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{{Nota disambigua}}{{Bio
|Nome = Friedrich
|Cognome = Ebert
|Sesso = M
|LuogoNascita = Heidelberg
|GiornoMeseNascita = 4 febbraio
|AnnoNascita = 1871
|LuogoMorte = Berlino
|GiornoMeseMorte = 28 febbraio
|AnnoMorte = 1925
|Attività = politico
|Epoca = 1900
|Nazionalità = tedesco
|PostNazionalità = , segretario del partito socialdemocratico dal 1913 al 1919 primo presidente della [[Repubblica di Weimar]] (11 febbraio [[1919]] - 28 febbraio [[1925]])
}}
 
== Biografia ==
{{Carica pubblica
|nome = Friedrich Ebert
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|predecessore3 = [[Massimiliano di Baden]]
|successore3 = [[Paul Hirsch]]
|carica4 = [[Partito Socialdemocratico di Germania|Leader del Partito Socialdemocratico di Germania]]
|mandatoinizio4 = 20 settembre [[1913]]
|mandatofine4 = 15 giugno [[1919]]
|predecessore4 = [[August Bebel]]
|successore4 = [[Hermann Müller]] <br> [[Otto Wels]]
|firma = Friedrich Ebert Signature.svg
}}
}}Nato ad [[Heidelberg]], era figlio di un sarto. La casa al numero 18 della Pfaffengasse, in cui nacque e abitò, nel pieno centro di Heidelberg, è stata convertita in museo. Artigiano sellaio, ancora giovane si dedicò al giornalismo politico, si impegnò come [[sindacalista]] e come appartenente al [[Partito Socialdemocratico di Germania|Partito Socialdemocratico]], diventando leader della sua ala sinistra e segretario generale nel [[1905]]<ref name="Britannica2">{{Cita web|url=https://www.britannica.com/biography/Friedrich-Ebert|titolo=Friedrich Ebert|autore=M. Freund|lingua=EN|accesso=2021-07-15}}</ref>. Fu deputato al [[Reichstag (Impero tedesco)|Reichstag]] fino al [[1919]].<ref>{{Cita web|url=https://www.dhm.de/lemo/biografie/biografie-friedrich-ebert.html|titolo=Gerade auf LeMO gesehen: LeMO Biografie|autore=Stiftung Deutsches Historisches Museum|lingua=de|accesso=5 novembre 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190505171527/https://www.dhm.de/lemo/biografie/biografie-friedrich-ebert.html|dataarchivio=5 maggio 2019|urlmorto=sì}}</ref>
{{Bio
|Nome = Friedrich
|Cognome = Ebert
|Sesso = M
|LuogoNascita = Heidelberg
|GiornoMeseNascita = 4 febbraio
|AnnoNascita = 1871
|LuogoMorte = Berlino
|GiornoMeseMorte = 28 febbraio
|AnnoMorte = 1925
|Epoca = 1900
|Attività = politico
|Nazionalità = tedesco
|PostNazionalità = , segretario del partito socialdemocratico dal 1913 al 1919 primo presidente della [[Repubblica di Weimar]] (dall'11 febbraio [[1919]] -al 28 febbraio [[1925]])
}}
 
== Biografia ==
}}Nato ad [[Heidelberg]], era figlio di un sarto. La casa al numero 18 della Pfaffengasse, in cui nacque e abitò, nel pieno centro di Heidelberg, è stata convertita in museo. Artigiano sellaio, ancora giovane si dedicò al giornalismo politico, si impegnò come [[sindacalista]] e come appartenente al [[Partito Socialdemocratico di Germania|Partito Socialdemocratico]], diventando leader della sua ala sinistra e segretario generale nel [[1905]]<ref name="Britannica2">{{Cita web|url=https://www.britannica.com/biography/Friedrich-Ebert|titolo=Friedrich Ebert|autore=M. Freund|lingua=EN|accesso=2021-07-15}}</ref>. Fu deputato al [[Reichstag (Impero tedesco)|Reichstag]] fino al [[1919]].<ref>{{Cita web|url=https://www.dhm.de/lemo/biografie/biografie-friedrich-ebert.html|titolo=Gerade auf LeMO gesehen: LeMO Biografie|autore=Stiftung Deutsches Historisches Museum|lingua=de|accesso=5 novembre 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190505171527/https://www.dhm.de/lemo/biografie/biografie-friedrich-ebert.html|dataarchivio=5 maggio 2019|urlmorto=sì}}</ref>
 
