Palazzo Davanzati: differenze tra le versioni

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{{Museo
|Nome = Museo di Palazzo Davanzati<br />(Museo della casa fiorentina antica)
|Stato = Italia
|Località = Firenze
|Tipologia = [[Arte]], [[Architettura]]
|Data di fondazione = 1350 circa
|Proprietà = Stato Italiano
|Gestione = Musei del Bargello
|Direttore = Paola d'Agostino
|Visitatori = 9.597
|Anno visitatori = 2022
|Sito = https://www.bargellomusei.beniculturali.it
|Note visitatori = <ref name="Visitatori e introiti dei musei">Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, [http://www.statistica.beniculturali.it/rilevazioni/musei/Anno%202014/MUSEI_TAVOLA7_2014.pdf Visitatori e introiti dei musei]</ref>
}}
'''Palazzo Davanzati''' siè trovaun aedificio storico del centro di [[Firenze]], situato in [[via di Porta Rossa]] 9 e affacciato sull'omonima [[piazza Davanzati]]. All'interno ospita il'''Museo di Palazzo Davanzati''', nato come '''Museo della Casa Fiorentinafiorentina Anticaantica'''.
 
Il palazzo appare nell'elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare [[patrimonio artistico nazionale (Italia)|patrimonio artistico nazionale]].
 
==Storia==
[[File:Palazzo davanzati 1880.jpg|thumb|Il palazzo nel [[1880]], con le botteghe al piano terra]]
 
Il palazzo rappresenta un ottimo esempio di [[architettura]] residenziale fiorentina del [[XIV secolo|'300Trecento]], costruito verso la metà del secolo dalla famiglia Davizzi, mercanti benestanti dell'[[arte di Calimala]] (o dei mercantiMercantanti),. fuFu inresidenza seguitodegli vendutoUfficiali della Decima (l'ufficio che raccoglieva le denunce delle proprietà private per l'applicazione delle tasse), poi passò nel [[1516]] alla famigliaai [[bartolini Salimbeni|Bartolini]], ricchie membrida dell'[[Artequesti delfu Cambio]], e infinevenduto nel [[1578]] a [[Bernardo Davanzati]], altrettantofamoso riccostorico e mercanteletterato, nonchéla importantecui economista,[[Davanzati|famiglia]] agronomo,si eruditoestinse enel storico italiano1838. FuIl luipalazzo che fece apporre lo stemmagodette di famigliaun checerto sisplendore vedealla sullafine facciatadel eSettecento, fecequando anche costruireospitò l'[[altanaAccademia degli Armonici]], (terrazzaalla aquale loggia)parteciparono alcompositori terzocome piano,[[Luigi alCherubini]] posto dell'originariae [[merlaturaPietro Nardini]] tipica delle case-torri medievali.
 
Quando l'ultimo esponente dei Davanzati, Carlo, si suicidò nel 1838, l'immobile fu poco dopo suddiviso in più quartieri e soffrì, oltre a svariate manomissioni, di un progressivo abbandono, fatta eccezione per alcuni interventi di restauro promossi attorno al 1884 dalla proprietà Orfei. Nel 1902, una stanza del palazzo fu presa in affitto da [[Giovanni Papini]] e [[Giuseppe Prezzolini]], insieme a [[Giovanni Costetti]], [[Adolfo De Carolis]], [[Alfredo Bona]], [[Ernesto Macinai]], [[Giuseppe Antonio Borgese]], per fondarvi la [[rivista letteraria]] ''[[Leonardo (rivista)|Il Leonardo]]''<ref>[[Giovanni Papini]], ''Palazzo Davanzati'', in: ''Id.'', ''[[Un uomo finito]]'', 1913, p. 80.</ref>, edita dalla [[Vallecchi]], di cui furono pubblicati venticinque fascicoli, dal 4 gennaio 1903 all'agosto 1907<ref>[[Giovanni Papini]], ''Palazzo Davanzati'', in: ''Id.'', ''[[Un uomo finito]]'', 1913, p. 81.</ref>. Fu proprio Papini a testimoniare lo stato di degrado dell'edificio nelle pagine di ''Un uomo finito'': «tutto sudicio e buio, colle scale mezze rovinate, i muri graffiati; i ballatoi murati a metà e il gran cortile pieno di svolte a sghembo, d'angoli pisciosi e di casse abbandonate»<ref>''Lettera di Prezzolini a Papini 9PPr'', datata Firenze, 29 novembre [[1902]]; in: Giovanni Papini e [[Giuseppe Prezzolini]], ''Carteggio. I, 1900–1907. Dagli «Uomini Liberi» alla fine del «Leonardo»'', [[Edizioni di Storia e Letteratura]], 2003, n. 93, p. 216.</ref>.
Il palazzo godette di un certo splendore alla fine del Settecento quando ospitò l'[[Accademia degli Armonici]], alla quale parteciparono compositori come [[Luigi Cherubini]] e [[Pietro Nardini]].
Il palazzo appartenne alla famiglia di Bernardo
Davanzati fino al [[1838]] quando, Carlo, ultimo esponente della famiglia, si suicidò. L'edificio fu allora suddiviso in quartieri e subì varie modifiche strutturali interne.
 
