Acquaforte: differenze tra le versioni

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[[File:B064 Rembrandt.jpg|thumb|upright=1.4|''[[Gesù]] tra i Dottori'', 1654. Acquaforte di [[Rembrandt]], cm 9,5×14,3.]]
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[[File:Jacques Callot - The Stag Hunt - Google Art Project.jpg|thumb|upright=1.4| '' La grande caccia'', 1619. Acquaforte di [[Jacques Callot]], cm 20×46,7.]]
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[[File:Tratti in acquaforte ingranditi otto volte.jpg|thumb|Tratti in acquaforte ingranditi otto volte.]]
L<nowiki>{{'</nowiki>}}'''acquaforte''' è una tecnica incisoria indiretta. Anticamente il nometermine che(in anticamente[[lingua latina|latino]] ''aqua fortis'') designava l'[[acido nitrico]], detto anche ''mordente''.<br>
E' una tecnica calcografica molto diffusa. Consiste nel mordere una lastra di metallo con un acido, solitamente il nitrico (detto nel Medioevo acquafortis, da cui è tratto il nome) per ricavarne stampe su carta. La lastra adoperarata dai moderni è di zinco (per le maggiori tirature è preferibile il rame degli antichi) che nello spessore necessario si trova già preparata e levigata in commercio. ripulita meccanicamente e con carta smeriglio smussata nei bordi ed arrotondata agli spigoli, viene stgrassata nella parte lucida con un batuffolo di ovatta intriso in bianco di Spagna sfatto in acqua. Si procede, allora a ricoprirla uniformemente con una vernice apèposta (cera vergine, asfalto, gomma, mastice, ecc..) e ad affumicarla con un mazzo di piccole candele. Il lavoro artisticosi eseguisce sulla superficie così preparata: prima vi si fa il calcodel disegno (mediante carta decalcante chiara o con altri noti sistemi) poi si opera con una punta sottile per mettere a nudo il metallo nei segni che dovranno risultare neri. Si passa quindi all'immersione della lastra (dopo di averne ricoperta con vernice anche la faccia posteriore) nella bacinella contenente l'acido e si inizia, così, la morsura, la quale potrà essere anche fatta in varie riprese., con coperture successive di parti da incidere. L'acido in tal modo inciderà solo le parti non più ricoperte della vernice. Quando si giudicherà terminata l'opera si laverà la lastra con benzina o acquaragia, la si asciugherò e la si terrà pronta per la stampa. Quyesta si farà allo speciale torchio calcografico e con delle carte poco collate e precedentemnte inumidite. L'inchiostratura sarà stata eseguita a mano con un tampone di pelle: l'inchiostro grasso verrò fatto ben penetrare entro i gesni incavati, favorendo l'operazione con un leggero riscaldamento della lastra.
 
== Descrizione ==
Particolari sugli strumenti e sul modo di procedere nelle singole operazioni si possono trovare in buoni trattati, a cominciare dal classico libro di Abraham Bosse (sec. XVII)
La tecnica dell'acquaforte è nota fin da tempi antichi, quando veniva impiegata per incidere decorazioni sulle armi. Alcuni dei primi ad utilizzarla per le stampe d'arte sono stati [[Albrecht Dürer]] in [[Germania]] e il [[Parmigianino]] in [[Italia]]<ref>Manuale del conoscitore di stampe, Paolo Bellini, A. Vallardi Editore, Milano, 1998.</ref>.
 
