecitò a più riprese gli esattori delle tasse al suo servizio affinché raccogliessero i fondi necessari per la costruzione, arrivando al punto di giustiziare l'esattore delle tasse di Almería, tale Abu Muhammad ibn Arus, al fine di far rispettare le sue richieste. Utilizzò infine il denaro inviato dal sovrano [[Hafsidi|hafside]] di [[Tunisi]], destinato alla difesa contro i cristiani, allo scopo di ampliare la moschea della città.<ref>{{cita|Terrasse (1965)|p. 1014}}.</ref>
 
==== Conflitto iniziale con la Castiglia ====
[[File:Alhamar, rey de Granada, rinde vasallaje al rey de Castilla, Fernando III el Santo (Museo del Prado).jpg|miniatura|sinistra|upright=1.2|Muhammad bacia la mano di [[Ferdinando III di Castiglia]], mentre si arrende a Jaén e accetta di divenire suo vassallo. Tela di Pedro González Bolívar del 1883]]
 
Prima del 1230, Muhammad era diventato il sovrano musulmano più potente in Iberia e controllava le principali città del sud, tra cui Granada, Almería, Málaga e Jaén. Intorno al 1240, Muhammad entrò in conflitto con i suoi vecchi alleati, i castigliani, che stavano invadendo i territori musulmani.<ref name="har2223"/> Le fonti contemporanee non sono d'accordo sul motivo dello scoppio di queste ostilità: la cristiana ''Prima Cronaca Generale'' attribuisce la colpa alle incursioni musulmane, mentre lo storico musulmano [[Ibn Khaldun]] la considera una conseguenza delle invasioni cristiane dei territori musulmani. Nel 1242, le forze musulmane razziarono con successo [[Andújar]] e [[Martos]] vicino a Jaén. Nel 1244, la Castiglia assediò e conquistò Arjona, città natale di Muhammad.<ref name="har2223">{{cita|Harvey (1992)|pp. 22-23}}.</ref>
 
Nel 1245, Ferdinando III di Castiglia assediò la fortificata Jaén. Ferdinando non voleva invischiarsi in un faticoso assalto della città, motivo per cui optò per la tattica di isolarla e costringere gli abitanti alla fame. Muhammad cercò di inviare rifornimenti a questa importante città, ma tali sforzi furono vanificati dagli assedianti.<ref name="mir429"/><ref name="dou46"/> A causa della difficoltà di Muhammad nel difendere e nel destinare rinforzi a Jaén, accettò di siglare un patto con Ferdinando. In cambio della pace, Muhammad cedette il possesso della città e accettò di pagare a Ferdinando un tributo annuale pari a {{formatnum:150000}} [[maravedí]], una somma che finì per costituire la principale fonte di reddito di Ferdinando.<ref name="mir429">{{cita|Miranda (1970)|p. 429}}.</ref><ref name="dou46">{{cita|Doubleday (2015)|p. 46}}.</ref> Questo accordo fu stipulato nel marzo del 1246, sette mesi dopo l'assedio di Jaén. Come parte dell'accordo gli veniva richiesto di baciare la mano di Ferdinando affinché fosse formalmente riconosciuto il rapporto di [[vassallaggio]], promettendogli inoltre «consiglio e assistenza».<ref name="cat334">{{cita|Catlos (2018)|p. 334}}.</ref> Le fonti castigliane tendono a considerare tale evento alla stregua di un [[omaggio feudale]] e ritengono Muhammad e i suoi successori dei vassalli di Castiglia in senso feudale.<ref name="cat334"/><ref>{{cita|Harvey (1992)|p. 26}}.</ref> Al contrario, gli scritti musulmani omettono di menzionare qualsiasi rapporto di vassallaggio e tendono a inquadrare il patto alla stregua di un'intesa stipulata tra due sovrani di pari rango e con rispettivi obblighi.<ref name="cat334"/><ref>{{cita|Harvey (1992)|p. 30}}.</ref> Dopo l'accordo, i castigliani entrarono nella città ed espulsero i suoi abitanti musulmani.<ref>{{cita|Harvey (1992)|pp. 23-24}}.</ref><ref>{{cita|Kennedy (2014)|p. 276}}.</ref>
 
