Ca' d'Oro: differenze tra le versioni
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{{Museo
|Nome = Galleria Giorgio Franchetti alla Ca' d'Oro
|Tipologia = [[pittura]], [[scultura]]▼
|Immagine = Ca' d'Oro facciata.jpg
|Didascalia = Ca' d'Oro: facciata sul Canal Grande
|Stato = Italia
|Data di apertura = [[1916]]▼
|Data di chiusura = ▼
|Località = [[Venezia]]
|Latitudine = 45.440678
|Longitudine = 12.333865
|Data di fondazione = 1916
▲|Data di chiusura =
|Proprietà = Stato italiano
|Direttore = Claudia Cremonini
|Visitatori =
|Note visitatori = <ref>{{Cita web |url=http://www.statistica.beniculturali.it/rilevazioni/musei/Anno%202016/MUSEI_TAVOLA7_2016.pdf |titolo=Ministero dei Beni e delle Attività Culturali |accesso=10 ottobre 2017 |dataarchivio=31 luglio 2017 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170731163641/http://www.statistica.beniculturali.it/rilevazioni/musei/Anno%202016/MUSEI_TAVOLA7_2016.pdf |urlmorto=sì }}</ref>
▲|Anno visitatori = 2015
}}
La '''Ca' d'Oro''' è un noto [[palazzo]] di [[Venezia]], situato nel [[sestiere (Venezia)|sestiere]] di [[Cannaregio]] e affacciato sul [[Canal Grande]], la cui denominazione deriva dal fatto che in origine alcune parti della facciata erano ricoperte d'oro, rifinitura che faceva parte di una complessa [[policromia]], oggi scomparsa, ritenuta uno dei massimi esempi del [[gotico fiorito]] veneziano. Dal 1927 è adibito a museo come sede della '''Galleria Franchetti'''.
Dal dicembre 2014 il [[Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo|Ministero per i beni e le attività culturali]] la gestisce tramite il Polo museale del Veneto, nel dicembre 2019 divenuto [[Musei nazionali italiani#Direzioni regionali Musei|Direzione regionale Musei]].
== Storia ==▼
▲== Storia ==
=== Il committente Marino Contarini ===
La storia di questa fabbrica trova le sue origini in [[Marino Contarini]], personalità appartenente ad una [[Contarini|ricca famiglia dogale]], anche se più abile mercante che politico. Contarini sposò molto giovane Soradamor Zeno, la cui famiglia possedeva una vasta proprietà sul [[Canal Grande]], presso il confino di [[Chiesa di Santa Sofia (Venezia)|Santa Sofia]], comprendente anche una costruzione di dimensioni tali, da essere definita ''Domus Magna''.<ref name=":0">{{Cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/marino-contarini_(Dizionario-Biografico)/|titolo=CONTARINI, Marino|autore=Franco Rossi|sito=Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 28 (1983)|accesso=27 febbraio 2025|urlmorto=no}}</ref> A seguito di un litigio familiare, il Contarini dovette comperare il manufatto dalla [[Zen (famiglia)|famiglia Zeno]], senza utilizzare la dote della moglie<ref name=":0" />.
Il committente trattò per anni con le maestranze lombarde e venete, tanto che alcuni sostengono che a Marino Contarini si deve la fisionomia finale del palazzo. A Marino Contarini si
=== Le maestranze lombarde e venete ===
Nel cantiere veneziano lavorarono contemporaneamente due diverse botteghe, la cui impronta è riconoscibile nella varietà degli apparati decorativi: quella guidata da [[Matteo Raverti]], nella quale erano attive maestranze provenienti dal comasco, e quella guidata da [[Giovanni Bono (scultore)|Giovanni Bono]] e dal figlio [[Bartolomeo Bono|Bartolomeo]], composta quasi esclusivamente da maestranze venete. Anche se le due botteghe lavorarono contemporaneamente, alcune incongruenze negli apparati decorativi fanno pensare che esse operassero per lo più separate, anche se dirette dal programma di massima del committente.