[[File:Illustrated catalogue of the exceedingly rare and valuable art treasures and antiquities formerly contained in the famous Davanzati Palace, Florence, Italy (1916) (14593709877).jpg|thumb|left|La sala dei Pappagalli nel catalogo della vendita a incanto del 1916]]
Nel 1902<ref>''Lettera di Prezzolini a Papini 9PPr'', datata Firenze, 29 novembre [[1902]]; in: Giovanni Papini, [[Giuseppe Prezzolini]], ''Carteggio. I, 1900–1907. Dagli «Uomini Liberi» alla fine del «Leonardo»'', [[Edizioni di Storia e Letteratura]], 2003, n. 93, p. 216.</ref>, una stanza del palazzo fu presa in affitto da [[Giovanni Papini]] e [[Giuseppe Prezzolini]], insieme a [[Giovanni Costetti]], [[Adolfo De Carolis]], [[Alfredo Bona]], [[Ernesto Macinai]], [[Giuseppe Antonio Borgese]], per fondarvi la [[rivista letteraria]] ''[[Leonardo (rivista)|Leonardo]]''<ref>[[Giovanni Papini]], ''Palazzo Davanzati'', in: ''Id.'', ''[[Un uomo finito]]'', 1913, p. 80.</ref>, edita dalla [[Vallecchi]], di cui furono pubblicati 25 fascicoli, dal 4 gennaio [[1903]] all'agosto [[1907]]<ref>[[Giovanni Papini]], ''Palazzo Davanzati'', in: ''Id.'', ''[[Un uomo finito]]'', 1913, p. 81.</ref>.
Nel 1904 l'immobile, scampato per poco alle [[risanamento di Firenze|demolizioni ottocentesche]], fu acquistato dall'antiquario [[Elia Volpi]] che lo restaurò con complessi lavori durati cinque anni, esaltandone i caratteri propri della residenza trecentesca, arredandolo di conseguenza, in modo da costituire uno scenario adatto all'esposizione delle molte opere d'arte raccolte. Fu in questo periodo che vennero recuperate numerose decorazioni murali antiche, restaurate e integrate dal pittore Silvio Zanchi. Nel 1910 Volpi ne fece la sede della sua galleria antiquaria e lo aprì al pubblico per la prima volta come museo privato "della Casa Fiorentina antica", che fu subito molto amato dai collezionisti stranieri e dai viaggiatori, che spesso lo visitavano per prendere spunto per l'arredo delle loro abitazioni<ref>TCI, ''Guida d'Italia, Firenze e provincia'', cit., pag. 246.</ref>. Nel [[1916]] Volpi organizzò una memorabile [[Asta (compravendita)|asta]] a [[New York]], dove vendette con grande profitto l'intero mobilio del palazzo: l'evento è ricordato come un'importante tappa per la diffusione del gusto neorinascimentale negli Stati Uniti.
 
Nel 1920 la casa era stata riarredata e di nuovo il mobilio fu oggetto di vendita nel [[1924]], ma questa volta invece di andare disperso venne acquistato dagli antiquari di origine egiziana Vitale e Leopoldo Bengujat, che affittarono anche l'edificio e di lì a poco lo acquistarono (1926), facilitati da una serie di sfortune commerciali del Volpi. Nel [[1934]] l'arredo venne venduto all'asta e acquistato dalla Spanish Art Gallery.
Nel [[1904]] l'immobile, scampato per poco alle [[risanamento di Firenze|demolizioni ottocentesche]], fu acquistato dall'antiquario [[Elia Volpi]] ed in seguito restaurato ed arredato secondo lo stile trecentesco. Nel [[1910]] lo aprì al pubblico per la prima volta come museo privato "della Casa Fiorentina antica", che fu subito molto amato dai collezionisti stranieri e dai viaggiatori, che spesso lo visitavano per prendere spunto per l'arredo delle loro abitazioni<ref>TCI, ''Guida d'Italia, Firenze e provincia'', cit., pag. 246.</ref>. Nel [[1916]] Volpi organizzò una memorabile [[Asta (compravendita)|asta]] a [[New York]], dove vendette con grande profitto l'intero mobilio del palazzo: l'evento è ricordato come un'importante tappa per la diffusione del gusto neorinascimentale negli Stati Uniti.
 
Successivamente, "allo scoppio della [[seconda guerra mondiale]], il palazzo, oramai di proprietà di un gruppo antiquario londinese, fu requisito e dato in gestione al [[Monte dei Paschi]]: fu adibito a ufficio di carte annonarie e di controllo dei consumi del Comune di Firenze; ufficio impianti elettrici delle Ferrovie dello Stato; Commissione provinciale di Censura. Alla fine della guerra il palazzo venne reso al proprietario e tramite il conte [[Alessandro Contini Bonacossi]] venne acquistato dallo Stato nel 1951"<ref>Mazzino Fossi</ref>.
Nel [[1920]] la casa era stata riarredata e di nuovo il mobilio fu oggetto di vendita nel [[1924]], ma questa volta invece di andare disperso venne acquistato dagli antiquari di origine egiziana Vitale e Leopoldo Bengujat, che affittarono anche l'edificio e di lì a poco lo acquistarono ([[1926]]). Nel [[1934]] l'arredo venne venduto all'asta e acquistato dalla Spanish Art Gallery.
 
Destinato a ospitare il Museo dell'Antica Casa Fiorentina, inaugurato nel 1956, il palazzo conobbe nuovi restauri diretti da Alfredo Barbacci, ed ebbe un nuovo arredamento per le cure di Filippo Rossi e [[Luciano Berti]], vedendo qui confluire dipinti, arredi e oggetti d'uso domestico dal [[Museo Nazionale del Bargello]], dalle Gallerie fiorentine e da donazioni di privati.
Nel [[1951]] il palazzo fu acquistato dallo [[Italia|Stato Italiano]] che lo adibì definitivamente a museo, con mobili, dipinti e oggetti provenienti in parte da altri musei fiorentini e in parte da acquisti e donazioni ricevute. Nel [[1956]] il museo venne riaperto con un allestimento che cercava di ricreare l'atmosfera di un'abitazione privata.
 