==== Pace ====
L'accordo di pace con la Castiglia durò in gran parte per quasi vent'anni. Nel 1248, Muhammad dimostrò il suo impegno nei confronti di Ferdinando inviando un contingente per aiutare i castigliani nell'assedio di Siviglia. Nel 1252 Ferdinando morì e gli successe [[Alfonso X di Castiglia|Alfonso X]]. Nel 1254, Muhammad partecipò alle [[Corti Generali]], un'assemblea dei vassalli di Alfonso, presso il palazzo reale di [[Toledo]], dove ribadì la sua promessa di fedeltà e il pagamento dei tributi richiesti, oltre a rendere omaggio alla figlia appena nata di Alfonso [[Berengaria di Castiglia|Berengaria]].<ref name="ken277278"/><ref name="har25"/><ref name="dou60"/><ref name="oca11"/> Durante il suo regno, Alfonso apparì più interessato a compiere altre imprese, inclusa una serie di campagne infruttuose nel [[Nord Africa]] musulmano, piuttosto che proseguire il conflitto con Granada. Muhammad soleva incontrarsi ogni anno con Alfonso alla corte di quest'ultimo a Siviglia e lì pagava i tributi annuali. Muhammad sfruttò la pace che ne seguì per consolidare il suo neonato Stato. Sebbene di piccole dimensioni, il Sultanato di Granada era relativamente ricco e densamente popolato. La sua economia era incentrata sull'agricoltura, soprattutto sulla seta e sulla frutta secca, e sugli scambi commerciali con la penisola iberica, l'[[Italia]] e persino il [[nord Europa]].<ref name="ken277278"/><ref name="har25"/><ref name="dou60"/><ref name="oca11"/> La letteratura, l'arte e l'architettura islamica continuarono a fiorire. Le montagne e il [[deserto di Tabernas]] che separavano il regno dalla Castiglia fornivano difese naturali considerevoli, ma i suoi porti occidentali e la rotta nord-occidentale verso Granada erano maggiormente esposti ai pericoli.<ref name="ken277278">{{cita|Kennedy (2014)|pp. 277-278}}.</ref><ref name="har25">{{cita|Harvey (1992)|p. 25}}.</ref><ref name="dou60">{{cita|Doubleday (2015)|p. 60}}.</ref><ref name="oca11">{{cita|O'Callaghan (2011)|p. 11}}.</ref>
 
Durante il suo regno, Muhammad collocò suoi uomini fedeli in castelli e città.<ref name="fer1">{{cita|Fernández-Puertas (1997)|p. 1}}.</ref> Suo fratello Ismail fu governatore di Málaga fino al 1257.<ref name="fer1"/> Dopo la morte di Ismail nel 1257, Muhammad nominò suo nipote, Abu Muhammad ibn Ashqilula, quale governatore di Málaga.<ref name="fer1"/>
 
==== Frizioni con la Castiglia ====
La pace tra Granada e Castiglia durò fino all'inizio del 1260, quando varie azioni della Castiglia allarmarono Muhammad.<ref name="oca34">{{cita|O'Callaghan (2011)|p. 34}}.</ref> Come parte della sua [[crociata]] contro il Nord Africa musulmano, Alfonso rafforzò la sua presenza militare a [[Cadice]] e a [[El Puerto de Santa María]], vicino al territorio di Granada.<ref>{{cita|O'Callaghan (2011)|pp. 23, 34}}.</ref> La Castiglia conquistò [[Jerez de la Frontera]] sottraendola ai musulmani nel 1261, vicino al confine con Granada, e vi insediò una guarnigione.<ref>{{cita|O'Callaghan (2011)|pp. 29, 34}}.</ref> Nel 1262, la Castiglia conquistò il Regno di [[Niebla]], un'altra enclave musulmana in Spagna.<ref>{{cita|O'Callaghan (2011)|pp. 31, 34}}.</ref> Nel maggio del 1262, durante un incontro a [[Jaén]], Alfonso domandò a Muhammad di consegnare le città portuali di [[Tarifa]] e [[Algeciras]] a lui.<ref name="oca32">{{cita|O'Callaghan (2011)|p. 32}}.</ref> La richiesta di questi porti strategicamente importanti destava molta preoccupazione in Muhammad, e sebbene avesse prestato verbalmente il proprio consenso egli continuava a ritardarne la cessione.<ref>{{cita|O'Callaghan (2011)|pp. 32, 34}}.</ref> Inoltre, nel 1263 la Castiglia espulse gli abitanti musulmani di [[Écija]] e reinsediò la città con dei cristiani.<ref name="oca32"/>
 
