Petelia: differenze tra le versioni

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{{citazione|''Queste terre d'Italia e questa riva / vèr noi vòlta e vicina ai liti nostri, / è tutta da' nimici e da' malvagi / Greci abitata e cólta: e però lunge / fuggì da loro. I Locri di Narizia / qui si posaro; e qui ne' Salentini / i suoi Cretesi Idomeneo condusse; / qui [[Filottete]] il melibeo campione / la piccioletta sua Petilia eresse.''|[[Virgilio]], ''[[Eneide]]'', [[Eneide#Libro III|libro III]]. Traduzione di [[Annibal Caro]]}}
 
'''Petelia''' (Πετελία) è un'antica città della [[Magna Grecia]]. In passato oggetto di alcuni errori di localizzazione, nonpiù vinota ècome dubbio[[Municipio che(storia oggi debba individuarsi nel territorio dell'odierna cittadina di [[Strongoliromana)|Municipio]] in Provincia[[Storia diromana|età Crotoneromana]].
 
In passato oggetto di alcuni errori di localizzazione; pur non potendo escludere l'esistenza di toponimi simili in età antica, non vi è dubbio che l'antica città richiamata dalle fonti storiche e letterarie oggi debba individuarsi nel territorio dell'odierna cittadina di [[Strongoli]] in Provincia di Crotone.
 
==Storia==
Antica città della [[Magna Grecia]],; lal'etimologia del qualetoponimo secondo uno studioso inglese deriverebbe il suo nome da “''Baet Ylia''”, "Città di Dio"; secondo altri si tratterebbe invece di un probabile travestimento greco di un nome locale anellenico<ref name=":0">{{Cita web|url=https://www.gruppoarcheologicokr.it/strongoli/|titolo=Strongoli / Petelia / Murge|autore=Giuseppe Celsi|sito=Gruppo Archeologico Krotoniate (GAK)|data=2019-11-07|lingua=it-IT|accesso=2023-05-12}}</ref>). Spesso ricordata in epoca romana, sita in forte posizione sul versante orientale della Sila, si affaccia sul Mare Ionio, presso l'odierna [[Strongoli]], dove furonosono state trovate monete, iscrizioni e, una famosa laminetta orfica, reperti e individuati siti archeologici. Fondata, secondo una leggenda rodia, da [[Filottete]] dopo la [[guerra di Troia]], le sue campagne furono specialmente rinomateconosciute, in [[Impero romano|età imperiale]], per la coltura delle viti aminee.
 
Ancora prima dei fasti di [[Crotone|Kroton]], i greci petilini erano rinomati per essere maestri muratori, abili ingegneri ed architetti che venivano ingaggiati dalla madre patria per edificare templi, infrastrutture e grandi opere, oltre ad essere straordinari nell’arte della guerra, per cui seppero intessere rapporti di convenienza e mutuo soccorso con le città della Grecia. A causa di questo tipo di primazia, riuscirono ad assorbire culturalmente prima gli autoctoni Choni e poi i Bruzi e Lucani, tant’è che Petelia fu metropoli per quelle genti, mantenendo sempre una sfera d’indipendenza dalle altre città stato magno greche, compresa Kroton, che non ritenevano opportuno inimicarsela.
Estesa la propria influenza sui Bruzî nel 344, acquistò con il tempo autonomia da Crotone e cominciò a battere monete di bronzo con leggenda greca. Dopo la battaglia di Canne, malgrado la generale defezione dei Bruzî e dei Lucani, rimase fedele a Roma e si elevò a sì gran fama per la strenua quanto disperata resistenza all'assedio dei Cartaginesi (anno 215) da essere paragonata nella letteratura latina all'eroica Sagunto. Nel 203 Annibale, che l'aveva perduta e ripresa (anno 205), l'abbandonò ai Bruzî, dopo aver asservito i primarî cittadini e armati gli schiavi. Ma ricostituita dai Romani (anno 202), divenne città federata e riprese la monetazione con la leggenda ΠΕΤΗΛΙΝΩΝ e con il sistema divisionale romano; conservò tuttavia la lingua greca, finché non fu elevata a municipio (anno 89) e ascritta alla tribù Cornelia ([[Gens Cornelia]]). Durante le guerre servili fu saccheggiata da Spartaco, che sulle sue alture riuscì a battere un luogotenente di Crasso.
 