A causa di gravi dissesti alla struttura il museo è stato chiuso nel 1995 e la fabbrica interessata da un complesso intervento di consolidamento diretto dall'architetto Laura Baldini e quindi da Fulvia Zeuli con la consulenza dell'ingegnere Leonardo Paolini, fino alla progressiva riapertura degli ambienti a partire dal 2007 fino al giugno 2009.
Dalla fine degli [[Anni 1990|anni '90]] è oggetto di un lungo e delicato restauro. Nel [[2005]] è stato riaperto il pianterreno e il primo piano, mentre l'11 giugno [[2009]] è stato riaperto completamente.
 
Nell'insieme, nonostante i molti rimaneggiamenti, il palazzo rimane un esempio tra i più significativi delle dimore signorili fiorentine del Trecento, anche grazie ai serramenti, alle campanelle da cavallo e ai ferri di stanga, ovviamente frutto delle integrazioni moderne e comunque più che plausibili.
Architettura esterna
Il palazzo non godette di fama architettonica, perché considerato non-armonioso a causa della facciata alta e stretta. Essa presenta un rivestimento in [[pietra arenaria]] con tre grandi portici al piano terreno e tre file di ampie [[monofore]], ad arco ribassato, che illuminano i saloni e sono sottolineate da [[cornici marcapiano]]. L'altana cinquecentesca all'ultimo piano presenta una serie di colonnine sulle quali poggia la gronda aggettante.
 
==Descrizione==
Sulla facciata si trova lo stemma dei Davanzati e sono ancora presenti numerosi ''erri'' (decorazioni a forma di erre) e altre strutture di ferro che avevano varie funzioni strutturali e decorative: per esempio vi si potevano collocare drappi colorati, panni a stendere o gabbie con uccellini. Ai lati delle finestre si vedono ancora i ferri porta fiaccole o bandiere.
[[file:Palazzo davanzati, stemma davanzati in facciata.JPG|thumb|Lo stemma Davanzati in facciata]]
===Esterno===
Il fronte della fabbrica si presenta stretto e alto, segnato al piano terreno [[bugnato]] in [[pietra arenaria]] da tre ampi fornici, e ai tre piani superiori da cinque assi di finestre centinate ad arco ribassato, che illuminano i saloni e sono sottolineate da [[cornici marcapiano]]. In alto è una grande loggia (del Cinquecento) coperta da un tetto molto sporgente. Sempre del Cinquecento è il grande scudo con arme dei [[Davanzati]] posto al centro della facciata (già supposto dalla tradizione come quattrocentesco e ricondotto all'arte di [[Donatello]], ma in realtà è chiaramente un'opera manierista, dell'epoca di Bernardo Davanzati). Sulla facciata sono presenti numerosi ''erri'' (decorazioni a forma di erre) e altre strutture di ferro probabilmente neomedievali, che in origine avevano varie funzioni strutturali e decorative: per esempio vi si potevano collocare drappi colorati, panni a stendere o gabbie con uccellini. Ai lati delle finestre si vedono ancora i ferri portafiaccole o portabandiere.
 
Il palazzo non godette di fama architettonica, perché considerato poco armonioso a causa della facciata alta e stretta.
==Interni==
 
[[File:Palazzo Davanzati scale 2.JPG|thumb|La scala]]
===Piano terraInterno===
====L'atrioPiano terra====
=====Atrio=====
Varcata la soglia del portone si accede a un vano che anticamente era la loggia privata della famiglia, aperta sulla strada. Nel tempo qui furono anche tenute delle botteghe, tamponandone le aperture.
 
È coperta da [[Volta a crociera|volte a crociera]] e divisa in tre [[campate]]. Sul soffitto si vedono quattro piombatoi di difesa, aperture con le quali si poteva sorvegliare dal primo piano la loggia e scacciare eventuali aggressori gettando proiettili e liquidi bollenti. Sulla parete frontale si vede dipinto uno stemma dei [[Corbinelli (famiglia)|Corbinelli]] e altri stemmi dei [[Davizzi]]. Frammenti di pitture parietali staccati, del tutto simili a quelli delle stanza del palazzo nelle sale superiori, provengono dalle case dei Davanzati, dei Pilli e dei Lamberti che, un tempo nei vicoli attigui, vennero demolite durante il [[Risanamento di Firenze]]. Due lapidi in marmo ricordano i lavori di ripristino dell'epoca di [[Elia Volpi]]. Nelle vetrine si trovano alcune memorie fotografiche dell'antico allestimento dell'antiquario e di alcuni suoi colleghi che gli succedettero nella proprietà, e cimeli, come l'antico album delle firme dei visitatori.
 
====Il cortile=Cortile=====
[[file:Davanzati patio 04.JPG|thumb|Rampe di scale e ballatoi sul cortile]]
Il suggestivo cortile è il centro del palazzo, dal quale si vedono scenograficamente i piani soprastanti in un dedalo di scale, passaggi e ballatoi. Il cortile presenta anelli per legare i cavalli e un pozzo a muro privato in un angolo, vero lusso per l'epoca, che, tramite un sistema di carrucole, permetteva di issare l'acqua a tutti i piani dell'edificio. Numerosi gocciolatoi convogliavano l'acqua piovana verso il centro del cortile dove, entro un ''impluvium'' leggermente in pendenza, confluiva nella cisterna al piano interrato, che alimentava il pozzo.
 
