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{{libro
{{C|La voce nonostante sia stata radicalmente modificata presenta delle imprecisioni/arbitrarietà espositive nella sezione Trama - mentre la sezione Significato appare come una ricerca originale non suffragata da fonti|letteratura|ottobre 2011|firma=--[[Utente:Pracchia-78|Pracchia 78]] [[Discussioni utente:Pracchia-78|<small>(scrivi qui)</small>]] 19:21, 12 ott 2011 (CEST))}}
|tipo = fantasy
|titolo = Sette piani
|annoorig = 1937
|genere = racconto
|lingua = it
}}
'''''Sette piani''''' è un racconto dello scrittore italiano [[Dino Buzzati]].
 
Il racconto hafu ispiratotrasposto ilcome opera teatrale e come film, quest'ultimo dal titolo ''[[Il fischio al naso]]'', diretto e interpretato da [[Ugo Tognazzi]].
'''''Sette piani''''' è un racconto scritto da [[Dino Buzzati]] che analizza alcuni aspetti delle paure umane con protagonista Giuseppe Corte. È contenuto nelle raccolte ''[[Sessanta racconti]]'' e [[La boutique del mistero]], entrambi editi da Mondadori.
 
== Storia editoriale ==
Il racconto ha ispirato il film ''[[Il fischio al naso]]'' diretto e interpretato da [[Ugo Tognazzi]].
Il racconto è stato pubblicato originariamente con il titolo ''I sette piani'' sul numero 3 anno XXXVII della rivista ''La Lettura'' del 1º marzo del 1937, quindi revisionato e incluso nell'antologia ''[[I sette messaggeri]]'' del 1942. Successivamente viene inserito nella raccolta ''Sessanta racconti'' (1958), con una riscrittura maggiormente fedele alla prima edizione uscita in edicola con ''La Lettura''<ref name=meridiani>{{cita libro|titolo= Buzzati opere scelte|serie=[[I Meridiani]]|autore= Dino Buzzati|editore=Mondadori|curatore= Giulio Carnazzi|anno= 2012|ISBN= 978-88-04-62362-5|capitolo= Note}}</ref> e ne ''La boutique del mistero'' (1968).<ref name=elenco>Cronologia a cura di Giulio Carnazzi su {{cita libro|titolo=I sette messaggeri|serie=[[Oscar Mondadori|Oscar Narrativa]]|autore=Dino Buzzati|editore=Mondadori|anno=2011|ISBN= 978-88-04-48097-6}}</ref>
 
== La tramaTrama ==
In un giorno di marzo, l'avvocato Giuseppe Corte si fa ricoverare in un moderno [[ospedale]] di una grande città italiana, specializzato nella cura del male da cui egli è leggermente affetto. L'ospedale è strutturato in sette diversi piani: i pazienti meno gravi vengono ricoverati in quello più alto, mentre ai piani più bassi si trovano i casi più gravi in forma decrescente da piano a piano. Il Corte viene accolto subito al settimo piano, in attesa di guarire dalla malattia e quindi di poter tornare a casa.<ref name=messaggeri>{{cita libro
L'avvocato Giuseppe Corte, dopo aver letto un volantino pubblicitario, in un giorno di marzo si fa ricoverare in un moderno ospedale di una grande città italiana, specializzato nella cura del male che lui crede di avere. L'ospedale, strutturato in 7 livelli, pone i sani all'ultimo e poi gli altri nei piani inferiori. Ogni livello inferiore corrisponde ad un aggravamento del male. Ovviamente Corte viene accolto subito al settimo livello, in attesa che i medici riescano a convincerlo che non ha nulla e lo rispediscano a casa. Corte inizia un buon ''iter'' verso la guarigione, ma una serie di cause concatenate fa sì che venga trasferito nei piani più bassi. Prima il ricovero di una donna che vorrebbe, al settimo piano, tre camere (per lei e i 2 figli), poi gli scrupoli di un medico allarmista, successivamente un [[eczema]] che gli appare su una gamba e lo fa scendere addirittura di due piani, poi un errore amministrativo, infine le ferie dei dipendenti. Via via Giuseppe Corte discende i vari piani della clinica, mentre è lasciato all' intuizione del lettore se un effettivo aggravamento del male ci sia o no. Nonostante le continue proteste e litigi nei confronti del personale dell'ospedale, in piena estate, l'ultimo errore lo conduce al temutissimo piano terra, sulla cui desolazione e tristezza era stato informato da un vicino di stanza pochi giorni dopo il suo arrivo.
|autore = Dino Buzzati
Ricoverato a questo livello, Corte, impotente nei confronti delle decisioni prese all'interno dell'ospedale, tenta ancora una volta di persuadere se stesso e le infermiere circa la sua sanità. Ma inesorabilmente in tutta la stanza si fa sempre più buio dato che le serrande cominciano a chiudersi automaticamento come in risposta ad un "misterioso comando".
|titolo = I sette messaggeri
|editore = Mondadori
|città = Milano
|anno = 2011
|serie = [[Oscar Mondadori|Oscar narrativa]]
|ISBN = 978-88-04-48097-6
}}</ref>
 
