Ca' d'Oro: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m Completata nota
 
(59 versioni intermedie di 27 utenti non mostrate)
Riga 1:
{{nota disambigua|l'omonimo palazzo di Vicenza|Ca' d'Oro (Vicenza)}}
{{WIP|Lo Scaligero}}
{{Museo
|Nome = Galleria Giorgio Franchetti alla Ca' d'Oro
|Tipologia = [[pittura]], [[scultura]]
|Immagine = Ca' d'Oro facciata.jpg
|Larghezza =
|Didascalia = Ca' d'Oro: facciata sul Canal Grande
|Stato = Italia
|Data di fondazione = [[1916]]
|Data di chiusura =
|Fondatori = Giorgio Franchetti
|Località = [[Venezia]]
|Indirizzo = Cannaregio n. 3932 (Strada Nuova)
|Latitudine = 45.440678
|Longitudine = 12.333865
|Tipologia = [[pitturaPittura]], [[scultura]], [[arazzi]], [[tappeti]], [[mobili]]
|Data di fondazione = [[1916]]
|Data di apertura = [[1927]]
|Data di chiusura =
|Proprietà = Stato italiano
|Direttore = Claudia Cremonini
|Visitatori = 67430
|Visitatori = 71.084 <ref>Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, [http://www.beniculturali.it/mibac/multimedia/MiBAC/documents/1452786836128_2015MuseiPerSito.pdf Visitatori e introiti dei musei]</ref>.
|Anno visitatori = 20152016
|Note visitatori = <ref>{{Cita web |url=http://www.statistica.beniculturali.it/rilevazioni/musei/Anno%202016/MUSEI_TAVOLA7_2016.pdf |titolo=Ministero dei Beni e delle Attività Culturali |accesso=10 ottobre 2017 |dataarchivio=31 luglio 2017 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170731163641/http://www.statistica.beniculturali.it/rilevazioni/musei/Anno%202016/MUSEI_TAVOLA7_2016.pdf |urlmorto=sì }}</ref>
|Sito = http://www.polomuseale.venezia.beniculturali.it/index.php?it/4/galleria-giorgio-franchetti-alla-ca-doro
}}
 
[[File:Ponti, Carlo (ca. 1823-1893) - Venezia - 122 Palazzo detto Ca' d'oro.jpg|thumb|La facciata dopo i lavori di G.B. Meduna]]
[[File:Venezia - Ca' d'Oro 02.jpg|thumb|Cortile interno]]
[[File:Venice - Well.jpg|thumb|[[Vera di pozzo]] rinascimentale, in marmo brocatello, nel cortile interno]]
La '''Ca' d'Oro''' è un noto [[palazzo]] di [[Venezia]], situato nel [[sestiere (Venezia)|sestiere]] di [[Cannaregio]] e affacciato sul [[Canal Grande]], la cui denominazione deriva dal fatto che in origine alcune parti della facciata erano ricoperte d'oro, rifinitura che faceva parte di una complessa [[policromia]], oggi scomparsa, ritenuta uno dei massimi esempi del [[gotico fiorito]] veneziano. Dal 1927 è adibito a museo come sede della '''Galleria Franchetti'''.
 
Dal dicembre 2014 il [[Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo|Ministero per i beni e le attività culturali]] la gestisce tramite il Polo museale del Veneto, nel dicembre 2019 divenuto [[Musei nazionali italiani#Direzioni regionali Musei|Direzione regionale Musei]].
 
== Storia ==
 
=== Il committente Marino Contarini ===
La storia di questa fabbrica trova le sue origini in [[Marino Contarini]], personalità appartenente ad una [[Contarini|ricca famiglia dogale]], anche se più abile mercante che politico. Contarini sposò molto giovane Soradamor Zeno, la cui famiglia possedeva una vasta proprietà sul [[Canal Grande]], presso il confino di [[Chiesa di Santa Sofia (Venezia)|Santa Sofia]], comprendente anche una costruzione di dimensioni tali, da essere definita ''Domus Magna''.<ref name=":0">{{Cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/marino-contarini_(Dizionario-Biografico)/|titolo=CONTARINI, Marino|autore=Franco Rossi|sito=Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 28 (1983)|accesso=27 febbraio 2025|urlmorto=no}}</ref> A seguito di un litigio familiare, il Contarini dovette comperare il manufatto dalla [[Zen (famiglia)|famiglia Zeno]], senza utilizzare la dote della moglie<ref name=":0" />.
 