=== Prima guerra mondiale ===
Nell'agosto del [[1914]] Ebert convinse il suo partito a votare a favore del conflitto, motivando la scelta come un gesto patriottico e una misura difensiva contro le minacce rivolte alla Germania. Similmente, molti altri [[Partito comunista|partiti comunisti]]socialisti d'Europa erano dell'idea che l'entrata in guerra del loro paese fosse un atto legittimo di autodifesa. Celebre è la frase con cui la SPD argomentò la sua decisione di entrare in guerra il 6 agosto 1914: „Wir lassen das Vaterland in der Stunde der Gefahr nicht im Stich.“ (“Non abbandoneremo la patria in difficoltà nell’ora del pericolo.”)<ref>{{Cita libro|autore=Hajo Holborn|titolo=Deutsche Geschichte in der Neuzeit|edizione=3. Das Zeitalter des Imperialismus (1871-1945)|p=204|ISBN=3-486-43251-6}}</ref>
 
L'ideale di ''Solidarietà internazionale'', decretato dalla [[Seconda Internazionale|seconda internazionale comunistasocialista]] <ref>{{Cita libro|autore=Karl-Heinz Klaer|titolo=Der Zusammenbruch der Zweiten Internationale|anno=1981|città=Francoforte|ISBN=3-593-32925-5}}</ref>, perse di significato nel momento in cui i partiti comunistisocialisti agirono in linea con i loro rispettivi governi. La mancata protesta dei socialdemocratici tedeschi contro l'invasione del Belgio da parte della Germania screditò la reputazione dei [[Partito Socialdemocratico di Germania|"Sozialdemokraten]]"; fatto che assume ancora più rilevanza se si considera il fatto che la sede della Internazionale si trovava a Bruxelles.
 
==== Fine dell'unità del partito socialdemocratico ====
Nel dicembre 1914 era prevista un'altra approvazione dei crediti di guerra, dopo la [[Prima battaglia della Marna|battaglia della Marna]] e il fallimento della pianificazione bellica tedesca contro la Francia, ed Ebert riuscì ancora una volta ad avere l'appoggio dei membri della sua fazione. Solo [[Karl Liebknecht|Karl Liebknech]]<nowiki/>t si rifiutò di dare il suo consenso.<ref>{{Cita web|url=https://www.storiauniversale.it/14-LIEBKNECHT-CONTRO-IL-TRADIMENTO-DEI-SOCIALDEMOCRATICI.htm|titolo=Liebknecht contro il tradimento dei socialdemocratici}}</ref>
 
Il rifiuto di Liebknecht portò ad una spaccatura all'interno del partito, con l'ala destra del partito, rappresentato da Eduard David, Wolfgang Heine, e vari gruppi sindacalisti, che chiedevano l'esclusione di Liebknecht dal partito. Ebert e Haase provarono a limitare la crisi interna, tuttavia la collaborazione tra i due terminò quando il 19 giugno 1915 Haase rilasciò un comunicato sulla "Leipziger Volkszeitung" criticando gli obiettivi di guerra dello Stato germanico. Dopo accuse di "violazione della disciplina di partito" e "slealtà", Haase e la sua minoranza di partito antimilitarista ed anti interventista furono cacciati dalla frazione parlamentare. <ref>{{Cita web|url=https://ilgiornaledelriccio.com/2017/01/15/rosa-luxemburg-oh-mio-povero-bufalo-amato-fratello-la-lettera-a-sonja-liebknecht-del-1917/|titolo=Lettera di Rosa Luxemburg alla moglie di Liebknecht}}</ref>
 
