Partito Ba'th: differenze tra le versioni

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|leader =
|segretario = [[Michel Aflaq]] (1954–1965) <br/> [[Munif al-Razzaz]] (1965–1966)
|stato = SYR 1963-1972
|stato2 = IRQ 1963-1991
|fondazione =
|stato2 = IRQ 1963-1991
|confluito in = [[Partito Ba'th (Siria)]]<br />[[Partito Ba'th (Iraq)]]
|sede =
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|ideologia = [[Ba'thismo]]<br />• [[Nazionalismo arabo]]<br />• [[Panarabismo]]<br />• [[Socialismo arabo]]<br />• [[Socialismo nazionale]]<br />• [[Secolarismo]]<br />• [[Anti-imperialismo]]<br />• [[Antisionismo]]
|internazionale =
|collocazione = [[SinistraTrasversalismo|Trasversale]]
|posizione =
|testata = ''[[Al-Ba'th (giornale)|Al-Ba'th]]''
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|bandiera = Flag of the Ba'ath Party.svg
}}
 
Il '''Partito del Risorgimento Arabo Socialista''' ({{arabo|حزب البعث العربي الاشتراكي|Ḥizb al-Baʿth al-ʿArabī al-Ishtirākī}})<ref>{{Cita pubblicazione|cognome=Agwani|nome=M. S.|anno=1961|titolo=The Baʻth: A Study in Contemporary Arab Politics|rivista=International Studies|doi=10.1177/002088176100300102|p=6}}</ref>, meglio noto come '''Partito Baʿth Arabo Socialista''' o più semplicemente '''Baʿth'''<ref>[https://www.treccani.it/enciclopedia/al-ba-th_(Dizionario-di-Storia) ''Treccani'']</ref><ref>Talvolta stilizzato in '''Baath''' o meno frequentemente e scorrettamente ''Ba'ath''.</ref> ({{arabo|البعث|al-Baʿth}}, ossia ''il Risorgimento''), è stato un [[partito politico]] [[Panarabismo|panarabo]], fondato nel secondo dopoguerra dai siriani [[Michel Aflaq|Michel ʿAflaq]] e [[Salah al-Din al-Bitar|Ṣalāḥ al-Dīn al-Bīṭār]].
 
== Storia ==
=== Prodromi ===
Un'importante azione di quello che a lungo è rimasto l'unico partito politico arabo di massa fu svolta anche da [[Zaki al-Arsuzi|Zakī al-Arsūzī]] di [[Alessandretta]]: un [[Alauiti|alawita]] siriano che espose un programma irredentistico per la sua città (che, in base agli accordi di pace nel primo dopoguerra, era stata attribuita alla neo-costituita Repubblica di [[Turchia]]), in nome di un [[Panarabismo|ideale panarabo]] che poi si travaserà nel programma del partito ''Baʿth''.
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=== La nascita ===
Nel 1940 nasce il ''Baʿth'' ma le sue dimensioni sono ancora trascurabili tre anni dopo allorché, per ammissione stessa di ˁAflaqʿAflaq al I congresso del partito nel 1947, i membri regolari partecipanti erano appena una decina, per giungere alla rispettabile cifra di 4.500 solo nel 1952 grazie all'ingresso nel partito di un buon numero di studenti, di insegnanti, di avvocati e di medici.
 
Nel novembre di quell'anno il ''Baʿth'' si fonde con il Partito Socialista Arabo di Akram al-Ḥurānī, un siriano di [[Hama|Hamā]] di estrazione sociale particolarmente disagiata (ʿAflaq e al-Bīṭār provenivano invece da famiglie di medio-piccoli possidenti e commercianti, tant'è vero che Bītār aveva avuto un nonno alto dignitario religioso, assai rinomato al [[Il Cairo|Cairo]] e a [[Istanbul]], le due più importanti città islamiche del tempo). Akram al-Ḥurānī portava in dote un gran numero di iscritti provenienti dalla classe contadina e, già nel primo convegno da lui organizzato nel 1952 ad [[Aleppo]] per tutelare gli interessi degli agricoltori, i partecipanti simpatizzanti erano già 40.000.
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Il direttivo fu costituito da 3 baʿthisti (lo stesso ʿAflaq, al-Bīṭār e al-Sayyid) mentre del Partito Socialista Arabo entravano lo stesso al-Ḥurānī e il cristiano ortodosso [[Antun Maqdisi|Antūn Maqdisī]], professore universitario a [[Damasco]].
Dopo la fusione, per tutti gli [[anni '50]] si assiste all'allargamento della base di consenso in Siria, in [[Iraq]] e in [[Giordania]] ma, mentre in Siria e Giordania si avviavano lunghe e inconcludenti precisazioni ideologiche che indebolirono non poco il partito (giungendo a far definire tutto ciò “Babele” al noto studioso iracheno [[Hanna Batatu]]), in Iraq le basi ideologico-dottrinarie elaborate essenzialmente da ʿAflaq riscuotevano attenta udienza.
 