La storia di questa fabbrica trova le sue origini in Marino Contarini, personalità faceva parte di una ricca famiglia dogale, anche se più abile mercante piuttosto che politico. Contarini sposò molto giovane Soramador Zeno,Dopo la quale le portò in dote una casa sul Canal Grande che dovette però ricomperare in seguito ad un litigio familiare: a seguito della morte della moglie, il Contarini deciseiniziò un'ambiziosa opera di costruirecompleta unristrutturazione nuovodell'antico edificio:<ref demolendoname=":0" quello/> della famiglia Zeno. Nelnel 1421 il Contarini contattò allora il milanese [[Matteo Raverti]] e l'anno successivo i veneziani [[Giovanni Bono (scultore)|Giovanni]] e [[Bartolomeo Bono]], anche se i lavori iniziarono solamente nel 1424.
 
Il committente trattò per anni con le maestranze lombarde e venete, tanto che alcuni sostengono che a Marino Contarini si deve la fisionomia finale del palazzo. A Marino Contarini si possonopuò in particolare addebitare la decisione di conservare alcune reminescenzereminiscenze dell'edificio precedente: il portico sull'acqua deve essere molto simile, per lo meno planimetricamente, a quello del palazzo precedente, mentre due fregi duecenteschi, rimessi in opera in verticale, sono sicuramente appartenenti al demolito palazzo degli Zeno. Alcune incoerenze costruttive si devono certamente alle volontà del Contarini: le colonnine tortili, che corrono lungo i due spigoli della facciata creando un cordone, non legano però con il coronamento,; inoltre la mezzeria dell'edificio, segnata dai tre pinnacoli più alti del coronamento, non coincide con l'appartenteapparente mezzeria della facciata, sottolineata dai fregi verticali posti a destra delle logge.
 
=== Le maestranze lombarde e venete ===
 
Nel cantiere veneziano lavorarono contemporaneamente due diverse botteghe, la cui impronta è riconoscibile nella varietà degli apparati decorativi: quella guidata da [[Matteo Raverti]], nella quale erano attive maestranze provenienti dal comasco, e quella guidata da [[Giovanni Bono (scultore)|Giovanni Bono]] e dal figlio [[Bartolomeo Bono|Bartolomeo]], composta quasi esclusivamente da maestranze venete. Anche se le due botteghe lavorarono contemporaneamente, alcune incongruenze negli apparati decorativi fanno pensare che esse operassero per lo più separate, anche se dirette dal programma di massima del committente.
 
Matteo Raverti era noto per lo più per aver lavorato nel cantiere del [[Duomo di Milano]], in cui realizzò numerose sculture di pregio, in particolare quella di San Babila. Già nel 1410 si trovava probabilmente a Venezia, dove lavorò alla decorazione della facciata del [[Palazzo Ducale (Venezia)|Palazzo Ducale]] e al coronamento della Cappella Ducale. Sempre a lui sono attribuite alcune sculture presenti in diverse chiese veneziane, oltre alla tomba Borromeo nella [[Chiesa di Sant'Elena (Venezia)|chiesa di Sant'Elena]], purtroppo andata perduta. Giovanni e Bartolomeo Bono lavorarono con la loro bottega come costruttori e scultori in numerose fabbriche veneziane, anche se il lavoro più noto fu sicuramente la facciata di Palazzo Ducale nella quale si adoperarono insieme ad altri maestri, in particolare viene a loro attribuita la [[Palazzo Ducale (Venezia)#Porta della Carta|Porta della Carta]]. Pregevoli opere di Bartolomeo sono anche i portali delle [[Chiesa della Madonna dell'Orto|chiese di Santa Maria dell'Orto]] e dei [[Basilica dei Santi Giovanni e Paolo (Venezia)|Santi Giovanni e Paolo]].
 