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Nella parte perimetrale si trovano un [[Cassone (mobile)|cassone]] intagliato (Italia settentrionale, XVII secolo), una cassapanca (Lombardia, fine del XVII secolo) e frammenti di decorazioni parietali da abitazioni del XIV e XV secolo, come ''Dame e cavalieri in un bosco'' di artista ignoto riferibile all'ambito del [[tardo gotico]] della metà del Quattrocento. Un albero genealogico di poco successivo al [[1676]] riassume le parentele della famiglia Davanzati.
 
Una scala in pietra piuttosto ripida sul lato sinistro, retta da archi rampanti e mensoloni, conduce ai piani, che sporgono su grandi [[mensole]] verso il cortile stesso. Accanto alla prima rampa si trova un affresco staccato di ''Madonna col Bambino'' di [[scuola forse umbra]] della seconda metà del XIII secolo, dalla demolita [[chiesa di San Salvatore (Mantova)|chiesa di San Salvatore]] a [[Mantova]].
 
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===Primo piano===
Palazzo davanzati, cortile, view 04.JPG|Cortile
Palazzo davanzati, cortile, capitello con ritratti della famiglia davizzi.JPG|Capitello trecentesco con teste di personaggi, forse ritratti di membri della famiglia Davizzi
Palazzo davanzati, cortile, leoncino 01.JPG|Leoncino trecentesco sulla balaustra della prima rampa di scale
Palazzo davanzati, cortile, affresco staccato-2.jpg|La ''Madonna'' duecentesca
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====Primo piano====
Il primo piano e i successivi seguono uno schema di distribuzione degli ambienti pressoché identico. Affacciato sulla strada si trova un grande salone rettangolare (a nord, detto anche "sala madornale"), da cui si accede, sul lato opposto, a due ambienti di servizio (est) e a una grande stanza trapezoidale (ovest). Quest'ultima è spesso dotata di "agiamento" (stanza da bagno) in punta e confina con un più piccolo studiolo sul lato sud, che può essere a pure dotato di agiamento, che al secondo piano è in comune con quello della camera. La camera, dotata di accesso indipendente dal ballatoio lungo il cortile, è nell'angolo sud-est, e sporge in pianta creando uno sprone nei vicoli retrostanti: probabilmente questi vani, non in asse col resto della pianta, dovevano far parte di un'antica casa-torre indipendente dei Davizzi, che venne poi inglobata nel palazzo.
 
=====Salone=====
[[File:Sala madornale del primo piano, veduta 01.JPG|thumb|Il salone del primo piano o Sala madornale]]
Al primo piano si trovano un salone "madornale", che corrisponde alla loggia del pian terreno, una sala da pranzo, uno studiolo e una camera da letto, che corrispondono al portico del cortile.
 
Il salone principale, dotato di ben cinque finestre e dal soffitto riccamente decorato (originale trecentesco nella prima e seconda campata a destra di chi entra, quattrocentesco nella terza e quarta), mostra alle pareti ganci per drappi e arazzi. Vi sono appesi due arazzi a colonna e una spalliera con [[grottesche]] dell'arazzeria fiorentina della prima metà del XVII secolo. Appesi alla parete d'ingresso si trovano tre busti di imperatori romani in [[terracotta invetriata]], opera di [[Benedetto Buglioni]].
 
Su una credenza toscana quattrocentesca si trovano alcune sculture, come una ''Madonna del libro'' di scuola ferrarese (1450 circa), una ''Madonna della Misericordia'' con stemmi [[Serragli]] attribuita a [[Marco della Robbia]] e proveniente dal [[Carmine (Firenze)|Carmine]] (1528), un altarolo dipinto di scuola fiorentina del 1450-1475 circa, una statuetta di santo papa di scuola lombarda (forse dei fratelli De Donati) del 1490-1510 circa.
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Alla parete lungo la strada due seggioloni in noce di fattura italiana del 1650 circa, e un armadino intarsiato a motivi geometrici (bottega fiorentina del XV secolo), che è sormontato da un ''Busto di fanciullo'' in marmo, attribuito a [[Antonio Rossellino]].
 
Al centro della sala, su un tavolo in noce fiorentino del XVI secolo, vi sono due cofanetti nello stesso materiali e coevi per datazione e fattura. Sulla parete destra una coppia di arazzi a colonna di fattura medicea del 1550-1600 circa, e un armadio toscano a tre sportelli (XVI secolo), su cui sono collocati due angeli portacero di fattura senese e la ''[[Madonna col Bambino (Brunelleschi)|Madonna col Bambino]]'' in stucco e gesso, già attribuita alla bottega di [[Lorenzo Ghiberti]] e recentemente riassegnata da [[Luciano Bellosi]] al Maestro del San Pietro di Orsanmichele, cioè il giovane [[Filippo Brunelleschi]]. Il tondo con la ''Madonna col Bambino e due santi'' è di fattura toscana e databile al 1475-1500 circa.
 
Nel salone si trovano inoltre una ''Madonna in trono col Bambino'' in legno policromo (scuola umbra, metà del XIII secolo).
 