Estesa la propria influenza sui Bruzî nel 344, Petelia acquistò con il tempo autonomia da Crotone.
La parte più nota della storia di Petelia è il patto di amicizia con Roma durante le lotte dei Romani contro i [[Cartaginesi]].
 
Dopo qualche anno dalla fine delle [[guerre pirriche]] (275 a.C.) è accertata la presenza dei Bretti a Petelia, che stipula un ''[[foedus]]'' con Roma, come sembra desumersi da un passaggio in Liv. XXIII 20, in cui i Petelini ed i Romani, al momento della guerra annibalica, sono indicati come ''veteres socii''<ref name=":0" />.
Quando nel [[264 a.C.]] ebbero inizio le [[guerre puniche]], Petelia rimase fedele a Roma. Con la [[Battaglia di Canne|sconfitta di Canne]] (216 a.C.) l'esercito romano venne dimezzato ed Annibale, dopo aver conquistato gran parte della penisola e dopo aver lasciato a [[Capua antica|Capua]] una guarnigione di 700 uomini, si diresse alla conquista dell'Italia meridionale ed in particolare del ''Bruttium''.
 
Quando nel [[264218 a.C.]] ebberoebbe inizio lela [[guerreseconda guerra punichepunica]], Petelia rimase fedele a Roma. Con la [[Battaglia di Canne|sconfitta di Canne]] (216 a.C.) l'esercito romano venne dimezzato ed [[Annibale]], dopo aver conquistato gran parte della penisola e dopo aver lasciato a [[Capua antica|Capua]] una guarnigione di 700 uomini, si diresse alla conquista dell'Italia meridionale. edMalgrado inla particolaregenerale deldefezione dei Bretti, che si schierarono con Annibale, Petelia rimase fedele a Roma e fu [[Battaglia di Petilia|lungamente assediata dall''Bruttium''esercito cartaginese]] ([[215 a.C.]]) per ben undici mesi, arrivando i petilini a cibarsi delle cortecce e dei ramoscelli teneri di tutte le piante che trovavano in città<ref>{{cita|Polibio|VII, 1, 3}}.</ref>.
Molte città si schierarono con i Cartaginesi; solo Petelia ebbe l'ardire ed il coraggio di opporsi alle truppe puniche per ben undici mesi, arrivando al punto di mangiare tutte le pelli che si trovavano in città, a consumare le cortecce e i ramoscelli teneri di tutte le piante che trovavano in città.<ref>{{cita|Polibio|VII, 1, 3}}.</ref> Quando, alla fine i cartaginesi si apprestavano ad entrare nella città, ormai ridotta allo stremo, i Petelini gridarono dall'alto delle loro mura il disprezzo all'ineluttabile disfatta col famoso grido, riportato dal poeta latino [[Valerio Massimo]]<ref>''Facta dictaque memorabilia'', lib. VI cap. VI Ext 2.</ref>:
«Itaque Hannibali non Peteliam, sed fidei Petelinae sepulcrum capere contigit» («Così ad Annibale toccò prendere non Petelia, ma il sepolcro della fedeltà petelina»).
 
Durante gli undici mesi di assedio, una piccola delegazione di petelini si recò a alla curia romana per chiedere aiuto, ottenendo un netto rifiuto in quanto gli eserciti romani erano impegnati su altri campi di battaglia. I Romani, ben consapevoli delle difficoltà che Petelia avrebbe dovuto fronteggiare, lasciarono libertà di arrendersi alle truppe nemiche, ma Petelia a costo dell'enorme sacrificio si oppose al nemico e riuscì a frenarlo per undici mesi, al contrario di città potenti come Crotone che si erano subito arrese.
Questa grande prova valse a Petelia l'appellativo di seconda [[Sagunto]] (città della Spagna anch'essa fedele a Roma). L'autore latino [[Silio Italico]] con molta ammirazione scrive:
 