Nel cantiere della caCa' d'Oro lavorò pure un noto pittore francese che visse a lungo a Venezia, [[Giovanni Charlier|Zuanne de Franza]], che nel 1431 venne incaricato di rafforzare con il colore i marmi e le pietre, e di sottolineare ogni elemento con l'oro, il rosso, il blu e il nero. Del suo lavoro oggi non rimane più nulla, cancellato dal logorio del tempo o dai restauri. Al pittore venne affidato anche il compito di decorare tre sale interne, ma anche questo lavoro è andato perduto.
 
=== L'opera del barone Franchetti ===
[[File:Ponti, Carlo (ca. 1823-1893) - Venezia - 122 Palazzo detto Ca' d'oro.jpg|thumb|La facciata nell'Ottocento, dopo i lavori di G.B.[[Giovanni Battista Meduna]]]]
 
Il manufatto rimase di proprietà della famiglia Contarini sino alle nipoti di Marino, dopodiché subì numerosi cambi di proprietari, che operarono numerosi rifacimenti delle suddivisioni interne e vari altri rimaneggiamenti. L'edificio fu inoltre ampliato con l'acquisizione di alcuni fabbricati sul retro e di alcune stanze nell'edificio di fianco. A metà Ottocento l'edificio venne quindi restaurato dell'ingegner [[Giovanni Battista Meduna]] per volere del proprietario di allora, Alessandro Trubetzkoi, ma subì un ulteriore restauro pochi anni dopo a seguito di un nuovo cambio di proprietà.
 
Sul finire dell'Ottocento la casa divenne proprietà del barone [[Giorgio Franchetti]], chea loseguito donòdi alloun statonotevole italianoesborso neldi 1916170.000 [[Lira italiana|lire]]: il barone volle intraprendere un attento restauro filologico dell'edificio, curandonetentando poidi riportarlo il ripristinopiù finopossibile vicino alla suamorfologia mortequattrocentesca, ma nel 19221916 Franchetti stipulò con lo Stato Italiano un accordo nel quale si impegnò a cedere il palazzo al termine dei lavori in cambio della loro copertura finanziaria. Questi restauri furono piuttosto scrupolosi, anche se non poterono, ovviamente, restituire il palazzo nel suo aspetto originario, inoltre alcune parti sono delle ricostruzioni difficilmente giudicabili, in particolare la scala del cortile e il portale che fa da ingresso sul rio. Tra i lavori che fece eseguire vi fu pure la demolizione di sovrastrutture in facciata, la riapertura delle finestre quadrate, e la realizzazione ex novo dei pavimenti con disegni ispirati a quelli originali perduti. Il barone fece collocare all'interno alcune opere d'arte appartenenti alla sua collezione, era infatti nel suo volere che l'edificio divenisse un museo, perdendo la sua funzione di abitazione civile. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1922, furono quindi conclusi i lavori di restauro e il 18 gennaio 1927 venne inaugurata la Galleria che prende il suo nome.
 
=== DaDescrizione integrare ===
[[File:Paolo Monti - Servizio fotografico - BEIC 6343094.jpg|thumb|left|Il palazzo visto dal lato opposto del Canal Grande in una foto di [[Paolo Monti]] del 1970]]
Nel [[1412]] il mercante veneziano [[Marino Contarini]] acquistò dalla famiglia della moglie, Soradamor [[Zeno (famiglia)|Zeno]], una vasta proprietà presso il confino di [[chiesa di Santa Sofia (Venezia)|Santa Sofia]], comprendente anche una costruzione di dimensioni tali, da essere definita ''Domus Magna''. La Ca' d'Oro derivò dalla ristrutturazione di questa fabbrica, iniziata attorno al [[1421]].
 