=====Sale dei merletti e dei ricami=====
Nella prima sala attigua al salone si trova esposta la collezione di [[merletti]] ad ago ed a fuselli di fattura europea, oltre ai ricami, il tutto databile tra il XVI e il XX secolo. Interessante è la raccolta di [[imparaticcio|imparaticci]], cioè quei pezzi dai motivi più fantasiosi usati come esercizio per apprendere l'arte del ricamo. Dopo il 2014 tutta questa collezione è stata riallestita al terzo piano, e questa saletta destinata a deposito.
 
=====Sala dei Pappagalli=====
[[File:Palazzo Davanzati salaSala dei pappagalli, veduta 303.JPG|thumb|Sala dei Pappagalli]]
L'ambiente più celebre del palazzo è quella che forse era una sala da pranzo, coperta di affreschi tardo-trecenteschi restaurati che imitano drapperie e arazzi, con il motivo ornamentale di pappagalli, da cui il nome di ''Sala dei Pappagalli''. Nel registro superiore sono dipinti alberi e colonnine.
 
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Completano l'arredo le sedie a fratina, una credenza del XVI secolo di bottega toscana e vari oggetti: un cofanetto con tiranti in ferro (arte italiana del XVI secolo), e due [[Ferro da cialda|ferri da cialda]] nel caminetto.
 
=====Studiolo=====
Il vicino [[studiolo]] contiene varie opere pittoriche: due tavole dello Scheggia con i ''Triumviri che interrogano l'oracolo'' e la ''Storia di Susanna''; le ''Storie di Andromeda'' e altre spalliere del [[Maestro di Serumido]] e di [[Antonio di Donnino del Mazziere]], che copiano, semplificando, dipinti di [[Piero di Cosimo]]; un ''Ritratto di scultore'' di scuola toscana del XVI secolo.
 
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Al centro della sala un [[Medagliere (mobile)|monetiere]] fiorentino del XVI secolo e un bronzetto della ''Venere Medici'' attribuito a [[Massimiliano Soldani Benzi]].
 
=====Sala dei Pavoni=====
[[File:PalazzoSala Davanzatidei camerapavoni, daveduta letto 101.JPG|thumb|left|Sala dei Pavoni. Sul letto è esposta la copia della [[Coperte Guicciardini|Coperta Guicciardini]]]]
Attraverso uno stretto corridoio si arriva alla camera nuziale, detta anche "sala dei Pavoni" dagli affreschi sulle pareti, con una finta tappezzeria a motivi geometrici (con leoni, corone e [[giglio di Francia|gigli di Francia]]) e una fila di stemmi di famiglie alleate ai Davizzi tra pavoni e altre figure.
 
Il letto "alla genovese" venne prodotto in Toscana nella seconda metà del Cinquecento, mentre la culla è lombarda, della XVII secolo. L'[[inginocchiatoio]] infine è di fattura toscana del XVI secolo. Vi si trova il dipinto devozionale domestico, un trittico con l'''Incoronazione della Vergine'' al centro, ''Tobiolo e l'angelo'' e ''San Paolo e l'Annunciazione'' negli scomparti, attribuito a [[Neri di Bicci]], che incorniciano una ''Madonna col Bambino'' in terracotta della scuola di [[Desiderio da Settignano]].
 
====Secondo piano====
=====Salone=====
[[file:Sala madornale del secondo piano, veduta 01.JPG|thumb|Il salone del secondo piano]]
Il salone, analogo a quello del piano inferiore, ha alle pareti quattro arazzi fiamminghi con ''Storie di David e Betsabea'' (XV secolo), una ''Madonna'' in stucco di [[Gregorio di Lorenzo]] (1470 circa), bronzetti dei secoli XV e XVI, un dipinto col ritratto di [[Giovanni di Bicci de' Medici]] attribuibile a [[Zanobi Strozzi]], una ''Madonna del Latte'' di [[Bicci di Lorenzo]] (bottega, 1420-30 circa), una ''Madonna col Bambino'' della bottega di [[Jacopo di Cione]] e due tavole del [[Maestro di Marradi]], forse da una predella. In una nicchia nella parete tre piatti istoriati in [[ceramica di Urbino]] (XVI secolo).
 
Tra i mobili spicca una [[cassapanca]] con spalliera (Firenze, seconda metà del XVI secolo), il tavolo cinquecentesco con restauri del XX secolo, su cui spicca un cofano veneto della seconda metà del XVI secolo con decori all'orientale, e un esemplare simile di dimensioni più piccole. Sopra la credenza toscana del XVI secolo (rimaneggiata nell'Ottocento), un trittichetto in legno con l{{'}}''Incoronazione della Vergine'' (1390-1410 circa), un busto di monaca (arte fiorentina dell'inizio del XVI secolo), e un piccolo crocifisso sagomato e dipinto attribuito a [[Jacopo del Sellaio]]. Sulla parete con le porte un{{'}}''Adorazione del Bambino'' fiorentina del secondo Quattrocento, un rilievo ligneo lombardo-piemontese con ''San Giovanni Battista'' e una cassetta-reliquiario toscana cinque-seicentesca, rimaneggiata nel XIX secolo.
 
