Fossò: differenze tra le versioni
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| Divisione amm grado 1 = Veneto
| Divisione amm grado 2 = Venezia
| Amministratore locale =
| Partito =
| Data elezione =
| Data istituzione =
| Altitudine =
| Sottodivisioni = [[Sandon]]
| Divisioni confinanti = [[Campolongo Maggiore]], [[Camponogara]], [[Dolo (Italia)|Dolo]], [[Sant'Angelo di Piove di Sacco]] (PD), [[Stra]], [[Vigonovo]]
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| Gradi giorno = 2432
| Nome abitanti = fossolesi
| Patrono = [[san Bartolomeo Apostolo]]
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}}
'''Fossò''' (''Fosò'' in [[lingua veneta|veneto]]<ref>{{cita libro|Renzo |Ambrogio|Nomi d'Italia: origine e significato dei nomi geografici e di tutti i comuni|2004|Istituto geografico De Agostini}}</ref>) è un [[Comune (Italia)|comune italiano]] di {{
== Geografia fisica ==
Il Comune di Fossò si trova a circa {{M|14
== Storia ==
{{S sezione|storia}}
Il Comune di Fossò sorge in una fertile area pianeggiante, nella zona della
Le tracce più antiche della presenza umana nell’attuale territorio comunale risalgono al periodo paleoveneto e romano, come documentano alcuni reperti, tra cui un interessante bronzetto databile al IV secolo a.C., rinvenuti da Diego Mazzetto e donati al
Il documento più antico che cita il nome del paese risale al 1025:
Più documenti rilevano che dal XII al XV secolo il territorio di Fossò fu soggetto a Padova, benché, limitatamente alla seconda metà del XIII secolo, alcuni diritti giurisdizionali fossero appannaggio della potente famiglia, di origine feudale, Delesmanini.
Valutazioni basate sul numero dei "[[Fuoco (demografia)|fuochi]]", censiti nel 1281 dal Comune di Padova, fanno desumere che allora la popolazione, composta da 41 famiglie, si aggirasse attorno alle 300 unità. Sembra però
Estraneo alle principali direttrici di marcia del tempo, fu appena sfiorato dalle continue guerre che allora Padova ebbe a sostenere; solo nel 1380 fu teatro di uno scontro che portò all'affondamento, in un ramo minore del Brenta (probabilmente il fiume Cornio), di nove barche cariche di rifornimenti per le truppe veneziane, impegnate contro le padovane milizie dei Carraresi. Passato nel XV secolo sotto il dominio della Repubblica di Venezia, Fossò visse l'esistenza relativamente tranquilla dei piccoli centri agricoli.
Caduta la Repubblica di Venezia per mano di Napoleone, nel 1806 furono creati i comuni di Fossò e di Sandon, che furono assegnati al Dipartimento del Brenta, per essere poi trasferiti l'anno successivo al Dipartimento dell'Adriatico.
Con la sconfitta di Napoleone e la conseguente pace di Vienna, neI 1815 il Veneto passò sotto l'Austria
Nel secolo successivo, con lo scoppio della Prima guerra mondiale, furono numerosi i cittadini di Fossò e Sandon destinati al fronte. Scampati alla disfatta di Caporetto, molti soldati degli eserciti in rotta
Il secondo conflitto mondiale, iniziato nel 1940 con la dichiarazione di guerra di Mussolini, coinvolse significativamente i paesi di Fossò e Sandon: la strada provinciale era frequentemente percorsa da mezzi bellici e truppe in spostamento; il ponte sul fiume Brenta fu più volte oggetto di bombardamenti.
Dal secondo dopoguerra il comune di Fossò ha avuto un discreto sviluppo economico, legato soprattutto alla produzione di calzature; ciò ha favorito l'espansione urbanistica e l'incremento della popolazione del capoluogo. L'attuale sviluppo ha trasformato il comune, un tempo basato essenzialmente sulle coltivazioni agricole, in un'area prettamente industriale, artigianale e commerciale, che convive con un'agricoltura moderna e razionale. Grazie alla presenza di una manodopera di alta specializzazione, le più grandi ''griffe'' della moda internazionale hanno scelto le aziende di Fossò per realizzare le calzature legate al loro marchio.
