Guerra romano-siriaca: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
→Guerra: Corrette delle imprecisioni e dei tempi verbali e tolte numerose virgole inutili Etichette: Modifica da mobile Modifica da web per mobile |
m Utilizzo {{formatnum:}} |
||
(19 versioni intermedie di 12 utenti non mostrate) | |||
Riga 1:
{{
|Tipo=Guerra
|Nome del conflitto=Guerra romano-siriaca
Riga 6:
|Didascalia=Mappa che raffigura la [[antica Grecia|Grecia]] e l'[[Asia Minore]] agli inizi del conflitto, nel [[192 a.C.]]
|Larghezzaimmagine=300px
|Data=[[192 a.C.|192]]
|Luogo=[[Grecia]] e Asia Minore
|Esito=Vittoria romana
|Schieramento1=
|Schieramento2=
|Comandante1=[[Manio Acilio Glabrione (console 191 a.C.)|Manio Acilio Glabrione]]<br />[[Lucio Cornelio Scipione Asiatico|Scipione Asiatico]]<br />[[Publio Cornelio Scipione Africano]]<br />[[Eumene II]]<br />[[Filippo V di Macedonia|Filippo V]]
|Comandante2=[[Antioco III]]<br />[[Annibale]]
Riga 26:
== Contesto storico ==
{{Vedi anche|Repubblica romana|Impero seleucide}}
Nel [[218 a.C.]] si affacciavano sul [[mar Mediterraneo]] cinque grandi potenze che si trovavano in equilibrio politico tra loro:<ref>Ernst Badian, ''Rome and Antiochos the Great - A Study in Cold War'', in ''Classical Philology'' 54 (1959), pp. 81–99.</ref> si trattava delle tre dinastie dei [[diadochi]], [[dinastia seleucide|quella seleucide]] (padrona dei territori che dall'[[Asia minore]] si estendevano fino alla [[Siria]], [[Mesopotamia]] e [[Persia]]),
Una serie di conflitti, tuttavia, alterò gli equilibri iniziali. Prima di tutto la [[seconda guerra punica]] tra Cartagine e Roma ([[218 a.C.|218]]-[[201 a.C.]]), diede una netta supremazia in Occidente a quest'ultima, mentre Cartagine fu relegata ad un ruolo marginale, ormai prossima ad essere sottomessa definitivamente (come accadde nel [[146 a.C.]]). In parallelo, Roma dovette combattere sul fronte orientale contro [[Filippo V di Macedonia|Filippo V]], che aveva concluso un'alleanza con la stessa Cartagine, nella [[prima guerra macedonica]] ([[215 a.C.|215]]-[[205 a.C.]]). Sebbene Filippo fosse riuscito a resistere all'attacco di Roma, che a sua volta aveva trovato dei validi alleati nella [[lega etolica]], nel [[regno di Pergamo]] ed in quello di [[Rodi]], tuttavia aveva permesso in questo modo ai Romani di occuparsi delle questioni greche. Questo errore quarant'anni dopo costò molto caro all'indipendenza del suo Regno, che fu annesso anch'esso al potere di Roma (dopo la [[battaglia di Pidna]] del [[168 a.C.]]).