=====Sala da giorno=====
[[file:Sala da giorno, secondo piano, veduta 01.JPG|thumb|left|La sala da giorno]]
La sala da pranzo conserva vari esemplari di terracotta smaltata di diverse manifatture italiane, tra cui una collezione di saliere del XVIII secolo, sette scaldamani a scarpetta settecenteschi delle manifatture [[Maiolica arianese|di Ariano]] o [[Ceramica di Cerreto Sannita e di San Lorenzello|di Cerreto]], una collezione di piatti in [[maiolica di Castelli]], [[maiolica di Orvieto|di Orvieto]] e [[maiolica di Viterbo|di Viterbo]]. Un "armario" (mobile a sportelli per contenere armi) di scuola senese (forse manomesso nell'Ottocento) ha sportelli dipinti dall'allievo del [[Sodoma]] [[Bartolomeo di David]] (1530 circa). Qui una cassapanca dipinta è del XVI secolo con rimaneggiamenti, e la placca con ''Fuga in Egitto tra santa Caterina da Siena e lo stemma [[Alberti]]'' di scuola senese del 1550-1600 circa. La tavola col ''Cristo benedicente'' è di [[Mariotto di Nardo]] (1400-1410 circa), e la tavoletta con la ''Cattura di Cristo'' è della scuola di [[Sandro Botticelli]].
 
Completano l'arredo un tavolo in noce del XX secolo in stile antico, su cui è disposta una raccolta di cofanetti medievali e rinascimentali di fattura francese e italiana. La ''Ghirlanda di fiori e frutta'' è della bottega di [[Benedetto Buglioni]], il cassone in cedro con intagli e decorazioni a china è dell'Italia settentrionale del 1550-1600 circa, il dipinto di ''San Giuseppe che ordina la ricerca della coppa'' è attribuito a [[Francesco Granacci]], il rilievo in marmo di cherubino a [[Leonardo de' Vegni]] (1770-80 circa) e l'arazzo con l{{'}}''Allegoria della Fortezza'' è di fattura fiorentina ([[Pietro Févère]], 1654).
 
====Studiolo=Secondo studiolo=====
[[file:Studiolo del secondo piano, veduta.JPG|thumb|180px|Lo studiolo del secondo piano]]
Lo studiolo del secondo piano è analogo a quello del primo come dimensioni. Vi si trovano due casse da corredo (bottega lombarda e bottega dell'Italia settentrionale della fine del XV secolo), un "lettuccio" di bottega tosco-umbra dei secoli XV-XVI secolo con intarsi (restaurato nel XIX secolo) e quattro tavole semicircolare dipinte dallo Scheggia, con alcuni [[I Trionfi|Trionfi]] del [[Petrarca]]: ''Trionfo dell'Amore, della Morte, della Fama'' e ''dell'Eternità'', oltre alla tavola con le ''Storie di Susanna''.
 
Altre opere sono: il tabernacolo con ''Santo Stefano'' è opera di [[Spinello Aretino]]; un bronzetto di ''Venere e Cupido'' della bottega di [[Tiziano Aspetti]] (1590-1600 circa); un ''Profilo di giovinetto'' in marmo di scuola fiorentina (1450-1500 circa) e un ''Santo'' di scuola lombarda del XV secolo. In una cornice della fine del XV-inizio del XVI secolo si trova la ''Trinità con i santi Domenico e Girolamo'' della scuola di [[Jacopo del Sellaio]];. L{{'}}''Iniziazione di Icaro'' è forse un'opera giovanile di [[Andrea del Sarto]].
 
===== Camera dadella Castellana di Vergy letto=====
[[file:Camera della castellana di vergy, veduta 01.JPG|thumb|La camera da letto]]
[[File:Lo scheggia, desco da parto col gioco del civettino, pal davanzati.jpg|thumb|Il [[desco da parto]] col gioco del civettino, lo Scheggia]]
Al secondo piano, la camera da letto è l'unico ambiente che conserva la decorazione di affreschi (le altre sono pitture murali). In una fascia figurata si trova una serie di storie amorose, di avventura e di morte, tratte dalla leggenda medievale della [[Castellana di Vergi]].
 
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Sul letto (Italia centrale XVI secolo) una rara coperta italiana a ''filet'' del XIX secolo. La tavola con la ''Madonna del parto'' è attribuita a [[Rossello di Jacopo Franchi]].
 
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===Terzo piano===
Camera della castellana di vergy, ciclo pittorico, 1350 circa 05,1.JPG|Storie della Castellana di Vergi
Al terzo piano si trova la ''Camera delle Impannate'', con le pareti dipinte con un fregio di un verziere con vasi. Il letto è antico, del XVI secolo, con elementi dei secoli XVII e XIX; la coperta ricamata è di manifattura siciliana del XIX secolo. Conserva un cassone toscano della prima metà del XV secolo, uno specchio cinquecentesco rimaneggiato nell'Ottecento, una torciera in ferro battuto (forse XIV secolo), una culla settecentesca, due sedie nane del Seicento, un inginocchiatoio del XVII secolo; nel camino alari e attrezzi in ferro dei secoli XVII e XIX. Nelle nicchie sulle pareti un manichino processionale di bottega senese dell'inizio del XVI secolo e un ''Sant'Onofrio'' in terracotta dipinta riferito, dopo il restauro, all'ambito di [[Jacopo Sansovino]]. Una vetrinetta ha cuscini e pantofole antiche; la ''Madonna col Bambino'' in stucco deriva da un prototipo di [[Benedetto da Maiano]].
Lo scheggia, desco da parto col gioco del civettino, pal davanzati.jpg|Il [[desco da parto]] col gioco del civettino, lo Scheggia
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====Terzo piano====
All'ultimo piano si trovava poi la cucina, posta in alto per evitare di impregnare la casa di fumi e vapori ed anche per consentire una rapida fuga in caso di incendi. Oggi è arredata con un armadino dell'Italia del Nord (seconda metà del XVI secolo), un tavolo di bottega toscana (fine del XVI secolo) e vari utensili antichi e strumenti da lavoro femminili: impastatoio, girarrosto, spremiagrumi, lumi, telai, ferro per stirare, rocca per filare, ecc.
[[file:Camera delle impannate, veduta 01.JPG|thumb|La camera delle Impannate]]
Al terzo piano si trova la ''Camera delle Impannate'', con le pareti dipinte con un fregio di un verziere con vasi. Il letto è antico, del XVI secolo, con elementi dei secoli XVII e XIX; la coperta ricamata è di manifattura siciliana del XIX secolo. Conserva un cassone toscano della prima metà del XV secolo, uno specchio cinquecentesco rimaneggiato nell'Ottocento, una torciera in ferro battuto (forse XIV secolo), una culla settecentesca, due sedie nane del Seicento, un inginocchiatoio del XVII secolo; nel camino alari e attrezzi in ferro dei secoli XVII e XIX. Nelle nicchie sulle pareti un manichino processionale di bottega senese dell'inizio del XVI secolo e un ''Sant'Onofrio'' in terracotta dipinta riferito, dopo il restauro, all'ambito di [[Jacopo Sansovino]]. Una vetrinetta ha cuscini e pantofole antiche; la ''Madonna col Bambino'' in stucco deriva da un prototipo di [[Benedetto da Maiano]].
 