Il Comune di Fossò è il luogo dove, nel 2023, è avvenuto l'[[omicidio di Giulia Cecchettin]].
=== Simboli ===
Lo stemma e il gonfalone del Comune di Fossò sono stati concessi con [[decreto del presidente della Repubblica]] del 26 giugno 1955.<ref>{{cita web |url= http://dati.acs.beniculturali.it/comuni/comuni.printDetail.html?823 |titolo= Fossò, decreto 1955-06-26 DPR, concessione di stemma e gonfalone |sito= Archivio centrale dello Stato, Ufficio araldico, Fascicoli comunali |posizione= busta 270, fascicolo 4278.6 |accesso= 9 ottobre 2024 }}</ref>
{{citazione|[[Troncato]] di rosso e di verde, alla [[Fascia (araldica)|fascia]] d'argento, sormontata da una [[Stella (araldica)|stella]] di 8 punte dello stesso. Ornamenti esteriori da Comune.}}
Il gonfalone è un drappo troncato di verde e di rosso.<ref>{{Cita web|url=https://patrimonioacs.cultura.gov.it/patrimonio/4329861a-e70f-4944-92af-e09f46b8b7d4/770-fosso|titolo=Bozzetti di stemma e gonfalone del Comune di Fossò|accesso=9 ottobre 2024|sito=ACS, Raccolta dei disegni degli stemmi di comuni e città}}</ref>
== Monumenti e luoghi d'interesse ==
=== Antica chiesa parrocchiale dedicata a san Bartolomeo ===
Un piccolo mistero avvolge le origini della primitiva chiesa di Fossò. Il più antico documento rinvenuto, che ne cita l’esistenza, risale al 2 giugno 1085: è un contratto di vendita tra Giovanni ''di prete Rozo'', Serena Guiperga, Giovanni e Domenica a favore di Cono, riguardante una masseria ''in loco et fundo Fossato que iacet non longe da Ecclesia Sancto Martino.''
Le notizie successive riguardanti il sacro edificio sono del 18 giugno 1130, quando il vescovo di Padova san Bellino, nel confermare ai canonici della cattedrale i beni avuti in dono dai suoi predecessori, dichiara: ''“Ego Bellinus paduanus… ''concedo ''capellam Sancti Bartholomei de Fossato”''.
[[File:Chiesa antica san Bartolomeo.jpg|miniatura|L'antica chiesa dedicata a san Bartolomeo]]
Tra i primi rettori della chiesa, di cui si ha notizia, è ricordato nel 1297 ''“presbiter Galbertus”.''
La chiesa dedicata a san Bartolomeo fu consacrata
MCCCXXXV INDICTIONE III DI MARIAE VIII SEPT. FUIT CONSECRATA ECCLESIA SAN BARTOLOMEI.
Nel corso della visita pastorale avvenuta nell’ottobre del 1489 al tempo del vescovo [[Pietro Barozzi]], sono annotate importanti notizie sull’antica chiesa, così descritta: ''“La cappella di san Bartolomeo di Fossati'' (Fossò) ''sotto la pieve di Sarmacia'' (Vigonovo) ''è larga sei passi, lunga nove, è alta dieci piedi dove inizia il soffitto. È divisa in due parti da un muretto di laterizio alto quattro piedi. Ha tre altari, uno al centro della parete orientale e altri due nella parte delle donne. Ci sono altri due altari non consacrati e che non devono essere consacrati, uno a destra e uno a sinistra dell’altare centrale. Il soffitto è tutto di legno tappezzato con dei quadrati che lo compongono. Le pareti in parte sono bianche, in parte dipinte. Il pavimento è in cotto a spina di pesce. Il beneficio è di 36 campi che vengono dati in affitto, si raccoglie anche il quartese relativamente a tutti i parrocchiani. C’è la fraglia'' (confraternita) ''di San Sebastiano”
Nel corso della citata visita pastorale, il parroco di Fossò don Paolo Contarini documentava la presenza
La visita pastorale del vescovo Antonio Giustiniani è la prima dopo i lavori di risistemazione della chiesa, avvenuti nel 1761, come documenta l’iscrizione posta nella facciata: ''“Per Iddio Uno e Trino e per San Bartolomeo il tempio che era piccolo e rozzo fu ampliato e ornato con lavoro unanime dei fedeli della parrocchia nell’anno del Signore 1761”.''