Alla luce di queste azioni, Muhammad era preoccupato che sarebbe diventato il prossimo obiettivo di Alfonso.<ref name="oca34"/> Avviò dunque degli scambi epistolari con [[Abu Yusuf Ya'qub ibn 'Abd al-Haqq|Abu Yusuf Yaqub]], il sultano [[Merinidi|merinide]] del [[Marocco]], che poi inviò delle truppe a Granada (tra le 300 e le {{formatnum:3000}}, a seconda delle fonti di riferimento).<ref>{{cita|O'Callaghan (2011)|pp. 34-35}}.</ref> Nel 1264, Muhammad e 500 cavalieri si recarono alla corte castigliana di Siviglia per discutere un'estensione della tregua del 1246.<ref name="oca35">{{cita|O'Callaghan (2011)|p. 35}}.</ref> Alfonso li invitò ad alloggiare presso l'antico palazzo [[Abbadidi|abbadide]], situato vicino alla moschea della città.<ref name="oca35"/> Durante la notte, i castigliani cinturarono la zona, isolandola completamente.<ref name="oca35"/> Quando Muhammad lo seppe, fiutò il rischio di una trappola e ordinò ai suoi uomini di fuggire in tutta fretta verso Granada, dove il sultano riuscì a fare ritorno incolume.<ref name="oca35"/> Alfonso sostenne che la misura preventiva era stata presa al fine di evitare che in quella zona potessero giungervi dei ladri cristiani, ma Muhammad si adirò e mise in stato di allerta le truppe di stanza nelle sue città di confine, con l'intenzione di prepararsi alla guerra.<ref name="oca35"/> Subito dopo si dichiarò vassallo di [[Muhammad I al-Mustansir]], il sultano hafside di Tunisi.<ref name="oca35"/>
 
==== Rivolta mudegiara ====
{{vedi anche|Rivolta mudegiara del 1264-1266}}
[[File:Cantigas de Santa Maria-187b-5 Siege of Chincoya castle.jpg|miniatura|upright=1.1|sinistra|Un castello controllato dai cristiani assediato dalle truppe musulmane durante la [[rivolta mudegiara del 1264-1266]]]]
 
La pace fu infranta alla fine di aprile o all'inizio di maggio del 1264.<ref>{{cita|O'Callaghan (2011)|p. 36}}.</ref> Muhammad attaccò la Castiglia, e allo stesso tempo i musulmani nei territori recentemente conquistati dalla Castiglia insorsero. Noti con il nome di [[mudegiari]], gli abitanti erano stati istigati in parte dalla politica di trasferimento forzato adottata da Alfonso e in parte da Muhammad. Inizialmente, Murcia, Jerez, Utrera, Lebrija, Arcos e Medina Sidonia passarono sotto il controllo musulmano, ma i contrattacchi di [[Giacomo I d'Aragona]] e Alfonso si rivelarono fruttuosi, evento che permise ad Alfonso di invadere il territorio di Granada nel 1265. Muhammad chiese presto la pace, e ciò che ne risultò fu devastante per i ribelli: i mudegiari dell'[[Andalusia]] subirono espulsioni di massa, venendo sostituiti dai cristiani.<ref>{{cita|Kennedy (2014)|pp. 278-279}}.</ref><ref>{{cita|Harvey (1992)|pp. 53-54}}.</ref>
 