[[File:Venice - Well.jpg|thumb|[[Vera dida pozzo]] rinascimentale, in marmo brocatellobroccatello, nel cortile interno]]
L'edificio non ebbe un unico progettista, ma fu il frutto del lavoro di più maestri, coordinati da Marino Contarini stesso. Tra di essi vi furono certamente [[Marco d'Amedeo]], probabilmente direttore dei lavori, lo scultore milanese [[Matteo Raverti]], i veneziani [[Giovanni Bono (scultore)|Giovanni]] e [[Bartolomeo Bono]], i francesi [[Jean Charlier]] e [[Jean Charlier|Zuanne de Franza]], tutti citati nei documenti di spesa a ancor oggi conservati,
 
L'assetto [[Planimetria|planimetrico]] della fabbrica non si discosta eccessivamente da quello della tipica [[Fondaco|casa-fondaco]] dei [[Patriziato (Venezia)|patrizi veneziani]]. La vistosa asimmetriaa[[simmetria]] dell'impianto è determinata dalla prassi costruttiva dell'epoca che prevedeva il riutilizzo delle [[Fondazione (architettura)|fondazioni]] dell'edificio precedente, senza amplianti nei lotti adiacenti. In questo caso anche il mantenimento della corte interna e della [[cisterna]] in essa scavata è determinante per l'assetto planimetrico, poiché ha vincolato la pianta ad articolarsi a forma di C attorno ad una [[corte (Venezia)|corte]] scoperta, al centro della quale è posizionata la grande [[vera da pozzo]] in [[Marmo rosso di Verona|marmo broccatello di Verona]], realizzata da [[Giovanni Bono (scultore)|Giovanni]] e [[Bartolomeo Bono]] nel 1427, i quali vi scolpirono su tre lati, tra un ricco fogliame, le [[allegoria|allegorie]] femminili della ''Giustizia'', della ''Fortezza'' e della ''[[Carità]]''. Come consueto nelle dimore veneziane, alle ampie [[Loggia|logge]] della facciata corrispondono internamente dei lunghi saloni, detti ''[[portego]]'', che attraversano l'edificio in tutta la sua profondità.
Dopo la morte di [[Marino Contarini]], nel [[1441]], e in seguito a quella dell'unico figlio Piero, la Ca' d'Oro fu divisa tra le figlie di quest'ultimo, innescando, nei secoli successivi, una lunga serie di passaggi di proprietà e di conseguenti alterazioni, che ne mutarono la fisionomia, specialmente all'interno, proprio a causa delle differenti necessità abitative.
 
[[Palazzo Ducale (Venezia)|Palazzo Ducale]], che era ancora in fase di ultimazione durante la costruzione della caCa' d'Oro, fu sicuramente un riferimento progettuale importante: la moltiplicazione delle aperture nei loggiati ai piani nobili rispetto al portico al pian terreno secondo un rapporto 1 a 2 e le merlature che chiudono superiormente la facciata derivano, almeno come idea costruttiva, sicuramente dalla più importante fabbrica veneziana dell'epoca. Se il portico del pian terreno ricorda molto quello della duecentesca [[ca' da Mosto]], le esafore dei piani superiori, ma anche la quadrifora del pian terreno, furono delle reinterpretazioni personali del Raverti e dei Bono della loggia del Palazzo Ducale.
Solo verso la fine del [[XIX secolo]] la Ca' d'Oro, per decisione di [[Alessandro Trubetzkoi]], il proprietario di allora, fu sottoposta ad un restauro, di cui fu incaricato l'architetto [[Giovan Battista Meduna]]. Meduna modificò pesantemente la facciata ed anche l'interno del palazzo.
 
Nel [[1894]] l'intero edificio fu acquistato per 170.000 [[Lira italiana|lire]] (un notevole esborso per l'epoca) dal [[barone]] [[Giorgio Franchetti]], che volle intraprendere un attento restauro filologico dell'edificio, tentando di riportarlo il più possibile vicino alla morfologia quattrocentesca.
 