Con il rinnovamento della chiesa, sopra il timpano furono poste le statue dei santi Bartolomeo, Lorenzo e Gaetano. Nelle nicchie della facciata, rimaste vuote fino al 1920, furono poste delle statue raffiguranti i santi Pietro e Paolo, donate dal prof. Vittorio Menin di Camponogara, nipote del parroco di Fossò Fortunato Menin.
I lavori di abbellimento della chiesa coinvolsero anche la parte interna con decorazioni a stucco e con l’esecuzione dell’affresco, attribuito al pittore veneziano [[Giambattista Canal]], raffigurante
Con l’ampliamento del 1761, la chiesa si rivelò ancora insufficiente per le necessità della parrocchia. Negli ''
Con la costruzione della nuova chiesa, edificata nel secolo scorso in un terreno vicino, l’antica parrocchiale perse la sua funzione originaria e fu chiusa. Gli altari e le statue presenti all’interno, così come l’antico organo posto sul ballatoio ligneo sopra la porta d’ingresso, gli arredi e alcuni dipinti furono trasferiti nel nuovo edificio, mentre altre opere d’arte furono vendute per affrontare i debiti contratti per la nuova parrocchiale. Dal 1957 in poi gli spazi interni dell’antica chiesa furono utilizzati per gli usi più diversi: teatro parrocchiale, magazzino, sala giochi, palestra e perfino ''campo da pallavolo.''
Fu il parroco don Piero Casello, nei primi anni Novanta del secolo scorso, a valutare l’idea di restituire all’originale splendore l’antico edificio, sotto la direzione dell’ing. Lorenzo Salmaso. Recupero che, dopo anni di lavori, ha visto la sua conclusione nel 2005.
[[File:Crocifisso Trecentesco.jpg|miniatura|Il Crocifisso Trecentesco]]
Di importante valore storico-artistico è il ''Crocifisso'' "gotico doloroso" risalente alla fine del Trecento e attribuito alla famiglia di artisti veneziani Moranzone. La preziosa opera è stata valorizzata attraverso un attento restauro, eseguito da Giorgia Busetto e Sara Grinzato sotto il diretto controllo della Soprintendenza. Concluso nel 2019, il restauro ha messo in evidenza splendidi dettagli originali nascosti dal tempo e da interventi precedenti. Il recupero del Crocifisso è stato coordinato da Diego Mazzetto, che ha raccolto i fondi da sponsor privati, tra cui il Rotary club Venezia Riviera del Brenta, l'associazione Cavalieri al Merito [[File:Dipinto Longhi .jpg|miniatura|Il dipinto di [[Alessandro Longhi]] documentato come ultima opera dell'artista prima della sua morte]]
della Repubblica Italiana della Riviera del Brenta, il Comune di Fossò, aziende e privati. All'inaugurazione dell'opera, avvenuta il 7 aprile 2019, hanno partecipato oltre 500 persone.
Completano il patrimonio artistico della chiesa il dipinto dell'altare maggiore, attribuito a Pier Antonio Novelli, la ''Via Crucis'' con incisioni del Settecento e l'affresco sul soffitto raffigurante la ''Goria di san Bartolomeo'', attribuito al pittore veneziano Giambattista Canal.
=== Nuova chiesa arcipretale ===
[[File:La nuova chiesa arcipretale..jpg|miniatura|La nuova chiesa arcipretale.]]
Don Giovanni Roncaglia, originario di [[Centrale (Zugliano)|Centrale di Zugliano]] (Vicenza), nel giorno del suo ingresso a Fossò, avvenuto nel 1909, notò come in chiesa la gente fosse stipata per mancanza di spazio e subito pensò
Giunse intanto la
Ma i mezzi economici don Roncaglia non li aveva, non sapeva come reperirli e, soprattutto, non voleva contrarre debiti. Così
Fu il vescovo [[Carlo Agostini]], nella visita pastorale del 17 marzo 1937, a prendere atto della necessità della costruzione di una nuova chiesa e consigliò il parroco e la popolazione a ripensare nuovamente a un nuovo progetto. Ben presto ci si rese conto che, a causa
Tra le opere più significative conservate al suo interno, sono degne di nota le due pale
Molto interessanti anche il ''Crocifisso'', la ''Via Crucis'' e il ciclo delle ''Opere di Misericordia'' di Orlando Tisato, realizzati negli anni Ottanta del secolo scorso su commissione del parroco don Giancarlo Broetto.