Matteo Raverti era noto per lo più per aver lavorato nel cantiere del [[Duomo di Milano]], in cui realizzò numerose sculture di pregio, in particolare quella di San Babila. Già nel 1410 si trovava probabilmente a Venezia, dove lavorò alla decorazione della facciata del [[Palazzo Ducale (Venezia)|Palazzo Ducale]] e al coronamento della Cappella Ducale. Sempre a lui sono attribuite alcune sculture presenti in diverse chiese veneziane, oltre alla tomba Borromeo nella [[Chiesa di Sant'Elena (Venezia)|chiesa di Sant'Elena]], purtroppo andata perduta. Giovanni e Bartolomeo Bono lavorarono con la loro bottega come costruttori e scultori in numerose fabbriche veneziane, anche se il lavoro più noto fu sicuramente la facciata di Palazzo Ducale nella quale si adoperarono insieme ad altri maestri, in particolare viene a loro attribuita la [[Palazzo Ducale (Venezia)#Porta della Carta|Porta della Carta]]. Pregevoli opere di Bartolomeo sono anche i portali delle [[Chiesa della Madonna dell'Orto|chiese di Santa Maria dell'Orto]] e dei [[Basilica dei Santi Giovanni e Paolo (Venezia)|Santi Giovanni e Paolo]].
Nel cantiere della
=== L'opera del barone Franchetti ===
[[File:Ponti, Carlo (ca. 1823-1893) - Venezia - 122 Palazzo detto Ca' d'oro.jpg|thumb|La facciata nell'Ottocento, dopo i lavori di [[
Il manufatto rimase di proprietà della famiglia Contarini sino alle nipoti di Marino, dopodiché subì numerosi cambi di proprietari, che operarono numerosi rifacimenti delle suddivisioni interne e vari altri rimaneggiamenti. L'edificio fu inoltre ampliato con l'acquisizione di alcuni fabbricati sul retro e di alcune stanze nell'edificio di fianco. A metà Ottocento l'edificio venne quindi restaurato dell'ingegner [[
Sul finire dell'Ottocento la casa divenne proprietà del barone [[Giorgio Franchetti]], a seguito di un notevole esborso di 170.000 [[Lira italiana|lire]]: il barone volle intraprendere un attento restauro filologico dell'edificio, tentando di riportarlo il più possibile vicino alla morfologia quattrocentesca, ma nel 1916 Franchetti stipulò con lo Stato Italiano un accordo nel quale si impegnò a cedere il palazzo al termine dei lavori in cambio della loro copertura finanziaria. Questi restauri furono piuttosto scrupolosi, anche se non poterono, ovviamente, restituire il palazzo nel suo aspetto originario, inoltre alcune parti sono delle ricostruzioni difficilmente giudicabili, in particolare la scala del cortile e il portale che fa da ingresso sul rio. Tra i lavori che fece eseguire vi fu pure la demolizione di sovrastrutture in facciata, la riapertura delle finestre quadrate, e la realizzazione ex novo dei pavimenti con disegni ispirati a quelli originali perduti. Il barone fece collocare all'interno alcune opere d'arte appartenenti alla sua collezione, era infatti nel suo volere che l'edificio divenisse un museo, perdendo la sua funzione di abitazione civile. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1922, furono quindi conclusi i lavori di restauro e il 18 gennaio
== Descrizione ==
[[File:Paolo Monti - Servizio fotografico - BEIC 6343094.jpg|thumb|left|Il palazzo visto dal lato opposto del Canal Grande in una foto di [[Paolo Monti]] del 1970]]
[[File:Venice - Well.jpg|thumb|[[Vera da pozzo]] rinascimentale, in marmo
▲[[File:Venice - Well.jpg|thumb|[[Vera da pozzo]] rinascimentale, in marmo brocatello, nel cortile interno]]
L'assetto [[Planimetria|planimetrico]] della fabbrica non si discosta eccessivamente da quello della tipica [[Fondaco|casa-fondaco]] dei [[Patriziato (Venezia)|patrizi veneziani]]. La vistosa
[[Palazzo Ducale (Venezia)|Palazzo Ducale]], che era ancora in fase di ultimazione durante la costruzione della
=== Facciata ===
[[File:Paolo Monti - Servizio fotografico - BEIC 6342838.jpg|thumb|left|Particolari della facciata in una foto di [[Paolo Monti]] del 1977]]