Riga 36:
Frattanto Antioco passava in Europa ed occupava parte della [[Tracia]], facendo di ''[[Lysimachea]]'' la nuova capitale della regione e mettendovi al suo governo il figlio minore, [[Seleuco IV]].<ref>[[Tito Livio]], ''Ab Urbe condita libri'' XXXIII, 38; [[Appiano di Alessandria|Appiano]], ''guerra siriaca'', 1 e 6.</ref> Egli, inoltre, strinse relazioni amichevoli con [[Rodi]], [[Bisanzio]] e con i [[Galatia|Galati]],<ref name="AppianoGSiriaca6">[[Appiano di Alessandria|Appiano]], ''guerra siriaca'', 6.</ref> mentre si era riavvicinato all'Egitto dei Tolomei, avendo promesso in moglie sua figlia [[Cleopatra I|Cleopatra]] a [[Tolomeo V]],<ref name="AppianoGSiriaca3">[[Appiano di Alessandria|Appiano]], ''guerra siriaca'', 3.</ref> e dando loro in dote, non tanto la Siria meridionale (che aveva occupato dal [[201 a.C.]]<ref name="AppianoGSiriaca2">[[Appiano di Alessandria|Appiano]], ''guerra siriaca'', 2.</ref>), ma il diritto di riscuoterne il tributo.<ref name="Piganiol267"/><ref name="AppianoGSiriaca5">[[Appiano di Alessandria|Appiano]], ''guerra siriaca'', 5.</ref>
Era evidente che al termine di vent'anni di continui conflitti tra queste cinque grandi potenze del mondo mediterraneo (dal [[218 a.C.|218]] al [[196 a.C.]]), solo due ne erano rimaste: l'Impero seleucide in Oriente e Roma in Occidente. Lo scontro appariva ormai inevitabile. Fu nel [[196 a.C.]] che [[Lampsaco]], città della [[Troade]], chiese aiuto a Roma
{{Citazione|Se [[Antioco III|Antioco]] lascerà liberi ed indipendenti i [[antica Grecia|Greci]] dell'Asia minore, e si manterrà fuori dai territori dell'[[Europa]], egli potrà essere considerato un amico ed alleato del popolo romano, se lo desidera.|[[Appiano di Alessandria|Appiano]], ''Guerra siriaca'', 6.}}
Riga 48:
La [[Lega etolica]] era rimasta scontenta per le conseguenze della [[guerre macedoniche|seconda guerra macedonica]], a causa delle pesanti concessioni territoriali che avevano dovuto fare ai romani, quale contributo per il loro aiuto durante la guerra. Per questo si risolsero a chiedere l'aiuto di [[Antioco III il Grande]] a capo dell'[[impero seleucide]] per liberare la [[Grecia]] dall'oppressione romana, anche se il re seleucide non sembrò in un primo momento interessato a scatenare un conflitto di così grandi proporzioni. È vero anche che Antioco poteva ora avvalersi dell'esperienza di [[Annibale]], suo consigliere militare dal [[196 a.C.|196]]-[[195 a.C.]]<ref>[[Aurelio Vittore]], ''De viris illustribus Urbis Romae'', 42, 6; [[Sesto Giulio Frontino|Frontino]], ''Strategemata'', I, 7.7.</ref><ref>[[Giovanni Brizzi]], ''Storia di Roma. 1.Dalle origini ad Azio'', p.216; André Piganiol, ''Le conquiste dei Romani'', p.267.</ref>
Nella primavera del [[192 a.C.]], gli Etoli, sobillati dallo ''stratego''
{{Citazione|Mentre si combatteva la [[guerra laconica|guerra tra gli Achei e Nabide]], gli ambasciatori romani andavano in giro per le città degli alleati, preoccupati che gli [[Etoli]], riuscissero ad attirarne una parte alla causa di [[Antioco III]]''. [...]. ''Prima si recarono ad [[Atene]], poi a [[Calcide]], in [[Tessaglia]]... poi [[Demetriade (città)|Demetriade]]. Là convocarono un'assemblea di "Magneti". Qui dovettero tenere un discorso con maggiore abilità, poiché una parte dei capi si erano staccati dai Romani ed erano passati dalla parte di Antioco e degli Etoli.|[[Tito Livio]], ''Ab urbe condita libri'', XXXV, 31, 1-5.}}
Riga 59:
{{Vedi anche|Esercito romano}}
L'intervento di Antioco in Grecia sul finire del [[192 a.C.]], comportò un iniziale impiego di circa
I Romani, che nel corso dell'inverno del [[192 a.C.|192]]-[[191 a.C.]] avevano reclutato ben
== Guerra ==
Riga 70:
Roma non era disposta ad accettare che Demetriade fosse stata conquistata dagli [[Etoli]]. Fu così che fu inviato come ambasciatore agli Etoli un certo [[Publio Villio Tappulo]], affinché minacciasse un intervento romano nella zona.<ref>[[Tito Livio|Livio]], ''Ab Urbe condita libri'', XXXV, 39.</ref> Tuttavia, ci si aspettava che l'intervento romano non si sarebbe limitato alla sola Demetriade, ma in generale contro l'infida Lega etolica. La sconfitta di quest'ultima contro Roma avrebbe generato un impatto negativo su Antioco, il quale avrebbe visto vacillare la sua posizione in [[Asia Minore]] ed in [[Tracia]].