Di grande intensità e realismo, nella navata destra, si può ammirare il capolavoro del pittore locale Germano Cabbia raffigurante alcuni giovani di Fossò con
Da segnalare anche la presenza di interessanti formelle presso
Tra le opere d’arte più antiche, meritano di essere ricordati i due altari trasferiti dalla chiesa settecentesca. Il primo conserva il dipinto raffigurante san Lorenzo (recentemente restaurato) e il secondo la statua della Madonna. Il
Di un certo interesse è il dipinto raffigurante la
=== L'oratorio della Madonna del Rosario di Campoverardo donato al cappellano di Fossò attraverso la "Mansioneria Mescalchin" ===
Costruito dalla famiglia di origine veneziana Sansoni, insieme alla villa padronale di Campoverardo nella seconda metà del Seicento, l’oratorio della Madonna del Rosario si trova nella curiosa situazione di essere inserito nel giardino di una proprietà privata a Campoverardo, nel comune di Camponogara, e in dote alla parrocchia di Fossò.
[[File:Oratorio della Madonna del Rosario a Campoverardo..png|miniatura|L'oratorio della Madonna del Rosario a Campoverardo.]]
La proprietà dell’area dove sorge la chiesetta è della famiglia Giantin da più di un secolo: famiglia che, da sempre, cura la manutenzione del piccolo edificio sacro con esemplare attenzione, restaurando a proprie spese, oltre al tetto e al soffitto, anche la splendida pala raffigurante
Fu
Il racconto di questo episodio di fede, molto documentato, può essere utile per la comprensione dell’usanza da parte delle famiglie nobili, o possidenti, di donare dei beni alla chiesa (nel nostro caso fabbricati e fondi agricoli), attraverso la cui rendita il ''mansionario'', (in questo frangente il cappellano di Fossò), otteneva il necessario sostentamento in cambio del quale era tenuto a celebrare una messa quotidiana perpetua (nella chiesa parrocchiale di Fossò nei giorni festivi, e nell’oratorio di Campoverardo nei giorni feriali), in suffragio dell’anima del testatore e dei suoi famigliari defunti. Tali ''mansionari,'' regolate da atto notarile, hanno rappresentato in molti casi una fonte di preoccupazione per le famiglie, incapaci di soddisfare un impegno (cui era impossibile sottrarsi) e che, stando alle volontà del testatore, si protraeva con effetto giuridico di padre in figlio, ''per l’eternità.''
[[File:Interno oratorio.jpg|miniatura|L'interno dell'oratorio]]
In occasione di un documento redatto per l’esecuzione di urgenti lavori di restauro dell’oratorio di Campoverardo avvenuti nei primi decenni del secolo scorso, il parroco di Fossò don Roncaglia ricostruiva la vicenda testamentaria di Francesco Mescalchin con le seguenti parole: ''“Attraverso il testamento datato primo febbraio 1831, pubblicato dalla I.R. Pretura di Dolo il 23 marzo 1840, Francesco Mescalchin detto Maretto istituiva una Mansioneria perpetua per la celebrazione di una messa quotidiana nei giorni festivi nella chiesa parrocchiale di Fossò e nei giorni feriali nel suo oratorio di Campoverardo. La mansioneria fu fondata sopra alcuni immobili e possedimenti agricoli situati a Fossò e Camponogara”.'' In sostanza, nei modi di pensare del tempo, pochi campi di terra e qualche casa sarebbero bastati, per i secoli a venire, al sostentamento del cappellano di Fossò obbligato a celebrare ''“in perpetuo”'' le messe in suffragio dell’anima del pio testatore.
Per la sua splendida doppia facciata (una rivolta a ovest verso la villa e l'altra a nord verso la strada), l'oratorio è sicuramente tra i più preziosi del territorio.