Per Granada, l'insurrezione generò delle conseguenze contrastanti. Da un lato, essa fu sonoramente sconfitta e, ai sensi del trattato di pace firmato ad [[Alcalá la Real|Alcalá de Benzaide]], dovette pagare alla Castiglia un tributo annuo di {{formatnum:250000}} maravedí, un totale assai più elevato di quanto era stato pagato prima della ribellione.<ref name="dou122">{{cita|Doubleday (2015)|p. 122}}.</ref> Ciononostante, il trattato ne assicurò la sopravvivenza e garantì l'esistenza dell'unico Stato musulmano indipendente della penisola iberica.<ref name="har51">{{cita|Harvey (1992)|p. 51}}.</ref> I mudegiari espulsi dalla Castiglia emigrarono a Granada, accrescendo la popolazione del sultanato.<ref name="har51"/>
 
==== Conflitto con i Banu Ashqilula ====
I Banu Ashqilula erano una famiglia che, come i Nasridi, provenivano anch'essi da Arjona. Principali alleati dei Nasridi durante la loro ascesa al potere, sostennero la nomina di Muhammad a capo di Arjona nel 1232 e contribuirono all'acquisizione di città come Siviglia e Granada. I discendenti di entrambe le famiglie si sposarono tra di loro in più occasioni e Muhammad nominò vari membri dei Banu Ashqilula governatori dei suoi territori. Il centro del potere dei Banu Ashqilula era a Malaga, a cui capo vi era il nipote di Muhammad, Abu Muhammad ibn Ashqilula. La loro forza militare costituiva la spina dorsale dell'esercito di Granada.<ref>{{cita|Harvey (1992)|pp. 31-33}}.</ref>
 
[[File:Alcazaba de Málaga desde el puerto edited.JPG|miniatura|upright=1.5|L'[[alcazaba di Malaga]], città dove la famiglia dei Banu Ashqilula, con il tempo divenuta ostile alle politiche di Muhammad I]]
 
Nel 1266, mentre Granada stava ancora combattendo contro la Castiglia nella rivolta mudegiara, i Banu Ashqilula scatenarono una ribellione contro Muhammad I.<ref name="ken279">{{cita|Kennedy (2014)|p. 279}}.</ref><ref name="har38">{{cita|Harvey (1992)|p. 38}}.</ref><ref>{{cita|O'Callaghan (2011)|p. 48}}.</ref> Le fonti relative allo scoppio della ribellione sono scarse e gli storici non concordano sulle cause della spaccatura tra le due famiglie. La professoressa di storia ispano-islamica Rachel Arié ha suggerito che i fattori scatenanti potrebbero essere state la designazione del 1257 dei figli di Muhammad (Muhammad e Yusuf) come eredi e la sua decisione nel 1266 di concedere in sposa una delle sue nipoti, [[Fatima bint al-Ahmar|Fatima]],<ref name="har33">{{cita|Harvey (1992)|p. 33}}.</ref> a un cugino nasride anziché a uno dei Banu Ashqilula. Secondo Arié, ciò allarmò i Banu Ashqilula, poiché nonostante Muhammad avesse precedentemente promesso di condividere il potere con loro, queste decisioni sembravano escluderli dall'élite politica del sultanato. Al contrario, un'altra storica della Spagna islamica, María Jesús Rubiera Mata ha rigettato queste spiegazioni, sostenendo che i Banu Ashqilula erano preoccupati per la decisione di Muhammad di sollecitare l'intervento delle forze nordafricane durante la rivolta mudegiara del 1264. Essi temevano che il loro arrivo avrebbe prevaricato la posizione dei Banu Ashqilula come principale forza militare nel sultanato.<ref name="har33"/>
 
Muhammad assediò Málaga ma non riuscì a sopraffare la forza militare dei Banu Ashqilula.<ref name="har38"/> Questi ultimi cercarono aiuto rivolgendosi ad Alfonso X di Castiglia, che fu felice di sostenere la rivolta per minare l'autorità di Muhammad.<ref name="har38"/> Alfonso inviò {{formatnum:1000}} soldati sotto Nuño González de Lara e Muhammad fu costretto a interrompere l'assedio di Malaga.<ref name="har38"/> Il pericolo di combattere su più fronti contribuì alla decisione di Muhammad di cercare nuovamente la pace con Alfonso.<ref>{{cita|O'Callaghan (2011)|p. 49}}.</ref> Nel conseguente accordo stipulato a Alcalá de Benzaide, Muhammad rinunciò alle sue pretese su Jerez e Murcia, territori non sotto il suo controllo, e promise di versare un tributo annuale di {{formatnum:250000}} maravedí.<ref name="har38"/><ref name="dou122">{{cita|Doubleday (2015)|p. 122}}.</ref> In cambio, Alfonso rinunciò alla sua alleanza con i Banu Ashqilula e riconobbe l'autorità di Muhammad su di loro.<ref name="har38"/>
 