Occorre dire che il maggior ideologo del ''Baʿth'' era però in parte responsabile di questa confusione: nel suo pensiero si affrontano infatti, in modo non sempre esemplarmente chiaro, concezioni nazionalistiche, individualistico-illuministiche e democratico-radicaleggianti, di stampo quasi [[giacobino]]. Le parole d'ordine del ''Baʿth'' furono essenzialmente tre, riflesse fedelmente nel motto: “unità araba, libertà e [[socialismo]]”, dove l'espressione "unità araba" indicava il collegamento “inevitabile”, al di là delle contingenti contrapposizioni, fra le varie realtà presenti nei vari Paesi arabi mentre il termine “libertà” era da intendersi tanto in senso generale, per la nazione araba, quanto per l'individuo, come affrancamento dal bisogno e dallo sfruttamento. Maggiore attenzione merita invece l'ultima parola d'ordine: socialismo.
 
{{senza fonte|Si osserverà che il socialismo ebbe - ed abbia ancora - un significato per il movimento panarabo del tutto distante da quello elaborato in ambito marxista e semmai più vicino per alcuni aspetti a quello della [[Associazione internazionale dei lavoratori|Prima Internazionale Socialista]]}}<!-- Se il ba'thismo non si ispirava al marxismo e la sua idea di "socialismo" era differente da quella marxista arrivando addirittura a negare la lotta di classe, allora è una contraddizione affermare che il ba'th traeva ispirazione dall'idea di socialismo della prima internazionale che era di stampo assolutamente marxista tanto che Marx e Engels in prima persona ne avevano fatto parte. -->Al contrario del [[marxismo]], il [[socialismo arabo]] non è collegato a una visione materialistica della vita e anzi il ''Baʿth'' si vantava di aver elaborato con la sua dottrina una sorta di socialismo “spirituale”, ripudiando ogni forma di lotta di classe, ritenuta un “fattore di divisione interna e di conflitti” giacché «''tutte le differenze fra i figli [di questa nazione araba] sono incidentali e false''», mentre l'ateismo era del tutto assente ed era tutelato il diritto all'eredità e alla libera iniziativa privata in campo economico: retaggi questi dell'[[Islam]] che considera la prima come uno dei pilastri della società civile e la seconda come forse la migliore attività dell'uomo (''al-kāsib ḥabīb Allāh'', ossia "chi guadagna è amato da Dio").
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La branca irachena nasceva per terza, dopo quella siriana originaria (1947) e quella giordana, sorta nel 1949. Unità base era la ''firqa'' (divisione), con almeno 12 uomini. Due o più ''firqa'' costituivano una ''shuʿba'' (sezione) e 2 o più di esse originavano un ''firʿ'' (branca) che era composta in pratica dai responsabili degli affari amministrativi, culturali, del Lavoro, dello Sport e delle Finanze oltre che dai membri dell'Ufficio Politico. Al vertice era collocato il Decano (''ʿAmīd'').
 
Col tempo tale strutturazione cambiò alquanto, così come si articolarono meglio i rapporti fra le varie branche del partito all'interno del mondo arabo: essenzialmente in Siria, Giordania, Libano e Iraq stesso, ogni paese godendo di un Comando regionale e di un Segretario regionale mentre si andava fortemente ridimensionando la figura dell{{'}}''ʿAmīd'' mentre ʿAflaq diventava Segretario Generale del Comando Nazionale, l'organismo che doveva coordinare i Comandi regionali.
 
Il partito svolse un ruolo tutto sommato minimo nel periodo di presidenza del gen. [[Abd al-Karim Qasim|ʿAbd al-Karīm Qāsim]], stretto fra l'ideale di un neutralismo [[Socialismo|socialisteggiante]] (tanto da godere dell'iniziale supporto del [[Partito Comunista Iracheno]]) e quello di un gruppo di politici, usciti vittoriosi con il colpo di Stato del 1958, favorevole ad un neutralismo isolazionista (Partito Nazional Democratico e il gen. [[Abd al-Rahman Arif|ʿAbd al-Salām ʿĀrif]]).
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== Bibliografia ==
*Hanna Batatu, ''The Old Social Classes and the Revolutionary Movements in Iraq'', Princeton, P.U. Press, 1978.
*[[Paolo Minganti]], ''I movimenti politici arabi'', Firenze, Ubaldini, 1971.
*[[Claudio Lo Jacono]], ''Partiti politici e Governi in ʿIrāq (1920-1975)'', Roma, Fondazione G. Agnelli di Torino, 1975.
*Hanna Batatu, ''The Old Social Classes and the Revolutionary Movements in Iraq'', Princeton, P.U. Press, 1978.
*{{Cita libro|autore=François Massoulié|titolo=I conflitti del Medio Oriente|collana=XX secolo|anno=2006|editore=Giunti Editore|cid=Massoulié, 2006|ISBN=9788809028715}}
*Renzo Guolo, ''L'Islam è compatibile con la democrazia?'', Edizioni Laterza, pag. 52