È all'interno che si coglie pienamente il fascino di questo piccolo scrigno di fede, dove il tempo sembra davvero essersi fermato. Suggestioni che prendono vita dallo scialbo dei muri dai quali emergono figure di santi affrescati, dalla raccolta sagrestia che conduce a un piccolo vano protetto da grate, dove i padroni di casa giungevano attraverso il giardino della villa per assistere alla messa in raccolta meditazione. Tutto ciò narra vicende lontane e, per certi versi, misteriose.
Di epoca incerta risultano i numerosi rosari incisi nel marmorino esterno dell’oratorio, probabili ex voto di fedeli devoti alla Madonna del Rosario, venerata in questo luogo da più di trecento anni dalla popolazione di Campoverardo e dei paesi limitrofi.
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=== Palazzo Contarini - Muneratti ===
[[File:Palazzo Contarini Muneratti.jpg|miniatura|Palazzo Contarini Muneratti nel lato verso l'attuale via Roma in una foto degli anni Cinquanta del secolo scorso]]
La demolizione del quattrocentesco palazzo Contarini Muneratti, che sorgeva nel luogo dove oggi è collocato il
Il palazzo appartenne alla nobile famiglia [[Contarini]] di Venezia, come testimoniavano gli stemmi nobiliari ripetuti nelle finestre gotiche, ed era probabilmente frutto della ristrutturazione di una costruzione più antica, come ha evidenziato il prof. Mario Poppi in una sua recente pubblicazione su Sambruson di Dolo (Ve) citando un documento che ricorda la sottoscrizione, nel 1288, di un documento da parte della famiglia Dalesmanini nella ''casa di Fossò''.
[[File:Villa Contarini Muneratti a Fossò prima della demolizione.jpg|miniatura|Palazzo Contarini poi Muneratti in una foto scattata prima della sua demolizione avvenuta alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso]]
In seguito, la famiglia Contarini cedette il palazzo al [[Diocesi di Padova|Vescovado di Padova]]. Sopra al maestoso arco
Verso la metà
Cesare Muneratti (1875-1966), ultimo erede della famiglia del ramo di Fossò, non dimostrò attaccamento all’antica dimora, di cui rimase usufruttuario fino alla morte. Uomo piuttosto singolare, nel corso della sua lunga e movimentata esistenza egli vendette in più occasioni tutto ciò che gli apparteneva, ipotecando in parte anche il grande palazzo, cedendo mobili e suppellettili di pregio: fece smantellare
Caduto in rovina e abbandonato all’incuria più totale, prima della sua distruzione il palazzo ospitò, sia pure in promiscuità, un certo numero di famiglie e perfino una piccola fabbrica di scarpe.
Al suo interno si segnalava,
Un poetico ricordo su questo palazzo ci è stato tramandato da Giovanni Muneratti, del ramo della famiglia dimorante a Campocroce di Mirano, che, ricordando le visite ai cugini di Fossò, verso la metà del secolo scorso scriveva: ''"Quando si andava a Fossò, era sempre d'estate. E negli assolati pomeriggi di quei giorni, sempre così si incontrava o ritrovava la casa: una creatura possente, ma come tesa ad occultarsi, a ripararsi, a difendersi. E subito, nella mia fantasia di bambino, la sua bellezza tramutava quella difesa in mistero, in segreti antichi da riservare a pochi eletti la sua grandezza e nobiltà. Con quest'animo vi giungevo davanti e ne restavo, ne resto ancora nella memoria, preso,
[[File:Portale palazzo Muneratti.jpg|miniatura|L'antica mura con l'imponente portale di palazzo Contarini Muneratti]]
Al di là dei ricordi e delle immagini, di tutto ciò non resta che il rimpianto per la perdita di un edificio monumentale: sicuramente tra i primi e più antichi esempi di villa veneta edificati nella terraferma. Se le tristi vicende legate alla distruzione fossero andate diversamente, oggi la sua presenza sarebbe sicuramente un vanto per i cittadini di Fossò e per gli appassionati di arte e di storia.<ref>{{cita web |url= https://www.comune.fosso.ve.it/home/vivere/PALAZZO-CONTARINI-POI-MUNERATTI.html |titolo= Palazzo Contarini poi Muneratti |autore= Comune di Fossò |accesso= 13 agosto 2021 |dataarchivio= 13 agosto 2021 |urlarchivio= https://web.archive.org/web/20210813193343/https://www.comune.fosso.ve.it/home/vivere/PALAZZO-CONTARINI-POI-MUNERATTI.html |urlmorto= sì }}</ref>
=== Municipio ===
[[File:Cartolina Fossò (inviata anni '50) copia.jpg|miniatura|Il Municipio di Fossò in una cartolina degli anni Cinquanta del secolo scorso]]
L’edificazione
Nel corso della Seconda guerra mondiale, più precisamente nel 1944, il Municipio subì un incendio doloso messo in atto (come ha documentato Giorgio Orfeo Vecchiato in un suo libro riguardante l'antifascismo nella Riviera del Brenta), dalla Brigata Partigiana Gramsci con il probabile scopo di impedire alle milizie fasciste di accedere ai documenti anagrafici dei giovani fossolesi in fuga e intenzionati ad unirsi alla resistenza partigiana.