Alfonso si dimostrò riluttante a far rispettare l'ultimo punto e non si mosse contro i Banu Ashqilula. Muhammad rispose a questa mossa convincendo Nuño González, il comandante delle forze castigliane inviate a sostenere i Banu Ashqilula, a insorgere contro Alfonso. Nuño González, che aveva rimostranze contro il suo re, acconsentì; nel 1272 lui e i suoi nobili alleati castigliani pianificarono le operazioni militari contro la Castiglia da Granada. Muhammad aveva privato con successo i suoi rivali delle forze di Nuño González e si era guadagnato alleati nel suo conflitto contro i Banu Ashqilula. Dal canto loro, questi ultimi avevano accettato di negoziare sotto la mediazione di Al-Tahurti dal Marocco.<ref name="ken279"/>
 
=== Morte e successione ===
[[File:Emirate of Granada.svg|miniatura|upright=1.5|La [[Spagna|Spagna meridionale]] all'epoca di Muhammad, inclusa la regione in cui sarebbe stato in futuro fondato il [[Sultanato di Granada]]]]
 
Prima che gli sforzi diplomatici compiuti potessero dare i loro frutti, Muhammad subì ferite mortali dopo essere caduto da cavallo il 22 gennaio 1273 (29 [[Jumada II|Jumada al-Thani]] 671 AH),<ref name="ken279"/><ref>{{cita|Harvey (1992)|pp. 38-39}}.</ref><ref>{{cita|Diem e Schöller (2004)|p. 434}}.</ref> vicino alla città di Granada durante una spedizione militare minore.<ref name="har39">{{cita|Harvey (1992)|p. 39}}.</ref> Fu sepolto in un cimitero sulla collina Sabika, a est dell'Alhambra.<ref name="die432">{{cita|Diem e Schöller (2004)|p. 432}}.</ref> Sulla sua lapide fu inciso un [[epitaffio]], come confermano Ibn al-Khatib e altre fonti storiche.<ref name="die432"/>
 
Quando morì, Muhammad aveva già dettato delle disposizioni in merito alla successione, prevedendo che il suo [[Muhammad II al-Faqih|figlio omonimo]], conosciuto con l'epiteto di [[Faqih|al-Faqih]] (il canonista), gli subentrasse.<ref name="mir429"/> Sul letto di morte, Muhammad I consigliò al suo erede di cercare la protezione dei [[Merinidi]] del Marocco contro i regni cristiani.<ref name="mir429"/> Il figlio, asceso alla carica di sultano come Muhammad II, aveva già trentotto anni ed era esperto in questioni politiche e belliche.<ref name="mir429"/> Nell'anno in cui assunse il potere, il 1273, Muhammad II e Alfonso negoziarono una tregua, sia pur di breve durata, tra Granada e Castiglia e i Banu Ashqilula.<ref>{{cita|Harvey (1992)|pp. 152-153}}.</ref> Il nuovo sultano riuscì a portare avanti la politica del suo predecessore e governò fino alla sua morte, avvenuta nel 1302.<ref name="ken279"/><ref name="har39"/>
 