Fin da principio il suo scopo non fu quello di fare della Ca' d'Oro la sua abitazione, ma di ospitarvi la propria collezione di opere d'arte per renderla accessibile al pubblico.
 
Nel [[1916]] Franchetti stipulò con lo Stato Italiano un accordo, nel quale si impegnò a cedere il palazzo al termine dei lavori, in cambio della loro copertura finanziaria. Il 18 gennaio del [[1927]] venne inaugurato il museo intitolato "Galleria Giorgio Franchetti", alla memoria del barone, scomparso nel [[1922]].
 
== Descrizione ==
 
=== Planimetria ===
 
L'assetto planimetrico della fabbrica non si discosta eccessivamente da quello della tipica [[Fondaco|casa-fondaco]] dei [[Patriziato (Venezia)|patrizi veneziani]]. La vistosa asimmetria dell'impianto è determinata dalla prassi costruttiva dell'epoca che prevedeva il riutilizzo delle fondazioni dell'edificio precedente, senza amplianti nei lotti adiacenti. In questo caso anche il mantenimento della corte interna e della cisterna in essa scavata è determinante per l'assetto planimetrico, poiché ha vincolato la pianta ad articolarsi a forma di C attorno ad una [[corte (Venezia)|corte]] scoperta, al centro della quale è posizionata la grande [[vera da pozzo]] in [[Marmo rosso di Verona|marmo broccatello di Verona]], realizzata da [[Giovanni Bono (scultore)|Giovanni]] e [[Bartolomeo Bono]] nel 1427, i quali vi scolpirono su tre lati, tra un ricco fogliame, le [[allegoria|allegorie]] femminili della ''Giustizia'', della ''Fortezza'' e della ''Carità''. Come consueto nelle dimore veneziane, alle ampie logge della facciata corrispondono internamente dei lunghi saloni, detti ''[[portego]]'', che attraversano l'edificio in tutta la sua profondità.
 
=== Facciata ===
[[File:Paolo Monti - Servizio fotografico - BEIC 6342838.jpg|thumb|left|Particolari della facciata in una foto di [[Paolo Monti]] del 1977]]
[[File:Paolo Monti - Servizio fotografico (Venezia, 1969) - BEIC 6330573.jpg|thumb|Particolare dell'angolo. Foto di [[Paolo Monti]], 1969]]
 
La facciata si caratterizza per la marcata asimmetricaasimmetria tra la parte sinistra, in cui si sovrappongono tre fasce traforate (portico per l'attracco delle barche al piano terra e loggiati ai piani superiori), e l'ala destra, in cui prevale la muratura rivestita di marmi pregiati con singole aperture quadrate isolate; la causa di tale specificità è da attribuirsi alle ridotte dimensioni del lotto, che non hanno permesso la realizzazione dell'ala sinistra dell'edificio. Tra la parte sinistra e quella destra della facciata è stato inserito un [[fregio]] proveniente dalla precedente abitazione dei Zeno. L'unico elemento che da continuità alla facciata, condizionandola e dominandola, è il grande [[cornicione]] con la soprastante [[Merlo (architettura)|merlatura]]. A chiuderla ai lati sono presenti triple [[Colonna tortile|colonnine tortili]] che formano come dei codoni sugli spigoli della facciata, completamente slegati però dal coronamento.
 
