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|titolo = Codice teodosiano
|titoloorig = Codex theodosianus
|immagine = Codex Theodosianus.jpg
|didascalia = Frontespizio dell'edizione del 1736, commentata da [[Iacobus Gothofredus]]
|annoorig = 438
|genere = raccolta di leggi
|lingua = la
}}
[[File:Theodosius ii.jpg|thumb|Testa di marmo del [[V secolo]] rappresentante l'[[imperatore romano d'Oriente]] [[Teodosio II]].]]
 
Il '''''Codice teodosiano''''' ([[lingua latina{{latino|latino]]: ''Codex Theodosianus''}}) è una raccolta ufficiale di [[costituzione imperiale|costituzioni imperiali]] voluta dall'[[imperatore]] romano d'oriente]] [[Teodosio II]] ([[408]]-[[450]]). Venne pubblicata, dopo una fase di gestazione lunga 9 anni, il 15 febbraio [[438]], ed entrò in vigore, sia nell'[[Impero romano d'Oriente]] sia in quello [[Impero romano d'occidente|d'Occidente]], il 1º gennaio [[439]].
 
== Genesi dell'opera ==
[[File:Theodosius ii.jpg|thumb|Testa di marmo del [[V secolo]] rappresentante l'[[imperatore romano d'Oriente]] [[Teodosio II]].]]
Il primo progetto di codificazione risale al [[429]]. Nel marzo di quell'anno [[Teodosio II]] emanò a [[Costantinopoli]] una [[costituzione imperiale]] (= C. Th. I, 1, 5)<ref>''Codex Theodosianus'', I.1.5.: ''Ad similitudinem Gregoriani atque Hermogeniani codicis cunctas colligi constitutiones decernimus, quas Constantinus inclitus et post eum divi principes nosque tulimus edictorum viribus aut sacra generalitate subnixas''.</ref><ref>{{cita libro|autore-capitolo=Andrea Lovato, ''|capitolo=Teodosio II e i Prudentes'', in: ''[|url=https://books.google.it/books?id=OTibcx1KeEoC&pg=RA2-PA532&lpg=RA2-PA532&source=bl&ots=32euy_fjif&sig=DX_AqgSwXusstNsFtPJ636oXWVA&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwinyp7N68zNAhVF2BoKHfXiBiMQ6AEILDAC#v=onepage&f=false |titolo=Studi per Giovanni Nicosia]'', |volume=Volume 1, |editore=Giuffrè Editore, |anno=2007, |ISBN =9788814135125, |p. =532, (in particolare nota 2.)}}</ref>, con la quale diede l'incarico a una commissione di otto membri di creare due codici: il primo, destinato alla ''scholastica intentio'' (ossia agli studiosi del diritto), avrebbe dovuto contenere le costituzioni imperiali, anche non più vigenti, emanate dall'epoca dell'imperatore [[Costantino I]] in poi, mentre il secondo, destinato agli operatori del diritto, avrebbe dovuto contenere le costituzioni imperiali vigenti escerpite dai codici Gregoriano ed Ermogeniano e dal codice appena composto. Ad integrazione di esse si sarebbero dovuti aggiungere i brani giurisprudenziali tratti dalle opere dei [[giuristi romani|giureconsulti romani]] più importanti.
 
La commissione era composta da sette funzionari imperiali — [[Antioco Chuzon|Antioco]], Teodoro, Eudicio, Eusebio, Giovanni, Comazone ed [[Eubulo (prefetto del pretorio)|Eubulo]] — e da un giureconsulto, Apelle (secondo altre fonti<ref>{{cita libro|autore=[[Vito Antonio Sirago]] |titolo=Galla Placidia. La nobilissima. |città=Milano, |anno=1996 |editore=Jaca Book.}}</ref>, i componenti erano, oltre al giureconsulto Apelle, otto: [[Antioco Chuzon|Antioco]], Teodoro, Massimino, Martirio, Speranzio, Apollodoro, Epigene e Procopio). Nella redazione del codice, ai commissari non fu permesso introdurre [[interpolazione (filologia)|interpolazioni]] dei testi.
 
Nel dicembre del [[435]] Teodosio II, resosi conto dell'insuccesso di questo progetto, emanò una nuova costituzione, a noi nota attraverso C. Th. 1, 1, 6, con la quale affidò ad una commissione di 16 membri (dei quali due soli, [[Antioco Chuzon|Antioco]] e Teodoro, avevano fatto parte della commissione precedente) il compito di redigere un solo codice, contenente costituzioni imperiali da Costantino in avanti. Questa volta i commissari ebbero licenza di [[interpolazione (filologia)|interpolare]] le costituzioni raccolte al fine di adattarle alle nuove esigenze dell'impero. La loro opera vide la luce il 15 febbraio [[438]].
 
Nello stesso anno Teodosio II inviò il codice a [[Valentiniano III]] (imperatore d'occidente) come regalo di nozze. Ci si aspettava che Valentiniano III emanasse una ''pragmatica sanctio'' per l'entrata in vigore del codice, ma non fu così; egli si servì di un certo Fausto (prefetto d'Italia) il quale deteneva una copia del codice e la lesse al Senato affinché fosse approvata. Il [[Senato romano]] l'accolse per acclamazione, ed il codice entrò in vigore il primo giorno dell'anno 439, in tutto il territorio imperiale.
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== Bibliografia ==
* {{cita libro|autore=Lucio de Giovanni, ''|titolo=Chiesa e Stato nel Codice Teodosiano: alle origini della codificazione in tema di rapporti Chiesa-Stato'', |città=Napoli, |editore=M. D'Auria, |anno=1996.}}
* {{Cita libro|autore=[[Iacobus Gothofredus]]|titolo=De statu paganorum sub christianis imperatoribus: seu commentarius ad titulum X de paganis libri XVI codicis Theodosiani|volume=|editore=Gotthard Vögelin|città=Heidelberg|anno=1616|lingua=la|url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=14866255}}