All'ultimo piano si trovava poi la cucina, posta in alto per evitare di impregnare la casa di fumi e vapori ed anche per consentire una rapida fuga in caso di incendi. Oggi è arredata con un armadino dell'Italia del Nord (seconda metà del XVI secolo), un tavolo di bottega toscana (fine del XVI secolo) e vari utensili antichi e strumenti da lavoro femminili: impastatoio, girarrosto, spremiagrumi, lumi, telai, ferro per stirare, rocca per filare, ecc.
La stanza attigua, che corrisponde ai saloni nei piani inferiori, conserva un forziere di bottega senese del XIV secolo e alcuni pannelli didattici sulla vita quotidiana nel Trecento.
 
La stanza attigua, che corrisponde ai saloni nei piani inferiori, già conservava conserva un forziere di bottega senese del XIV secolo e alcuni pannelli didattici sulla vita quotidiana nel Trecento; dopo il 2020 è stata allestita per ospitare le ricche collezioni tessili, in vetrine e cassettiere.
==Mostre==
Nel 2015 il Museo di Palazzo Davanzati ha presentato una mostra sugli oggetti d'uso domestico di ceramica popolare provenienti da tutta Italia.
 
==Note==
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==Bibliografia==
[[file:Sala dei pavoni, veduta, ciclo con stemmi 04.JPG|thumb|Decorazioni della sala dei Pavoni]]
*{{Cita libro|titolo = Palazzo Davanzati: il museo dell'antica casa fiorentina|autore = [[Luciano Berti]]|editore = Arnaud|città = Firenze|anno = 1958|ISBN = no}}
[[file:Sala dei pappagalli, motivo decorativo.JPG|thumb|Decorazioni della sala dei Pappagalli]]
*Aschengreen Piacenti, Kirsten. 1967. "Das Centro di Reetauro im Palazzo Davanzati." KunstchronikDigiZeitschriften.
[[file:Sala dei pavoni, veduta 02.JPG|Porta nella sala dei Pappagalli|thumb|180px]]
[[file:Sala madornale del primo piano, veduta 03 soffitto del XIV e XV sec..JPG|thumb|180px|Soffitto a travi nel salone del primo piano]]
[[file:Palazzo davanzati, carrucola del pozzo che serve i piani.JPG|thumb|180px|Carrucola del pozzo che serve i piani]]
*{{bps|Fantozzi 1842}}, p. 581;
*{{bps|Fantozzi 1843}}, p. 57, n. 107;
*{{bps|Firenze 1850}}, p. 159;
*{{bps|Illustratore fiorentino}} 1880, pp. 80-82;
*"''Ricordi di Architettura. Raccolta di ricordi d'arte antica e moderna e di misurazione di monumenti''", VI, 1883, fasc. X, tav. III (Palazzo Davanzati. Veduta del cortile);
*''Palazzo Davanzati'', in "''Arte e Storia''", III, 1884, 26, pp. 207-208;
*{{bps|Bacciotti 1879-1886}}, III, 1886, p. 462-463;
*{{bps|Stegmann-Geymüller 1885-1908}}, X, tav. 16;
*{{bps|Carocci 1897}}, p. 40; Elenco 1902, p. 249;
*{{bps|Ross 1905}}, p. 87;
*{{bps|Limburger 1910}}, n. 226;
*[[Guido Carocci]], ''Palazzo Davanzati. Ricordi storici'', Firenze, Cenniniana, 1910;
*M. Foresi, ''La palingenesi del Palazzo Davanzati'', in "''Natura e Arte''", XIX, 1910, 16, pp. 223-232;
*A.J. Rusconi, ''Le Palais Davanzati'', in "''Les Arts''", X, 1911, 116, pp. 2-32;
*W. Bombe, ''Una casa medievale fiorentina. Il Palazzo Davizzi Davanzati'', in "''Vita d'Arte''", IV, 1911, 47, pp. 147-167;
*L.C. Rosenberg, ''The Davanzati Palace Florence Italy. A restored palace of the fourteenth century'', New York, 1922;
*{{bps|Garneri 1924}}, pp. 83-84, n. XLVI;
*{{bps|Chierici 1952-1957}}, I, 1952, pp. 44-45;
*[[Luciano Berti]], ''Palazzo Davanzati e il Museo dell'antica casa fiorentina'', Arnaud, 1958;
*''Una casa fiorentina del Trecento: Palazzo Davanzati'', in "''Antichità Viva''", I, 1962, 7, pp. 34-47;
*Claudio Savolini, ''The Palazzo Davanzati'', in "''Apollo''", LXXXI, 1965, pp. 302-305;
*[[Kirsten Aschengreen Piacenti]], ''Das Centro di Reetauro im Palazzo Davanzati'', KunstchronikDigiZeitschriften, 1967.