Il portico al pian terreno è aperto con cinque grandi archi sull'acqua, con quello centrale dilatato rispetto agli altri, tanto da risultare a sesto ribassato, riprendendo i portici di origine bizantina. Esso è una reminescenzareminiscenza della duecentesca casa degli Zeno, e non presenta nessuna novità di rilievo. Tra il portico sull'acqua e quello interno si trova una quadrifora di notevole interesse, opera di Giovanni Bono: doppie colonne tortili separano le aperture; in asse con le colonne, sopra di esse, dei trafori a croce; sull'estradosso degli archi delle aperture due [[Quadrilobo|quadrilobi]]. Al piano superiore la loggia del Reverti, composta da un’esaforaun'esafora che risulta invece essere una novità per l'epoca, in quanto sopra i quadrilobi, in asse con i vertici degli archi delle aperture, troviamo dei semiquadrilobi, con i quali il Raverti ottenne un vivo effetto chiaroscurale, esasperato dalle [[Modanatura|modanature]]. I [[Capitello|capitelli]] delle colonne con foglie grasse che salgono a spirale vengono reinterpretati in modo inedito rompendo la classica simmetria veneziana coeva. Perfino le [[Parapetto|balaustre]] tra le colonne hanno un spiccato spirito decorativo. La loggia dell'ultimo piano è composta da un’ulteriore esafora con dei trafori a croce in asse con le colonne, proprio come nella quadrifora del piano terreno, anche se in questo caso troviamo un semiquadrilobio in asse con i vertici degli archi delle aperture in luogo dei due quadrilobi.
 
=== Il pavimentoPavimento marmoreo ===
[[File:Ca' d'Oro - pavés 02.jpg|miniatura|destra|Pavimento marmoreo]]
Durante i lavori intrapresi da Giorgio Franchetti venne realizzato il pavimento marmoreo nel portico del piano terreno. Esso copre una superficie di 350&nbsp;m² utilizzando le tecniche dell<nowiki>{{'</nowiki>}}''[[opus sectile]]'' e dell<nowiki>{{'</nowiki>}}''[[opus tessellatum]]''. I motivi geometrici che compongono la decorazione si ispirano alle pavimentazioni medievali delle chiese della laguna veneta come la [[San Marco (Venezia)|basilica di San Marco]] a [[Venezia]], la [[basilica dei Santi Maria e Donato]] a [[Murano]] e la [[Cattedralebasilica di Santa Maria Assunta (Torcello)|cattedrale di Santa Maria Assunta]] a [[Torcello]]. Molti sono però anche i punti di contatto con le decorazioni [[cosmati|cosmatesche]] del [[XII secolo|XII]] e [[XIII secolo]]. Sono presenti anche temi desunti dal repertorio decorativo bizantino. Giorgio Franchetti disegnò personalmente le geometrie della pavimentazione e si impegnò anche nella sua realizzazione materiale. Da sottolineare è il fatto che per tale opera Franchetti scelse di non utilizzare [[marmo|marmi]] e pietre di cavatura moderna, ma di utilizzare le tipologie più note e preziose fin dall'antichità romana, tra cui il [[porfido rosso antico]], il [[serpentinite|serpentino]], il [[marmo cipollino|cipollino verde]], il [[marmo giallo antico|giallo antico]], il [[marmo pavonazzetto|pavonazzetto]], il [[marmoPorfido verde antico|verde antico]], il [[marmo africano|marmo luculleo]] e molti altri.
 
=== RiferimentiIl progettualimuseo ===
[[File:Ca' d'oro, una sala al secondo piano 02.JPG|thumb|Una sala espositiva al secondo piano dell'edificio]]
 
La galleria ospita la collezione di opere d'arte raccolta da Giorgio Franchetti nella sua vita. In seguito alla donazione allo Stato italiano ([[avvenuta nel 1916]]) e in vista dell'allestimento del museo, alla collezione Franchetti furono affiancate alcune raccolte statali da cui provengono la maggior parte dei bronzi e delle sculture esposte, oltre a numerosi dipinti veneti e [[pittura fiamminga|fiamminghi]].
[[Palazzo Ducale (Venezia)|Palazzo Ducale]], che era ancora in fase di ultimazione durante la costruzione della ca' d'Oro, fu sicuramente un riferimento progettuale importante: la moltiplicazione delle aperture nei loggiati ai piani nobili rispetto al portico al pian terreno secondo un rapporto 1 a 2 e le merlature che chiudono superiormente la facciata derivano, almeno come idea costruttiva, sicuramente dalla più importante fabbrica veneziana dell'epoca. Se il portico del pian terreno ricorda molto quello della duecentesca [[ca' da Mosto]], le esafore dei piani superiori, ma anche la quadrifora del pian terreno, furono delle reinterpretazioni personali del Raverti e dei Bono della loggia del Palazzo Ducale.
 