Quando, alla fine i cartaginesi si apprestavano ad entrare nella città, ormai ridotta allo stremo, i Petelini gridarono dall'alto delle loro mura il disprezzo all'ineluttabile disfatta col famoso grido, riportato dal poeta latino [[Valerio Massimo]]<ref>''Facta dictaque memorabilia'', lib. VI cap. VI Ext 2.</ref>: «''Itaque Hannibali non Peteliam, sed fidei Petelinae sepulcrum capere contigit''» («Così ad Annibale toccò prendere non Petelia, ma il sepolcro della fedeltà petelina»). In conseguenza si elevò a sì gran fama da essere paragonata nella letteratura latina all'eroica [[Sagunto]]. Così l'autore latino [[Silio Italico]] scrive: «''Fumabat versis incensa Petelia tectis, infelix fidei miseraeque secunda Sagunto''» («Fumava Petelia incendiata con i tetti riversi, una seconda Sagunto infelice per la fedeltà compassionevole»). Per questo motivo ebbe il titolo di ''Fidelis'', per cui passò alla storia come ''Fidelis Petelia''<ref>{{Cita libro|autore=Angelo Vaccaro|titolo=Fidelis Petelia|annooriginale=1933|editore=Università Cattolica del Sacro Cuore}}</ref>.
«Fumabat versis incensa Petelia tectis, infelix fidei miseraeque secunda Sagunto» («Fumava Petelia incendiata con i tetti riversi, una seconda Sagunto infelice per la fedeltà compassionevole»).
 
Ricostituita dai Romani (202 a.C.), divenne città federata e riprese la monetazione con la legenda ΠΕΤΗΛΙΝΩΝ e con il sistema divisionale romano; conservò tuttavia la lingua greca, finché non fu elevata a municipio (anno 89) e ascritta alla tribù Cornelia ([[Gens Cornelia]])<ref name=":0" />.
Durante gli undici mesi di assedio, una piccola delegazione di petelini si recò a alla curia romana per chiedere aiuto, ottenendo un netto rifiuto in quanto gli eserciti romani erano impegnati su altri campi di battaglia. I Romani, ben consapevoli delle difficoltà che Petelia avrebbe dovuto fronteggiare, lasciarono libertà di arrendersi alle truppe nemiche, ma Petelia a costo dell'enorme sacrificio si oppose al nemico e riuscì a frenarlo per undici mesi, al contrario di città potenti come Crotone che si erano subito arrese.
 
La lingua e la cultura greca viene conservata a Petelia anche quando dopo la guerra annibalica è rifondata e (ri)diventa città foederata. Ciò è evidenziato dalle liste dei ''theorodokoi'', che non passano da Crotone, ma da Petelia<ref>{{Cita web|url=https://www.gruppoarcheologicokr.it/biblioteca/salvatore-medaglia-il-bruzio-nelle-liste-dei-theorodokoi-2015/|titolo=Salvatore Medaglia - Il Bruzio nelle liste dei theorodokoi (2015)|sito=Gruppo Archeologico Krotoniate (GAK)|data=2022-09-24|lingua=it-IT|accesso=2024-01-13}}</ref>, ove ad accogliere i ''theoroi'' sarà il ''theorodokos'' petelino ''Ophallios'', di cui è evidente la radice italica (osca) del nome, a conferma che alla grecità della grande Crotone si sostituisce quella di Petelia<ref name=":0" />. Una iscrizione che attesta questo è quella apposta sul Palazzo Pelaggi, che testimonia la presenza del Ginnasio a Petelia, considerato il luogo in cui si addestravano culturalmente e fisicamente i giovani<ref>{{Cita web|url=https://www.gruppoarcheologicokr.it/biblioteca/felice-costabile-i-ginnasiarchi-di-petelia-ascl-51-1984/|titolo=Felice Costabile - I ginnasiarchi di Petelia (ASCL 51, 1984)|sito=Gruppo Archeologico Krotoniate (GAK)|data=2021-09-18|lingua=it-IT|accesso=2023-05-12}}</ref>.
Nel frattempo le truppe romane riacquistarono le loro forze e tutte le città perdute furono riscattate ad opera di [[Publio Sempronio Tuditano]]. Ormai la guerra stava per arrivare all'epilogo ed Annibale fu richiamato in patria, ma in attesa del vento favorevole per salpare, fu assalito e molti suoi [[Numidi]] rimasero uccisi sulle spiagge di Crotone. Circa {{formatnum:1000}} Petilini furono riportati nella loro patria dai romani.
 