La sua posizione a favore dell'approvazione dei crediti di guerra, così come quella di un altro leader revisionista, [[Philipp Scheidemann]], recarono gravi spaccature nel partito, che portarono alla completa scissione dei seguaci di Haase, che diedero vita al [[Partito Socialdemocratico Indipendente di Germania]] (USPD) agli inizi del [[1917]]<ref>{{Cita web|url=https://encyclopedia.1914-1918-online.net/article/ebert_friedrich|titolo=Ebert, Friedrich|autore=B. Braun|data=2014-10-08|lingua=EN|accesso=2021-07-15}}</ref>. Nel corso della guerra si oppose sempre più alla politica imperiale, che, contrariamente alla sua iniziale convinzione, non gli sembrava più mossa da necessità di difesa; si mise in relazione con i socialisti stranieri e presiedette la delegazione tedesca al congresso socialista di Stoccolma.
 
==== Impegni per riforme interne ====
La mancanza di riforme portò ad una nuova maggioranza nel parlamento nel 1917. Essa era costituita dal partito socialdemocratico (senza la [[Partito Socialdemocratico Indipendente di Germania|USPD]]), [[Zentrum|Centro]], FVP (liberali di sinistra) e Partito Nazional-liberale. Questi partiti collaborarono durante i colloqui di pace nel luglio 1917. Le proteste contro la guerra aumentarono nel 1917, aumentando l'influenza dell' USPD di Haase. Una volta caduto il governo di [[Georg Michaelis]] nell'estate 1917, Ebert appoggiò la creazione del governo di [[Georg von Hertling]], con la speranza che potesse esaudire le tanto ambite riforme sociali e gli accordi di pace. Non pose fine alla guerra, ma fu diretto responsabile per gli accordi di [[Trattato di Brest-Litovsk|pace di Brest-Litovsk]] (1918).
 
Nel frattempo, nel gennaio 1918, le proteste nel paese si intensificarono e portarono allo sciopero dei lavoratori delle munizioni a [[Berlino]]. Sebbene Ebert non fosse a favore dello sciopero, ne prese parte e si mise alla guida di esso. Dopo la guerra, la sinistra lo definì un traditore della classe operaia, mentre la destra gli diede l'appellativo di "traditore della patria". In realtà, partecipò perché, da un lato riteneva legittime le richieste, ma dall'altro voleva rapidamente porre fine ad esso, perché lo riteneva inutile per il raggiungimento della pace.
 
Quando la sconfitta della Germania apparve inevitabile, specificamente dopo il "[[Giorno più nero per l'esercito tedesco|giorno più nero per l'esercitò tedesco]]" (8 Agostoagosto 1918) ,<ref>{{Cita web|url=https://www.greelane.com/it/humanities/storia--cultura/world-war-i-battle-of-amiens-2361399/|titolo=Battaglia di Amiens}}</ref> venne costituito un nuovo governo formato dal principe [[Massimiliano di Baden|Maximilian di Baden]], che, nell'ottobre del [[1918]], incaricò Ebert e altri membri del Partito Socialista Democratico di far parte del ministero. Ebert accettò la nomina anche per creare condizioni di pace con i paesi rivali per stabilizzare il paese, evitando così rischi di rivoluzione. Negli anni della Grande Guerra, Ebert cambiò opinione sulla forma del governo da adottare dopo di essa, ritenendo che una fine improvvisa della monarchia non sarebbe stata né supportata né tollerata dalla maggior parte della popolazione, avvicinandosi all'idea di una [[Monarchia parlamentare]]. Fino al 6 novembre, Ebert considerava l'abdicazione del re [[Guglielmo II di Germania|Wilhelm II]] e del suo erede l'unica via percorribile, in questo modo il trono reale sarebbe stato ceduto ad un altro membro della casata dei [[Casato di Hohenzollern|Hohenzollern]]. Ebert convinse, quindi, [[Massimiliano di Baden|Max von Baden]] che se Guglielmo II non avesse abdicato, la rivoluzione sarebbe stata inevitabile.
 
=== Attività politica nel dopoguerra ===
 
==== rivoluzioneRivoluzione di novembre ====
Dopo gli ammutinamenti di Kiel del 3 novembre 1918, vi furono ammutinamenti, atti di disarmo, occupazione dei municipi, manifestazioni di massa e fraternizzazione degli operai e dei soldati disertati in tutto il Reich.
 