== Il museo ==
La galleria ospita la collezione di opere d'arte raccolta da Giorgio Franchetti nella sua vita.
In seguito alla donazione allo Stato italiano ([[1916]]) e in vista dell'allestimento del museo, alla collezione Franchetti furono affiancate alcune raccolte statali da cui provengono la maggior parte dei bronzi e delle sculture esposte, oltre a numerosi dipinti veneti e [[pittura fiamminga|fiamminghi]].
 
Tra le opere di maggior pregio vi sono il ''[[San Sebastiano (Mantegna Venezia)|San Sebastiano]]'' di [[Andrea Mantegna]], lail ''PietàRitratto condi dueMarcello angiolettiDurazzo'' di [[MarcoAntoon Palmezzanovan Dyck]], lail ''Doppio ritratto'' di [[VenereTullio alla specchioLombardo]]'' e, la ''[[GiudittaVenere (Tiziano)|Giudittaallo specchio]]'' di [[Tiziano]], due vedute di [[Francesco Guardi]], la ''[[Crocifissione (Jan van Eyck o bottega)|Crocifissione]]'' di [[Jan van Eyck]], la ''Venere dormiente'' di [[Paris Bordone]] e ampieciò porzioniche resta degli affreschi deldi Giorgione,[[Tiziano provenientiVecellio|Tiziano]] dalladipinti sulla facciata laterale del [[Fondaco dei Tedeschi]], ditra Veneziacui spicca la ''[[Giustizia (Tiziano)|Giuditta]]''. Di [[Vittore Carpaccio]] e bottega sono i tre teleri con le ''[[Storie della Vergine (Carpaccio)|Storie della Vergine]]'' (1504-1508)provenienti dalla [[Scuola di Santa Maria degli Albanesi|Scuola degli Albanesi]].
 
Oltre alle sale espositive, il museo ospita vari laboratori per la conservazione e il [[restauro]] di opere d'arte.
 
== Note ==
Riga 99 ⟶ 85:
* {{cita libro|nome=Francesco Paolo|cognome=Fiore|titolo=Storia dell’architettura italiana: il Quattrocento|città=Milano|editore=Electa|anno=1998|pp=200-241}}
* {{cita libro|nome=Gino|cognome=Fogolari|titolo=Regia galleria Giorgio Franchetti alla ca’ d’Oro di Venezia|città=Roma|editore=La Libreria dello Stato|anno=1936}}
* {{cita libro|nome=Sandra|cognome=Moschini Marconi|titolo=Galleria G. Franchetti alla ca’d’Oroca’ d’Oro: Venezia|città=Roma|editore=Istituto poligrafico e Zecca dello Stato|anno=1992}}
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Ca' d'oro (Venice)}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web |http url = https://www.polomuseale.veneziapolomusealeveneto.beniculturali.it/index.php?it/4musei/galleria-giorgio-franchetti-alla-ca-doro | titolo = Galleria G. Franchetti alla Ca' d'Oro | accesso = 30 dicembre 2017 | dataarchivio = 2 febbraio 2019 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20190202042606/https://polomusealeveneto.beniculturali.it/musei/galleria-giorgio-franchetti-alla-ca-doro | urlmorto = sì }}
 
{{Canal Grande}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|architettura|musei|Venezia}}
 
[[Categoria:Ca' d'Oro| ]]
[[Categoria:Architetture gotiche di Venezia]]
[[Categoria:Palazzi di Cannaregio]]
[[Categoria:Musei di Venezia]]
[[Categoria:Musei statali italiani del Veneto]]
[[Categoria:Pinacoteche del Veneto]]