Via Aguntum-Vipitenum: differenze tra le versioni

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La strada romana che percorreva la [[val Pusteria]], convenzionalmente denominata dagli studiosi '''via Aguntum-Vipitenum''', seguiva un percorso già frequentato fin dall'epoca preromana.<ref name=treccani>[{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/pusteria_(Enciclopedia-Italiana)/ |titolo=La val Pusteria] sul}} sito dell'[[Enciclopedia Treccani]]</ref> La strada costituiva la prosecuzione in direzione del [[passo del Brennero|Brennero]] del ramo della [[via Iulia Augusta]], che da [[Aquileia (città antica)|Aquileia]], attraverso il [[passo di Monte Croce Carnico]] raggiungeva [[Dölsach]] ("''[[Aguntum]]"'' per i Romani), nei pressi di [[Lienz]], nella valle della [[Drava]].
La via costituiva quindi un raccordo (''compendium'') tra la via Iulia Augusta e la diramazione della [[via Claudia Augusta]] che da "''Pons Drusi"'' ([[Bolzano]]) lungo la vallata dell'[[Isarco]] conduceva a [[Vipiteno]] e a "''Veldidena"'' ([[Innsbruck]]) attraverso il passo del Brennero.
 
== Storia ==
La Pusteria ha costituito un'importante via di comunicazione fin dalla preistoria.<ref name="treccani"/><ref name=TCI>[[Touring Club Italiano]], Guida d'Italia - Trentino Alto Adige, Milano, 1976</ref> I Romani, sfruttando i fondovalle dell'[[Adige]], dell'[[Isarco]] e della [[Rienza]] crearono un efficiente sistema stradale che attraversava l'intera regione in ogni direzione. La prima sistemazione degli antichi percorsi da parte dei Romani risale al [[15 a.C.]], all'epoca della conquista della [[Rezia]] ad opera di [[Druso maggiore|Nerone Claudio Druso]], detto "''il Germanico"'' per i suoi successi in questa campagna, condotta nell'ambito del piano di conquista dell'[[Alpi|arco alpino]] voluto dall'imperatore [[Augusto]]. Risalirebbe quindi a quella data una prima sistemazione della strada della Pusteria, via di collegamento tra la Rezia e il [[Norico]], importante soprattutto per le relazioni commerciali, ma fu solo intorno alla metà del [[II secolo]] che la strada divenne un'importante ''via publica''.<ref name=sebatum>Raffaela Constantini, [{{cita web|url=https://books.google.it/books?id=bnWt4Ewy58UC&printsec=frontcover&dq=Sebatum&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwieroDN-tjgAhWE2qQKHcwTBPEQ6AEIKDAA#v=onepage&q=Sebatum&f=false |titolo=Sebatum]}}, [[L'Erma di Bretschneider]], 2002</ref>
 
Tra il [[III secolo|III]] e il [[IV secolo]], in concomitanza con lo [[crisi del III secolo|stato di crisi]] causato dalle prime [[invasioni barbariche]] e da una grave stagnazione economica i centri di fondovalle vennero temporaneamente abbandonati dalla popolazione civile e la strada acquisì un'importanza soprattutto militare tanto che gli [[Anarchia militare|effimeri imperatori avvicendatisi in rapida sequenza al potere]] curarono in modo particolare il restauro stradale, di cui resta testimonianza in numerose [[Pietra miliare|pietre miliari]] poste lungo la via.<ref>Elena Banzi, [{{cita web|url=https://docplayer.it/52563596-I-territori-della-via-claudia-augusta-incontri-di-archeologia-leben-an-der-via-claudia-augusta-archaologische-beitrage-estratto.html |titolo=Sistema daziario sulla rete viaria romana nel territorio altoatesino: vecchi e nuovi dati epigrafici]}}, in "''I territori della via Claudia Augusta: incontri di archeologia"'', Trento, novembre 2005</ref>
 
Oltre alle pietre miliari, fonti itinerarie antiche e numerosi ritrovamenti archeologici, quali resti di edifici e tratti stradali, consentono di individuare con buona approssimazione il tracciato della via.<ref name="sebatum"/>
 
Dopo la [[Caduta dell'Impero romano d'Occidente|caduta dell'impero romano]] la strada è rimasta comunque un'importante via di comunicazione tra il [[Veneto]] e l'[[Austria]] fino al [[XVIII secolo]], per poi essere completamente rinnovata nell'[[XIX secolo|Ottocento]] e trasformata nell'attuale [[Strada statale 49 della Pusteria|strada statale]].<ref name=confronto>Maria Pia De Martin, [{{cita web|url=https://books.google.it/books?id=4C4ZyQ01ZFUC&printsec=frontcover&dq=pusteria&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjD7OSAmNngAhXK0KQKHcXkAacQ6AEILTAB#v=onepage&q=pusteria&f=false |titolo=Alto Adige - Val Pusteria e Val Venosta: un oriente e un occidente a confronto]}}, Taylor & Francis, 2005</ref>
 