Fu così che Antioco si decise nell'autunno del [[192 a.C.]] a iniziare l'intervento militare in Grecia, grazie anche ai validi consigli del [[cartagine]]se [[Annibale]], ormai alla sua corte da alcuni anni. Quest'ultimo pare avesse suggerito al re seleucide di attaccare Roma su due fronti, non solo quindi nel [[mar Egeo]], ma anche in [[Italia romana|Italia]]. Il condottiero cartaginese aveva infatti in mente di utilizzare una flotta seleucide e
{{Citazione|[Annibale disse ad Antioco]: Ho maturato sufficiente esperienza dell'[[Italia romana|Italia]], che con
Annibale fu autorizzato dal re selucide ad inviare un messaggero a Cartagine,<ref name="AppianoGSiriaca7"/> che, però, fu scoperto ed allontanato da chi temeva un nuovo scontro "suicida" di Cartagine contro Roma.<ref name="AppianoGSiriaca8">[[Appiano di Alessandria|Appiano]], ''guerra siriaca'', 8.</ref> Antioco dovette, così, accantonare il piano del generale cartaginese. Vi è da aggiungere che, sebbene fossero state scoperte le loro reali intenzioni di invasione dell'Italia, questo piano non convinceva il sovrano, il quale, oltre a trovarlo poco fattibile, potrebbe aver provato gelosia ed invidia per Annibale, al quale sarebbe andato il maggior merito di una guerra vittoriosa sul suolo italico.<ref name="Livio35,42">Livio, ''Ab Urbe condita libri'', XXXV, 42.</ref><ref>Livio, ''Ab Urbe condita libri'', XXXIV, 60.</ref><ref>[[Appiano di Alessandria|Appiano]], ''Guerra siriaca'', 9; Per il piano strategico di invasione di Annibale cfr. Boris Dreyer, ''Die römische Nobilitätsherrschaft und Antiochos III'', Hennef 2007, pp. 223-228.</ref> Lo stesso [[Tito Livio]], riferendosi ad [[Annibale]], al suo piano ed all'invidia degli uomini riferisce:
{{Citazione|''Nessuna indole è così incline all'invidia quanto quella di coloro che nel loro animo non
Sembra, inoltre, che nel [[192 a.C.]] i due antichi rivali della [[seconda guerra punica]], [[Annibale]] e [[Scipione l'Africano]], si incontrarono per la seconda ed ultima volta nella loro vita, ad [[Efeso]]. L'obiettivo era quello di trovare un accordo tra le parti. In verità si era creato ormai un forte legame tra il "maestro" cartaginese ed il rivale-"allievo" romano. Di questo incontro ce ne parla [[Appiano di Alessandria|Appiano]].<ref name="AppianoGSiriaca10">[[Appiano di Alessandria|Appiano]], ''guerra siriaca'', 10.</ref>
Line 81 ⟶ 83:
[[File:Roman-Syrian-War it.png|upright=1.5|thumb|Mappa degli scontri tra [[Repubblica romana|Romani]] ed [[Antioco III]] degli anni 192-189 a.C.]]