== Società ==
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|Luciano Compagno
|[[Lista civica]]
|[[Sindaco (
|
}}
Riga 275 ⟶ 191:
|[[2009]]
|Guido Carraro
|[[
|[[Sindaco (
|
}}
Riga 284 ⟶ 200:
|Luciano Compagno
|[[Lista civica]]
|[[Sindaco (
|
}}
Riga 292 ⟶ 208:
|Paola Spatuzza
|[[Commissario prefettizio]]
|[[Sindaco (
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[2011]]
|[[2021]]
|Federica Boscaro
|[[
|[[Sindaco (
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[2021]]
|''in carica''
|Alberto Baratto
|[[Centro-destra]]
|[[Sindaco (Italia)|Sindaco]]
|
}}
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==Note==
<references />
== Bibliografia ==
* {{cita libro|autore= GIUSEPPE BELLINI |titolo= Raduno di fronde |altri= libretto per l'inaugurazione della nuova chiesa di Fossò. Annotazioni storiche, marzo 1957 }}
* ROSA MARINOTTI, ''Una figura un paese- Gaetano Muneratti Deputato politico sotto il Governo Austriaco,'' Roma-Venezia 1990.
* LORENZO SALMASO e VANNI TIOZZO,1761-2005, ''La chiesa del ‘700 di Fossò dalla costruzione al restauro.'' Banca di Credito Cooperativo del Veneziano, 2005.
* MARIO POPPI, ''In Sancto Ambrosone, uomini ed eventi a Sambruson fra l’alto Medioevo e il primo Ottocento'', Sambruson 2008.
* DIEGO MAZZETTO, ''Fossò sui sentieri della memoria, ricordi e immagini dei primi decenni del Novecento,'' Parrocchia di Fossò, Stampe Violato, 2011.
* SARA GRINZATO e DIEGO MAZZETTO, ''A Fossò l’ultima opera di Alessandro Longhi? Storia e restauro di un dipinto poco conosciuto del celebre ritrattista del Settecento veneziano conservato nella chiesa parrocchiale,'' Parrocchia di Fossò, Grafiche Leone, 2014.
* DIEGO MAZZETTO, ''Il complesso dominicale di villa Sansoni, Barbaro, Dragonetti, Giantin in Campoverardo,''in “Luoghi e itinerari della Riviera del Brenta e del Miranese” (a cura di Antonio Draghi), Panda Edizioni, 2018.
* DIEGO MAZZETTO (a cura di), ''Il Crocifisso ligneo trecentesco di Fossò, la scoperta, la storia, il restauro'', Parrocchia di Fossò, Grafiche Leone, 2019.
* DIEGO MAZZETTO, ''L’ultima opera di Alessandro Longhi e il Crocifisso trecentesco di Fossò: un esempio di recupero e valorizzazione dei beni artistici del territorio'', in ''Luoghi e itinerari della Riviera del Brenta e del Miranese'' (a cura di Antonio Draghi), Panda Edizioni, 2019.
* GIOVANNI MUNERATTI, ''Stralci dall'Archivio della famiglia Pomai-Muneratti-Bussetto ad opera e con annotazioni di Giovanni Muneratti (1987-1989).'' Sei volumi con riproduzioni di documenti storici conservati presso la biblioteca comunale di Fossò.
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
*{{Collegamenti esterni}}
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