== Discendenza ==
Muhammad I sposò una cugina paterna di primo grado (un cosiddetto matrimonio ''bint 'amm''), Aisha bint Muhammad, probabilmente nel 1230 o prima, quando si trovava ancora ad Arjona.<ref>{{cita|Boloix Gallardo (2017)|p. 3}}.</ref> Il loro primo figlio fu Faraj (1230 o 1231-1256), la cui morte prematura si dice generò in Muhammad un forte stato di tristezza. Un altro dei figli, tale Yusuf, nato in un momento storico incerto, morì anch'egli mentre Muhammad I era ancora in vita. Sopravvissero invece [[Muhammad II di Granada|Muhammad]] (il futuro Muhammad II, 1235 o 1236-1302) e due figlie di nome Mu'mina e Shams.<ref>{{cita|Boloix Gallardo (2017)|pp. 38, 165}}.</ref> Il primo sultano di Granada aveva inoltre un fratello, Ismail (?-1257), che fu nominato proprio da Muhammad governatore di Malaga; Ismail fu il capostipite del ramo cadetto dei futuri sultani di Granada che avrebbero amministrato lo Stato a partire da [[Ismaʿil I di Granada|Ismaʿil I]] (1279-1325).<ref>{{cita|Fernández-Puertas (1997)|pp. 1-2}}.</ref>
 
== Rilevanza storica ==
[[File:Arjona - 008 (30621654032).jpg|sinistra|miniatura|upright=1.2|Un busto dedicato a Muhammad I conservato nella sua città natale, [[Arjona (Spagna)|Arjona]]]]
 
I due principali meriti storici riconosciuti a Muhammad riguardarono l'ascesa della sua dinastia, quella dei [[Nasridi]] e, soprattutto, la fondazione del [[Sultanato di Granada]], rimasto al momento della sua morte l'unico Stato musulmano indipendente nella penisola iberica.<ref name="wat127">{{cita|Watt e Cachia (2007)|p. 127}}.</ref> Esso sopravvisse per poco più di due secoli, cessando infine di esistere in occasione della [[guerra di Granada]] del 1492. L'emirato si estendeva per 390 km tra Tarifa a ovest e le frontiere orientali oltre Almería, ed era largo tra i 97 e i 113 km circa dal mare alle sue frontiere settentrionali.<ref name="wat127"/>
 
Durante la sua vita, i musulmani di al-Andalus subirono gravi sconfitte, inclusa la perdita della valle del [[Guadalquivir]], che comprendeva le grandi città di Cordova e Siviglia, nonché Arjona, città natale di Muhammad.<ref name="har40">{{cita|Harvey (1992)|p. 40}}.</ref> Secondo il professore di storia spagnola Leonard P. Harvey, egli «riuscì a scampare al diluvio [della Reconquista] [...] e forgiò un rifugio relativamente sicuro per l'Islam nella penisola».<ref name="har40"/> Il suo dominio fu caratterizzato sia dai discutibili atteggiamenti assunti durante la caduta di città musulmane come Siviglia e Jaén, sia dalla sua attenzione e astuzia politica che assicurarono la sopravvivenza di Granada.<ref name="har40"/> Disposto a scendere a compromessi, inclusa l'accettazione del vassallaggio alla Castiglia, si dimostrò pronto a stringere quando conveniva sia alleanze con i cristiani sia con i musulmani, con lo scopo ultimo di preservare l'indipendenza del sultanato.<ref name="lat1021"/><ref name="har40"/> L{{'}}''[[Encyclopaedia of Islam]]'' afferma a proposito di lui che, sebbene in occasione della sua parentesi al potere non abbia riportato «vittorie spettacolari», creò comunque un regime stabile a Granada e avviò la costruzione dell'Alhambra, un tangibile e «duraturo lascito dei Nasridi».<ref name="lat1021"/> L'Alhambra è attualmente iscritta nell'elenco dei [[patrimoni dell'umanità]] stilato dall'[[UNESCO]].<ref>{{cita web|url=https://whc.unesco.org/en/list/314/|sito=[[UNESCO]]|titolo=Alhambra, Generalife and Albayzín, Granada|accesso=29 ottobre 2023|lingua=en}}</ref>
 
È probabile che le sue credenze religiose avessero subito dei mutamenti durante gli anni. All'inizio, si dimostrò un asceta religioso di frontiera, presentandosi alla stregua di un [[sufi]]. Pur avendo preservato questo atteggiamento durante il primo periodo in cui si stabilì a Granada, quando il suo sultanato si stabilizzò iniziò ad abbracciare l'ortodossia [[Sunnismo|sunnita]] tradizionale e ad applicare le dottrine del [[malikismo]] ''[[Faqih|fuqaha]]''. Questa trasformazione e il suo impegno verso l'Islam tradizionale portarono Granada in linea con il resto del mondo islamico e furono portate avanti dai suoi successori.<ref name="lat1021"/><ref name="har40"/>
 