L'anno [[192 a.C.]] vide Antioco III prima tentare di stipulare inutilmente un accordo con i Romani (offrendo loro di lasciare liberi i [[Rodi]]i, gli abitanti di [[Bisanzio]] e di [[Cizico]], tutti i [[Antica Grecia|Greci]] anche dell'[[Asia Minore]], a parte gli [[Etoli]], gli [[Ionia|Ionii]] ed i re barbari dell'Asia<ref name="Appiano12">[[Appiano di Alessandria|Appiano]], ''Guerra siriaca'', 12.</ref>), poi sbarcare in [[Eubea]]<ref>[[Floro]], ''Epitoma di storia romana'', I, 24.9.</ref> con
Antioco dapprima sbarcò ad [[Imbro]], da lì passò a [[Sciato]] e toccò la terraferma a [[Pteleo]], raggiungendo poco dopo [[Demetriade (città)|Demetriade]], ben accolto dai capi di quest'ultima città. Decise, quindi, di spingersi fino a [[Falara]] nel [[golfo Maliaco]] in [[Tessaglia]], e poi a [[Lamia]], dove si concretizzava l'alleanza tra Seleucidi ed Etoli e si ricopriva il sovrano seleucide del ruolo di sua guida.<ref name="Livio35,43"/><ref>[[Tito Livio]], ''[[Ab Urbe condita libri]]'', XXXV, 44 e 45.</ref>
Successivamente, il re seleucide cercò di convincere [[Calcide]] ad allearsi. Tutto risultò inutile, sebbene Antioco si fosse mosso verso questa città in modo molto rapido ed improvviso con soli
Antioco decise, quindi, di inviare un certo Menippo con
Sebbene Antioco avesse ottenuto questi successi, la maggior parte degli stati della [[Antica Grecia|Grecia]] preferirono rimanere neutrali. Solo il re degli [[Atamani]], Aminandro (il cui scopo era di installare il fratello sul trono di [[Regno di Macedonia|Macedonia]],<ref>[[Tito Livio]], ''[[Ab Urbe condita libri]]'', XXXV, 47; [[Appiano di Alessandria|Appiano]], ''Guerra siriaca'', 13.</ref>) e la città-stato di [[Elis (Grecia)|Elide]] (con l'invio di
L'alleanza seleucide-etolica cominciò ad incrinarsi già nel corso dell'inverno del [[192 a.C.|192]]/[[191 a.C.]],<ref>[[Tito Livio]], ''[[Ab Urbe condita libri]]'', XXXVI, 8-10.</ref> quando l'invasione della [[Tessaglia]] provocò in [[Filippo V di Macedonia|Filippo V]] irritazione e timore per il vicino seleucide ingombrante, tanto da convincerlo ad appoggiare i Romani e gli Achei.<ref name="Piganiol269"/><ref name="Appiano16"/> Si racconta, infatti, che gli [[Etoli]] si ricordarono che dovevano la loro indipendenza a [[Repubblica romana|Roma]]. Antioco, che fino a quel momento aveva occupato la maggior parte delle città della Tessaglia e posto sotto assedio [[Larissa]], con l'avvicinarsi dell'inverno, decise di far ritorno a [[Calcide]] anche per il timore che il console [[Manio Acilio Glabrione (console 191 a.C.)|Acilio Glabrione]] e [[Filippo V di Macedonia|Filippo V]] fossero ormai vicini.<ref name="Appiano16">[[Appiano di Alessandria|Appiano]], ''Guerra siriaca'', 16.</ref> Decise, infine, di inviare la flotta in Asia Minore per recuperare approvvigionamenti per la campagna militare dell'anno successivo. Egli, tuttavia, rimaneva in Grecia e contraeva matrimonio con una giovane ragazza della nobiltà calcidese, per rafforzare i legami con gli alleati greci.<ref name="Appiano16"/><ref>[[Tito Livio]], ''[[Ab Urbe condita libri]]'', XXXVI, 11.</ref>
Line 100 ⟶ 102:
[[File:Thermopylen.png|thumb|left|Il teatro delle operazioni della campagna del [[191 a.C.]], compreso il sito della [[Battaglia delle Termopili (191 a.C.)|battaglia delle Termopili]].]]