Considerando questi avvenimenti recenti, Ebert impose un ultimatum a Max von Baden, minacciando di ritirare [[Gustav Bauer]] e Philipp Scheidemann dalla compagine di governo, se Wilhelm II non avesse abdicato entro le successive 24 ore.
 
Il 9 Novembrenovembre iniziò uno sciopero generale a Berlino. Max von Baden dichiarò verso le 11 di mattina l'abdicazione del Kaiser tedesco, con l'intenzione di volere rimanere in carica fino a quando si fosse chiarita la situazione governativa. <ref>{{Cita libro|autore=Lothar Machtan|titolo=Kaisersturz. Vom Scheitern im Herzen der Macht|anno=2018|città=Darmstadt|pp=253-259}}</ref> Ebert raggiunse Von Baden poco dopo, esigendo i poteri da cancelliere, che gli furono concessi (impropriamente incaricato da von Baden, che essendo cancelleriecancelliere non ne aveva il potere, che costituzionalmente apparteneva al kaiser). Von Baden sperava di poter rimanere reggente, tuttavia i suoi sogni furono infranti quando [[Philipp Scheidemann]], dalla finestra del [[Reichstag]], proclamò la Repubblica, annunciando come cancelliere Ebert. Ciò avvenne contro la volontà di Ebert, che avrebbe voluto mantenere la continuità dell'Impero fino a quando un'assemblea costituente non avesse deciso tra monarchia o repubblica. Nello stesso tempo della proclamazione della Repubblica tedesca di Scheidemann, Liebknecht annunciò la creazione della Libera Repubblica Socialista dal terrazzo dello Stadtschloß (la residenza del Kaiser, nel centro della città), prendendo come ispirazione il modello sovietico. <ref>{{Cita web|url=https://www.assemblea.emr.it/cittadinanza/per-approfondire/formazione-pdc/viaggio-visivo/lideologia-nazista-e-il-razzismo-fascista/la-germania-tra-nazionalismo-e-comunismo/la-repubblica-di-weimar/approfondimenti/la-proclamazione-della-repubblica|titolo=La proclamazione della Repubblica tedesca}}</ref> L'imperatore fuggì nei Paesi Bassi.
 
==== Alleanza Ebert-Groner ====
Con Ebert, l’MSPD aveva la posizione di potere più forte in questa costellazione di partiti. Ebert presiedette le riunioni del Consiglio dei rappresentanti del popolo e quelle dell'intero governo, determinando così il corso dei dibattiti nel governo, riservandosi la politica interna e militare, e venne riconosciuto dalla burocrazia "capo del governo". Haase, che aveva formalmente pari diritti, passò chiaramente in secondo piano. <ref>{{Cita libro|autore=Walter Muhlhausen|titolo=Friedrich Ebert 1871-1925. Reichsprasident der Weimarer Republik|p=113}}</ref>
 
Ebert e l'MSPD hanno basato il loro potere sul sostegno dei soldati in rivolta. Quando fu formato il Consiglio dei Rappresentanti del Popolo, un altro importante protagonista – l'OHL ([[Oberste Heeresleitung]], ossia Direzione suprema degli eserciti) , e quindi l'intero esercito,– non era ancora entrato in scena. La sera del 10 novembre [[Wilhelm Groener]] offrì a Ebert, su incarico dell'OHL, il sostegno dell'esercito. L'alleanza Ebert-Groener e il mancato scioglimento dell'OHL furono sostenuti anche dai membri dell'USPD del Consiglio dei rappresentanti del popolo in vista dei prossimi sforzi di smobilitazione. Ma l'intenzione di Ebert era anche quella di mettere le mani su uno strumento di potere che potesse essere utilizzato a livello nazionale in caso di ulteriori movimenti rivoluzionari. Inoltre, aveva l'idea di prevenire quel vuoto di potere che avrebbe potuto consentire ai gruppi radicali di usurpare il potere. Inoltre, l’esercito gli sembrava ancora necessario visti i confini poco chiari con la Polonia. L'alleanza ha dato all'OHL l'opportunità di espandere la portata politica temporaneamente limitata dell'esercito e di lavorare per creare una controforza conservatrice contro il governo. Sebbene Ebert è riuscito inizialmente a sostenere il nuovo ordine con l’alleanza, la sua speranza di subordinare permanentemente l’esercito al governo civile fallì. <ref name=":0">{{Cita libro|autore=Witt|titolo=Friedrich Ebert|anno=1992|p=}}</ref>
 
