|predecessore3 = [[Massimiliano di Baden]]
|successore3 = [[Paul Hirsch]]
|carica4 = [[Partito Socialdemocratico di Germania|Leader del Partito Socialdemocratico di Germania]]
|mandatoinizio4 = 20 settembre [[1913]]
|mandatofine4 = 15 giugno [[1919]]
|predecessore4 = [[August Bebel]]
|successore4 = [[Hermann Müller]] <br> [[Otto Wels]]
|firma = Friedrich Ebert Signature.svg
}}
=== Prima guerra mondiale ===
Nell'agosto del [[1914]] Ebert convinse il suo partito a votare a favore del conflitto, motivando la scelta come un gesto patriottico e una misura difensiva contro le minacce rivolte alla Germania. Similmente, molti altri [[Partito comunista|partiti comunisti]]socialisti d'Europa erano dell'idea che l'entrata in guerra del loro paese fosse un atto legittimo di autodifesa. Celebre è la frase con cui la SPD argomentò la sua decisione di entrare in guerra il 6 agosto 1914: „Wir lassen das Vaterland in der Stunde der Gefahr nicht im Stich.“ (“Non abbandoneremo la patria in difficoltà nell’ora del pericolo.”)<ref>{{Cita libro|autore=Hajo Holborn|titolo=Deutsche Geschichte in der Neuzeit|edizione=3. Das Zeitalter des Imperialismus (1871-1945)|p=204|ISBN=3-486-43251-6}}</ref>
L'ideale di ''Solidarietà internazionale'', decretato dalla [[Seconda Internazionale|seconda internazionale comunistasocialista]]<ref>{{Cita libro|autore=Karl-Heinz Klaer|titolo=Der Zusammenbruch der Zweiten Internationale|anno=1981|città=Francoforte|ISBN=3-593-32925-5}}</ref>, perse di significato nel momento in cui i partiti comunistisocialisti agirono in linea con i loro rispettivi governi. La mancata protesta dei socialdemocratici tedeschi contro l'invasione del Belgio da parte della Germania screditò la reputazione dei [[Partito Socialdemocratico di Germania|"Sozialdemokraten]]"; fatto che assume ancora più rilevanza se si considera il fatto che la sede della Internazionale si trovava a Bruxelles.
==== Fine dell'unità del partito socialdemocratico ====
Nel dicembre 1914 era prevista un'altra approvazione dei crediti di guerra, dopo la [[Prima battaglia della Marna|battaglia della Marna]] e il fallimento della pianificazione bellica tedesca contro la Francia, ed Ebert riuscì ancora una volta ad avere l'appoggio dei membri della sua fazione. Solo [[Karl Liebknecht|Karl Liebknech]]<nowiki/>t si rifiutò di dare il suo consenso.<ref>{{Cita web|url=https://www.storiauniversale.it/14-LIEBKNECHT-CONTRO-IL-TRADIMENTO-DEI-SOCIALDEMOCRATICI.htm|titolo=Liebknecht contro il tradimento dei socialdemocratici}}</ref>
Il rifiuto di Liebknecht portò ad una spaccatura all'interno del partito, con l'ala destra del partito, rappresentato da Eduard David, Wolfgang Heine, e vari gruppi sindacalisti, che chiedevano l'esclusione di Liebknecht dal partito. Ebert e Haase provarono a limitare la crisi interna, tuttavia la collaborazione tra i due terminò quando il 19 giugno 1915 Haase rilasciò un comunicato sulla "Leipziger Volkszeitung" criticando gli obiettivi di guerra dello Stato germanico. Dopo accuse di "violazione della disciplina di partito" e "slealtà", Haase e la sua minoranza di partito antimilitarista ed anti interventista furono cacciati dalla frazione parlamentare.<ref>{{Cita web|url=https://ilgiornaledelriccio.com/2017/01/15/rosa-luxemburg-oh-mio-povero-bufalo-amato-fratello-la-lettera-a-sonja-liebknecht-del-1917/|titolo=Lettera di Rosa Luxemburg alla moglie di Liebknecht}}</ref>
Nel frattempo, nel gennaio 1918, le proteste nel paese si intensificarono e portarono allo sciopero dei lavoratori delle munizioni a [[Berlino]]. Sebbene Ebert non fosse a favore dello sciopero, ne prese parte e si mise alla guida di esso. Dopo la guerra, la sinistra lo definì un traditore della classe operaia, mentre la destra gli diede l'appellativo di "traditore della patria". In realtà, partecipò perché, da un lato riteneva legittime le richieste, ma dall'altro voleva rapidamente porre fine ad esso, perché lo riteneva inutile per il raggiungimento della pace.