Poco più tardi, con l'inizio della primavera del 191, anche l'esercito consolare di [[Manio Acilio Glabrione (console 191 a.C.)|Acilio Glabrione]] (formato da quattro legioni, due [[legione romana|romane]] e due di alleati italici, per un totale di
Antioco, venuto a conoscenza di questi accadimenti, rimase terrorizzato e comprese ciò che Annibale gli aveva predetto. Decise così di inviare messaggeri in Asia per sollecitare l'arrivo di [[Polissenida]], mentre egli si attestava con
L'esercito romano, una volta raggiunte le forze nemiche di Antioco, riuscì a sorprendere nel sonno parte delle truppe etoliche, aggirando il grosso dell'esercito seleucide.<ref name="Appiano18"/> La [[Battaglia delle Termopili (191 a.C.)|battaglia]] che ne seguì di lì a poco portò allo sfondamento del fronte nemico e ad una netta vittoria romana<ref>[[Floro]], ''Epitoma di storia romana'', I, 24.11.</ref><ref name="Appiano19">[[Appiano di Alessandria|Appiano]], ''Guerra siriaca'', 19.</ref>; le perdite romane furono modeste (circa 200 armati), mentre la maggior parte dell'esercito di Antioco fu annientato o preso prigioniero, tanto che il re seleucide si imbarcò a Calcide e fuggì in Asia, ad [[Efeso]], con soli 500 armati (maggio-giugno).<ref name="Piganiol269"/><ref>[[Aurelio Vittore]], ''De viris illustribus Urbis Romae'', 54, 2.</ref><ref>[[Sesto Giulio Frontino|Frontino]], ''Strategemata'', II, 4.4.</ref> Contemporaneamente a Roma la vittoria fu celebrata con grandi sacrifici e Filippo V di Macedonia fu ricompensato della sua alleanza, lasciando libero il figlio Demetrio, il quale era ostaggio della [[Repubblica romana]].<ref name="Appiano20">[[Appiano di Alessandria|Appiano]], ''Guerra siriaca'', 20.</ref>
I Romani dopo questa prima vittoria, ricevettero le suppliche dei [[Focesi]] e dei [[Calcide|Calcidiesi]], che in passato avevano collaborato con Antioco. Contemporaneamente il console [[Manio Acilio Glabrione (console 191 a.C.)|Acilio Glabrione]] e Filippo V invasero l'[[Etolia]], ponendo molte delle sue città sotto [[assedio (storia romana)|assedio]] e catturando lo stesso Democrito, generale degli [[Etoli]]. Questi ultimi, ormai presi dal panico, inviarono al console ambasciatori per chiedere una tregua, che Acilio Glabrione alla fine accordò.<ref name="Appiano21">[[Appiano di Alessandria|Appiano]], ''Guerra siriaca'', 21.</ref> I Romani erano, infatti, riusciti a conquistare [[Lamia (Grecia)|Lamia]] ed [[Eraclea Trachinia]], Filippo V l'intera [[Tessaglia]], mentre gli [[Achei]] erano riusciti ad unire l'intero [[Peloponneso]] sotto la loro guida, frustrando i tentativi di [[Nabide]] di Sparta e degli Elei di unirsi ad Antioco.<ref name="Livio36,42"/>
[[File:Ellesponto map.svg|thumb|L'[[Ellesponto]] ed il [[Chersoneso Tracico]] con le città di ''Sestus'' e ''Abydus''.]]
Line 126 ⟶ 128:
[[File:Modell Pergamonmuseum.jpg|thumb|left|Modellino ricostruttivo del centro della città di [[Pergamo]], assediata nel [[190 a.C.]] dai [[Seleucidi]].]]
Il figlio di Antioco, [[Seleuco IV]], aveva intanto preso l'iniziativa e stava [[assedio (storia romana)|assediando]] [[Pergamo]], capitale del [[Regno di Pergamo|regno]] di [[Eumene II]]. Quest'ultimo, venuto a conoscenza di questi eventi, mosse con la sua flotta, accompagnato dal nuovo comandante navale della [[marina militare romana|flotta romana]], il pretore [[Lucio Emilio Regillo]], verso la città di [[Elaea|Elea]] (porto di Pergamo).<ref name="Appiano26">[[Appiano di Alessandria|Appiano]], ''Guerra siriaca'', 26.</ref> Frattanto gli [[Achei]] avevano inviato all'alleato Eumene
Lo scontro decisivo si svolse nei pressi della città di [[Magnesia ad Sipylum|Magnesia]] (tra dicembre del [[190 a.C.|190]] ed il gennaio del [[189 a.C.]]), in quella che sarà ricordata come la [[battaglia di Magnesia]], dove l'esercito di poco più di
=== 189 a.C. ===
Line 135 ⟶ 137:
Antioco chiese ai Romani una tregua, che gli fu concessa a fronte del pagamento di 500 [[Talento (peso)|talenti]] d'argento e 20 ostaggi. La guerra in pratica si era conclusa con la battaglia di Magnesia. Tuttavia ci volle più di un anno di lunghi negoziati, prima che venisse siglato un [[pace di Apamea|trattato di pace]] tra le parti.