Il 10 dicembre Ebert diede il benvenuto alle truppe rientranti dal fronte occidentale che sfilarono nel mezzo della acclamante folla di Berlino. Gli diede il benvenuto dicendo: "nessun nemico vi ha battuto", intendendo che la sconfitta della guerra era per merito delle maggiori risorse disponibili [[Entente cordiale|all'Entente]], e non per la codardia o incapacità dell'esercito tedesco. Benché il suo obiettivo era stato quello di rincuorare l'esercito rientrante, questa dichiarazione ebbe l'effetto di contribuire alla leggenda e teoria complottista della "[[Dolchstoßlegende|Dolchstosslegende]]" (leggenda della pugnalata alla schiena), principalmente portata avanti da leader militari e politici nazionalisti. <ref>{{Cita libro|autore=Heinrich August Winkler|titolo=Friedrich Ebert (1871-1925). Eine Skizze|ISBN=3-598-11585-7}}</ref>
 
==== Fine della rivoluzione di Novembre ====
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===== Crisi di governo =====
Elementi della compagine del governo richiesero un rimpasto di governo, permesso da Ebert a patto che potesse decidere lui i ministri. NominàNominò Hermann Muller a cancelliere per una durata di meno di due mesi, fino alle elezioni politiche del 6 giugno 1920.
 
Queste elezioni furono disastrose per la SPD, aia beneficibeneficio didei partiti più estremisti: USPD a sinistra e DNVP e DVP a destra. I risultati delle elezioni costrinsero Ebert ad incaricare il politico di centro Constantin Fehrenback a creare una coalizione composta dal partito di Centro, la DVP e la DDP. Questo governo tuttavia cadde a causa delle [[Conferenza di Londra (1921-1922)|conferenze di Londra]] del 1921. Le potenze vincitrici della grande guerra (GranbretagnaGran Bretagna, Francia, Italia, Belgio e Giappone) decisero dopo lunghe trattative la somma finale di 132 MIliardimiliardi di Marchi oro. La somma è statafu divisa in tre gruppi: i titoli A, B e C. Questi ultimi costituivano la maggior parte del debito di riparazione della Germania, vale a dire 82 miliardi di Marchi oro. Avrebbero dovuto scadere solo quando il Reich tedesco fosse stato sufficientemente solvibile, quindi forse mai. L’economista britannico [[John Maynard Keynes]] si aspettava che i C-bond sarebbero stati presto cancellati. Servivano solo a far apparire l’importo delle riparazioni più grande all’esterno e quindi a facilitare l’approvazione dell’Assemblea nazionale francese.
 
Secondo la Costituzione di Weimar, il Presidente del Reich doveva essere eletto dal popolo. Tuttavia, l'articolo 180 della Costituzione permetteva a Friedrich Ebert, eletto dalla Assemblea Nazionale, di rimanere in carica fino all'elezione del primo presidente popolarmente eletto. Ebert voleva terminare rapidamente questo periodo di transizione e, dal giugno 1920, sollecitò ripetutamente la fissazione di una data per l'elezione. Tuttavia, a causa della crisi permanente della Repubblica, in cui il Presidente del Reich aveva responsabilità particolari secondo l'articolo 48, la data dell'elezione fu continuamente posticipata. Inoltre, c'erano dubbi se il popolo fosse pronto a eleggere una figura di tale importanza.
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Sotto l'influenza delle manifestazioni pro-repubblicane seguite all'assassinio di Walter Rathenau, il governo di Wirth stabilì l'elezione per il 3 dicembre 1922, con il sostegno di DDP e Zentrum per Ebert. Tuttavia, la DVP chiese a metà ottobre di posticipare l'elezione fino alle elezioni del Reichstag nel 1924, perché la DNVP aveva proposto Hindenburg come candidato comune dei conservatori. Gustav Stresemann non voleva un confronto elettorale contro la DNVP per evitare una "grande prova di forza tra Repubblica e Monarchia" e non voleva nemmeno opporsi a Ebert per non compromettere l'ingresso della DVP in una Grande Coalizione. Mentre Ebert rimase in disparte, SPD, DDP, Zentrum, DVP e BVP si accordarono per estendere il mandato di Ebert fino al 30 giugno 1925 attraverso una legge di modifica dell'articolo 180 della Costituzione, approvata il 24 ottobre 1922 con una maggioranza costituzionale.
 