La salute del Corte sembra non peggiorare e non migliorare, ma una serie di inconvenienti (o almeno come tali gli appaiono) fanno sì che venga lentamente ma inesorabilmente trasferito ai piani inferiori, sempre con scuse assurde: prima per fare un favore a una donna e i suoi due figli, poi per gli scrupoli di un medico allarmista, successivamente a causa di un eczema apparso su una gamba che lo fa scendere di addirittura due piani, poi le ferie dei dipendenti, infine un errore amministrativo. Giuseppe Corte discende così uno dopo l'altro i vari piani della clinica, nonostante le sue continue proteste nei confronti del personale e nonostante i medici continuino a ripetergli che non ha nulla di grave.<ref name=messaggeri />
== Significato ==
 
In piena estate, l'ultimo trasferimento lo conduce al primo piano, sulla cui desolazione e tristezza era stato informato da un vicino di stanza appena arrivato.<ref name=messaggeri />
Come tutte le opere di Dino Buzzati, l'ambientazione surreale è funzionale al messaggio e alle tematiche che lo scrittore vuole comunicare. Il racconto diventa così metafora del dramma interiore vissuto dall'uomo di fronte all'inevitabile precarietà della vita e della conseguente incapacità psicologica da parte dell'uomo di adattarsi alla realtà della morte.
La disperazione di Corte cresce contemporaneamente alla discesa verso il basso. Egli non si informa mai circa la natura della sua malattia, proietta la sua desolazione al di fuori di sè, ricercando la causa all'esterno, verso il mondo dei vivi. Rifiuta di guardarsi dentro. Fino a che è circondato da persone sane, ovvero i ricoverati del settimo piano, il suo sguardo è libero di vagare nella natura circostane e gode della vastità dell'ambiente (anche se un velo di inquietudine non è mai assente). Il piano terra (la morte) appare lontana, e rifiuta categoricamente di accettarla. Fa di tutto per non parlare con i dottori o gli altri ricoverati dei lamenti che da esso provengono, e prova spaventosi brividi ogni volta che ne contempla le serrande abbassate. Ma la discesa al piano terra dal settimo è inevitabile, non se ne può sfuggire. E le cause, fra l'altro, sono le più varie e inaspettate, mai contemplate dall'uomo durante il corso della vita. La morte arriva anche quando non si è in grado di accettarla. Corte urla, si arrabbia, dibatte e litiga con i dottori per quella che giudica un'ingiustizia, alle infermiere ribadisce che è non è malato, rifiuta da una parte il distacco dal mondo dei sani e dall'altro la saggezza di chi sa accettare il triste destino dato dalla precarietà della vita. Nel fare ciò non si cura di quello che avviene dentro di lui, ovvero della "vera" malattia, su cui anche il lettore rimane all'oscuro. Vuole e pretende solo di stare tra i "sani". Non guarda dentro di sé, non sa accettare la legge naturale che vale per ogni uomo. Proiettando all'esterno il problema ed evitando di risolvere con sé stesso il drammatico conflitto, cade nella solitudine e nella disperazione che lo porteranno ad arrendersi, in preda alla frustrazione e all'impotenza. Ecco che dalla finestra del piano terra, a differenza del settimo piano, tutto appare immobile. Il suo sguardo non riesce andare oltre le foglie degli alberi che lo circondano, e anch'esse appaiono, almeno alla vista un po' annebbiata del paziente, ferme: non c'è futuro per la sua vita. Solo inforcando gli occhiali vede muoversi qualcosa, un alito di vento che fa oscillare debolmente i rami.
Come tematica non è poi da trascurare il senso di sospensione e di inquietudine derivante da un'attesa di un "qualcosa" che non arriva mai (in questo caso ad esempio la guarigione, il riconoscimento medico di sanità fisica la dimissione dall'ospedale). Sebbene altre opere di Buzzati esprimano meglio questa tematica (si veda [[Il deserto dei Tartari]] o i celebri racconti I setti messaggeri o Eppure battono alla porta), anche in questo scritto il senso di transizione, l'idea che la vita sia un passaggio precario e labile è ben rappresentato da una parte da un'ambientazione misteriosa e surreale e dall'altra dalla inutilità delle continue richieste e proteste, nonché degli sforzi del protagonista che cerca di continuo un appiglio che lo tenga aggrappato in qualche modo al mondo dei "sani".
 