Quando la sconfitta della Germania apparve inevitabile, specificamente dopo il "[[Giorno più nero per l'esercito tedesco|giorno più nero per l'esercitò tedesco]]" (8 Agostoagosto 1918) ,<ref>{{Cita web|url=https://www.greelane.com/it/humanities/storia--cultura/world-war-i-battle-of-amiens-2361399/|titolo=Battaglia di Amiens}}</ref> venne costituito un nuovo governo formato dal principe [[Massimiliano di Baden|Maximilian di Baden]], che, nell'ottobre del [[1918]], incaricò Ebert e altri membri del Partito Socialista Democratico di far parte del ministero. Ebert accettò la nomina anche per creare condizioni di pace con i paesi rivali per stabilizzare il paese, evitando così rischi di rivoluzione. Negli anni della Grande Guerra, Ebert cambiò opinione sulla forma del governo da adottare dopo di essa, ritenendo che una fine improvvisa della monarchia non sarebbe stata né supportata né tollerata dalla maggior parte della popolazione, avvicinandosi all'idea di una [[Monarchia parlamentare]]. Fino al 6 novembre, Ebert considerava l'abdicazione del re [[Guglielmo II di Germania|Wilhelm II]] e del suo erede l'unica via percorribile, in questo modo il trono reale sarebbe stato ceduto ad un altro membro della casata dei [[Casato di Hohenzollern|Hohenzollern]]. Ebert convinse, quindi, [[Massimiliano di Baden|Max von Baden]] che se Guglielmo II non avesse abdicato, la rivoluzione sarebbe stata inevitabile.
=== Attività politica nel dopoguerra ===
==== rivoluzioneRivoluzione di novembre ====
Dopo gli ammutinamenti di Kiel del 3 novembre 1918, vi furono ammutinamenti, atti di disarmo, occupazione dei municipi, manifestazioni di massa e fraternizzazione degli operai e dei soldati disertati in tutto il Reich.
Considerando questi avvenimenti recenti, Ebert impose un ultimatum a Max von Baden, minacciando di ritirare [[Gustav Bauer]] e Philipp Scheidemann dalla compagine di governo, se Wilhelm II non avesse abdicato entro le successive 24 ore.
Il 9 Novembrenovembre iniziò uno sciopero generale a Berlino. Max von Baden dichiarò verso le 11 di mattina l'abdicazione del Kaiser tedesco, con l'intenzione di volere rimanere in carica fino a quando si fosse chiarita la situazione governativa.<ref>{{Cita libro|autore=Lothar Machtan|titolo=Kaisersturz. Vom Scheitern im Herzen der Macht|anno=2018|città=Darmstadt|pp=253-259}}</ref> Ebert raggiunse Von Baden poco dopo, esigendo i poteri da cancelliere, che gli furono concessi (impropriamente incaricato da von Baden, che essendo cancelleriecancelliere non ne aveva il potere, che costituzionalmente apparteneva al kaiser). Von Baden sperava di poter rimanere reggente, tuttavia i suoi sogni furono infranti quando [[Philipp Scheidemann]], dalla finestra del [[Reichstag]], proclamò la Repubblica, annunciando come cancelliere Ebert. Ciò avvenne contro la volontà di Ebert, che avrebbe voluto mantenere la continuità dell'Impero fino a quando un'assemblea costituente non avesse deciso tra monarchia o repubblica. Nello stesso tempo della proclamazione della Repubblica tedesca di Scheidemann, Liebknecht annunciò la creazione della Libera Repubblica Socialista dal terrazzo dello Stadtschloß (la residenza del Kaiser, nel centro della città), prendendo come ispirazione il modello sovietico.<ref>{{Cita web|url=https://www.assemblea.emr.it/cittadinanza/per-approfondire/formazione-pdc/viaggio-visivo/lideologia-nazista-e-il-razzismo-fascista/la-germania-tra-nazionalismo-e-comunismo/la-repubblica-di-weimar/approfondimenti/la-proclamazione-della-repubblica|titolo=La proclamazione della Repubblica tedesca}}</ref> L'imperatore fuggì nei Paesi Bassi.
==== Alleanza Ebert-Groner ====
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