=== Ritrovamenti archeologici ===
{{Vedi anche|Sebatum#Scoperte archeologiche}}
[[File:Sebatum, resti della Mansio.jpg|thumb|upright=1.4|I resti della mansio di Sebatum]]
Numerosi sono i ritrovamenti archeologici in varie località della val Pusteria, di epoca preromana e romana, tra queste ultime i resti di due [[mansio|mansiones]]nes dotate di infrastrutture pubbliche a [[Sebatum]] ([[San Lorenzo di Sebato]]) e Littamum ([[San Candido]]) testimoniano l'importanza della via in epoca imperiale.<ref name="treccani"/>
 
A Sebatum, divenuto col tempo da semplice luogo di sosta il centro più importante della valle, oltre ai resti della mansio, individuati da [[Theodor Mommsen]] alla metà dell'[[XIX secolo|Ottocento]], sono stati individuati i resti di alcuni tratti stradali e di altri edifici romani, situati su entrambe le sponde del fiume Rienza, e due [[necropoli]] nelle località Pichlwiese e Floronzo.<ref name="sebatum"/>
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I più antichi, che ricordano un generale riattamento della strada all'epoca di [[Settimio Severo]] (anno 201), sono stati ritrovati a Gosta (presso [[Rasun-Anterselva|Rasun di Sotto]]) e a [[Castello di Casteldarne|Casteldarne]]; quest'ultimo non si trovava a margine della sede stradale ma reimpiegato in un muro, e in base alla distanza da Aguntum indicata sullo stesso si ritiene che fosse posizionato in origine a [[Vandoies]].<ref name="sebatum"/>
 
Altri miliari tutti datati intorno alla metà del III secolo, sono stati individuati a San Candido, con dedica a [[Marco Giulio Severo Filippo|Marco Filippo II]], a [[Villabassa]], con dedica a [[Decio]], a [[Castel Badia]], con dedica agli imperatori [[Macrino]] e [[Diadumeniano]] (anno 218), a [[Chienes]], con dedica agli imperatori [[Marco Aurelio Caro]] e [[Carino|Marco Aurelio Carino]] (anno 283) e a [[Dobbiaco#Grazze (Gratsch)|Grazze]], frazione di [[Dobbiaco]], con dedica a [[Gordiano II]]<ref name="sebatum"/><ref name="confronto"/><ref>[{{cita web|url=http://www.gemeinde.toblach.bz.it/system/web/zusatzseite.aspx?detailonr=219196849&sprache=3 |titolo=Il miliario di Grazze sul sito del comune di Dobbiaco]}}</ref>
 
A questi si deve aggiungere un miliario con dedica a [[Caracalla]] (anno 213) rinvenuto a Rasun di Sotto nel [[XVIII secolo|Settecento]] e oggi scomparso, di cui esiste un disegno realizzato dal suo scopritore; il cippo è stato identificato da alcuni in un fregio incorporato nel muro della canonica della chiesa del paese. Oltre a questi sono stati individuati diversi cippi privi di iscrizione.<ref>Luciana Veneziano, [{{cita web|url=https://www.jstor.org/stable/25821523?seq=1#page_scan_tab_contents |titolo=Due miliari anepigrafi della val Pusteria]}}, in Aevum - anno 50, fasc. 1/2 (gennaio-aprile 1976)</ref>:
 
Nel 2014 sono stati ritrovati a Vandoies due miliari, dedicati ad [[Alessandro Severo]], in carica dal 222 al 235 e [[Marco Aurelio Probo]], in carica dal 276 al 282, oltre ad altri due privi di iscrizione.<ref>[{{cita web|url=https://ilfattostorico.com/2014/08/11/trovate-4-pietre-miliari-romane-in-alto-adige/ |titolo=Trovate 4 pietre miliari romane in Alto Adige]}}, articolo dell'11 agosto 21042014 su Il fatto storico</ref>
 
== Percorso ==
La strada romana da "''Aguntum"'' raggiungeva "''Vipitenum"'' ([[Vipiteno]]) passando per Littamum ([[San Candido]]), dove sorgeva una [[mansio]]. In territorio italiano la strada ricalca in gran parte il tracciato dell'attuale [[Strada statale 49 della Pusteria|strada statale 49]], correndo sulla sponda destra della valle fino all'altezza dell'attuale città di [[Brunico]] (che peraltro non esisteva ancora in epoca romana), quindi attraversava il fiume Rienza su un ponte ed entrava in Sebatum. Tornata sulla sponda destra, proseguiva fino a [[Chienes]] e Vandoies per poi collegarsi con la strada del Brennero fino a Vipiteno.<ref name="sebatum"/>
 
== Note ==
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{{Portale|Antica Roma}}
 
[[Categoria:Strade romane antichein Italia]]
[[Categoria:Trentino-Alto Adige]]