Le campagne di quest'anno videro, invece, i Romani impegnati principalmente su due fronti: nella Grecia continentale contro gli [[Etoli]] (i quali, dopo la fine della tregua concessa, erano tornati a combattere), che furono definitivamente vinti; in [[Asia Minore]] contro i [[Galati]], che furono battuti più volte dal console in carica ([[Gneo Manlio Vulsone]]), dietro istigazione dell'alleato [[Pergamo|pergameno]], il re [[Eumene II]].
Era avvenuto, infatti, che gli [[Etoli]] fossero riusciti a respingere le armate [[regno di Macedonia|macedoni]] di [[Filippo V di Macedonia|Filippo V]] e a rimettere sul trono di [[Athamania]] l'alleato Aminandro. Questa situazione aveva provocato l'immediato invio da parte dei [[Repubblica romana|Romani]] di un esercito [[console (storia romana)|consolare]] di
In Asia minore, invece, dopo l'arrivo del nuovo console Manlio Vulsone a [[Sardi (città)|Sardi]] (quartier generale [[esercito romano|romano]]), in sostituzione del comandante dell'anno precedente, [[Lucio Cornelio Scipione Asiatico|Scipione Asiatico]], l'armata romana si era trovata a combattere per conto dell'alleato [[Eumene II]] di [[Regno di Pergamo|Pergamo]] contro le popolazioni [[celti]]che dei [[Galati]].<ref>[[Polibio]], ''Storie'' XXI, 33-39; [[Tito Livio|Livio]], ''[[Ab Urbe condita libri]]'', XXXVIII, 12-27; [[Appiano di Alessandria|Appiano]], ''guerra siriaca'', 42; [[Aurelio Vittore]], ''De viris illustribus Urbis Romae'', 55, 1-2.</ref> Questi erano stati sconfitti in due principali battaglie: la prima combattuta presso l'[[Aladağ|Olimpo]] (oggi [[Aladağ]]) contro i [[Tolostobogi]]; la seconda contro i [[Volci Tectosagi|Tectosagi]] presso il monte [[Magaba]].<ref name="FloroI,27.5">[[Floro]], ''Epitoma di storia romana'', I, 27.5.</ref> A Vulsone (etichettato spregiativamente come "console mercenario") fu però inizialmente negato il [[trionfo]], poiché aveva agito di sua iniziativa senza che il Senato avesse approvato la causa scatenante di quella spedizione.<ref name="FloroI,27.3">[[Floro]], ''Epitoma di storia romana'', I, 27.3.</ref>
== Conseguenze ==
Line 149 ⟶ 151:
Nell'estate del [[189 a.C.]] erano riprese le trattative di pace tra Roma ed Antioco,<ref>[[Polibio]], ''Storie'', XXI, 18-24; [[Tito Livio|Livio]], ''[[Ab Urbe condita libri]]'' XXXVII, 53-55.</ref> in linea con quanto già lo stesso sovrano selucide aveva discusso con [[Scipione l'Africano]] dopo la [[battaglia di Magnesia]]. Il re non prese parte alla conferenza di pace, inviando l'ex-viceré dell'Asia Minore a rappresentarlo. Presero invece parte [[Eumene II]] di Pergamo, gli ambasciatori di [[Rodi]] e delle città minori alleate dei Romani. Nella primavera del [[188 a.C.]] si raggiunse infine un accordo che siglava la definitiva [[pace di Apamea|pace]] tra la [[Repubblica romana]] ed il [[Seleucidi|regno seleucide]].