== Note ==
{{note strette}}
 
== Bibliografia ==
* {{cita libro|autore=Bárbara Boloix Gallardo|cid=Boloix Gallardo (2017)|anno=2017|titolo=Ibn al-Aḥmar: vida y reinado del primer sultán de Granada (1195–1273)|lingua=es|città=Granada|editore=Editorial Universidad de Granada|isbn=978-84-338-6079-8}}
* {{cita libro|lingua=en|cid=Catlos (2018)|autore=Brian A. Catlos|url=https://books.google.it/books?id=xKBfDwAAQBAJ&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false|anno=2018|titolo=Kingdoms of Faith: A New History of Islamic Spain|città=Londra|editore=C. Hurst & Co|isbn=978-17-87-38003-5}}
* {{cita libro|lingua=en|url=https://books.google.it/books?id=dVjnaKYAN9sC&pg=PA432|autore=Werner Diem|autore2=Marco Schöller|cid=Diem e Schöller (2004)|anno=2004|titolo=The Living and the Dead in Islam: Epitaphs as texts|città=Wiesbaden|editore=Otto Harrassowitz Verlag|isbn=978-3-447-05083-8}}
* {{cita libro|lingua=en|autore=Simon R. Doubleday|cid=Doubleday (2015)|anno=2015|titolo=The Wise King: A Christian Prince, Muslim Spain, and the Birth of the Renaissance|url=https://archive.org/details/wisekingchristia0000doub|città=New York|editore=Basic Books|isbn=978-04-65-07391-7}}
* {{cita pubblicazione|lingua=en|autore=Antonio Fernández-Puertas|cid=Fernández-Puertas (1997)|data=aprile 1997|titolo=The Three Great Sultans of al-Dawla al-Ismā'īliyya al-Naṣriyya Who Built the Fourteenth-Century Alhambra: Ismā'īl I, Yūsuf I, Muḥammad V (713–793/1314–1391)|rivista=Journal of the Royal Asiatic Society|città=Londra|volume=7|numero=1|pp=1-25|doi=10.1017/S1356186300008294|url=https://www.cambridge.org/core/journals/journal-of-the-royal-asiatic-society/article/abs/three-great-sultans-of-aldawla-alismailiyya-alnasriyya-who-built-the-fourteenthcentury-alhambra-ismail-i-yusuf-i-muhammad-v-71379313141391/14304CE153A35BCE1F81654BE4DD8EFA}}
* {{cita libro|lingua=en|autore=Leonard P. Harvey|cid=Harvey (1992)|capitolo=The Rise of Banu'l-Ahmar|titolo=Islamic Spain, 1250 to 1500|città=Chicago|editore=University of Chicago Press|url=https://books.google.it/books?id=nWyXAwAAQBAJ&pg=PA20|pp=20-40|isbn=978-02-26-31962-9}}
* {{cita libro|autore=[[Hugh N. Kennedy]]|cid=Kennedy (2014)|anno=2014|titolo=Muslim Spain and Portugal: A Political History of Al-Andalus|città=Londra e New York|lingua=en|url=https://books.google.it/books?id=NFfJAwAAQBAJ&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false|editore=Routledge|isbn=978-13-17-87041-8}}
* {{cita libro|lingua=en|autore-capitolo=John Derek Latham e Antonio Fernández-Puertas|cid=Latham e Fernández-Puertas (1993)|url=https://referenceworks.brillonline.com/entries/encyclopaedia-of-islam-2/*-COM_0855|anno=1993|capitolo=Nasrids|autore=[[Clifford Edmund Bosworth|Clifford E. Bosworth]]|autore2=Emeri Johannes van Donzel|autore3=Wolfhart P. Heinrichs|autore4=[[Charles Pellat]]|titolo=[[Encyclopaedia of Islam]]|volume=VII: Mif–Naz|edizione=2|città=Leida|editore=E. J. Brill|pp=1020-1029|isbn=978-90-04-09419-2}}