RicoveratoIl aCorte questoè livello,sempre Cortepiù disperato e, impotente nei confronti delle decisioni prese all'interno dell'ospedale, tenta ancora una voltacontinuamente di persuadere se stesso e le infermiere circa la sua sanità. MaCon inesorabilmentelentezza ininesorabile, tuttaperò, lale stanzapersiane siscorrevoli fadella sempresua più buio dato che le serrandestanza cominciano a chiudersi.<ref automaticamentoname=messaggeri come in risposta ad un "misterioso comando"./>
[[Categoria:Romanzi di Dino Buzzati]]
 
== Opere derivate ==
[[fr:Sept étages]]
Lo stesso Buzzati trasse dal racconto una commedia, intitolata ''Un caso clinico''. Essa fu rappresentata per la prima volta al [[Piccolo Teatro (Milano)|Piccolo Teatro]] di [[Milano]] nel [[1953]] e successivamente riproposta in molte città europee e mondiali tra cui [[Berlino]], [[Göteborg]], [[Ginevra]], [[Stoccolma]], [[Buenos Aires]]. A Parigi fu adattata da [[Albert Camus]] e rappresentata al Théatre La Bruyère nel [[1955]].
 
Il racconto ha inoltre ispirato il film ''[[Il fischio al naso]]'', diretto e interpretato da [[Ugo Tognazzi]].
 
== Analisi ==
{{C|La sezione "analisi" appare come una ricerca originale non suffragata da fonti|opere letterarie|ottobre 2011}}
Come tutteaccade lein molte opere di Dino Buzzati, anche qui l'ambientazione surreale è funzionale al messaggio e alle tematiche che lo scrittore vuole comunicare. Il racconto diventa così metafora del dramma interiore vissuto dall'uomo di fronte all'inevitabile e misteriosa precarietà della vita e della conseguente incapacità psicologica da parte dell'uomo di adattarsi alla realtà della morte., o anche semplicemente di capire che il suo futuro non dipende da lui e obbedisce a leggi misteriose contro le quali non può nulla.
La disperazione di Corte cresce contemporaneamente alla discesa verso il basso. Egli non si informa mai circa la natura della sua malattia, proietta la sua desolazione al di fuori di , ricercandoricercandone launa causa all'esterno,esterna versoe il mondo dei vivirassicurante. Rifiuta quindi di guardarsiammettere dentrola propria condizione. Fino a che è circondato da persone sane, ovverocome i ricoverati del settimo piano, il suo sguardo è libero di vagare nella natura circostanecircostante e gode della vastità dell'ambiente (anche se un velo di inquietudine non è mai assente). Il primo piano terra (la morte) appare lontana, e rifiuta categoricamente di accettarlacontemplarla. Fa di tutto per non parlare con i dottori o gli altri ricoverati dei lamenti che da essosuoi provengonoproblemi, e prova spaventosi brividi ogni volta che ne contemplavede le serrande abbassate. Ma la discesa al piano terra dal settimo è inevitabile, non se ne può sfuggire. E le cause, fra l'altro, sono le più varie e inaspettate, mai contemplate dall'uomo durante il corso della vita. La morte arriva anche quando non si è in grado di accettarla. Corte urla, si arrabbia, dibatte e litiga con i dottori per quella che giudicaritiene un'ingiustizia, alle infermiere ribadisce che è non è malato, rifiuta da una parte il distacco dal mondo dei sani e dall'altroaltra la saggezza di chi sa accettare ill'ineffabilità tristedel destino dato dalla precarietà della vitaumano. Nel fare ciò non si cura di quello che avviene dentro di lui, ovveroossia della "vera" malattia, su cui anche il lettore rimane all'oscuro. Vuole e pretende solo di stare soltanto tra i "sani". Non guarda dentro di sé, non sa accettare la legge naturale che vale per ogni uomo. Proiettando all'esterno il problema ed evitando di risolvere con sé stesso il drammatico conflitto, cade nella solitudine e nella disperazione che lo porteranno ad arrendersi, in preda alla frustrazione e all'impotenza. Ecco che dalla finestra del piano terra, a differenza del settimo piano, tutto appare immobile. Il suo sguardo non riesce ad andare oltre le foglie degli alberi che lo circondano, e anch'esse appaiono, almeno alla vista un po' annebbiata del paziente, ferme: non c'è futuro per la sua vita. Solo inforcando gli occhiali vede muoversi qualcosa, un alito di vento che fa oscillare debolmente i rami.
 
ComeA tematicalivello tematico non è poi da trascurare il senso di sospensione e di inquietudine derivante da undall'attesa di un "qualcosa" che non arriva mai (in questo caso ad esempio la guarigione, il riconoscimento medico di sanità fisica e quindi la dimissione dall'ospedale). Sebbene altre opere di Buzzati esprimano meglio questaquesto tematicaconcetto (si veda ''[[Il deserto dei Tartari]]'' o i celebri racconti ''[[I settisette messaggeri o(racconto)|I sette messaggeri]]'' e ''[[Eppure battono alla porta]]''), anche in questo scritto il senso di transizione, l'idea che la vita sia un passaggio precario e labile è ben rappresentato da una parte da un'ambientazione misteriosa e surreale e dall'altra dalla dall'inutilità delle continue richieste e proteste, nonché degli sforzi del protagonista che cerca di continuo un appiglio che lo tenga aggrappato in qualche modo al mondo dei "sani".
 
== Note ==
<references />
 
== Collegamenti esterni ==
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[[Categoria:RomanziRacconti di Dino Buzzati]]