È una tecnica [[Calcografia|calcografica]] molto diffusa che consiste nel corrodere con un acido una lastra di metallo ([[zinco]], di solito, oppure [[rame]] per grandi tirature, come nel passato), per trasporre su un supporto, con degli inchiostri, le immagini così formate (di norma su [[carta]]). La [[lastra]] (dello spessore necessario, 1/1,5 mm) viene ripulita e smussata sui bordi con [[carta smeriglio]], poi sgrassata nella parte lucida con [[ovatta]] intrisa, per esempio, con bianco di Spagna ([[carbonato di calcio]]) sciolto in acqua.
Voci Correlate
 
Cosparsa in modo uniforme con un coprente a protezione dall'acido ([[cera]], [[asfalto]], [[gomma (materiale)|gomma]], [[mastice]]...), viene affumicata con delle candele. Quindi si incide il disegno nel materiale protettivo con una punta sottile (a mano libera o ripassando una bozza su carta decalcante chiara), per mettere a nudo il metallo in corrispondenza dei segni che appariranno sulla carta grazie all'inchiostratura.
[[Incisione]]
 
Dopo averne cosparso di coprente la faccia posteriore, si inizia la [[morsura]], che avviene immergendo la lastra in acido che la corroderà solo dove non protetta. La morsura può essere fatta a più riprese, scoprendo man mano le parti da incidere, per ottenere incisioni con profondità variabili. Giudicata completa la lastra, la si lava con un solvente ([[benzina]] o [[Acquaragia minerale|acquaragia]]). La stampa avviene al [[torchio calcografico]] su carte poco collate e appositamente inumidite, costipando la lastra di inchiostro grasso, trasferito per mezzo di un tampone di pelle, e scaldandola un poco per favorire la penetrazione della tinta nei solchi. Dopo averla ripulita nelle parti che dovranno risultare bianche sul foglio stampato, la lastra cederà alla carta soltanto l'inchiostro contenuto nelle parti incise.
Ai giorni nostri per mordente si intende una miscela di acido nitrico ed [[acqua]], oppure [[acido cloridrico]] ed acqua in diverse proporzioni.
 
La lastra può venire ritoccata, anche più volte a [[puntasecca]] o con ulteriori morsure, dopo una o più prove (prove di [[Stato (incisione)|stato]]) fino a raggiungere gli effetti [[Chiaroscuro|chiaroscurali]] desiderati o, come un tempo, aggiungendovi dei testi o delle [[Didascalia|didascalie]].
Quando ci si riferisce ad un foglio di carta stampato come ad una ''acquaforte'', si intende dire che per la stampa si è proceduto con l'omonima tecnica, consistente nell'incidere mediante un acido un disegno riportato sulla lastra.
 
Particolari su strumenti e tecniche sono nel classico trattato di [[Abraham Bosse]] (XVII secolo).
Il procedimento consiste nel ricoprire la lastra da incidere (usualmente rame o zinco) con una sottile pellicola di materia grassa ([[cera]], [[bitume]] o altro), annerirla con una candela, quindi con una punta arrotondata incidere questa pellicola creando un disegno a piacimento.
 
== Storia ==
Una volta terminata l'incisione della pellicola protettiva (mettendo quindi localmente a nudo il metallo sottostante), si immerge nell'[[acido]] la lastra così preparata, lasciandovela per il tempo ritenuto necessario affinché l'acido agisca su quelle parti che sono state graffiate (e non più protette dalla pellicola).<br>
Sembra pressoché certo che la tendenza ad incidere il metallo con acidi sia stata introdotta dagli [[Armaiolo|armaioli]] con il preciso scopo di decorare armi e [[Armatura|armature]], e il primo a servirsi di questo metodo per ottenere una stampa si ritiene sia stato il tedesco [[Daniel Hopfer]], di [[Augusta (Germania)|Augusta]], in attività tra la fine del Quattrocento e i primi decenni del [[XVI secolo|Cinquecento]]. La prima acquaforte di cui si possiede una datazione è quella realizzata dall'orafo svizzero [[Urs Graf]] nel [[1513]]. Anche il celebre artista tedesco [[Albrecht Dürer]] incise un buon numero di acqueforti su lastre di ferro tra il [[1515]] e il [[1519]]. In Italia, gli allievi del [[Parmigianino]] seguirono le indicazioni del maestro e raggiunsero un livello di grande maturità artistica e tecnica, come nel caso dell'''[[Annunciazione]]'' di [[Federico Barocci]], e nel giro di pochi decenni si misero in evidenza artisti come [[Guido Reni]] e il [[Guercino]].
Si viene così a realizzare una matrice che, previa pulitura, viene inchiostrata ed utilizzata per stampare più copie del disegno.
 