* {{cita libro|autore-capitolo=Ambroxio Huici Miranda|lingua=en|cid=Miranda (1970)|anno=1970|capitolo=The Iberian Peninsula and Sicily|autore=[[Peter Malcolm Holt|Peter M. Holt]]|autore2=[[Ann Lambton]]|autore3=[[Bernard Lewis]]|titolo=The Cambridge History of Islam|volume=2A|città=Cambridge|editore=Cambridge University Press|pp=406-439|isbn=978-05-21-21948-8}}
* {{cita libro|lingua=en|autore=Joseph F. O'Callaghan|cid=O'Callaghan (1998)|anno=1998|titolo=Alfonso X and the Cantigas De Santa Maria: A Poetic Biography|url=https://books.google.it/books?id=7Q7tDcPIEgMC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false|città=Leida|editore=Brill|isbn=978-90-04-11023-6}}
* {{cita libro|lingua=en|autore=Joseph F. O'Callaghan|cid=O'Callaghan (2011)|anno=2011|titolo=The Gibraltar Crusade: Castile and the Battle for the Strait|città=Philadelphia|editore=University of Pennsylvania Press|pp=34-59|url=https://books.google.it/books?id=NOiAzwEJgaYC&pg=PA34|isbn=978-08-12-20463-6}}
* {{cita pubblicazione|autore=María Jesús Rubiera Mata|cid=Rubiera Mata (2008)|anno=2008|capitolo=El Califato Nazarí|titolo=Al-Qanṭara|lingua=es|città=Madrid|editore=Spanish National Research Council|volume=29|numero=2|pp=293-305|doi=10.3989/alqantara.2008.v29.i2.59}}
* {{cita libro|lingua=en|autore-capitolo=Henri Terrasse|cid=Terrasse (1965)|anno=1965|url=https://referenceworks.brillonline.com/entries/encyclopaedia-of-islam-2/*-COM_0230|capitolo=Gharnata|autore=Bernard Lewis|autore2=Charles Pellat|autore3=[[Joseph Schacht]]|titolo=Encyclopaedia of Islam|volume=II: C–G|2=edizione|città=Leida|editore=E. J. Brill|pp=1012-1020|oclc=495469475}}
* {{cita pubblicazione|autore=Francisco Vidal Castro|cid=Vidal Castro (2000)|anno=2000|titolo=Frontera, genealogía y religión en la gestación y nacimiento del Reino Nazarí de Granada: En torno a Ibn al-Aḥmar|rivista=III Estudios de Frontera: Convivencia, defensa y comunicación en la Frontera|url=http://www4.ujaen.es/~fvidal/pdf-s/Vidal-Frontera,genealogia.pdf|lingua=es|città=Jaén|editore=Diputación Provincial de Jaén|pp=794-810|accesso=29 ottobre 2023|dataarchivio=4 ottobre 2023|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20231004183341/http://www4.ujaen.es/~fvidal/pdf-s/Vidal-Frontera,genealogia.pdf|urlmorto=sì}}
* {{cita libro|lingua=en|autore=[[William Montgomery Watt]]|cid=Watt e Cachia (2007)|autore2=Pierre Cachia|anno=2007|annooriginale=1967|capitolo=The Last of Islamic Spain 1. The Nasrids of Granada|titolo=A History of Islamic Spain|città=New Brunswick|editore=Transaction Publishers|url=https://books.google.it/books?id=XJwPXKcyzbIC&pg=PA127|pp=127-142|isbn=978-02-02-30936-1}}
 
== Voci correlate ==
*[[al-Andalus]]
* [[GranadaAlhambra]]
* [[Rivolta mudegiara del 1264-1266]]
*[[Alhambra (palazzo)]]
* [[Sultanato di Granada]]
{{Portale|biografie}}
 
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|url=https://www.sapere.it/enciclopedia/Muḥammad+I+%28sultano+di+Granada%29.html|titolo=Muhammad I (sultano di Granada)}}
 
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|carica = [[Sultanato di Granada|Sultano di Granada]]
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