*{{bps|Limburger-Fossi 1968}}, n. 226;
*''Il museo di Palazzo Davanzati a Firenze'', a cura di [[Luciano Berti]], Milano, Electa, 1971;
*{{bps|Palazzi 1972}}, pp. 70-71, n. 117;
*{{bps|Firenze 1974}}, pp. 298-301;
*{{bps|Bargellini-Guarnieri 1977-1978}}, I, 1977, pp. 294-295;
*''Palazzo Davanzati. Museo della Casa Fiorentina Antica'', a cura di Maria Fossi Todorow, Firenze, Becocci, 1979;
*{{bps|Dezzi Bardeschi 1981}}, pp. 86-89;
*Roberta Ferrazza, ''Palazzo Davanzati: Elia Volpi e Leopoldo Bengujat'', in "''Antichità Viva''", XXIV, 1985, 5-6, pp. 62-68;
*Maribel Königer, ''Die profanen Fresken des Palazzo Davanzati in Florenz: private Repräsentation zur Zeit der internationalen Gotik'', in "''Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz''", XXXIV, 1990, 3, pp. 245-278;
*Stefano Bertocci in {{bps|Firenze 1992}}, p. 53, n. 30;
*{{bps|Cozzi-Carapelli 1993}}, p. 117;
*Roberta Ferrazza, ''Palazzo Davanzati e le collezioni di Elia Volpi'', Firenze, Centro Di, 1993;
*Gemma Landolfi, ''I 'trionfi' petrarcheschi di palazzo Davanzati: un esercizio di lettura iconografica'', in "''Antichità Viva''", XXXII, 1993, 1, pp. 5-7;
*{{bps|Zucconi 1995}}, p. 51, n. 50;
*Stefano Carovani, ''La casa fiorentina del Trecento. Palazzo Davanzati, collezioni e ricostruzione multimediale'', tesi di laurea, Firenze, Università degli Studi, anno accademico 1997/98;
*Rosanna Caterina Proto Pisani e Maria Grazia Vaccari (a cura di), ''Museo di Palazzo Davanzati'', Firenze, Edizioni Polistampa, 2001. ISBN 978-88-596-0973-5
*Sandra Carlini, Lara Mercanti, Giovanni Straffi, ''I Palazzi parte seconda. Arte e storia degli edifici civili di Firenze'', Firenze, Alinea, 2004.
*{{bps|Cesati 2005}}, I, pp. 205-206; II, p. 507;
*{{bps|Cesati (Piazze) 2005}}, pp. 66-67;
*{{bps|Firenze 2005}}, pp. 245-246;
*''Guida d'Italia, Firenze e provincia'' ("Guida Rossa"), Milano, Edizioni Touring Club Italiano, 2007.
*Eugenio Donato, ''Andrea Vanni Desideri, Palazzo Davanzati (Firenze) tra storia e restauro'', in "''Archeologia dell'Architettura''", VI, 2001 (2002), pp. 133-145;
*Marco Ferri, ''La più antica casa fiorentina'', in "''MCM''", 2007, 78, pp. 30-32;
*{{bps|Adsi 2009/1}}, pp. 30-32.
*''Palazzo Davanzati. Una dimora medioevale fiorentina'', a cura di Maria Grazia Vaccari, testi di Rosanna Caterina Proto Pisani, Firenze, Giunti, 2011;
*''Museo di Palazzo Davanzati. Guida alla visita del museo'', a cura di Rosanna Caterina Proto Pisani e Maria Grazia Vaccari, Firenze, Polistampa, 2011;
*[[Cristina Acidini]], Maria Grazia Vaccari, ''Palazzo Davanzati. La storia del palazzo nelle immagini del Novecento'', Firenze, Polistampa, 2011;
*''1916-1956-2016 Dall'asta al Museo. Elia Volpi e Palazzo Davanzati nel collezionismo pubblico e privato del Novecento'', a cura di Brunella Teodori e Jennifer Celani, Firenze, Polistampa, 2017;
*''Palazzo Davanzati e Firenze'', a cura di Brunella Teodori, Firenze, Edifir, 2017.
 
==Voci correlate==
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== Collegamenti esterni ==
*{{Collegamenti esterni}}
*Claudio Paolini&#44; [http://www.palazzospinelli.org/architetture/scheda.asp?denominazione=davanzati&ubicazione=&button=&proprieta=&architetti_ingegneri=&pittori_scultori=&note_storiche=&uomini_illustri=&ID=712 schede nel Repertorio delle architetture civili di Firenze di Palazzo Spinelli] (testi concessi in [[GFDL]]).
 
{{Case storici arte fi}}
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[[Categoria:Case museo della Toscana]]
[[Categoria:Musei di Firenze]]
[[Categoria:Davanzati]]