Dichiarata quindi Petelia “libera e federata” (si governava con magistrati e leggi proprie). Roma le concesse il diritto di battere moneta propria. Fu un grande privilegio quello di coniare monete in bronzo, con tipi e legenda greci uniformati (diritto concesso a pochi); mantenne questi privilegi fino allNell'[[89 a.C.]] quando in seguito alla [[Lex Plautia Papiria|legge Plautia-Papira]] cambiò condizione divenendo [[Municipio (storia romana)|municipio]] e fu classificata nella [[gens Cornelia]]. Petelia fu la sola a sopravvivere anche alla decadenza di Crotone.
 
Durate l'età imperiale Petelia è il più importante centro della crotoniatide.
A tutt'oggi il valore della gloriosa città è dimostrata dai continui ritrovamenti archeologici.
 
Tra le epigrafi di quest'epoca molto importante è il testamento di Manio Megonio Leone<ref>{{Cita web|url=https://www.gruppoarcheologicokr.it/tag-pubblicazione/manio-megonio-leone/|titolo=Raccolta di pubblicazioni riguardanti: Manio Megonio Leone|sito=Gruppo Archeologico Krotoniate (GAK)|lingua=it-IT|accesso=2023-05-12}}</ref>, patrono municipale, iscritto su base marmorea, con il quale il personaggio cede alla città la sua vigna, il suo terreno più importante oltre che una somma di 10000 sesterzi”.
''Maria Letizia Lazzarini'', docente di Epigrafia greca presso la Sapienza di Roma, è intervenuta recentemente con un’accurata analisi dei documenti epigrafici rinvenuti a Strongoli e il ricercatore '''Armando Grasso''' ha testimoniato su alcuni lavori di scavi i quali hanno portato alla luce, nei lavori di metanizzazione numerose realtà archeologiche. Alcuni di essi sono custoditi dalla Soprintendenza dei Beni archeologici della Calabria (esempio: ariballos medio - corinzio, esposto a Reggio Calabria). Altri luoghi individuati invece sono stati interrati e purtroppo il mercato nero assorbe larga parte dei ritrovamenti effettuati, risalenti al periodo "ellenico", sparsi in tutto il mondo.
 
Nel tardo III secolo si collocano a Roma i Fabii di Petelia, di cui si ricorda ''Fabia Fuscinilla'', moglie del proconsole d’Asia Clodius Celsinus, celebrata in un carmen onorario (CIL VI, 31711), nata a Petelia (''Petelina domo orta''), sembrerebbe l’unico personaggio petilino che può vantare una dignità senatoria<ref name=":0" />.
 
Le attestazioni archeologiche di Petelia sono sempre più rade già dall’età del medio impero, e scompaiono del tutto nell’alto medioevo.
 
Si torna a trovare riscontri di un abitato, ma non con il toponimo di Petelia ma di [[Strongoli]] alla fine del sec. XII: “''Metropolis Sancte Severine hos habet suffraganeos episcopos: Hembriacensem, Stroniensem, Genecocastrensem, Cotroniensem, Gerentinum''”<ref name=":0" />.
 
== Monetazione di Petelia ==
{{vedi anche|Monetazione di Petelia}}
 
La '''[[monetazione di Petelia]]''', interamente in bronzo, fu l'espressione, a partire deldal [[III secolo a.C.]] dello status di autonomia che la città seppe garantirsi nei rapporti con la potenza di Roma. ImportanteInestimabile traccia della monetazione della città, può essere ammirata al [[British Museum]] di Londra, dove è custodita anche una laminetta aurea con formula di defixio, importante da un punto di vista giuridico - religioso.
 