[[File:Paolo Monti - Servizio fotografico (Venezia, 1969) - BEIC 6330573.jpg|thumb|Particolare dell'angolo. Foto di [[Paolo Monti]], 1969]]
La facciata si caratterizza per la marcata
Il portico al pian terreno è aperto con cinque grandi archi sull'acqua, con quello centrale dilatato rispetto agli altri, tanto da risultare a sesto ribassato, riprendendo i portici di origine bizantina. Esso è una reminiscenza della duecentesca casa degli Zeno, e non presenta nessuna novità di rilievo. Tra il portico sull'acqua e quello interno si trova una quadrifora di notevole interesse, opera di Giovanni Bono: doppie colonne tortili separano le aperture; in asse con le colonne, sopra di esse, dei trafori a croce; sull'estradosso degli archi delle aperture due [[Quadrilobo|quadrilobi]]. Al piano superiore la loggia del Reverti, composta da un'esafora che risulta invece essere una novità per l'epoca, in quanto sopra i quadrilobi, in asse con i vertici degli archi delle aperture, troviamo dei semiquadrilobi, con i quali il Raverti ottenne un vivo effetto chiaroscurale, esasperato dalle [[Modanatura|modanature]]. I [[Capitello|capitelli]] delle colonne con foglie grasse che salgono a spirale vengono reinterpretati in modo inedito rompendo la classica simmetria veneziana coeva. Perfino le [[Parapetto|balaustre]] tra le colonne hanno un spiccato spirito decorativo. La loggia dell'ultimo piano è composta da un’ulteriore esafora con dei trafori a croce in asse con le colonne, proprio come nella quadrifora del piano terreno, anche se in questo caso troviamo un semiquadrilobio in asse con i vertici degli archi delle aperture in luogo dei due quadrilobi.
===
[[File:Ca' d'Oro - pavés 02.jpg|miniatura|destra|Pavimento marmoreo]]
Durante i lavori intrapresi da Giorgio Franchetti venne realizzato il pavimento marmoreo nel portico del piano terreno. Esso copre una superficie di 350 m² utilizzando le tecniche dell
▲[[Palazzo Ducale (Venezia)|Palazzo Ducale]], che era ancora in fase di ultimazione durante la costruzione della ca' d'Oro, fu sicuramente un riferimento progettuale importante: la moltiplicazione delle aperture nei loggiati ai piani nobili rispetto al portico al pian terreno secondo un rapporto 1 a 2 e le merlature che chiudono superiormente la facciata derivano, almeno come idea costruttiva, sicuramente dalla più importante fabbrica veneziana dell'epoca. Se il portico del pian terreno ricorda molto quello della duecentesca [[ca' da Mosto]], le esafore dei piani superiori, ma anche la quadrifora del pian terreno, furono delle reinterpretazioni personali del Raverti e dei Bono della loggia del Palazzo Ducale.
== Il museo ==
[[File:Ca' d'oro, una sala al secondo piano 02.JPG|thumb|Una sala
La galleria ospita la collezione di opere d'arte raccolta da Giorgio Franchetti nella sua vita. In seguito alla donazione allo Stato italiano avvenuta nel 1916 e in vista dell'allestimento del museo, alla collezione Franchetti furono affiancate alcune raccolte statali da cui provengono la maggior parte dei bronzi e delle sculture esposte, oltre a numerosi dipinti veneti e [[pittura fiamminga|fiamminghi]].
Tra le opere di maggior pregio vi sono il ''[[San Sebastiano (Mantegna Venezia)|San Sebastiano]]'' di [[Andrea Mantegna]],
Oltre alle sale espositive, il museo ospita vari laboratori per la conservazione e il restauro di opere d'arte.
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* {{cita libro|nome=Francesco Paolo|cognome=Fiore|titolo=Storia dell’architettura italiana: il Quattrocento|città=Milano|editore=Electa|anno=1998|pp=200-241}}
* {{cita libro|nome=Gino|cognome=Fogolari|titolo=Regia galleria Giorgio Franchetti alla ca’ d’Oro di Venezia|città=Roma|editore=La Libreria dello Stato|anno=1936}}
* {{cita libro|nome=Sandra|cognome=Moschini Marconi|titolo=Galleria G. Franchetti alla
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[[Categoria:Pinacoteche del Veneto]]
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