La pace di Apamea portò enormi cambiamenti politici nell'area del [[mar Egeo]]:<ref>[[Polibio]], ''Storie'' XXI, 18-24; [[Tito Livio]], ''[[Ab Urbe condita libri]]'', XXXVII, 53-55.</ref> Antioco dovette rinunciare alla [[Tracia]] ed all'[[Asia Minore]] fino ai monti del [[Tauro (catena montuosa)|Tauro]], rimanendogli solo parte della [[Cilicia]] (fino al fiume ''[[Calycadnus]]'' ed al promontorio ''Sarpedonium''), estromettendolo così definitivamente dall'area egea; dovette cedere buona parte della flotta a parte 10 navi e tutti gli [[elefante da guerra|elefanti da guerra]]; pagare un'indennità di
Roma invece acquisì, tramite gli stati "clienti" alleati, tutti i territori ad ovest del
=== Impatto sulla storia ===
{{Vedi anche|Terza guerra macedonica|quarta guerra macedonica|battaglia di Corinto}}
La guerra tra l'Occidente romano e l'Oriente seleucide cambiò in modo significativo gli equilibri delle forze politiche nel [[mar Mediterraneo]], come ci racconta lo stesso storico greco [[Polibio]], contemporaneo agli eventi. La guerra tra la [[Repubblica romana]] ed [[Antioco III]] segnò la fine di una prima fase, in cui Roma sottomise, una dopo l'altra le grandi potenze mediterranee: da [[Cartagine]], al [[regno di Macedonia]], fino a quello dei [[Seleucidi]].<ref>[[Polibio]], ''Storie'', VI, 2.2.</ref> Roma era inoltre riuscita ad intervenire direttamente sul mondo greco senza sottometterne direttamente i suoi territori, al contrario mantenendo buoni rapporti di alleanza con i diversi stati, anche in qualità di "arbitro", ma soprattutto scoraggiando interventi diretti nell'area egea da parte di altre potenze (come il vicino regno di Macedonia). Solo in seguito alla [[terza guerra macedonica|terza]] ([[171 a.C.|171]]-[[168 a.C.]]) e alla [[quarta guerra macedonica]] ([[149 a.C.|149]]-[[148 a.C.]]), con la trasformazione della [[Macedonia (provincia romana)|Macedonia]] in [[provincia romana|provincia]], e la distruzione di [[Corinto (città antica)|Corinto]] (nel [[146 a.C.]]), la Grecia divenne anch'essa una [[Acaia (provincia romana)|provincia romana]].
== Note ==
Line 164 ⟶ 166:
{{div col}}
;Fonti primarie:
* {{cita libro |autore=[[Appiano di Alessandria]]|titolo=Historia Romana (Ῥωμαϊκά)|volume=''guerra siriaca''|cid=Appiano|lingua=grc}} Versione in inglese [http://www.livius.org/ap-ark/appian/appian_0.html qui] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20151120053128/http://www.livius.org/ap-ark/appian/appian_0.html |data=20 novembre 2015 }}.
* [[Aurelio Vittore]], ''De viris illustribus Urbis Romae'', [http://www.thelatinlibrary.com/victor.ill.html Qui il testo latino originale]
* {{Cita libro|autore=[[Eutropio]]|titolo=Breviarium ab Urbe condita|url=https://la.wikisource.org/wiki/Breviarium_historiae_romanae|volume=III|cid=Eutropio|lingua=
* [[Floro]], ''Epitome di storia romana'', [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Florus/Epitome/home.html Qui la traduzione inglese].
* [[Sesto Giulio Frontino|Frontino]], ''[[Strategemata]]'', I.
* {{Cita libro|autore=[[Tito Livio|Livio]]|titolo=Ab Urbe condita libri|url=https://la.wikisource.org/wiki/Ab_Urbe_Condita|volume=XXI-XXX|cid=Livio|lingua=
* {{Cita libro|autore=Polibio|wkautore=Polibio|titolo=[[Storie (Polibio)|Storie (Ἰστορίαι)]]|volume=XVIII|cid=Polibio|lingua=grc}} Versioni in inglese disponibili [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Polybius/home.html qui] e [http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Perseus%3Atext%3A1999.01.0234%3Abook%3D1%3Achapter%3D1 qui].
Line 183 ⟶ 185:
* {{cita libro | cognome=Scullard | nome= Howard H. | titolo=Storia del mondo romano | editore=Rizzoli |città=Milano | anno=1992 | ISBN=88-17-11903-2 }}
{{div col end}}
== Altri progetti ==
{{interprogetto}}
{{Guerra romano-siriaca}}
{{Guerre antica Roma}}
{{Guerre dell'antica Grecia}}
{{portale|Antica Roma|esercito romano|guerra|ellenismo
[[Categoria:Guerre dell'antica Roma|siriaca]]
|