==Questione sulla identificazione del sito==
Viene incontrovertibilmente identificata con [[Strongoli]].
Solitamente viene identificata con [[Strongoli]]. Secondo alcune sparute opinioni locali sarebbe esistita una seconda antica città dal toponimo simile, [[Petilia]] e che avrebbe avuto sede invece più a nord nel [[Cilento]]. In mancanza di prove documentali attendibili, molto discussa inoltre, è la tesi se le due città possano essere effettivamente considerate come due distinte realtà urbane o se addirittura possano invece identificarsi come la stessa.
 
Anche lL'attuale città di [[Petilia Policastro]] ([[Provincia di Crotone|KR]]) è stata erroneamente in passato ritenuta da storici locali corrispondere all'antica Petelia. Nel corso degli anni, la mole di rinvenimenti archeologici ha definitivamente smentito definitivamente anche questa tesi, ma la città dal 1863 ne ha conservato comunque il nome.
 
==BibliografiaNote==
<references/>
 
==Bibliografia==
;Fonti primarie
 
*{{cita libro |autore=[[Appiano di Alessandria]]|titolo=Historia Romana (Ῥωμαϊκά)|volume=VII e VIII|cid=Appiano|lingua=grc}} Versione in inglese [http://www.livius.org/ap-ark/appian/appian_0.html qui] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20151120053128/http://www.livius.org/ap-ark/appian/appian_0.html |date=20 novembre 2015 }}.
*{{Cita libro|autore=Polibio|wkautore=Polibio|titolo=[[Storie (Polibio)|Storie (Ἰστορίαι)]]|volume=VII|cid=Polibio|lingua=grc}} Versioni in inglese disponibili [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Polybius/home.html qui] e [http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Perseus%3Atext%3A1999.01.0234%3Abook%3D1%3Achapter%3D1 qui].
* {{cita libro|autore=Strabone|wkautore=Strabone|titolo=Geografia|volume=V|cid=Strabone|lingua=grc}} Versione in inglese disponibile [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Strabo/home.html qui].
* {{Cita libro|autore=Tito Livio|wkautore=Tito Livio|titolo=Ab Urbe condita libri|url=https://la.wikisource.org/wiki/Ab_Urbe_Condita|volume=XXI-XXX|cid=Livio|lingua=latino}} {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}
*Bibl.: H. Nissen, ''Ital. Landesk''., II, Berlino 1902, p. &nbsp;935; A.W. Byvanck, ''De Magnae Graeciae hist. antiquiss''., L'Aia 1912, p. &nbsp;115; D. Comparetti, ''Laminette orfiche'', Firenze, p. &nbsp;31; B. V. Head, ''Hist. num.'', 2ª ed., Oxford 1911, p. &nbsp;107; E. Ciaceri, ''Storia della Magna Grecia'', I, 2ª ed., Città di Castello 1928, p. &nbsp;419; III, Milano 1932, pp. &nbsp;133, 199, 218. Enc. Treccani.
*VACCARO, Angelo, ''Fidelis Petelia'', Obelisco, Palermo-Roma 1933.
 
*Per un approfondimento sulla parte antica si consulti: Emanuele Ciaceri, ''Storia della Magna Grecia'', Roma-Milano 1928-32. J. Bérard, ''La colonisation dans l'Italie méridionale et la Sicile'', Parigi 1941. T. J. Dunbabin, ''The Western Greeks'', Oxford 1948. H. Nissen, ''Italische Landeskund''e, Berlino 1883. Per le monete: B. V. Head, ''Historia numorum'', Oxford 1911.
==Note==
<references/>
 
==Voci correlate==
*[[Strongoli]]
*[[Spartaco]]
*[[Chone (Calabria)]]
*[[Krimisa]]
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{{Colonie della Magna Grecia}}
{{Città romane della Regio III Lucania et Bruttii}}
{{Portale|Antica Roma|Magna Grecia e Sicilia greca}}