Il governo di Wirth si disgregò alla fine del 1922. Poiché non si riusciva a formare un governo con una maggioranza parlamentare, Ebert nominò Wilhelm Cuno, direttore generale del gruppo Hapag vicino alla DVP, come Cancelliere del Reich. Cuno formò un "gabinetto dell'economia" appoggiato solo da Zentrum, BVP e DVP, ma la nomina si rivelò una decisione sbagliata di Ebert, poiché Cuno non fu all'altezza del compito. <ref name=":0" />
 
=== 1923: anno di crisi ===
A causa della incapacità del governo tedesco di ripagare i debiti decisi durante i trattati di Versailles e le conferenze di Londra, truppe francesi, belghe e lussemburghesi occuparono militarmente il Ruhrgebiet. Il governo tedesco invocò la resistenza passiva. A causa della occupazione del "cuore economico" della Germania, aumentò notevolmente l'inflazione. L'instabilità economica favorì lo sviluppo di organizzazioni estremiste che auspicavano la caduta della democrazia per reinstaurare la monarchia oppure un modello statale simile a quello sovietico.
 
Il governo Cuno riuscì a resistere fino ad Agostoagosto 1923, tuttavia i partiti membri del governo erano pronti ad una nuova compagine, considerando i fallimenti della situazione nel Ruhr. L'obiettivo di Ebert era di creare una grande coalizione, dalla SPD alla DVP, nominando Gustav Stresemann (segretario della DVP), capo del governo. Stresemann fece notevoli passi in avanti per risolvere la crisi deldella Ruhr e iniziò le prime riforme monetarie. Stresemann migliorò le relazioni con la Francia, con il beneplacito della SPD e di Ebert. Le riforme monetarie diventaranodiventarono inseparabili dalle riforme sociali, ad esempio le lotte per la parità salariale.
 
La SPD non voleva accettare la decisione di adoperare l'articolo 48 della costituzione, che permetteva al Presidente di ristabilire la pace con poteri quasi illimitati. Questa legge fu poi anche usata da HItlerHitler per garantire il potere nelle sue mani. La SPD fece crollare il primo governo Stresemann, però grazie all'intervento di Ebert, la SPD rientrò nella compagine di governo creando il secondo governo Stresemann. <ref>{{Cita web|url=http://www.dircost.unito.it/cs/pdf/19190811_germaniaWeimar_ita.pdf|titolo=Costituzione di Weimar}}</ref>
 
==== Processo di Magdeburgo e morte ====
Negli ultimi mesi di vita, Friedrich Ebert affrontò una grave sconfitta politica. Fu accusato da un giornalista di aver contribuito alla sconfitta della Germania nella Prima Guerra Mondiale. Durante il processo per diffamazione, venne rivelato il suo accordo segreto con il generale Wilhelm Groener e il suo coinvolgimento nello sciopero di gennaio del 1918. Sebbene il giornalista fosse condannato, il tribunale dichiarò che l'accusa di tradimento contro Ebert era giustificata. Questo alimentò l'odio dei nemici della Repubblica. <ref>{{Cita libro|autore=Heinrich August Winkler: Der Schein der Normalität. Arbeiter und Arbeiterbewegung in der Weimarer Republik. 1924 bis 1930.|titolo=Der Schein der Normalität. Arbeiter und Arbeiterbewegung in der Weimarer Republik. 1924 bis 1930.|ISBN=3-8012-0094-9}}</ref>
 
Ebert, a causa del processo, ritardò un'operazione per appendicite, morendo il 28 febbraio 1925 per peritonite all'età di 54 anni.