Nel Seicento l'acquaforte raggiunse un elevato livello di tecnica e di raffinatezza artistica, grazie al contributo di [[Rembrandt]], con le sue oltre trecento incisioni. Anche il francese [[Jacques Callot]] e lo spagnolo [[José de Ribera]] si misero in evidenza in questo secolo, così come [[Antoon van Dyck]]. In Italia, nel XVIII secolo, soprattutto a [[Venezia]], sorse una produzione di ottima qualità: basti ricordare la serie dei ''[[Capriccio (arte)|Capricci]]'' del [[Giovan Battista Tiepolo|Tiepolo]], delle ''[[Vedutismo|Vedute]]'' del [[Canaletto]], nei quali all'abilità tecnica si associò una grande inventività mentre, in Europa, [[Francisco Goya]] raggiunse livelli di pregevole qualità.
[[Categoria:Editoria]]
 
[[Categoria:Arti visuali]]
Agli inizi dell'[[XIX secolo|Ottocento]], l'opera di [[Bartolomeo Pinelli]] chiuse un'epoca, quella dello specialismo, visto che in seguito l'acquaforte passerà nelle mani di artisti che vi si cimenteranno in modo saltuario<ref>''Le Muse'', De Agostini, Novara, 1964, pag.33-35</ref>. Nonostante questa perdita di interesse nei riguardi della tecnica, dopo la seconda metà dell'Ottocento l'acquaforte visse un breve e nuovo periodo di floridezza, soprattutto in [[Francia]] grazie a [[Edgar Degas]], [[Édouard Manet]] e all'americano [[James Abbott McNeill Whistler|James Whistler]].<ref name="U">''Universo'', De Agostini, Novara, Vol. I, 1962, pag.47</ref>
[[Categoria:Tecniche pittoriche]]
 
Tra i rappresentanti di rilievo dell'arte del Novecento che si sono dedicati all'acquaforte vi sono [[Giuseppe Enzo Baglioni]], [[Luigi Bartolini]], [[Max Beckmann]], [[Giovanni Boldini]], [[Anselmo Bucci]], [[Marc Chagall]], [[Federica Galli]], [[Giorgio Morandi]], [[Edvard Munch]], [[Pablo Picasso]].
 
== Galleria d'immagini ==
<gallery> Image: punte_ammanicate_incisione.jpg|Punte ammanicate per l'incisione calcografica.
Image: Portapunte_incisione.jpg|Portapunte per l'incisione calcografica.
Image: Rotelle_incisione.jpg|Rotelle per l'incisione calcografica.</gallery>
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* {{Cita libro|autore=Paolo Bellini|titolo=Manuale del conoscitore di stampe|anno=1998|editore=Vallardi|città=Milano}}
* {{cita libro|autore=Ferdinando Salamon|titolo=Il conoscitore di stampe|città= Torino|annooriginale=1960|editore=Allemandi|anno=2003||edizione =6ª ristampa della 3ª edizione|isbn=88-422-0055-7}}
 
== Voci correlate ==
* [[Incisione]]
* [[Marcatura elettrolitica]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|wikt=acquaforte}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* [https://books.google.it/books?id=RMAMPSEUaDEC&pg=PA7&dq=Bosse+A.,+Trait%C3%A9+des+manieres+de+gravure+en+taille-douce,+Parigi+1645.&as_brr=1&redir_esc=y&hl=it#v=onepage&q&f=false Edizione originale su libri.google.it] Abraham Bosse, Traité des manieres de gravure en taille-douce, Parigi 1645.
* {{cita web|url=https://www.luigibartolini.com |titolo=L'Archivio Luigi Bartolini della Collezione Palma-Desio, a cura di Dario Palma in collaborazione con Luciana Bartolini}}
 
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[[Categoria:EditoriaTecniche di stampa]]
[[Categoria:ArtiTecniche visualiincisorie]]